lunedì 19 agosto 2024

Caucaso 13 - Cucinare alla georgiana

Per le colline - Kutaisi - Georgia - aprile 2024

Sulla marshrutkha
Da queste parti, quando hai un indirizzo approssimativo, trovare il posto dove devi andare è un po' una lotteria. Qui, dove ci ha lasciato la marshrutkha, peraltro su nostra indicazione, siamo in mezzo alla campagna, tutto intorno è pieno di case sparse e la nostra meta sembra facile da individuare, basta deviare dalla strada principale e poi proseguire sulla collina. Si tratta di trovare una specie di agriturismo, la strada è questa, il numero lo abbiamo in mano, il 133, non dovrebbe essere difficile, almeno così pare. Ma tra il dire e il fare c'è di mezzo il mare. Infatti, cammina cammina continuiamo a risalire la collina, lungo una strada ripidissima, ma del nostro agriturismo non c'è traccia. Gianluca chiede a destra e a sinistra, ma a parte il problema della lingua, sembra che siamo decisamente fuori dal mondo conosciuto, sperduti tra i barbari. Intanto si fa scuro e oltretutto abbiamo anche i piedi fusi, visto che è tutto il giorno che scarpiniamo con una certa costanza. Mentre comincia a serpeggiare un certo nervosismo, in una stradina secondaria pare di vedere la luce in fondo al tunnel ed infatti ecco che la casa in mezzo al bosco si materializza, in un ambito agreste di una campagna piacevole e solitaria che mi ricorda certi paesini della Moldova, popolati di vecchie contadine, rimaste a presidiare queste zone abbandonate dai giovani che si rivolgono alla città per trovare il loro futuro. 

Khachapuri
La nostra famigliola ci sta aspettando fuori del cancello guardando a destra ed a sinistra, considerando che evidentemente non è così facile scovarli, comunque eccoci qua accolti come graditissimi ospiti da due nonni, non poi così anziani alla vista e la nipote che si presta soprattutto a fare la traduttrice in inglese. I suoi genitori invece sono a Tbilisi dove il padre fa il tenore al teatro dell'opera, cosa di cui la ragazza è evidentemente molto orgogliosa. Intanto mentre il marito si occupa di preparare gli ingredienti n cucina, la signora si dà da fare mettendoci a disposizione la cucina al completo. Mentre il tavolone della sala da pranzo comincia a riempirsi di piatti vari, la signora ci mostra la preparazione di alcuni deliziosi involtini di melanzane e di peperoni, riempiti di una salsa di erbe locali e un trito di noci, che avevamo già gustato in ristorante e che data anche la facilità di preparazione, Tiziana ha già inserito nei suoi menù, visto che sono buonissimi. La stessa ricetta funziona anche con i peperoni. Poi si passa alla cottura di una sorta di frittelle di farina di mais bianco che si mangiano come contorno o al posto del pane e infine si passa alla preparazione della classica khachapuri che è una sorta di pizza o torta che sia, ripiena di formaggio locale, il sulguni che si può assimilare ad una specie di provola dolce e fresca, da passare in forno anche nella versione imeruli, nella quale si modella la pasta come una forma di barchetta dai bordi alti, in cui si mette il formaggio aggiungendo a fine cottura un uovo crudo.

Preparazione degli involtini
Per rifarlo da noi, si può in effetti utilizzare qualunque tipo di formaggio a piacere, anche feta o similari, meglio se con un fondo leggermente acidulo. Insomma un gran divertimento e un piacevolissimo modo per passare una serata con una famiglia del luogo con cui poi abbiamo chiacchierato a lungo. La cena è stata arricchita da insalate di pomodori, cetrioli in composta e formaggi vari, oltre ad un gran pollo arrosto che il nonno porta orgogliosamente in tavola già suddiviso in bei pezzettoni e per finire una zuppa di fagioli scura molto densa dal sapore magnifico di cui abbiamo approfittato con una certa man larga. Naturalmente il nonno va in cantina a prendere il suo vino, di cui ovviamente mena gran vanto, visto che lo produce come suo padre prima di lui secondo tradizione e ci mancherebbe altro, quindi tocca fargli onore. In effetti va giù bene, ma cerchiamo di non eccedere perché poi bisogna tornare a casa e qui siamo fuori città. Ad un certo punto col nonno si passa al russo e anche se io mi ritrovo molto arrugginito, ci capiamo benissimo e finiamo il tutto con grandi brindisi, visto che magicamente compare una bottiglia di chacha casalinga, che lui spaccia per invecchiata in una botte di rovere, dal gusto interessante.

Zuppa di fagioli e involtini di peperoni

Per la gradazione non ho voluto investigare a fondo, anche perché c'è stato subito un seguito di irripetibili auguri a Putin (da queste parti non sono molto simpatizzanti per l'ingombrante vicino) e così via discorrendo. Verso le nove e mezza ce ne andiamo tra grande saluti e abbracci. Da queste parti se entri in una casa e parte la bisboccia, finisce immediatamente il rapporto albergatore-cliente e hai subito l'impressione di venire etichettato come amico per la vita. La ragazza se l'era già filata visto che l'aspettavano gli amici per la serata e noi, a saluti conclusi, ce ne andiamo dopo aver chiamato un taxi che arriva col rallentatore, ma arriva e finalmente possiamo concludere la lunga giornata in posizione orizzontale. Il mattino arriva presto e la testa è un po' pesante se devo essere sincero, forse ne abbiamo bevuto davvero troppo, ma alle 9 siamo già sulla marshrutkha che era bene non perdere perché se non ho capito male, ce n'è solo una alla mattina. La nostra meta di oggi è la favolosa e sperduta valle dello Svaneti ed il gruppetto di passeggeri che si affolla attorno al mezzo è decisamente più internazionale del solito e abituati come siamo all'assenza o quasi di turisti, questo ci sembra un poco inusuale. 

A cena

Carichiamo i bagagli dietro prendendo spazio ad una ragazza locale con i capelli tinti di rosso vermiglio e dal naso importante che sta riempiendo ogni angolo possibile di pacchi di carta igienica e di mazzi di fiori finti, abbinata strana, ma evidentemente il suo composito business questo richiede. Poi va a piazzarsi vicino all'autista con il quale parlerà animatamente per tutto il viaggio. Invece sui sedili attorno a noi prendono posto due inglesi dall'occhio languido e un paio di francesi dall'aria tipica dei marciatori tosti almeno a giudicare dalle dimensioni e dalla qualità degli scarponi da trekkers di lungo corso. Vicino a me invece si accozza una signora di una certa età (senti chi parla) cinese, che mi attacca subito bottone utilizzando una app di traduzione simultanea che tra l'altro funziona benissimo. Vien fuori che è di Shenzhen, che è in pensione da quattro anni e gira il mondo senza fissarsi dei paletti di ritorno o degli itinerari precisi, una viaggiatrice vera insomma, con il solo uso di una particolare app cinese di argomento turistico, che evidentemente sembra essere molto efficiente. Naturalmente le racconto dei miei trascorsi nel regno di mezzo e così chiacchierando familiarizziamo mentre il mezzo macina chilometri e curve affrontate con una certa baldanza dal nostro autista che fuma e telefona in continuazione, guadagnando quota poco per volta in una spettacolare valle, solitaria ed infinita, ricoperta di foreste verdissime con il solito fiume che vortica spumeggiando sul fondo, scavandola in profondità con una violenza senza pari. 

Sosta di mezza via

Passiamo su una grande diga che sbarra un lago artificiale che si perde tra le pareti senza mostrare la fine, mentre sui bordi scoscesi della strada, negli anfratti più nascosti, scendono cascate che piombano vorticose in basso andando ad arricchire ancor di più i corsi d'acqua che si raccolgono in basso. Intanto, visto che siamo più o meno a metà strada ci fermiamo ad un posto di sosta gradito all'autista, dove cementiamo lo stomaco con una focaccia ripiena di carne ed una birra smezzata con una gazzosa all'uva che formano un mix decisamente perfido. Comunque tutti i passeggeri si aggirano nello stanzone cercando chi più chi meno di addizionare calorie anche se mostrando ognuno diversi gradi di perplessità. Fuori intanto le montagne si alzano e mostrano alti nevai sulle cime. Risaliamo e la strada prosegue sempre più tortuosa in modo che il bolo che mi galleggia sullo stomaco diventi via via più pesante e ballerino. Ormai siamo costantemente sopra i mille metri di quota e la strada percorre da vicino il confine con l'Abkhazia di cui vi ho già parlato e dalla quale ci separano solamente una catena di montagne elevate e bellissime e pochi chilometri. Quando dopo un altro paio d'ore nelle quali il paesaggio diventa sempre più selvatico e solitario, arriviamo al punto di arrivo delle corriere sulla piazza centrale di Mestia, è quasi sera e i passeggeri , recuperati i bagagli filano via veloci verso la loro tana per la notte. La nostra è in fondo al paese e dato che siamo quasi a 2000 metri, fa pure un freddo cane. 

La tavolata

SURVIVAL KIT

L'insegna

Four Season in Kutaisi - Davidi Khdiaschvili St, 133 - Una guest house dove potrete anche dormire e che offre cooking classes, in cui la signora con l'aiuto della famiglia insegna a cucinare le principali ricette georgiane. Tutti gentilissimi, si fanno in quattro per mostrare il massimo nella preparazione dei piatti che poi ovviamente alla fine vi mangerete in una pantagruelica cena.

Hotel Eden - Tamar Mepe str. 50 - Mestia - Nuovissimo, aperto da appena un anno, tutto in legno, con ampi spazi e sale comuni per TV e socializzare. Belvedere e giardino. Free wifi ma poco funzionante. Colazione in una ampia sala. Bisogna lasciare le scarpe nell'ingresso. Camere molto ampie e ben dotate. Bel bagno. Tranquillissimo. La doppia sui 35 €. 

Involtini di melanzane


Tra le colline
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