venerdì 25 luglio 2014

Albania 12: Berat

Beat - Il quartiere ottomano e il fiume Osum
 
Una venditrice di pizzi
Il fiume Osum compie una grande ansa attorno alla collina. In cima, una bandiera, rosso fuoco con l'aquila nera al centro, sventola al vento teso da nord. Guardando da lontano vedi solo il verde dei boschi, ma mentre ti avvicini, a poco a poco si manifestano sempre meglio contrafforti ripidi di pietre bianche che potrebbero apparire come uno dei tanti curiosi scherzi che la natura compie usando in apparente casualità, rocce erose ed elaborate da acqua e vento per costruire le sue opere d'arte che poi il tempo modifica e distrugge. Invece, quando la visibilità migliora, quelle pietre appaiono sempre più organizzate e frutto dell'opera dell'uomo. Arroccata sulla cima del monte, la cittadella di Berat domina la città sottostante, i suoi antichi quartieri storici, la città nuova e il fiume che ha costruito la valle. Sali fino alla porta, ricavata ad un angolo delle mura e la pietra bianca quasi ti abbaglia lungo l'erta salita che gira all'interno subito dopo la galleria iniziale. La pietra lastrica la strada ed i viottoli laterali, cosi come sale sui muri delle costruzioni ai lati, siano esse edifici importanti che misere case, come se fosse un tutt'uno, un'unica materia che plasma un ambiente trasformandosi di volta in volta in cammino, in muro, pavimento, pilastro e volta. Anima della città e sua descrizione viva, ansiosa quasi di mostrarsi forte e inconquistabile, vigile e solida in attesa del nemico. Gli stessi volti di chi ancora la abita e vive dei visitatori di passaggio, sono duri e severi. 

Berat - l'ingresso alla Cittadella
Aspettano. Non c'è ansia di attesa, non c'è smania di vendere i mille pizzi bianchi, i colorati tappeti distesi sui muri. Anche l'aria appare immobile sotto un sole arrabbiato che calcina i muri e rende penosa la salita. Scale infinite a raggiungere i bastioni esterni con i camminamenti seminascosti e le torri esposte sul dirupo, da cui mirare la valle dove ormai non arriva più nessun nemico, mentre l'erba alta ormai secca, invade gli spazi semiabbandonati tra le chiese e i palazzi e le cicale reclamano la loro ora di furia con uno stridore che impegna le orecchie. Non trovi ombra lungo il passeggio che porta allo sperone della bandiera che dal basso ti ha guidato, ma puoi abbracciare da qui, il paesaggio forte che ti sta dinnanzi, con la città ai tuoi piedi, divisa dal fiume che poi si perde lontano. Vorresti nasconderti tra i vicoli di pietra, tra le chiesette e le moschee di cui ormai puoi solo più indovinare perimetri e intenzioni. Una grande testa di Costantino, come abbandonata in uno spazio riempito dall'erba alta, la chiesa  chiesa bizantina con la cupola ottagonale in cui il rosso del mattone spicca come elemento architettonico di ornamento e la lunga scala a zig zag che vi conduce, infine, nascosto in una piccola strada in discesa, il museo delle icone, all'interno di una sorta di monastero a cui si accede attraverso  un cortile triangolare circondato da antiche colonne di un bianco abbacinante. 

La cittadella - La chiesa ortodossa
All'interno una grande sala ricoperta dai legni antichi ed una sontuosa iconostasi, ricca di ori, intarsi e di immagini antiche che ti osservano nella loro immobilità ieratica. Davvero un colpo d'occhio emozionante che ti fa ritardare l'uscita all'infinito, prima di riprendere la via verso l'ingresso, mentre ascolti lo scalpiccio dei tuoi passi su quella pietra che pare marmo, così scivolosa e abbacinante. Lasci la cittadella carica di mistero e di sensazioni che non si riescono ad interpretare, la senti molto più complessa al suo interno di quanto non appaia dal basso, con i suoi rilievi appena accennati, quasi insignificanti e in apparenza per nulla poderosi. Dal ponte antico del quartiere di Gorica, vedi solo le case ottomane perfettamente uniformi e conservate in modo mirabile, un colpo d'occhio davvero unico, poi la strada prosegue quasi rettilinea fino all'uscita della città seguendo le anse del fiume  che paiono voler cercare ad ogni costo uno sbocco fuori da quella valle costretta che pare non avere uscita.


SURVIVAL KIT
Cittadella - Iconostasi del museo delle icone

Berat - Da visitare la cittadella. Salire in macchina fino alla porta di ingresso (a pagamento). Museo delle icone, imperdibile (200 Leke). Per un giro completo calcolate un paio d'ore, meglio non capitare proprio nelle ore centrali della giornata per ché il sole picchia. Alla base della città: ponte e quartiere di Gorica, esempio di città ottomana per cui ha ottenuto il riconoscimento dell'Unesco assieme a Gjirokastro.


Berat - Il quartiere Ottomano di Gorica e la moschea


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