domenica 16 dicembre 2018

Oman 36 - Ritorno a Muscat


Per le vie di Ras al Hadd

Anniversario (foto Procchio)
E' l'ultima cena a Casa Oman e la sorpresa arriva alla fine, con tutte le ragazze dello staff che ci portano la torta per il nostro 46esimo anniversario! Accidenti da quanti anni mi sopporta la mia dolcissima GS (Gentile Signora) e da un po' di tempo, questi anniversari, che si susseguono purtroppo con una rapidità impressionante, riusciamo a trascorrerli da qualche parte in giro per il mondo, cosa niente affatto spiacevole, essendo la cosa che più ci fa piacere. Riuscissimo a godercene ancora parecchi non sarebbe poi così male. Forse la grande soddisfazione di assaporare questi scampoli di mondo, qua e là, in situazioni sempre diverse e piacevoli, deriva proprio dal fatto di potermeli trascorrere accanto a questa persona così straordinaria che ha deciso tanti anni fa di scegliermi e farmi vincere, senza meriti, la mia personale lotteria di Capodanno. E non è che capita a tutti. Nel frattempo, rimaniamo a lungo a farci coccolare dagli amici, qui ormai è un po' una famiglia, diciamocelo pure, poi, adesso siamo solo quattro gatti. Prima di cena ci siamo fatti un giro tra le case del paese, percorrendo le stradine larghe e ricoperte di terra sabbiosa che lambisce le soglie delle case, dalle belle porte di legno ricoperte di borchie metalliche, fino alla piccola moschea, che esibisce però uno slanciato minareto, quello dal quale ogni sera sentiamo una voce chiara e potente che canta verso il cielo la sua preghiera. E' proprio dietro casa, ma ci fai presto l'abitudine, un poco come nella nostra casa di Fenestrelle, proprio sotto il campanile, che ogni ora batte implacabilmente le ore con la campana grossa e chi ci viene a trovare stupisce di come si possa resistere.

Case di Ras al Hadd
In realtà diventa una consuetudine che non avverti neppure più, l'uomo è duttile e si adatta a tutto, basta avere pazienza per un po' di tempo. Anche quella volta, nella casa dietro il tempio a Luang Prabang, gli altoparlanti cantarono la loro preghiera ininterrottamente per tre giorni e tre notti e sembrava impossibile resistere, ma la terza notte dormii come un ciocco e mi pareva addirittura avessero smesso, invece il monaco implacabile, proseguì fino al mezzogiorno successivo, come un acufene dimenticato. Dei ragazzini giocano sollevando polvere e terra, poi, dopo averci visto si fermano di colpo per osservarci a lungo, la bambina poi, raccoglie il lembo della veste e scappa via di corsa, rientrando in un portone vicino, dove si ferma a fare capolino, per non perdersi niente. Qualche donna sgaiattola via dietro l'angolo, è ancora presto, fino a sera la gente non esce in strada, fa caldo anche se a Ras al HAdd, il clima è meno severo che altrove, ma evidentemente si preferisce rimanere nel nuovo e moderno piacere delle arie condizionate. Passa un motorino che rasenta i muri che circondano tutte le case del paese. Questa è la tipologia prevalente delle costruzioni: villette a uno massimo due piani, con una piccola torretta rialzata con un terrazzo ed un cortile circondato da un alto muro che mantenga una accurata privacy, anche se poi sono un po' tutti parenti da queste parti, a causa della inveterata abitudine tradizionale di sposarsi tra congiunti anche stretti, cosa che, tra l'altro, provoca un sacco di problemi genetici.

Porte di ras al Hadd
Rientrando svuotiamo per l'ennesima volta, la trappola per tartarughini, davanti al cancello, già quasi piena. Anche questi si salveranno e stanotte verranno varati nel mare vicino. Dopo cena si rimane ancora a lungo sul divano del cortile a chiacchierare. Rachid ed il fratello, che è venuto a farsi un tiro di narghilè, discutono facendo previsioni. Si dice che anche quest'anno l'amato Sultano, che Allah lo protegga sempre, in occasione della prossima ricorrenza della sua 48esima salita al trono, farà un dono a tutti i sudditi, così ogni omanita a metà novembre si troverà sul conto un piacevole e graditissimo bonifico, anche se non si sa ancora bene quanto sarà corposo. Insomma un po' come la nostra IMU, però al contrario, si riceve invece di pagarla. Da queste parti funziona in questo modo insomma, bisogna farsene una ragione. Il nuovo giorno arriva sgradito perché sempre di più è vicino il momento di andarsene via, lasciare il castello e tornarsene a casa. C'è poco da fare quindici giorni sono troppo pochi per staccare davvero la spina. Intanto prendiamo l'ultimo giorno di completo riposo, dopo aver trottato parecchio in quelli scorsi, basta chilometri lungo strade assolate e rettilinee attraverso deserti o piste contorte tra le montagne, oggi si poltrisce per tutto il giorno trascinandosi al più sull'altra parte del capo allo spiaggione infinito di Ras al Jinz, cercando di scavalcare i solchi che hanno scavatole tartarughe nella notte, senza cascarci dentro, per risalire la riva e venire a compiere la deposizione delle uova, operazione complessa che il loro istinto incancellabile le obbliga a compiere.

Ras al Jinz (foto Procchio)
Oggi il mare da questa parte è un poco più mosso ed è più difficile entrare nell'oceano, che a tutta prima sembra respingerti, come fosse offeso dalla tua decisione di partire, di lasciarlo per sempre, quasi non fosse stato capace di convincerti con la sua solitaria bellezza a rimanere di più, lui che voleva solamente esserti amico e sodale. Al largo non vedi più neppure una piccola barca di pescatori che navighi lenta. I grandi dhow di legno invece, navigano più al largo. La sabbia farinosa ed umida scrocchia sotto i piedi, il rumore dell'onda che si adagia sulla battigia è lieve, ma si ripete come un implacabile metronomo che segna il tempo che trascorre. Lasceresti volentieri che il morso del sole scavasse la tua pelle, non hai proprio voglia di andare, ma quando vedi la Toyota bianca al margine della sabbia, ubbidiente, raccogli le tue cose e risali lentamente, il più lentamente possibile, per tenere ancora un poco quel senso di morbida carezza sotto i piedi. Poi le valige salgono sul cassone ed è ora di andare, tra abbracci e promesse, cercando di trattenere il più a lungo possibile scampoli di cielo, sentori e profumi, tessere di colori vivi che si alternano a sfumature d'ocra quasi impercettibili, ma diverse. Ripercorriamo un ultima volta la strada lungo costa verso nord, per raggiungere la capitale, dove arriviamo che è ormai sera, quando è già buio, per consentirci di godere delle mille luci che appaiono all'improvviso quando scollini dalle montagne retrostanti, nelle ampie curve dall'autostrada che si lascia andare verso l'ultima costa.

Gli yacht del Sultano Al Qabboos (foto Procchio)
In posizione un poco più rilevata rispetto alla città non puoi fare a meno di notare i colori e le tre eleganti cupole illuminate dell'altra grande moschea della capitale, la Mohammed al Ameen, che sembra lanciare barbagli d'oro nella notte serena, forse ancora più bella della sua più maestosa collega di rappresentanza. Le luci della città che si stende sotto la balconata delle montagne, uccidono il cielo stellato, ma la falce di luna è già salita oltre l'orizzonte, con quella sua gobba in basso che ti lascia capire di essere ormai dalle parti del tropico. Un'ultima sosta al suk per dare soddisfazione a chi ha dimenticato di fare l'ultimo acquisto all'andata. Al porto vecchio ci sono entrambi i megayacht del Sultano, sarà anche lui in città. Rimane la residua cena dalle note turche che ci regala l'ultimo scampolo della città di notte, poi una corsa a riposare le ore della notte nella nuovissima villa vicino all'aeroporto per non arrivare tardi domattina quando arriverà l'ora. La carissima Miki ci assiste fino all'ultimo come bimbi di ritorno dalla scuola materna. Ancora un abbraccio, poi Muscat, il mare turchino che le sta davanti, la montagna scura e le sabbie che la coronano da dietro, le vedi solamente più dall'alto. Lasciamo un paese piacevole da vedere e da vivere, almeno alla prima sensazione epidermica, un paese che mi hanno insegnato ad amare e che sa farsi ricordare, se sai vederlo con occhio amico o per lo meno se hai avuto la compagnia di chi ti ha insegnato ad amarlo. Grazie Iapo e Silvia, Michela, Roberta e Paola, Elisa e Yussuf e Rashid, Grezzolo e tutti gli altri. Chissà.


La moschea (foto Procchio)

Uovo di tartaruga schiuso (foto Procchio)
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