domenica 2 dicembre 2018

Oman 29 - Jebel Shams


Monti 


La catena degli Hajar
Stamattina si parte presto. Alle 6:30,siamo già tutti pronti come un sol uomo, gambe in spalla eppur dobbiamo andar, anzi più che gambe, culo sull'auto perché di chilometri da fare oggi ce n'è una sbarcata, se vogliamo arrivare fino alla catena degli Hajar, una lunga ed impervia serie di monti che si allunga per centinaia di chilometri parallelamente alla costa del golfo di Oman, alle spalle di Muscat. Rimane solo il tempo per una sosta, debitamente calcolata per riempire un vuoto dello stomaco, abitudine caratteristica della casa, presso un baraccotto indiano lungo la strada che produce i migliori pakora, samosa e falafel del paese, tanto per cambiare; quelle robe che friggono in un padellone nero ricolmo di olio misterioso e vengono ripescate ancora grondanti di unto, ma sono tanto buone, specialmente di prima mattina; d'altra parte si sa che fritta è buona anche una ciabatta, e questi involtini di verdure avvolte in una croccante pastella dorata e l'impasto di fave cipolle e altre spezie, sono irresistibili. Il problema della digestione dei grassi vari, in generale non si pone mai quando sei in vacanza, salvo ritrovarteli successivamente accumulati in un fegato che sarà ormai delle dimensioni di un'anguria. Però quei triangolini croccanti che si aprono in bocca al primo franger dei denti, spargendo sulla papilla bramosa aromi d'Oriente, sono poesie di Tagore, musica di cembali e sitar, rullare di tabla e il fatto che tu non riesca più a pulirti le dita le dita rimaste unte da un probabile olio da macchina, è assolutamente secondario.

Villaggi di pietra
Poi la strada continua con un paesaggio mozzafiato. Al tuo lato destro le montagne aspre e nude si alzano come una minaccia, le spaccature nei loro fianchi, invece, ti invitano a penetrarle come misteriose sirene orientali cariche di promesse e di pericoli. La regione di Ad Dakhiliyya che visiteremo per tre giorni consecutivi è quella che racchiude l'essenza della storia omanita. Tra le sue montagne c'è la presenza delle sue città più antiche che nel passato hanno costituito il punto fermo della vita e della tradizione del paese, creandone l'identità stanziale che ha trasformato un insieme di tribù seminomadi e di popolazioni di pescatori e commercianti della costa in una nazione. Oramai siamo all'interno della zona montuosa e percorriamo una larga valle che, raccogliendo l'umidità del territorio circostante, è un seguito di oasi di varie dimensioni che punteggiano gli spazi aperti formati all'uscita dei wadi che si sono aperti la strada  erodendo la roccia e scavando i  fianchi delle montagne durante milioni di anni. Passiamo Birkat, Nizwa, Tanuf, Al Harma, tutti luoghi a cui torneremo nel nostro vagabondare dei prossimi giorni, procedendo verso quella che è l'area più imponente e selvatica di questa catena, il grande canon che si origina dal Jebel Shams, il Monte del Sole, la cima più elevata dell'Oman a 3009 metri. L'ultima ventina di chilometri è fatta di una strada ripidissima che si arrampica con una serie di curve e controcurve da fare rivoltare lo stomaco, ma lo spettacolo che si presenta ai tuoi fianchi è così imponente e maestoso che non te ne lascia il tempo.

Sulla cima del monte
L'ultimo tratto si arrampica nel vero senso della parola, su una pista impervia lungo l'ultimo fianco del monte, di cui indovini la cima ormai vicina, ma irraggiungibile perché completamente occupata da un insediamento militare, si prosegue invece per cresta fino alla vicina anticima, di pochi metri più bassa (sembra m. 2997), che offre allo sguardo una balconata incredibile sulla spaccatura di quello che viene chiamato il Grand Canon dell'Oman, il Chourfat al Nakhr. Il bordo tagliente a strapiombo, che parte dal Diana's point, ricordo della visita della principessa, che si dice ne sia rimasta affascinata, prosegue per qualche centinaio di metri, puoi sederti sulla roccia con le gambe a penzoloni nel vuoto, puoi guardarti intorno per misurarne la profondità, puoi anche immaginare di prendere il sentiero che discende nelle sue profondità per arrivare all'altopiano del Saiq plateau, che si apre, chilometri più a valle. Naturalmente l'idea è solo virtuale e i morsi feroci del sole sono lì a ricordartelo e a riportarti a più miti consigli. Rimane il fatto che rimarresti ore ad ammirare questa meraviglia della natura, misurandone sempre nuovi scorci che si aprono alla vista spostandosi anche solo di pochi metri. La postazione, anche se appare di un isolamento assoluto, deve avere comunque una certa frequentazione se, dopo poco, appare una anziana che prova ad offrire poverissimi souvenir, portachiavi fatti di fili intrecciati di lana colorata e niente altro. 

Venditrice
Intanto è passato il mezzogiorno e subito compare dal cassone del pickup, il contenitore frigo per la distribuzione dei viveri di sussistenza, insalate varie e una pasta fredda con pesce e verdure. Anche la vecchia ha la sua parte e lei ricambia subito con una melagrana grossa e fragrante. Qui evidentemente l'abitudine a scambiare un dono è parte di una tradizione che sempre viene rispettata. Abbiamo anche la compagnia di alcune capre, che evidentemente forniscono la lana utilizzata nella tessitura locale, che di certo sanno bene che i residui del pasto, rimarranno a loro beneficio. Anche se siamo in alto il sole morde con una cattiveria inusuale. Non ci sono dubbi l'Oman ha un clima molto severo e adesso siamo quasi nella stagione migliore, pensate all'estate durante la quale difficilmente le temperature scendono sotto i 40°C! Lasciamo questo punto davvero spettacolare per ridiscendere la pista del massiccio del Jebel al Akhdar, la montagna verde, in quanto le poche tracce di vegetazione e le palme che arricchiscono le oasi alla sua base, sono sufficienti a conferirgli questo nome, apparentemente incongruo, ma in un paese di deserti, anche qualche albero sparuto sembra una foresta. Scendiamo verso l'altopiano senza aver dato troppa soddisfazione ai quattro sparuti banchetti e alle quattro tenutarie, in perenne attesa di frotte di turisti che non arrivano mai e che si sforzano di mostrarsi disinvolte di fronte agli obiettivi, pur di vendere qualche cosa.

I primi villaggi a valle
Le costruzioni che trovi lungo la discesa si autodefiniscono pomposamente resort. Sono case basse di architettura omanita di recente costruzione che si nascondono negli anfratti della roccia. Per mostrare la loro rispondenza alla modernità hanno messo i bagni a pagamento, spiega un sussiegoso cameriere dai modi inappuntabili, che non sia mai. Scendiamo di quota ancora attoniti per gli scenari maestosi che ancora ci circondano. La strada va percorsa con una certa attenzione e a velocità moderata, data la ripidità della discesa, col vantaggio di lasciare il tempo di guardarsi intorno. I colori della roccia ti sorprendono continuamente nella loro variabilità cangiante. Vene di verde, forse dovute a minerali rameosi, si alternano a rossi vivi e ad ocre che ricoprono tutte le sfumature del giallo e poi rocce scure e scabre a formare massi, caduti dalle cime più alte, incombenti sulla strada che è obbligata a continui rivolgimenti per evitarli. In fondo alla stretta valle, dove le montagne si fanno più miti e con andamenti più curvilinei, coi fianchi che mostrano le fasce sovrapposte degli strati di ogni epoca passata, si aprono spazi più larghi, l'occhio può finalmente avere un po' di pace, compaiono i primi palmizi e più in là dove l'umidità non arriva i primi assembramenti di costruzioni, piccoli dadi bianchi e gialli, come tanti mattoncini di Lego a segnalare che l'uomo è anche qui a manifestare la sua ineludibile presenza. Proseguiamo ancora, lasciando da parte la caverna di al Houta, per raggiungere la cittadina di Jabreen.


Capre di monte

SURVIVAL KIT

Jebel Shams - Come già detto è la cima più alta dell'intera penisola arabica e mostra paesaggi rocciosi imperdibili. Strada impegnativa ma dal fondo buono, è necessaria comunque una 4x4 per percorrerla agevolmente. Si raggiunge da Muscat in circa 3 ore e mezza con 250 chilometri di strada che attraversa la catena montuosa degli Hajar. Buone le indicazioni bilingui per arrivarci. Rappresenta una delle mete turistiche più note del paese e quindi è ben servita anche come alberghi. Si  inserisce in un giro che porta a visitare tutti ii centri più importanti della regione. Dalla cima della montagna parte un facile trekking che porta fino alla valle, la cui difficoltà è rappresentata soltanto dalle temperature davvero pesanti che incontrerete anche nella stagione migliore. 

Il gran canon 

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