L’autore è celeberrimo e in questa operetta affronta un tema
classico: la riflessione sui principi e sull’uomo. Lo fa con un artificio
ancora più classico, quello del manoscritto ritrovato. Alla vigilia
dell’invasione da parte dei Crociati di Gerusalemme un saggio, il Copto, in
barba alla furia degli eventi che consiglierebbe di organizzare la estrema
difesa oppure in alternativa la fuga, raduna un gruppo di persone e li invita a
ragionare sui grandi temi della vita, alle sfide che tutti i giorni gli uomini
devono affrontare e tenta di spiegare quale siano le vie per migliorare se
stessi. Svolto quindi in forma di dialogo platonico, il Saggio risponde alle
domande che via via gli vengono poste dai presenti sullo scopo del vivere e di
come deve essere il comportamento dell’uomo per essere degno. Uno dopo l’altro,
vengono passati in rassegna l’amore, le
sofferenze dovute alle perdite, il quotidiano ed infine l’ineluttabilità della
morte. Così la catastrofe che incombe nell’aria, la tragedia che tutti
attendono, perde di consistenza di fronte all’importanza del cogliere le cose fondamentali
della vita, evitando la morte dell’anima. Se l’argomento non vi prende o vi
lascia in generale indifferenti, lascerei perdere.
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