lunedì 3 aprile 2023

Lebanon 18 - Vino del LIbano

Chateau St, Thomas - Bekaa valley - marzo 23


Arrak

 Per raccontarvi l'itinerario di oggi, bisogna fare un piccolo ripassino di geografia, che male non fa ed è necessario a capire meglio quello che vedremo cammin facendo. Dunque, come abbiamo già detto, il Libano è costituito da quattro strette fasce, parallele al mare, che percorrono il territorio da nord a sud. La costa su cui sorgono le città ed i porti del paese; la catena del monte Libano che raggiunge anche i 3000 metri nella sua parte più a nord e digrada lentamente man mano che si scende verso sud; la valle della Bekaa (o Beqà) larga all'incirca 15 km che corre verso sud per circa 120 km e la successiva catena dell'Antilibano, che segna il confine storico con la Siria. Oggi percorreremo un bel tratto di questa valle famosa, sia per gli avvenimenti storici di questi ultimi anni che l'hanno vista invasa proprio dai vicini siriani, bramosi di impadronirsi di quello che è il territorio più fertile e produttivo del paese, sia per quelli più antichi. Questa storica valle, se date un'occhiata al planisfero, costituisce esattamente la punta estrema della lunghissima Rift Valley che prosegue verso sud dritta lungo il corso del Giordano fino al mar Morto e quindi in Africa per l'Etiopia e lungo la collana dei grandi laghi fino ad arrivare al suo estremo sud al lago Malawi del Mozambico. Questa colossale faglia, continua ad allargarsi ed ovviamente è un punto di estrema fragilità del territorio, percorso da frequenti e violentissimi terremoti. Naturalmente, proprio a causa di questa origine vulcanica l'allontanamento delle placche tettoniche ha creato una pianura fertilissima che raccoglie le acque dei due rilievi montuosi che la costeggiano, rendendola una zona particolarmente vocata alle coltivazioni fin dall'antichità. 

Vitigno locale

Infatti già in periodo greco-romano era considerata uno dei granai dell'Oriente. L'altitudine media è di 900 metri e questo contribuisce ad una situazione climatica anch'essa favorevole. La sua conformazione la rende un bacino fluviale ristretto che forma appunto due corsi d'acqua che la percorrono e viaggiano uno, il Leonte (al-Litani), verso sud e l'altro l'Oronte (Asi) verso nord fino a gettarsi nel Mediterraneo nel golfo di Alessandretta. Proprio l'importanza di questo fiume viene raccontata dalla sue vicende storiche, è infatti stato teatro della famosa battaglia di Qadesh, dove si scontrarono gli Ittiti e gli Egizi del faraone Ramses II, proprio per il dominio dell'area e dove fecero sostanzialmente pari e patta, anche se il faraone al ritorno, la raccontò diversamente, un po' come se un primo ministro tornasse da un vertice internazionale, dicendo che è andato tutto benissimo, anche se viene a casa a mani vuote, tanto per capirci. Si sa che è sempre andata così, l'importante è raccontarla bene, tanto i sudditi poi ci credono. Dopo questa polpettosa e saccente premessa, eccoci qua a risalire le balze del monte Libano, di nuovo tra la neve lungo le curve strette che segnalano la vicinanza al passo, quasi a duemila metri, per poi ridiscendere verso la valle che si distende sotto di noi, perdendosi in lontananza in una soffice foschia che ne nasconde l'orizzonte lontano. Quella che stiamo percorrendo è quella che viene chiamata la via di Damasco e che proprio fino là conduce in meno di centocinquanta km complessivi. Va da sé che le reminiscenze del Nuovo Testamento, vorrebbero cercare di individuare dove esattamente San Paolo venne folgorato e cadde da cavallo, ma gli Evangeli non lo precisano, come del resto non parlano neppure della caduta che come tale venne immaginata soprattutto dai nostri pittori rinascimentali. 

La barriccaia

Naturalmente rimango stupito dal fatto che, nonostante stiamo parlando di Siria, che ritenevo assolutamente off-limits,  ci si possa andare senza problemi, a patto di essere in possesso di un visto, per altro facilmente ottenibile. Infatti molte agenzie turistiche propongono questa escursione giornaliera, tanto per capirci.  Ma sarà per la prossima volta. Rimane il fatto che dopo la rivoluzione questa parte del paese, appunto la fertile valle, è stata invasa ed occupata per decenni dai vicini Siriani, che l'hanno lasciata da poco e l'eco delle violenze di quei decenni non è ancora affatto sopita, oltretutto essendo il tutto rinfocolato dalla massiccia presenza, proprio in questa zona, delle milizie Hezbollah, che alla Siria fanno riferimento e da essa sono sovvenzionate. Noi cominciamo a scendere verso la pianura, ancora verde in questo inizio di primavera e lungo le balze compaiono i primi vigneti. Già perché qui dobbiamo aprire una parentesi piuttosto ampia su questo aspetto. E' pur vero che la vite come pianta arriva dall'Armenia e laggiù probabilmente sono stato fatti i primi esperimenti di vinificazione, ma sembra proprio che sia il Libano la terra che ha visto nascere e crescere l'arte di trasformare l'uva in quel prodigio carico di storia e di fascinazioni culturali che è il vino. Il Libano si iscrive quindi al gruppo di paesi produttori e consumatori di questa bevanda, pur avendovi tanta importanza l'Islam, dichiarandosi con buona ragione, non già ultimo arrivato, come le nazioni che hanno importato coltivazioni e tecniche dalla Francia solo negli ultimi secoli, ma al contrario di essere proprio tra i paesi antesignani dell'enologia ed ascrivendosene quindi appieno il merito. 

Il piccolo museo del vino

Il Libano dunque produce ed esporta vino da sempre, già se ne parlava tra i faraoni e pertanto esplorare questo aspetto è direi, assolutamente necessario, trovandoci qui. Infatti appena terminata la strada che scende dal monte, arriviamo direttamente a Chateau Saint Thomas, una reputata casa di produzione, che esporta larga parte del suo prodotto nel mondo. Creata dalla famiglia Touma, oltre trenta anni fa, con criteri di grande modernità, sfrutta conoscenza ed esperienze maturate in Francia, a Montpellier e a Bordeaux, dove ha studiato chi adesso gestisce l'azienda, che si sviluppa attualmente con oltre 65 ettari nelle colline circostanti particolarmente vocate alla viticoltura di qualità. La produzione si è sviluppata attorno ai più noti vitigni che vanno dal Cabernet Sauvignon, al Merlot, ai Pinot, allo Chardonnay e a diversi altri, incluse alcune varietà autoctone antiche coltivate tradizionalmente come l'Obeydi. La ragazza che ci accompagna nella visita è parte integrante dell'azienda e ne conosce bene l'attività. Una sosta nella piccola grotta naturale che affonda nella collina tufacea, mostra una piccola cappella dedicata appunto a San Tommaso, a cui la famiglia maronita è evidentemente assai devota e mai come le colture legate al vino abbisognano di protezione celeste. Facciamo un giro nelle cantine che si estendono sotto la montagna, dove il vino viene posto a riposare in classiche barriques dai sei ai diciotto mesi, infine imbottigliato per essere sottoposto anche a lunghi invecchiamenti che evidentemente alcune di queste produzioni sopportano bene. 

La cappella di St. Thomas

Un'occhiata alle macchine enologiche, guarda caso italiane, che mettono insieme circa mezzo milione di bottiglie all'anno, è dovuta da parte mia. In queste visite, molti accompagnatori si stupiscono delle mie domante piuttosto tecniche, facendo l'argomento parte della mia esperienza di lavoro passata, ma alla fine, obtorto collo, mi mettono sempre al corrente di come si lavora, se lo sanno naturalmente. Comunque la sensazione è buona e la visita è piuttosto completa. Ma qui non siamo venuto solo per far delle chiacchiere, dunque eccoci pronti per  la degustazione che avviene secondo i nostri crismi e che prevede l'assaggio di otto vini tra bianchi e rossi. Un gentile signora ce li racconta dettagliatamente, illustrandone le caratteristiche tecniche, i vitigni che li compongono e ogni informaione che richiediamo. Devo dire che l'esperienza è davvero interessante, la qualità all'altezza di un'ottima cantina europea. Ho trovato in generale i bianchi, sebbene assai puliti e freschi, non molto personalizzati, anche quello a base Obeydi, il vitigno locale. Dubito che abbiano la possibilità di avere una fermentazione a temperatura controllata, dato che a domanda precisa sono stati un po' vaghi e a questo si potrebbe ascrivere un bouquet in generale debole anche se delicato. I rossi invece, danno più soddisfazione al gusto con ottima struttura e buone note fruttate e minerali (belli eh questi tecnicismi da assaggiatore consumato, ma tant'è, un poco bisogna tirarsela per avere credibilità). Mi sembra anche che non eccedano nella solfitazione e che le pratiche di cantina siano moderne e in generale ben eseguite. Ma adesso è ora di procedere lungo la valle, usciamo dunque dal domaine, circondati da vigneti allevati col classico metodo del Guyot semplice, che definiscono queste come vere e proprie terre  da vino.. 


SURVIVAL KIT

Chateau St. Thomas - Kab Elias - Bekaa valley - Facilmente raggiungibile a una cinquantina di km da Beirut sulla via di Damasco, appena scesi nella valle della Bekaa. Bella cantina su base familiare, dalla moderna produzione, basata sui classici vitigni internazionali e qualcuno autoctono. La visita della cantina è interessante e comprende anche un piccolo museo del vino dove è raccontata la storia della famiglia. Avrete poi la possibilità di assaggiare 8 vini, decisamente interessanti con degustazione guidata. I prezzi variano dagli 8 $ in su. La cantina produce oltre ad una dozzina di tipologie di vino, anche Arrak, il liquore aperitivo locale al gusto di anice (della serie dell'ouzo greco o del raki turco) dove ha una esperienza di oltre 50 anni. Ha partecipato a molte fiere internazionali conquistando numerosi premi di qualità. La degustazione costa 6 $ a persona. La visita vi prenderà un'oretta e a mio parere vale la pena. Meglio prenotare. 


l'assaggio


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