sabato 4 gennaio 2025

Recensione: Camilleri: Vi scriverò ancora

 

E' naturale che quando un attore di successo, un grande autore se ne è andato, si cerca di sfruttare fino in fondo la miniera di scritti rimasti e non ancora pubblicati e di Camilleri che pare fosse molto previdente in questo senso dovrebbe essere rimasto ancora parecchio, quindi penso che per parecchi anni continuerà così. In questo caso però la pesca a strascico è stata come si può dire, benedetta. Infatti sembra siano saltate fuori da una cantina questo pacco di lettere, scritte dal giovanissimo Camilleri a casa dal 49 al 60. In realtà, al di là dei saluti commossi a genitori, zie e e nonna o dai ringraziamenti per l'arrivo di pacchi di dolciumi siciliani arrivati per le feste solitarie, da questo godibilissimo epistolario salta fuori una bella storia che racconta come sia difficile, dura e faticosa la cosiddetta gavetta in quel mondo che ruotava attorno al cinema, al teatro, allo spettacolo in generale in cui il nostro autore desiderava a tutti i costi entrare a pieno titolo. Le lettere raccontano in modo puntuale la fatica di vivere nella Roma dell'allora Dolce Vita, con la sua continua necessità di frequentare il sottobosco delle conoscenze, intellettuali e politiche, della ricerca di aiuto e delle continue collezioni di promesse e di speranze che regolarmente vanno a vuoto per mille ragioni, anche quando sembrano quasi arrivate in porto e in contemporanea, la continua disperata ed assillante necessità di soldi per i bisogni di tutti i giorni, anche i più basilari, dall'acquisto di un paio di pantaloni alla pigione che incombe, ai prestiti da restituire agli amici. Una lettura interessante perché racconta un mondo che non c'è più e piacevolissima perché descrive la vita di uno dei nostri grandi. 500 pagine che filano via in un attimo.


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