martedì 13 agosto 2024

Caucaso 11 - Per le vie di Kutaisi

Tipi caucasici- Kutaisi - Georgia - aprile 2024

























Le balconate del museo
La mattinata come sempre un po' piovosa ci coglie mentre attraversiamo il centro in cerca di un localino dove svolgere il rito della colazione, alla fine anche qui risolvibile con un ottimo cappuccino e brioches, che ormai la globalizzazione rende tutto più o meno fruibile con facilità anche se con lo stesso sapore e anche la qualità media sta diventando accettabile dappertutto, quindi il tempo lo puoi passare a guardarti intorno, ammirando gli splendidi palazzi del centro molti dei quali ormai restaurati a dovere che, ancorché sovietici mostrano una loro passabile dignità. Molti presentano anche belle facciate art déco ed è interessante buttare l'occhio nei cortili dall'apparenza abbandonata, con molti giardinetti che raccontano di tempi migliori. Le pareti delle case in abbandono invece sono diventate tele sopra le quali sfogare gli istinti artistici di giovani street artist che le arricchiscono di grandi e bellissimi murales, che in ogni caso colorano la città nascondendone le miserie. Passiamo davanti al liceo frequentato da Majakovskij, il grande poeta nato da queste parti, anche se di origine cosacche, e subito mi torna alla mente il mio passato di frequentatore delle terre sovietiche, quando ero a pochi chilometri al di là di questa catena di monti e al mercatino di Karachajev, cittadina circassa, la mia collega trovò su un banchetto l'opera completa del grande poeta, almeno una decina di volumi per una cifra corrispondente a circa un dollaro, situazione anomala dovuta all'ipersvalutazione di quegli anni, che si portò in albergo incredula e felice, senza neppure pensare alle difficoltà di ficcarli poi in valigia. 

La fontana della Colchide
Però quando arrivi alla grande piazza che ospita il teatro e la spettacolare fontana della Colchide con le sue statue dorate, i capri dai velli raccontati dal mito, tutte copie di statue antichissime ritrovate negli scavi della regione, con i suoi cento getti d'acqua che nascondono alla vista il colonnato e le statue di bronzo che raffigurano le figure più celebri del cinema storico, inclusi i personaggi di Nuovo cinema Paradiso, il colpo d'occhio è notevole. Bisogna sempre ricordarlo, questa è la reale capitale storica dell'antica e favoleggiata Colchide, meta del razziatore Giasone ed i suoi compari Argonauti, arrivati fin  qui dal mare per essere accolti benevolmente dal re Eete, come racconta Apollonia Rodio nelle Argonautiche, poema epico che narra questo viaggio tribolato, dove questo ladro di polli, che senza l'aiuto piatito in continuazione dagli dei e soprattutto dalle dee, che evidentemente lo avevano in grande stima, per le vantate doti di macho sue e dei suoi accoliti, ne affronta di ogni colore, riuscendo alla fine ad arrivare proprio fino a Kutaisi, ingannare il re che lo ospita e rubare vello d'oro e figlia in un colpo solo, salvo poi la meritata sequela di tragedie appunto greche. Una vicenda preesistente alla stessa guerra di Troia e quindi testimonianza fin dall'antichità di questi regni raccontati dal mito nell'Ellade nei secoli successivi e prova comunque, della proverbiale accoglienza di questi popoli per i quali l'ospite è sempre sacro. 

Sul ponte Bianco

La fontana è comunque un delizioso inno a questa lontana e mitica vicenda; naturalmente, come è ovvio, vista una volta tanto dalla parte di chi ha subito. Passeggiamo lungo il fiume Rioni che taglia in due la città, le sponde con bei parchi alberati e giardini, che il clima uggioso rende sempre un poco cupi. Nascosti tra gli alberi i grandi palazzi reali in legno, ben restaurati, oggi musei. Il ponte cosiddetto Bianco, che attraversa il fiume, invita alla sosta, non foss'altro che per dare un'occhiata ai flutti spumeggianti che scorrono al di sotto, proprio a fianco, in bilico sul mancorrente, della statua del ragazzo in procinto di tuffarsi di sotto. Tiene in mano un bel cappello, forse un Borsalino, noto anche qui, che evidentemente andava recuperato con il tuffo, per stimolare la mancia dagli spettatori dello spettacolo di coraggio a cui stavano per assistere. Secondo la tradizione pare che questo gesto fosse considerato una sorta di battesimo del fuoco, una prova di raggiunta mascolinità, quando non una vera e propria prova d'amore, per impressionare la ragazza amata con il proprio sprezzo del pericolo. Di fronte al fiume, la collina, sopra la quale si intravede la Cattedrale di Bagrati che domina la città. Ci arriviamo con un comodo taxi ed è chiaro che è una tappa d'obbligo per i pochi turisti che si spingono fino a qui, davanti all'ingresso infatti stazionano un gruppetto di suonatori in costume in attesa di esibirsi a pagamento, che schiviamo con adeguata destrezza. 

Cattedrale

La cattedrale è stata restaurata di recente, attorno al 2010, da un architetto naturalmente italiano, che ha fatto un lavoro talmente maldestro e criticabile che al monumento è stato addirittura tolto il riconoscimento dell'Unesco. Stiamo parlando di parallelepipedi di vetro e ferro che, per tenere in piedi le pareti laterali in odore di crollo, spuntano ora un po' a casaccio da un lato dell'edificio, tanto per capirci. Ora mi è chiaro che ogni architetto che si applica su monumento antico, vuole lasciare l'impronta del suo tempo e fare la sua personale piramide del Louvre, che lo ricordi ai posteri in maniera imperitura, tuttavia anche il senso della misura o del ridicolo a seconda di come lo si voglia vedere, dovrebbe diventare prevalente. In ogni caso quel che resta del monumento costituisce comunque una tappa simbolica, con un suo certo fascino, con le sue pietre nere ricoperte dalla patina del tempo e soprattutto la vista sulla città da quassù merita la fatica di arrivarci. Anche l'isolato campanile che campeggia nel prato verdissimo per la pioggia e la grande croce issata sul punto estremo della collina davanti al panorama sottostante, dicono la loro. Ritornati in basso non possiamo esimerci dal passare al GUM, un gran bazar di tradizione sovietica che presenta tutti i prodotti mangerecci e non solo, che la città può offrire. Qui capisci subito dal numero di banchi carichi di formaggi di ogni genere, quanto questo prodotto conti nella dieta caucasica. 

Le tradizionali

 
churchkhela

Ma non solo, vedi anche una grande varietà di ortaggi e frutta seccata nelle forme più curiose inclusa la tradizionale churchkhela, una sorta di grappolo lineare di chicchi secchi e frutta in guscio legati da una cordicella che vengono immersi in un denso succo di frutta che a sua volta, seccando, li mantiene in forma. Più belli e curiosi da vedere che da mangiare, a mio parere, ma tuttavia ti stupisci continuamente scoprendo l'ingegnosità dell'uomo per conservare i suoi prodotti dalla deperibilità. In un angolo del bazar, un panettiere è all'opera col classico forno tradizionale, un grande orcio dentro il quale dall'alto si appiccicano alle pareti i dischi di pasta morbida che in pochi minuti si trasformano in fragranti schiacciate di pane. Compriamo una mezza forma di formaggio e ce la gustiamo con un bel pane appena sfornato, una delizia che non riesco neppure a raccontarvi. Pazienza. Ci senti un sapore di pastorizia antica, di genti barbute che camminano dietro a mandrie di armenti lungo le polverose strade dell'Asia, un plus aggiuntivo e coinvolgente insomma, che paga la sosta. Torniamo intanto al fiume, aggirandoci dapprima per il quartiere ebraico, dove abbiamo la fortuna di trovare aperta la sinagoga, si dice fatto raro, un edifico con una sala di preghiera di grandi dimensioni e con molti interessanti affreschi. 

Una Zhiguli

Inoltre aggirandoci nei molti giardini del quartiere ti trovi di fronte a molti edifici nascosti di sorprendente maestosità o a curiose chiese come quella dell'Annunciazione, che presenta un grande nartece dalle curiose e credo assolutamente uniche colonne, svasate in basso in grandi volute baroccheggianti. Poco più in là, la chiesa di S. Giorgio, il cui cortile è pieno di religiosi, visto che deve essere un centro culturale della chiesa georgiana con annesso seminario, che naturalmente ci accolgono con piacere, contenti del nostro interesse manifestato. Tutti visi molto particolari, dai lineamenti forti come ormai è capito essere usuale qui nel Caucaso. Non resisto e cerco subito di socializzare un poco, per poter fare qualche foto per la mia collezione di facce del mondo. Poco più in là, nel cortile, ecco un altro tuffo al cuore per i miei ricordi, in fondo al cortile troneggia una vecchissima Zhigulì, la classica, anzi l'unica macchina veramente sovietica, prodotta per oltre quaranta anni di seguito con lievissime variazioni (era la Fiat 1400, la cui linea di montaggio, dismessa a Torino, era stata venduta allo stabilimento della Lada di Togliatti, dove ha contribuito a motorizzare il paese intero. Dismessa nel 2011 dopo altre 17 milioni di esemplari, credo sia ancora oggi prodotta in un paio di stabilimenti in Ukraina, guerra permettendo, presso la Zaz e in Egitto, ne ho viste infatti diverse anche in Etiopia). 

Il murale

Questa è tutta bollata come si conviene, carica fino all'inverosimile di rottami, forse un vecchio frigorifero e altre amenità varie da trasportare chissà dove. Due figuri si affannano intorno, forse anche perché faticherà un po' a mettersi in moto, anche se questi motori, muniti anche di manovella anteriore per avviamento a mano, davano buona prova di sé anche a 40°C sotto zero, nelle mia Mosca dei tempi passati dove adesso circolano solo più BMW e Merzedés, come le chiamavano i nostri clienti dal soldo facile. Alla fine il motore dopo aver borbottato un po' prende forza e il trasporto pesante se ne va, potenza della tecnologia sovietica, di quando c'era Lui, considerato anche che qui siamo proprio dalle sue parti, tanto per essere precisi. Così salutiamo quelli rimasti e che potrebbero anche essere aspiranti religiosi e continuiamo a passeggiare nei parchi cittadini e nei vicoli più nascosti. Luca vuole portarci a vedere un famoso murale, qui vicino, assai noto per la sua bellezza, ma appena raggiunto il luogo ci accorgiamo che è completamente coperto da una impalcatura, dove non è chiaro se si stia procedendo al restauro della casa alquanto fatiscente o a quello del murale stesso. Tuttavia si intravede ugualmente la vecchia signora che sta impastando il pane con movimenti antichi e dietro i teli verdi, sembra che dica: ma guarda un po' cosa mi tocca ancora fare! Diciamo che la mattinata l'abbiamo spesa comunque bene ed è ora di cercare un taxi per dare un'occhiata ai dintorni.

La Chesa dell'Annunciazione

SURVIVAL KIT

Il campanile della Cattedrale

Cosa vedere a Kutaisi - Passeggiare per il centro ammirando, vecchi edifici storici e non, ristrutturati o in rovina ed i grandi murales ospitati da pareti vuote, ammirando le molte facciate Liberty. Girare per i parchi e lungo il fiume Rioni, fino al ponte Bianco. Se avete tempo visitate il museo nei palazzi reali in legno. Salire alla Cattedrale di Bagrati per discuterne l'ardito restauro ed ammirare il panorama della città. Girare per i banchi del GUM dove consiglierei di fermarsi a mangiare. Vedere Il teatro dell'Opera, la piazza con la fontana della Colchide e le sue statue e il teatro Meshkishvili e le sue statue di bronzo a tema cinematografico. Vedere il quartiere ebraico con le sue case ed i balconi di legno e se è aperta, entrare nella grande Sinagoga (Lari 2). Poco lontano visitate anche la chiesa di S. Giorgio e il suo annesso seminario e la chiesa dell'Annunciazione ex-cattolica ora di rito georgiano- ortodosso, con le sue colonne esterne uniche e la sua bella iconostasi. Questo giro vi occuperà almeno una mattina intero. Il pomeriggio potrete dedicarlo alla visita del piccolo monastero di Motsameta, in una posizione molto spettacolare su una valle verdeggiante ed il più famoso monastero di Gelati, a circa 15 km dalla città) che ospita i più importanti affreschi della Georgia (al momento, agosto del 2024 sono ancora in un importante restauro che ne impedisce quasi completamente la vista). I due monasteri sono sulla stessa strada e potrete raggiungerli anche con una marshrutkha (mi sembra una ogni ora) o più comodamente con un taxi. 


La sinagoga



Formaggi del Caucaso
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