martedì 22 luglio 2014

Albania 10: La storia di Enkli 2

Tramonto sul porto

Era la prima nave albanese che arrivava in Italia e nessuno sapeva bene come affrontare questo problema. Poi il campo profughi a Bari e il tempo che non passava mai. Enkli cominciava a chiedersi cosa le sarebbe successo, anche perché, anche se era solo uno scricciolo di 14 anni, occhiate strane la percorrevano dall'alto al basso quando passava per andare ai bagni e facce poco piacevoli facevano già capolino dietro le tende quando calava la sera. Un militare italiano la prese con sé ad aiutarlo alla mensa e riuscì a tenerla separata dalle trappole più grosse, evitandole di correre pericoli gravi. Lei aveva detto che avrebbe voluto tanto continuare a studiare, così la destinarono ad un istituto di religiose. Al tribunale dove la portarono un mattino, si sedette in un angolo ad aspettare quelle suore che non arrivavano mai. Vicino a lei, una famiglia arrivata da nord che aveva chiesto in affidamento uno dei tanti minori arrivati senza famiglia. Era stato scelto un ragazzo, che però, saputa la cosa, era scappato dal campo e non si riusciva a rintracciare. Le ore passavano e così passò tutto quel lungo giorno, con le suore che non arrivavano e il ragazzo fuggiasco che non ricompariva. 

A sera il giudice chiamò la famiglia per rimandarla a casa. Loro chiesero se non era possibile portarsi via quella bambina, magra, magra, dagli occhi tristi ma decisi, a cui, senza scambiare una parola, erano stati vicini per tutto il giorno. Il giudice acconsentì e per Enkli cominciò una seconda vita. Nella nuova città a conoscere i nuovi fratelli e la sua nuova casa, a imparare una lingua diversa. All'inizio non fu facile. Al campo c'era un esponente di antiche comunità albanesi italiane, gli Arbereshe, ma è un po' come se un italiano parlasse con Dante, era una lingua così antica che quasi non ci capiva nulla, poi piano piano cominciò a ingranare. Stava davvero bene nella sua nuova casa, il suo unico grande dolore era quello di non poter sapere più nulla dei suoi genitori, che la cercavano disperatamente, nonostante la sua nuova famiglia cercasse in ogni modo notizie e contatti. Dopo due anni finalmente il padre fu rintracciato e fu possibile un primo contatto telefonico. Volevano che ritornasse, avrebbero potuto pretenderlo in base agli accordi internazionali, ma quando Enkli disse che non avrebbe mai accettato di lasciare la nuova famiglia, la madre decise che quello doveva essere il suo destino e anche il papà, piangendo, chinò il capo. Così continuò la vita italiana di Enkli, una vita felice e piena, premiata come la più brava studentessa straniera in quel primo anno di scuola e lei ride quando te lo racconta: "Certo ero l'unica!". 

Poi l'università e i tanti cambiamenti avvenuti nel suo mondo e quando finalmente fu possibile, i viaggi in Albania dove le due famiglie si sono potute finalmente abbracciare. Adesso Enkli ha due madri e due padri e sei fratelli, ha girato un po' e dopo aver maturato un po' di esperienze qua e là, ha deciso di tornare a lavorare in Albania, per dedicarsi al turismo, che è un settore che dovrebbe avere un grande sviluppo da queste parti. E' felice Enkli, quando ti può mostrare e raccontare le bellezze della sua terra e quasi ride se ti vede emozionato al sentire la sua storia, in fondo, dice, questa è una storia a lieto fine. Ma tu, mentre la stai ad ascoltare, non riesci che a pensare a quella bambina di 14 anni anni che corre verso la nave col cuore in gola e sale a fatica su quelle scale di corda. Lei intanto telefona alla sua mamma italiana, rincuorandola sul fatto che sta bene e che è in giro con italiani non troppo difficili, poi compra un po' di cose da portare a casa questa sera che si ferma a Tirana, alla sua mamma albanese, sperando che appena arrivata a casa, non cominci a stressarla con la solita storia, che è sola e che ci sarebbe un bravo ragazzo, un lontano parente che potrebbe essere interessato. Eh no, meno male che domani vado al sud dove abbiamo degli appartamenti da affittare e mi arrivano due coppie di olandesi, se no qui non si resiste, e se ne va scoppiando in una risata. 

La sera al porto di Durazzo


SURVIVAL KIT

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2 commenti:

raffa ha detto...

sono convinta che sia stata una vera fortuna aver conosciuto Enkli: una fonte inesauribile di racconti che ti fanno apprezzare sempre di piu' ogni angolo di questo fantastico paese

Enrico Bo ha detto...

@Raff - di certo una ragazza piacevole che spero davvero incontri nella sua attività la fortuna che merita per la passione che ci mette.

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