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Ushguli - Svaneti - Georgia - aprile 2024 |
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Le torri di Artskheli |
La colazione non è un gran che, più che altro condita dalla poca grazia di una signora che forse stamattina ha litigato col mondo, ma subito subentra il buonumore, visto che il tempo è finalmente magnifico e le torri del paese si stagliano contro un cielo blu intenso ed una corona di montagne bianche di neve. L'aria tersa fa apparire ogni colore con una intensità maggiore e le tonalità di verde che dipingono la valle ti fanno rimanere incantato, mentre andiamo di buon passo all'appuntamento che abbiamo vicino alla stazione delle corriere. Luka, appositamente ingaggiato, ci aspetta col suo 4x4, visto che la strada di oggi è piuttosto impegnativa ed i giorni scorsi è piovuto abbondantemente e qui tra frane e fango non è facile salire. E' di queste parti, un vero Svan insomma,, ma ormai ha saltato il fosso, niente a che fare col rude montanaro chiuso nella sua voglia di respingere il nemico dalla sua valle. Luka ormai è un uomo nuovo, figlio dei suoi tempi, conscio di quello che la sua terra può dare e pronto ad approfittarne in modo positivo, per consentirle di sopravvivere. Lui vive di turismo e portare gente per queste alte valli in ogni stagione per farle conoscere al mondo è diventata la sua missione.
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Torri |
Sia con trekking di più giorni a provare la natura selvaggia di questi monti solitari, tra orsi e ungulati, sia con sci e ciaspole nei duri inverni per profittare di quegli sport ormai divenuti comuni, che portano ricchezza e interesse, sia infine per far conoscere a chi ne abbia la curiosità i paesi e le genti che ancora popolano le conche terminali di queste valli, davanti ai maestosi ghiacciai, raccontandone le abitudini, le storie, la vita. La giornata è davvero splendida, possiamo dire di essere stati davvero fortunati oggi. Risaliamo la valle del Mulkhra, il torrente bianco di spuma che si congiunge al Mestiachala all'inizio della città lungo la costa, guadagnando man mano quota. La valle è una maestosa ondulazione glaciale i cui bordi salgono con lentezza verso le cime laterali coi pascoli che la coprono di un verde smeraldino. Scorrono dall'altra parte del torrente piccoli abitati e case sparse: Artskheli, Zhamushi, Majvdieri, Chvabiani, da ognuno dei quali spuntano quattro o cinque torri, aguzze come dita che puntano il cielo per dire, qui ci siamo anche noi. Per raggiungerli, solo piccoli sentieri percorsi da armenti isolati. Poi saliamo decisi attraverso una serie di strette curve fino al passo di Ughviri, da cui una bella balconata ti consente di ammirare la maestosità della valle in tutta la sua interezza.
E poi dopo una breve pausa ancora su fino ad un bel laghetto, dove ormai le poche latifoglie rimaste hanno lasciato spazio ad una fitta foresta di conifere. Tra i rami bassi intravedi le vallate lontane, siamo ormai in alta montagna oltre i 2000, ai nostri fianchi cime imponenti da ogni parte. Quando arriviamo ad un colmo sul quale si apre un ampia radura, intravedi le costruzioni di una piccola stazione sciistica di montagna con un paio di skilift che risalgono la costa. Il nostro tempo è arrivato ormai anche qui e certamente d'inverno, non più bande di razziatori risalgono i colli dalla piana per arrivare nei villaggi più isolati a rubare donne e masserizie, ma gruppi, magari ancora sparuti di fruitori degli sport invernali inventati in Occidente, che accorrono per lasciare i propri averi, invece di rubarli, a valligiani fattisi ormai più intraprendenti dei loro nonni. Naturalmente il nostro Luka tuttofare si dà disponibile anche come maestro di sci, casomai ritornassimo da queste parti. Scendiamo per andare a dare un'occhiata intorno. Ieri è nevicato e già uno straterello spesso una ventina di centimetri imbianca la radura, d'altra parte qui siamo a 2400 metri, come recita il cartello del rifugio. Sullo sfondo un gigante bianco di 4800 metri, è davvero bello qui, forse complice il fatto di essere così lontani da casa in un luogo poco frequentato, te lo fa apparire come una ultima Thule alla quale hai avuto la ventura di arrivare solcando mari perigliosi e pieni di paurosi mostri che aspettano il passaggio dei marinai troppo curiosi per divorarseli in un sol boccone.
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La capanna nel bosco |
Per la verità io me ne starei qui un po' a passeggiare oltre il laghetto, dopo la capanna coperta di corna di ungulati, solitaria e accattivante, forse rifugio di un cacciatore, forse specchietto per turisti di città affamati di natura. Allora proseguiamo, scendendo in un altra valle ancora se possibile più nascosta ed isolata, quella che porta fino ad Ushguli, punto di arrivo prima del ghiacciaio Namkuani, distante ancora una trentina di chilometri. Questa valle da ottobre in poi quando scende la prima neve si chiude fino a maggio e se ci volete arrivare vi toccherà pestare neve con le ciaspole o con gli sci, se volete andare a scovare i pochi che qui rimangono durante l'inverno, rintanati nelle loro casupole di pietra, dai bassi camini che fumano, con le alte torri a guardia delle tante fortezze Bastiani. La strada serpeggia lungo il torrente fino ad una torre isolata proprio al fianco di una forra profonda, tra grandi massi, non si capisce davvero a guardia di cosa. Seduta davanti ad un cancelletto di legno ed uno steccato che la circonda, tra oche e qualche capra che si bea di un'erba folta ed evidentemente golosa, una coppia piuttosto attempata in attesa che qualche macchina passi e si fermi. Hanno esposto un bel cartello: Tower of love, 2 Lari.
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Tower of love |
Evidentemente proprietari di queste pietre cercano di farle fruttare al meglio durante i pochi mesi estivi nei quali arriva qualcuno che manifesti il desiderio di salire fino in cima a guardare la valle dall'alto. Paghiamo pegno anche per dimostrare buona volontà e ci aprono il cancelletto con un bel sorriso. Il torrente, il Patara Enguri, così si chiama, che scende direttamente dal ghiacciaio, ha disegnato la valle e indica la via lungo la quale proseguire. Dopo un po' l'asfalto, per la verità molto disastrato, qui la stagione darà di certo delle belle botte, svanisce definitivamente e lo sterrato fangoso, diventa più problematico da risalire, specialmente dove la strada ha la tendenza a cedere. Non si incontra praticamente nessuno e abbiamo tutto il tempo di considerare con calma i paesaggi che via via si dispongono sul fondale. Dopo un'altra decina di chilometri arriviamo nella zona di Usghuli, che è costituito da un piccolo abitato centrale e da altre quattro frazioni di poche case disposte ancora più in alto. Ogni paesino esibisce almeno una decina di torri, alte ognuna fino ad una ventina di metri, che costituiscono un quadro assolutamente inusuale ed affascinate, tanto da costringere a fermarsi per ammirarle con calma.
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le campane |
Complice il fatto che non si vedono mezzi meccanici neppure tra le case più lontane, ma solo animali che pascolano all'intorno, qualche cavallo dal vello abbondante, tutto appare come un luogo fuori dal tempo, oppure un regno di un altro pianeta, incognito e misterioso. Non c'è rumore nell'aria, non respiri né mutamenti né suoni umani, quasi si stesse attendendo l'arrivo di qualcuno che non arriverà mai. Saliamo con l'auto, arrampicandoci a fatica e slittando sulle rocce umide, fino all'ultimo paesetto ed oltre. Al limitare degli ultimi pascoli, un muracciolo basso circonda una chiesetta piccina, con al fianco un piccolo campanile, anch'esso nano e grassoccio, quasi non volesse mettersi in competizione con le torri prepotenti ed orgogliose delle case più in giù nella valle. La chiesa di Lamaria è un piccolo gioiellino disperso tra i monti. Entri nel piccolo ambiente interno, dal pavimento formato da larghe pietre sgrossate alla meglio e la parete di fondo ti riflette una minuscola iconostasi fatta di tre riquadri, due icone semplici e commoventi, una Madonna dagli occhi orientali e le gote rosso fuoco, un Cristo barbuto dai colori vivaci, certo opera di qualche autore locale, molto naif nei tratti, assolutamente affascinante nel risultato; due candele accese in un canto, una croce greca su un piccolo altare.
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La navata della chiesa di Lamaria |
Nella navata neppure lo spazio per dieci persone, evidentemente la frequenza è scarsa ed il freddo ti penetra attraverso i vestiti. Sull'abside seminascosta intravedi a malapena una serie di santi dai tratti quasi svaniti a causa del gelo e dell'umidità che ne hanno mangiato il colore nel corso degli anni. Fuori, tre campanelle appese ad un asse, forse per richiamare gli ultimi fedeli del mondo, quelli che ancora tardano a salire sull'arca della salvezza. Davvero un senso di raccoglimento difficile da raccontare e da riprodurre. Dietro, oltre il muro, il sentiero prosegue verso la montagna, erto e faticoso che porta fino al fronte del ghiacciaio che scende maestoso dal Dzhangi- tau, un gigante di 5020 metri che segna il confine con la Russia. Poco a sinistra lo sperone aspro del Tetnuldi, un pinnacolo che si erge a quasi 4900 m. Insomma sei in mezzo ad un circo di giganti, affollato da ogni lato da cime e creste, di un paesaggio che sembrerebbe solo immaginato, che disarma e stupisce. Certo verrebbe voglia di salire almeno fino alle pendici del ghiacciaio, in fondo basterebbe meno di un'oretta, ma purtroppo non abbiamo i ramponi e poi pare che appena sotto ci sia una piccola osteria che dispensa agli sfiancati camminatori, piatti tipici dello Svaneti, che volete, la sindrome di Stendhal è potente e ti lascia senza fiato, ma anche mettere i piedi sotto un tavolo di legno grezzo in attesa di piatti fumanti, vuole la sua parte.
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Le cime |
SURVIVAL KIT
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Il Dzhangi- tau, |
Escursione nello Svaneti - A partire da Mestia, innumerevoli sono le possibilità di camminate, trekking e gite in macchina per raggiungere le valli laterali e nascoste. In città potrete reperire guide per ogni tipo di sport e avrete la possibilità di affittare un 4x4 con autista/guida per l'intera giornata, senza la quale non è possibile raggiungere i posti più isolati e anche più interessanti (dovrebbe costarvi attorno ai 350 Lari). Tralasciando la parte invernale, dove potrete dormire anche in vicinanza del piccolo impianto, moltissimi sono i percorsi naturalistici alla scoperta di questo stupendo scenario di foreste alpine. Naturalmente l'escursione più imperdibile che è anche più gettonata e che dura l'intera giornata, è arrivare fino in fondo alla valle di Ushguli per visitare le cinque borgate, la chiesa e il piccolo museo etnografico ricavato in una delle case, con possibilità per chi se la sente di arrivare fino al ghiacciaio. Si può mangiare sul luogo. E' di certo uno dei luoghi imperdibili e più interessanti del paese.
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Escursionisti
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