Tramonto sul porto |
Era
la prima nave albanese che arrivava in Italia e nessuno sapeva bene come
affrontare questo problema. Poi il campo profughi a Bari e il tempo che non
passava mai. Enkli cominciava a chiedersi cosa le sarebbe successo, anche
perché, anche se era solo uno scricciolo di 14 anni, occhiate strane la
percorrevano dall'alto al basso quando passava per andare ai bagni e facce poco piacevoli facevano già capolino dietro le tende quando calava la sera. Un militare italiano la prese
con sé ad aiutarlo alla mensa e riuscì a tenerla separata dalle trappole più grosse, evitandole di correre pericoli gravi. Lei aveva
detto che avrebbe voluto tanto continuare a studiare, così la destinarono ad un
istituto di religiose. Al tribunale dove la portarono un mattino, si sedette in
un angolo ad aspettare quelle suore che non arrivavano mai. Vicino a lei, una
famiglia arrivata da nord che aveva chiesto in affidamento uno dei tanti minori
arrivati senza famiglia. Era stato scelto un ragazzo, che però, saputa la cosa,
era scappato dal campo e non si riusciva a rintracciare. Le ore passavano e così passò tutto quel lungo
giorno, con le suore che non arrivavano e il ragazzo fuggiasco che non
ricompariva.
A sera il giudice chiamò la famiglia per rimandarla a casa. Loro
chiesero se non era possibile portarsi via quella bambina, magra, magra, dagli
occhi tristi ma decisi, a cui, senza scambiare una parola, erano stati vicini
per tutto il giorno. Il giudice acconsentì e per Enkli cominciò una seconda
vita. Nella nuova città a conoscere i nuovi fratelli e la sua nuova casa, a
imparare una lingua diversa. All'inizio non fu facile. Al campo c'era un
esponente di antiche comunità albanesi italiane, gli Arbereshe, ma è un po'
come se un italiano parlasse con Dante, era una lingua così antica che quasi
non ci capiva nulla, poi piano piano cominciò a ingranare. Stava davvero bene
nella sua nuova casa, il suo unico grande dolore era quello di non poter sapere
più nulla dei suoi genitori, che la cercavano disperatamente, nonostante la sua
nuova famiglia cercasse in ogni modo notizie e contatti. Dopo due anni
finalmente il padre fu rintracciato e fu possibile un primo contatto
telefonico. Volevano che ritornasse, avrebbero potuto pretenderlo in base agli
accordi internazionali, ma quando Enkli disse che non avrebbe mai accettato di
lasciare la nuova famiglia, la madre decise che quello doveva essere il suo
destino e anche il papà, piangendo, chinò il capo. Così continuò la vita italiana di Enkli,
una vita felice e piena, premiata come la più brava studentessa straniera in
quel primo anno di scuola e lei ride quando te lo racconta: "Certo ero
l'unica!".
Poi l'università e i tanti cambiamenti avvenuti nel suo mondo e quando finalmente fu possibile, i viaggi in Albania dove le due famiglie si sono potute finalmente
abbracciare. Adesso Enkli ha due madri e due padri e sei fratelli, ha girato un
po' e dopo aver maturato un po' di esperienze qua e là, ha deciso di tornare a lavorare
in Albania, per dedicarsi al turismo, che è un settore che dovrebbe avere un
grande sviluppo da queste parti. E' felice Enkli, quando ti può mostrare e raccontare le bellezze della sua terra e quasi ride se ti vede
emozionato al sentire la sua storia, in fondo, dice, questa è una storia a
lieto fine. Ma tu, mentre la stai ad ascoltare, non riesci che a pensare a quella
bambina di 14 anni anni che corre verso la nave col cuore in gola e sale a
fatica su quelle scale di corda. Lei intanto telefona alla sua mamma italiana,
rincuorandola sul fatto che sta bene e che è in giro con italiani non troppo difficili,
poi compra un po' di cose da portare a casa questa sera che si ferma a Tirana,
alla sua mamma albanese, sperando che appena arrivata a casa, non cominci a
stressarla con la solita storia, che è sola e che ci sarebbe un bravo ragazzo, un
lontano parente che potrebbe essere interessato. Eh no, meno male che domani
vado al sud dove abbiamo degli appartamenti da affittare e mi arrivano due
coppie di olandesi, se no qui non si resiste, e se ne va scoppiando in una
risata.
La sera al porto di Durazzo |
SURVIVAL KIT
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2 commenti:
sono convinta che sia stata una vera fortuna aver conosciuto Enkli: una fonte inesauribile di racconti che ti fanno apprezzare sempre di piu' ogni angolo di questo fantastico paese
@Raff - di certo una ragazza piacevole che spero davvero incontri nella sua attività la fortuna che merita per la passione che ci mette.
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