venerdì 28 aprile 2023

Lebanon 34 - La moschea Taynal

Tripoli - Moschea Taynal e cimitero - marzo 2023


Caffetteria
passanti

Siamo nel pieno centro del quartiere sunnita e le strade sono piene di bancarelle di frutta e altri generi alimentari. Qualcuno serve il caffè da grandi contenitori in acciaio. Seminascosta tra le palme e circondata da un giardinetto ordinato, la moschea sunnita Taynal, è quasi nascosta, bassa e robusta nel classico stile Mamelucco, che in fondo si può bene assimilare al nostro romanico, del resto coevo. L'arenaria con cui le sue mura sono state costruite si riempirà di sfumature dorate all'ora del tramonto, di mattina mostra solamente la sua robusta presenza da cui sporgono solamente le sei piccole cupole verdi e il tozzo minareto dalla inconsueta forma quadrata sormontata da una passerella ottagonale debordante, che termina in una torretta cilindrica. Si sale all'interno attraverso una curiosa scala a doppia elica, una per salire alla quale si accede dall'interno e una per scendere che dà invece all'esterno. Fu costruita dal governatore Taynal, non appena la città fu conquistata ai Genovesi, con l'appoggio di Pisani e Veneziani, di certo sulle rovine di una chiesa Carmelitana dei Crociati, che tanto per cambiare era stata eretta a sua volta su un tempio romano dedicato a Zeus, come denunciano bene le presenze di colonne corinzie all'interno. Insomma una storia comune a tanti altri monumenti religiosi che sorgono in tutto il paese. E' un destino che si spiega forse con la tendenza, propria di tante culture diverse anche lontanissime tra di loro, a considerare sacri, dei particolari luoghi della terra, incrocio immaginario di particolari linee dalle caratteristiche esoteriche, riconosciute tali da religioni e credenze differenti spesso in forte contrasto tra di loro, ma concordi nel considerare questi luoghi come possessori di forze transnaturali. 

la sala di preghiera

Così questa moschea, forse la più importante della città, dopo la grande Moschea famosa più che altro per le sue dimensioni, svolge le sue funzioni, accrescendo la sua importanza soprattutto per le attività caritative che svolge per la sua comunità. Passiamo dal grande cortile affollato appunto da gruppi di donne che sono lì appunto perché in attesa di ricevere aiuti economici. Pare che il numero di persone bisognose, sia cresciuto in maniera esponenziale, con lo scoppio della crisi economica che pervade il paese e come sempre le comunità religiose sono le prime a farsi carico dei piccoli bisogni, soprattutto alimentari della gente. L'interno dell'edificio è severo e oscuro, come le nostre chiese romaniche. Dopo aver attraversato l'ampio cortile circondato da sottili colonne, all'interno dei muri spessi penetri un ampio spazio che funge da ingresso e immette poi alla sala di preghiera. Questo spazio iniziale a cui si accede attraverso una bella porta dall'arco acuto è formato da tre corridoi di diverse dimensioni divisi dalle antiche colonne corinzie e sormontate da due cupole diseguali. La pianta è assolutamente anomala rispetto a quella standard delle moschee e probabilmente risente appunto da quelle degli edifici preesistenti. 

Mihrab e Minbar
Cortile

Un altro aspetto interessante che dimostra come la circolazione delle idee tra le culture pur lontane tra di loro sia continua e costante, è rappresentata dai portali interni, costruiti in pietre bianche e nere alternate a fasce orizzontali, uno stile assai comune a quelle, coeve, che si trovano in Liguria, nell'area Pisana e anche in Sardegna. La stessa similitudine troveremo in altri edifici religiosi della stessa città e dello stesso periodo come la Madrassa al-Nouriyah. I gruppi di donne questuanti sono ammassate soprattutto all'ingresso ed in questo spazio vestibolare, mentre la sala della preghiera è quasi deserta. E' grande, squadrata e sormontata dalla cupola più grande, sorretta da enormi pilastri. Sulla parete rivolta verso la Mecca, un piccolo Mihrab molto semplice, bordato da eleganti colonnine. Al suo fianco invece, un imponente Minbar, la scaletta e il pulpito dove sale l'Imam a predicare, in legno, opera complessa ed istoriata da splendidi motivi geometrici, che risale alla costruzione della moschea stessa e che reca alla base anche la data ed il nome dell'artista che lo ha costruito. In contrasto con la confusione dell'ingresso, qui regna un bel silenzio che invita alla concentrazione; solo qualche fedele è accoccolato a terra e non fa caso a noi che ci aggiriamo con riservatezza nella grande sala. All'uscita tutte le donne ci salutano con calore, forse piacevolmente colpite dal nostro interesse. 

Volteggiatore

La grande dimensione esterna dell'edificio nasconde, dietro, la presenza di un piccolo mausoleo, in mezzo ad un piccolo cimitero, che vorrebbe essere la tomba del Governatore, ma in realtà sembrerebbe vuoto. Usciti dalla pace dell'edifico religioso eccoci subito immersi nella confusione caotica della città vecchia, circondati da palazzi cadenti, dai muri sbrecciati, nei quali spesso indovini i fori dei proiettili, quasi nascosti dalla selva di fili elettrici che pendono confusamente dall'alto come luminarie natalizie, spente e nere di fuligginosa sporcizia. Le strade sono piene di gente, bancarelle, negozietti che svolgono le mille attività dei mercati orientali di fronte ai passanti. La pressocché totale assenza di turisti stranieri, ci pone spesso al centro dell'attenzione, così non appena ti fermi davanti ad un panificio che sforna in continuazione pani rigonfi o ad un produttore di piadine sottilissime abbrustolite sui larghi e bombati fornelli arroventati. ecco che il vecchio artigiano che si esibisce facendo volteggiare per aria il disco di pasta per assottigliarlo al massimo, come farebbe un nostro pizzaiolo in vena di attitudine da giocoliere, toglie dal fuoco la piada croccante e subito te la offre per la sola simpatia verso l'attenzione che gli hai prestato. 

La città vecchia

Questo atteggiamento è dovunque assai frequente, non appena porgi attenzione e mostri di apprezzare qualche prodotto esposto od in vendita. Dappertutto avverti grande cordialità e disponibilità alla condivisione. Dunque subito ti chiedi, ma come è possibile che proprio qui si siano manifestati tanti sanguinosi contrasti tra gruppi etnici in fondo così vicini, che potresti senza alcun dubbio dire confratelli? La natura dell'uomo è davvero un mistero. Noi intanto proseguiamo la nostra strada. Sono colpito da una ragazza avvolta da un velo bianco che incornicia un viso di rara bellezza. Entriamo in un negozio e subito lei mi segue. In realtà scopriamo subito che è una delle addette alla vendita. Ci troviamo infatti in una delle fabbrichette di sapone del quartiere, uno dei prodotti più noti del luogo, infetti ne troveremo molte altre in giro per la città. Il negozio in realtà è anche un piccolo museo, si possono vedere le macchine antiche e anche quelle più recenti per la produzione del sapone, mentre tutta la parte del confezionamento e del taglio delle saponette viene effettuato quasi completamente a mano, con la produzione di vere e proprie piccole opere d'arte. 

Il negozio del sapone

Le forme sono moltissime, alcune geometriche, altre che raffigurano fiori, di ogni colore e profumazione, in pratica un invito all'acquisto, che poi la gentile e bellissima commessa, che poi in realtà fa parte della famiglia dei proprietari, confeziona in complicati pacchetti souvenir. Usciamo avvolti da profumi eterei e ci rituffiamo nella confusione del mercato, circondati da donne velate di nero, alcune che mostrano solamente la sottile striscia degli occhi. La nostra Mary Jo, al contrario, sventagliando la sua improbabile e abbondantissima chioma rossa, ci fa strada all'interno di un negozio di jeans, di un palazzo in ristrutturazione. Attraverso un ascensore pieno di sacchi di calce e di cemento saliamo fino alla terrazza del settimo piano e da qui si apre la visuale competa dei tetti della città vecchia, dalla quale puoi vedere tutto e il contrario di tutto, edifici completamente in rovina accanto a palazzi nuovi e a case che a fatica ed in tempi diversi cercano di rimettersi a nuovo. Di qui si vede bene il quartiere formatosi dall'afflusso dei profughi palestinesi che ha mutato radicalmente le componenti di questa città così carica di storia, da essere capace alla fine di assorbire e sopportare i cambiamenti più radicali e destabilizzanti. Di certo saprà superare anche questa fase difficile e, per certi versi, pericolosa. .  

La panetteria

SURVIVAL  KIT

Le donne alla moschea

Moschea Taynay - La trovate facilmente nel centro della città vecchia a fianco della piazza della rivoluzione. Certamente la moschea più interessante e più antica della città, costruita in stile Mamelucco nel 1336. Si può entrare senza problemi. Per le donne è sufficiente un foulard. All'ingresso c'è lo spazio dove lasciare le scarpe. Ingresso libero, tranne nell'ora della preghiera. Le parti più interessanti sono i portali di ingresso tra le sale e il Minbar, vero capolavoro dell'arte lignea dei Mamelucchi. Calcolate una mezz'oretta per la visita.


Nella città vecchia


Il deposito delle scarpe
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