Un
giallo divertente, sulla scia dei vari commissari Montalbano che sorgono come
funghi qua e là. La cosa interessante, per quelli nelle mie condizioni, è che
la vicenda si svolge proprio nella mia Alessandria, essendo l’autore mio
concittadino e quindi è stato un vero piacere riconoscere i luoghi e le realtà
perdute della città, tra il Tanaro e il Bormida, nel 1940, anno di inizio di
una guerra che le ha provocato sofferenze e danni ingenti. La vicenda è
intricata ma non troppo e si legge volentieri per vederne il finale, mentre si
svela a poco a poco il carattere stesso di questa città della nebbia, che tutto
avvolge, anche i sentimenti e ricopre come una lastra tombale, scandali che non
devono apparire, comportamenti nascosti
e convenienze perbenistiche. Lavoro duro per questo commissario chiuso e scontroso,
trapiantato in una logica mandrogna che non sente sua, ma che lo costringe
comunque ad adattarsi. Le parti che mi sono piaciute di più sono sicuramente
quelle dedicate alla città, il cimitero monumentale, la vecchia fabbrica
Borsalino, la casa di tolleranza vicino al Tanaro, i bastioni e gli spalti, i bar dei quartieri
malfamati, popolati di una umanità varia, molto alessandrina in verità.
Piacevole.
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