Saint Emilion - foto T. Sofi |
Girare con gli amici del Museo di Agricoltura del Piemonte (AMAP) è davvero un piacere. Anche perché non solo i servizi di Easy Nite di Torino e l'efficientissimo Pierluigi Bertotti, scelgono con cura i luoghi di maggiore interesse lungo gli itinerari proposti al fine di farci sfruttare al massimo il viaggio stesso, ma come sempre, la nostra Neopresidente Giagomina Caligaris, ha coinvolto il discreto numero di professori ed esperti presenti nel gruppo, per somministrare diverse pillole di conoscenza, che vengono rilasciate, non omeopaticamente, durante i trasferimenti affinché, come dice il Vate, il nostro gregge titubante e ammalorato dagli anni, beva profondamente ai fonti alpestri (della conoscenza) e a lungo illuda la sua sete in via. Va bene, non voglio farvela tanto lunga, tuttavia vorrei davvero ringraziare quanti hanno arricchito il nostro viaggio raccontandoci, via via, dei problemi religiosi che hanno percorso le terre che abbiamo attraversato, delle razze bovine che popolano la Francia ed dei loro diversi sistemi di allevamento, dell'agricoltura tipica delle regioni che abbiamo visto, nonché dei prodotti tipici, della vocazione viticola dell'area con le specifiche varietà di uve e di vini che si toccheranno con mano nelle diverse visite dirette, della storia che molto ci ha appassionato con le vicende quasi romanzesche di Eleonora di Aquitania e così via. Insomma anche per questo si tratta di viaggi di istruzione e non come potreste (sbagliando) immaginare, pure e semplici gitarelle fuoriporta per godurie enogastronomiche, essendo fuorviati dalle mie tendenze di crapulone impenitente che si lascia qualche volte andare a troppo insistite descrizioni di prodotti locali e che invece andrebbero decantati in punta di forchetta e la bocca a cul di gallina.
Ben sottolineato tutto, ciò rieccoci sul pullman a percorrere la distesa di vigneti senza fine di questa meravigliosa terra da vino che ci mostra alcune delle provenienze più titolate della Francia. Tanto per darvi una dritta e mostrare che mi sono preparato vi darò anche una indicazione di massima su questo territorio sul quale però ci si dovrebbe soffermare a lungo. Lungi da me voler arrischiare qui una lezioncina su questi vini, che lascerei ai competenti ed agli appassionati, ma solo per darvi una piccola base di ragionamento per mettere ognuno dei miei venticinque lettori in grado fare il tuttologo della domenica, vi direi quindi solo che la Riva sinistra della Garonna comprende Médoc, Graves, Sauternes a Barsac, La Riva destra Libournais con Saint Emilion e Pomerol e il cosiddetto Entre-deux-mers si estende nella zona tra Garonna e Dordogna con vini Vini bianchi secchi a base di Semillon, Sauvignon blanc e Mouscadelle. Più specificamente nel Médoc i vini sono rossi a base di Cabernet-Sauvignon, Merlot, Cabernet franc e Malbec. Nelle Graves abbiamo rossi (Cabernet, Sauvignon, Merlot) e bianchi (Semillon e Sauvignon blanc). In Barsac e Sauternes a sud, troviamo invece il famoso e caratteristico vino ambrato e dolce prodotto dalla raccolta differenziata, fino a cinque successive, degli acini attaccati dalla Botrytis cinerea, che daranno al prodotto finale quel sapore inconfondibile e straordinario che li reni rende impagabili in accompagnamento ai formaggi erborinati e ovviamente al famigerato foie gras, ma anche come semplice inarrivabile meditazione. Infine il Libournais con i suoi famosi rossi a base di Merlot e Cabernet Franc a cui cercheremo di avvicinarci più direttamente.
Per un approfondimento maggiore vi lascerei a questo bel sito di Cento bicchieri che sviscera bene il problema. Bisogna dire che qui siamo nell'empireo del vino ed il solo sentire questi nomi evoca negli amatori fremiti di piacere e stimoli irrefrenabili alle papille ed ai terminali nervosi di nasi e palati. Intanto noi, sempre a puro scopo di studio ed istruzione, dopo aver lasciato la bella Bordeaux, ma ci torneremo questa sera per una visita serotina, ci dirigiamo spron battuto verso il paese di Saint Emilion, un nome che rimarrà impresso a lungo nel cuore anche di chi non lo conosceva prima. Il paesino, innanzitutto è davvero molto bello, con un aspetto medioevale perfettamente curato, in cui, dai vari punti sopraelevati di osservazione panoramica, puoi apprezzare viste magnifiche e la cura con cui case e palazzi, edifici religiosi e parti di cinte murarie sono stati ben conservati. Puoi giratelo davvero tutto a piedi con grande calma, passando per i vari punti di interesse, sia che tu voglia godere solamente di questa antica architettura, delle volte e dei muraglioni di pietra dorata che si innalzano lungo le strette vie del paese, sia che tu sia già pago dell'osservare le decine di negozi e spacci dove il titolato vino della zona trova il suo massimo momento di riconoscimento e di esaltazione. Elenchi di annate memorabili, esposizioni di bottiglie dai nomi titolati e prezzi, che per le provenienze più umili recitano comunque diverse decine di euro, fino a gemme di prestigio che arrivano a superare i 5000 al pezzo, non so se mi spiego. Insomma, non per tutte le tasche, ma indubbiamente capite subito che qui siamo in una delle capitali del vino del mondo. Dunque per raccontare il paese e lo Chateau a cui abbiamo avuto accesso, meglio rimandare alla prossima puntata, che tanto c'è ancora da dire.
Vigneti di Saint Emilion |
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