sabato 31 agosto 2024

Caucaso 19 - Grotte e chiese

Ingresso della chiesa - Mtskheta - Georgia - maggio 2024


Grotte di Prometeo

Diciamo pure che questa volta il plof non ha lasciato traccia e la notte è passata tranquilla, quindi nella ennesima mattina piovosa, si parte in auto, lasciandoci alle spalle una Batumi piovosa e un po' triste, come tutte le città di mare fuori stagione, con le sue architetture criticabili, ma comunque divertenti da vedere. La fantasia in fondo non è mai da criticare e anche se è un po' trash, pazienza. Ripassiamo tutto il lungomare, al mattino è ancora più deserto; Alì e Nino continuano a ruotare su se stessi compenetrandosi in quel bacio senza fine per poi distaccarsi in uno struggente desiderio di possesso destinato a non essere mai realizzato e così anche noi lasciamo infine la città lasciandoci alle spalle quel desiderio che mi aveva preso al vedere quel confine turco così vicino e così facile oggi da scavalcare, per raggiungere la vicina Ani, con le sue maestose rovine e rivederla dopo 44 anni, così come non lo avrei mai immaginato e tornare a percorrere quelle strade anatoliche, allora sterrate, oggi chissà! A quel tempo solo soldati che ti accompagnavano vicino a quel proibitissimo confine, che mi appariva come barriera ad un mondo lontano e misterioso, che non avrei mai pensato di girare poi in lungo ed in largo, oggi invece decisamente più semplice, coi problemi di allora che si sono spostati più a nord. Il mondo cambia, le percezioni anche, rimane solo la nostalgia del tempo che non può più ritornare. 

Il fiume sotterraneo

Considerazioni nostalgiche e un po' sciocche mi direte voi, cerca di essere più concreto. E' vero, ma che mondo disperato è questo che ha sempre bisogno di doganieri baffuti, di cavalli di frisia per dividere fratelli, di armi spianate per minacciarsi a vicenda morte certa, per ribadire di essere nella ragione assoluta di fronte a chi invece ha sempre torto a prescindere, destinato a diventare concime per fertilizzare questa terra, tanto poi lo sarà comunque qualche anno più tardi. Il nostro Sarkisjan, l'autista del mezzo che ci porta verso Tbilisi, è, come dice chiaramente il suo nome di origine armena, altro popolo disperato, tra cui ci troveremo domani, forse finito da questa parte del confine, per la casualità della storia o da un matrimonio o chissà, costretto alla fuga da uno dei rivolgimenti recenti accaduti in quella terra. Guida tranquillo sulla strada ora bella e quasi deserta, mentre io tento una conversazione, osservandolo con occhio attento, visto che porta lo stesso nome di un mio caro amico, nato a Milano, dopo che la nonna era sfuggita su una nave francese al grande massacro del 1915, che mi parlava sempre di questa sua terra perduta, verso la quale nutriva grande senso di appartenenza e nostalgia. Caro Sarkis, mi sa che penserò spesso a te nei prossimi giorni. 

La chiesa di Svetis Tskhoveli

Poi il nostro prende una strada secondaria tra le colline per arrivare ad una delle meraviglie naturalistiche del paese, le grotte di Prometeo. Già perché dobbiamo sempre ricordare che qui siamo nella terra dei miti e che, visto che qui la civiltà si è sviluppata con un leggero anticipo rispetto all'Europa, le storie del passato ci hanno raccontato che tra questi monti, Prometeo rubò il fuoco agli Dei per darlo agli uomini ed in effetti proprio qui davvero scaturì quella scintilla che illuminò la mezzaluna fertile e sparse la civiltà per il Mediterraneo. Per questo gli Dei saggiamente, lo punirono legandolo su queste montagne mentre le aquile gli divoravano il fegato, pena lieve per i tempi anche se eterna, condannato a ricostituirsi di continuo. Così proprio a lui è stato dedicato questo imponente sistema di grotte, scoperte una quarantina di anni fa. Ci arriviamo proprio cinque minuti prima della partenza del tour, stavolta abbiamo avuto fortuna, se no ci toccava aspettare un'ora e ci inoltriamo nella grotta con un consistente gruppetto di persone. Da un lato bisogna dire che dal più al meno, le grotte sono tutte bellissime, ma simili tra di loro, stalattiti, stalagmiti e rocce costruite dall'acqua goccia a goccia in milioni e milioni di anni, tuttavia come restare indifferenti a queste pareti spettacolari, sapientemente illuminate da luci cangianti e sfumate via via al tuo passaggio, alle decine di massi cui la fantasia ha dato il nome di animali e figure del mito.

Pulpito

Cammini su e giù per scale e passaggi stretti che si allargano poi di colpo nel comparire improvviso di sale dalle dimensioni spettacolari dalle pareti altissime, mentre ai tuoi lati scendono cortine di sottili concrezioni calcaree o robuste colonne tra frammenti che il tempo ha congiunto. Qui infatti, ci sono almeno quattro sale colossali che ti fanno rimanere a bocca aperta ed a sguardo all'in su; le luci poi, sono state dosate in maniera assai sapiente e nei vari punti di sosta c'è anche un accompagnamento musicale molto suggestivo. Nella sala del fuoco ad esempio, tra tambureggiamenti e fragor di buccine, i continui bagliori rossi che occhieggiano dietro le rocce colossali, richiamando di continuo la leggenda, sono assolutamente stranianti, con l'accompagnamento musicale ancor di più. Insomma c'è di che trarre la giusta soddisfazione ed inserire questa visita durante qualche passaggio nelle vicinanze di Kutaisi, in quanto direi che ne vale assolutamente la pena e la fatica del percorso e delle molte scale è ampiamente ripagata. Se poi approfittate anche della parte in barca sul fiume sotterraneo, la goduria sarà completa. Anche il nostro povero Prometeo, a parte il mal di fegato, sarebbe sicuramente contento dell'omaggio dedicatogli. Poi non resta che risalire sull'auto e riprendere l'autostrada in costruzione verso Tbilisi, lungo un amplissima e bella valle, verde come sempre. Anche il cielo si è schiarito e sorride, man mano che ci allontaniamo dal mare.

La navata centrale

Alla fine arriviamo a Mtskheta a una quindicina di chilometri da Tbilisi. La città è famosa in quanto alla confluenza dei due fiumi Aragvi e Mtkhvari, fu eretta nel IV secolo sul luogo specificamente scelto da Santa Nino, la prima chiesa della Georgia. Circondata da un lungo muro di cinta, tipico per le chiese fortificate del tempo, come tanti altri siti georgiani, il luogo è ammantato da leggende e racconti di stupefacenti miracoli che lo rendono meta di continui pellegrinaggi. Infatti sembra che qui un ebreo di nome Elia abbia portato la tunica di Gesù acquistata direttamente da un soldato romano. La sorella Sidonia, al solo toccarla, morì dall'emozione e non fu più possibile staccarla dal sacro vestito tanto che la seppellirono avvolta nella tunica stessa. Ora questa famosa tunica, chi ha la mia età ricorderà un famoso colossal storico (appunto La Tunica del 1953 con Burton e Victor Mature, il primo girato in Cinemascope), ebbe una notevole importanza oltre che dalle nostre parti nelle tribolate vicende e nelle lotte di potere all'interno della chiesa medioevale, sempre alle prese tra eresie di ogni tipo, infatti per decenni si sviluppò una forte diatriba sul fatto che Gesù possedesse o meno proprio questa benedetta tunica, infatti nel primo caso sarebbe stato inequivocabile segno di possesso materiale, peculiarità che quindi non doveva essere rimproverata alla chiesa, in contrapposizione invece nel caso contrario a tutti i movimenti pauperistici che vedevano proprio in questa bramosia di averi da parte del clero, la dannazione di un potere temporale nel quale dominava l'avidità e la corruzione. 

Fedeli

In questa lotta, nella quale i sostenitori della povertà assoluta, riconosciuta come unica strada verso la vera spiritualità, ebbero quasi sempre la peggio, da Pietro Valdo, ai Catari, ai vari Fra Dolcino e a tutti gli altri massacrati o arsi vivi nel nostro medioevo, si salvò solamente Francesco, che molto più furbo degli altri accettò di subire la superiorità del resto della Chiesa Maggiore, ritagliandosi un suo spazio in cui far convergere coloro che riconoscevano nella povertà, la strada corretta. Vedete che complicazioni erano nate in quel tempo su un semplice lembo di stoffa. Intanto da queste parti, dove la tunica era stata intanto sepolta come un sudario salvifico attorno al corpo di Sidonia, proprio sulla tomba crebbe un colossale cedro che fu abbattuto nel IV secolo per far posto alla costruzione della chiesa, dopo che Santa Nino riconobbe la santità del luogo stesso. Ma dopo l'erezione dei sei pilastri che dovevano sostenere il tetto, quello messo al posto del cedro si sollevò da terra miracolosamente e solo dopo che la Santa passò tutta la notte in preghiera, vi ripiombò spargendo attorno mirra da ogni parte, che guarì all'istante tutti i malati convenuti in attesa dell'evento miracoloso, che puntualmente ebbe luogo per premiare i fedeli lì convenuti. Tanto è che la chiesa, rifatta nell'XI secolo, con ristrutturazioni successive del 1400, prende appunto il nome di Chiesa del Pilastro salvifico (Svetis Tskhoveli). 

Già l'ingresso nelle mura è assolutamente imponente e la costruzione che giganteggia al centro lo è altrettanto, di certo la più grande che abbiamo visto in Georgia. Le pareti alte danno all'interno un certo respiro e la luce del sole che penetra come un raggio divino dall'alto attraverso le minuscole aperture della cupola, una magia mistica davvero coinvolgente che raggiungere il suo apice quando vanno a colpire direttamente il famoso pilastro del miracolo attorno al quale si affollano i fedeli, alcuni guidati da un grosso pope dall'aria gigiona che impartisce benedizioni a destra e a manca. Altro punto di grande interesse sono i numerosi affreschi ancora ben distinguibili sulle pareti e sull'abside, sui pilastri e sulle volte, nonostante il tempo ed i danni dell'umidità, oltre alle tante bellissime e molto venerate icone sparse per tutta la chiesa, oltre che sulla maestosa iconostasi. Davanti ad un'abside secondaria completamente occupata da un gigantesco Cristo Pantocratore che abbraccia simbolicamente l'intero edificio, una fila di anziane donne appongono ceri accesi che illuminano l'ambiente circostante di una luce gialla e coinvolgente; tu senti solamente il mormorio delle preghiere, mentre il raggio che fende la chiesa dall'alto si mescola a questo chiarore soffuso come se il cielo vi rispondesse direttamente. Una incredibile sensazione.

La base dle famosso pilastro

La religione ha senza dubbio una potenza di coinvolgimento che non ha uguali e bisogna necessariamente concludere che sfruttando questa forza è davvero facile controllare i popoli e coinvolgerli a qualunque fine, tanto che anche oggi, pur dopo una fase illuminista e rivoluzionaria che ha coinvolto larga parte dell'umanità se ne vedono tracce consistenti dappertutto con tutti i danni conseguenti, purtroppo. Passiamo ancora davanti al famoso pilastro, posto vicino ad un pulpito mirabilmente ricoperto di pitture e continuiamo a girare per gli angoli più nascosti della chiesa, attenti a non calpestare le tante pietre che racchiudono tombe di personaggi che hanno fatto la storia del luogo. Mi piace osservare la devozione della gente che rimane davanti ad una icona o con lo sguardo rivolto ad un grande affresco; chissà quali sono le sue pene delle quali qui cerca consolazione. Quando poi esci passando sotto il nartece che prolunga il senso di sacro all'esterno, sulla vasta spianata, ti volti indietro per abbracciare ancora una volta con lo sguardo la grande costruzione, un pezzo architettonico indubbiamente di gran pregio e ti fermi ancora lungo le mura per apprezzarne la vista complessiva, le alte mura laterali, le facciate successive ricoperte di fregi e sculture, come sempre di grande raffinatezza, lo schema tripartito delle navate che si ripete nei corpi successivi fino alla cupola centrale dodecagonale di pietra policroma, sormontata da un ardito cono di tegole scure. 

Davvero una costruzione che non lascia indifferenti. Lontano sulla collina, un piccolo monastero che sovrasta la valle e ne corona la cima, verso il quale muoveremo presto il passo. Usciamo sulle mura esterne e veniamo subito avvolti da un profumo celestiale. No, non si tratta di aromi divini, di balsami sacri che ammantano sepolcreti di incensi ed unguenti delicati, ma di uno straordinario ed avvincente profumo di pane appena sfornato che in un negozio prospiciente la strada, un anziano fornaio sta estraendo, un pezzo alla volta, con un movimento antico e sempre uguale, da un forno tradizionale, deponendolo via via su un bancone, ancora bollente. Mentre il pane fuma, sembra di sentire ancora il croccare della crosta delicata, lo sbriciolarsi dei bordi cicciotti e caldi, da scottarti le dita. Va bene la carne è debole e cede di fronte all'arte, ma accidenti che spettacolo quel pane fragrante che addenti con foga mangiandolo a grandi bocconi, anche perché oggi, bisogna dirlo, ancora non abbiamo toccato cibo! Così seduti sul muracciolo millenario ci sgranocchiamo un pane a testa, così senza companatico, buonissimo da solo, senza bisogno di accompagnarlo con null'altro che non la nostra soddisfazione di stare vivendo un momento magnifico. I palazzi della fede, nella loro bonomia, ci benedicono, in fondo siamo pur brava gente.



Pope


SURVIVAL KIT

Grotte di Prometeo - A circa 20 km da Kutaisi, raggiungibili facilmente anche da Tbilisi o da Batumi (circa 3 ore in auto). Si può arrivare in taxi o marshrutska. L'ingresso è di 20 Lari + 15 per il giro in barca optional. I tour sono solo guidati e partono ogni ora per un percorso di circa 1800 metri ed eventuali 300 metri in barca su un fiume sotterraneo. In ogni caso alla fine del percorso si esce una quarantina di metri più in basso attraverso un tunnel scavato nella roccia ed una navetta gratuita riporta al parcheggio dell'ingresso. Calcolate circa un'ora per la visita. Si può unire la visita ai sanatori abbandonati di Tskhaltubo o ai monasteri di Jvari e Svetistskhoveli se arrivate da Tbilisi.

Mtskheta - Cittadina situata in una magnifica posizione alla confluenza di due fiumi, a circa 15 km da Tbilisi. Da vedere innanzitutto il complesso della chiesa di Svetis Tskhoveli, patrimonio Unesco, famosa per essere oltre che il primo edificio religioso di questa importanza costruito in Georgia e quindi non mancate di salire fino al monastero di Jvari, sulla collina retrostante, dalla quale potrete avere una spettacolare vista sulla città.


Grotta di Prometeo
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7 -  Kazbegi

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