La Grande Dune e la foresta - foto Sofi |
Ce ne andiamo nel primo pomeriggio che il bus mica aspetta, bisogna andare, il tempo del turista, soprattutto se è in gruppo, è scandito da un orologio implacabile; i tempi sono sempre strettissimi, la corsa contro il tempo è sempre lì a ricordarti che se non arrivi entro l'ora tale, ti perdi l'appuntamento, l'apertura, la chiusura e via discorrendo. Insomma fare il turista è una fatica, soprattutto organizzativa, mettetela come volete, per fortuna che a tutto questo ci pensa il nostro carissimo Pierluigi, della Easy Nite, che ha preparato il tutto, calcolando anche gli imprevisti non prevedibili, così da lasciarci solo lo spazio per la lamentela di sottofondo tipica dell'anziano incontentabile. Così accoccolato nel tuo sedile, con la cintura allacciata, scavalchi valli e colline e scorgi appena appena con la coda dell'occhio, nel paesaggio che corre via veloce ai tuoi fianchi, paesini di poche case di mirabile bellezza. Vorresti gridare, fermiamoci appena un attimo, come ci possiamo lasciare sfuggire tanta meraviglia. Appena hai il tempo di vedere un cartello col nome, Montvalent, che già i bei tetti spioventi di vecchie e fascinose case ti sfuggono via e del prossimo borgo, affossato in una scoscenditura del monte, non riesci più nemmeno a segnarti il nome sul calepino degli appunti. D'accordo, qui bisogna ripassarci un'altra volta con calma e dedicarci un po' di tempo ad esplorare i dintorni, in macchina, fermandosi, in una fattoria ad assaggiar formaggi, a sedere in un baruccio di campagna sotto una frasca come si faceva nei paeselli di una volta, a bere un bicchier di vin de pays, un gamay o meglio quel che fanno qui, forse una trattoria con un plat du jour (che non sia il saucisson per carità) ma qualche cosa di buono, mentre stai ad osservare la vita che lentissima scorre tra qualche muggito lontano di limousini al pascolo o uno squacquaracquare di oche attorno al rio.
Per carità non è che io sia uno di quei rimestatori del tempo passato che rimpiangono invece solo la gioventù perduta, ma assaporare certi ambienti ormai rari dalle nostre parti, dove non c'è nemmeno un pagliaio fuori posto e tutto, dai muri in pietra delle case ai tetti grigi di scandole ordinate, ti fa sentire come al di dentro di un quadro di Millet e almeno per un po' gustare un sapore antico che ha il suo bel fascino. Comunque ormai, attraversando il Perigord, si comincia a sentire che l'oceano si avvicina e con l'aria, cambia il cielo, che diventa preda di nuvole veloci che corrono verso il continente, le gocce d'acqua si alternano in un attimo al sole forte, il sale impregna l'atmosfera e anche dà sapidità a questa terra da vino, che ormai ti circonda da ogni parte come testimoniano gli ettari senza fine di vigneti ordinatissimi che si stendono fino all'orizzonte. Ma ormai siamo nei pressi della nostra meta di oggi, la laguna di Arcachon, una delle più famose località dedite alla villeggiatura nate a cavallo dei due secoli scorsi, quando il turismo era pensato soprattutto in chiave salutistica. Così ancora oggi il luogo è una sfilata di ville d'epoca, un tempo popolate dalla nobiltà di mezza Europa in cerca di rimedio per la tisi e le altre affezione respiratorie in voga a quel tempo. Ma l'area possiede anche una delle attrazioni paesaggistiche più gettonate della Francia. Infatti la costa atlantica che va fino all'estuario della Garonna, ha una particolare situazione climatica e di connessioni tra venti, maree e precipitazioni, che da qualche migliaio di anni ha provocato la formazione di un'immensa barriera foranea di dune sabbiose lunga decine di chilometri. Già nell'800 si tentò di arginare questo accumulo di sabbie che guadagnava spazio ogni anno, mangiandosi territorio. Si pensò di risolvere il problema con la piantumazione ex novo di una foresta di conifere che occupò ben presto oltre un milione di ettari, cosa che ha creato uno spettacolare ambiente naturale dove potete assistere a questa sorta di lotta tra la selva di alberi fittissimi e la sabbia che tenta di sopravanzare e soffocarli.
L'operazione ha avuto un certo successo in quasi tutto il territorio creando quindi una nuova situazione di equilibrio, che ha difeso una delle aree di vigneto più ampie e famose della Francia, tranne che nel punto particolare detto della Grand Dune de Pilat dove la forza dell'accumulo della sabbia oceanica spinta dal vento costante, avanza ogni anno, conquistandosi tre o quattro metri alla volta. La duna è diventata altissima, oltre cento metri e dalla cima lo spettacolo e straniante. Lontano a destra scorgi i bordi della laguna, davanti, l'oceano dal quale emergono via via grandi isole piatte dalle forme sempre diverse ad ogni salir e scendere della marea, che qui è anche di qualche metro, una titanica lotta tra mare e terra che ogni giorno muta il paesaggio. Intorno a te il protendersi all'infinito della sinuosità delle dune che vanno a perdita d'occhio e si perdono nella bruma lontana. La sabbia bionda e finissima, scorre continuamente tra i tuoi piedi e se chiudi gli occhi ti par di iudire, non già il sottile rumore del vento, ma lo sfregolio dei granelli di silice che risalgono letamente la china dolce e ondulata, per precipitare poi alle tue spalle nel ripido precipizio, verso il basso. Alle tue spalle la foresta che la luce del tardo pomeriggio fa apparire di un verde quasi nero, fitta e impenetrabile eppure lambita dal deserto che avanza e soffoca la base dei tronchi quasi fossero destinati ad un inevitabile ed angosciante destino. Un luogo dalla bellezza assoluta che non ti può che far ricordare gli accenni alla retorica del sublime degli autori dello sturm und drang, che di certo a queste cose facevano riferimento. Qui sulla duna vorresti stare a lungo. Il gruppo si disperde nella vastità del terreno, calpestando le centinaia di onde parallele che si perdono verso il basso, e ognuno rimane in ammirazione il più a lungo possibile, sperando di cogliere gli ultimi raggi del tramonto, anche se il sole è ancora troppo alto nel suo raggiungere l'estremo occidente. Anche le nostre balde novantenni, sono quassù, salite senza problemi, con la sola tema di perdere questo imperdibile spettacolo, poi non rimane che ridiscendere lentamente, attraversare il bosco lungo le stradine segnate e fermarsi di tanto in tanto su qualche panchina a togliersi la sabbia dalle scarpe.
L'Atlantico |
SURVIVAL KIT
Arcachon - Il paese e la sua laguna sono una delle mete più famose del turismo francese. Circondata dal bosco delle Landes di Guascogna è adiacente alla omonima laguna, centro di coltivazione delle ostriche, che assieme al vino, siamo nel cuore della enologia bordolese, rappresenta un altro dei punti di interesse della zona. Nota per il suo bel clima già dall'800 fu stazione balneare popolatissima con Casinò e attrazioni da Belle Epoque, frequentata dai bei nomi dell'aristocrazia e dagli artisti più famosi, tra i quali Tolouse-Lautrec e D'Annunzio. Oggi è il regno delle vacanze naturalistiche con punti di osservazione ornitologica e innumerevoli percorsi ciclistici e a piedi. Culmina nella Duna del Pilat alta 107 metri da cui si domina tutto il paesaggio circostante. Ci si sale attraverso una ripida scalinata, poi dalla cima, si può spaziare passeggiando all'intorno o scendere alle belle spiagge sabbiose. Col cielo nuvoloso si hanno tramonti eccezionali. Il bacino è circondato da decine porticcioli e paesini deliziosi da visitare, prima di affrontare l'intera regione dal punto di vista viticolo. Ad una sessantina di chilometri dal centro di Bordeaux è ricca di soluzioni per passarvi qualche giorno, dai campeggi agli hotel, oltre ad una infinità di locali per gustare la enogastronomia del territorio. Frequentatissima specialmente in estate, rimane comunque uno dei luoghi imperdibili del sudovest francese.
Sulle dune |
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