Visualizzazione post con etichetta Seul. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Seul. Mostra tutti i post

giovedì 18 gennaio 2024

Corea 46 - Ritorno

Seul - Corea del sud - ottobre 2023



 
Insandong
Quando arrivi all'ultimo giorno di un viaggio, i sentimenti sono sempre due, gli stessi ma opposti. Da un lato la sottile malinconia di essere alla fine, con il tenue dispiacere di non avere fatto tutto quello che ti proponevi di fare o anche solo di vedere e poi la voglia insopprimibile di tornare a casa, perché comunque l'esperienza è conclusa ed è inutile rinvangare, bisogna solamente rimettere ordine nelle emozioni, catalogare, fare spazio tra gli altri ricordi, far paragoni, insomma dare un senso a quello che si è fatto. Nel primo caso, vuoi solo cercare di diminuire i rimpianti, per quello che avresti dovuto prevedere e solo per pigrizia non hai fatto, mescolando il tutto con la sgradevole certezza che le realtà anagrafiche che ti competono, non ti daranno più seconde occasioni per ritornare da queste parti a riprendere in mano quello che hai lasciato e quindi quel senso di saudade diventa ancora più penetrante. Nel secondo, hai la soddisfazione di aver comunque compiuto qualcosa, certamente positivo per te stesso, ma sei come un po' spaventato di fronte alla mole del lavoro che ti aspetta a casa e che in ogni caso non riuscirai a compiere completamente come vorresti e in fondo a chi importerebbe? 

Tanto non ti fare illusioni, ormai non mancherà molto e poi tutte queste cose, questi dati, queste emozioni scompariranno per sempre e non ne rimarrà più traccia. Forse è proprio questo il nostro terrore inconscio, l'essere completamente dimenticati, come se il nostro passaggio qui fosse stato un inutile dispendio di DNA a perdere, nel gorgo nero e senza fondo della storia. Quindi in ogni caso l'ultimo giorno è sempre un poco grigio, diciamo di evidenza negativa, anche se qualche cosa ancora rimane pur sempre da fare. Va bene intanto prepariamoci a tornare. Ci sono ancora un po' di ore prima di dare il valigione alla gentile signorina del check-in. Bisogna come sempre sfruttarle fino all'ultimo, come dice il turista incallito. Intanto liberiamo la stanza che il nostro Hung poi, se no ci critica e lasciamo il valigione nell'apposito spazio della piccola hall. Non mi sembra il caso di usare i lucchetti dedicati a disposizione per cautelarci dagli inesistenti furti e via a colazione. Come ho già detto ci tocca rinunciare al vicino tempio di Jongmyo che è all'interno del parco del castello a noi più vicino e mi ero tenuto come chicca finale per addolcire i dolori della partenza, ma come ho detto è chiuso al martedi e bisognava pensarci ieri. 

Ma a Seul c'è sempre qualche cosa di interessante da fare, per cui facciamo due passi per andare a vedere il museo del design e dell'artigianato, posizionato proprio sul confine del Bukchon Hanok Village che avevamo visitato il primo giorno a Seul. Non è ancora aperto per chi mi siedo ai tavolini del baretto che sta davanti, tra un  negozio dove farsi le foto e uno che affitta hambok. Arrivano un paio di ragazze giovani, scendendo le scale dal piano superiore dove ci sono i vestiti più belli. Effettivamente le hanno conciate magnificamente, fiorellini bianchi tra i capelli e nastri dorati che scendono sulle trine dell'abito vaporoso; poi ne arrivano altre due con le ampie gonne che roteano leggere, nuvole di rosa e giallo pallidissimo. Poi anche loro se ne vanno verso il vicino castello come damine ottocentesche. Vicino a me una giovane mammina imbocca una pargoletta che sembra un peluche, con cucchiaiate a corto raggio che paiono ingozzarla come un pollo da allevamento, ma che alla fine riesce ad ingurgitare con grazia. I bambini sono sempre deliziosi a questa età. Un po' più in là una altro anziano, in una specie di tuta mimetica sta aspettando la nipotina che quando arriva, vestita di tutto punto, è tutta vergognosa e si rianima solamente con un bel pezzo di croissant; anche loro di certo aspettano che aprano i castelli. 

Abiti

Finalmente arriva l'ora di staccare il biglietto. Il nostro museo dell'artigianato è costituito da una serie di cosrtuzioni moderne, disposte tanto per cambiare nei congrui spazi di un grande parco fiancheggiato dalla Yulgok-ro, davanti a Insadong. Appena entrato ti perdi in volumi immensi dove le opere sono disposte in una perfetta posizione minimalista che ti fa immediatamente capire l'amore assoluto di questo popolo per la bellezza ed il design. Linee pure, colori assoluti, oggetti emblematici che fanno della loro attrattiva assoluta il loro necessario esistere, al di là della loro specifica funzione. Vasi stupendi, vesti e tessuti, scatole, mobili ed oggettistica di ogni tipo, dai ventagli agli ombrelli, tutti uniti dal fil rouge della loro spettacolare bellezza. Una bellezza assoluta fatta di linee e di forme apparentemente semplici ed invece di certo studiatissime. Ricami di una complessità straordinaria, sete fruscianti, separè intrecciati di stoffe prezione e listelli di legni ricurvi e tante altre cose delle quali ho preferito mantenere l'emozione di insieme piuttosto che il ricordo singolo, destinato ad essere poi irrimediabilmente confuso o peggio smorzato nel ricordo, dal passare del tempo. E ancora sculture di giada, lacche preziose, portaocchiali e fiori di carta; ogni oggetto è uno splendido monumento a se stesso eppure parte attiva di questa arte evidentemente curata e diffusa. 

Scatole laccate

Spesso vengono esposte le foto od i ritratti dei maestri che queste opere hanno prodotto. Il tempo dedicato ad godere della bellezza è sempre ben speso ed un popolo che tiene questo aspetto in così grande considerazione non si può che apprezzate ed ammirare profondamente. Fuori la giornata è bella e il sole pieno riesce a scaldare un poco l'aria ormai decisamente frizzante della capitale. Nel vicino giardino una sorta di esibizione che ha come tema proposte di paesaggio urbano per una città del futuro, con molti ambienti e simulacri di costruzioni, aiuole e laghetti dove le ultime libellule dell'autunno si accoppiano leggere e stormi di bambini giocano inconsapevoli dei problemi che a poche decine di chilometri da qui potrebbero in ogni istante decidere del loro futuro. Torniamo sui nostri passi, per recuperare la valigia e cominciare l'itinerario obbligato del nostro personale gioco dell'oca che ci dovrebbe ricondurre, speriamo, fino alla casella finale di casa. Ma non appena riguadagnamo la hall della nostra guesthose deserta, ci accorgiamo con orrore che la nostra valigia, per eccesso di zelo e di prudenza è stata lucchettata per il manico alla sbarra antifurto. Maledizione e adesso chi ci dice la combinazione di sblocco. 

Comincio disperatamente a provare le calssiche 0000, 1111, 1234 e così via. Niente da fare. Il bus passerà tra un quarti d'ora al massimo e io non ce la farò sicuramente a provare le 9999 combinazioni possibili. Accidenti, per una belinata del genere non mi vorrei rassegnare ad abbandonare la valigia a Seul. In questo casi comincia a salirmi l'affanno, Calma ragazzi, cerchiamo quantomeno di evitare lo sc-iupùn come si dice da noi. Ad un certo punto, quando la disperazione comincia a prendere il sopravvento, sento rumori che provengono dal piano di sopra ed ecco il sorridente e benedettissimo sig. Hung che arriva di corsa e sbloccare la catena ed a liberare i nostri averi che ormai temevo perduti per sempre. Naturalmente il tutto tra mille inchini di scuse e spiegazione del fatto che non si sa mai ed è sempre meglio essere prudenti. Insomma pericolo scampato, ma non puoi mai stare un minuto tranquillo. Ce ne andiamo così piano piano al nostro bus stop dove ogni mezz'ora passa la navetta per l'aeroporto dove arriviamo tanto per cambiare con largo anticipo. All'aeroporto ci sono due operazioni da svolgere. Andare al convenience store a fare svuotare la T-money card dei soldi rimasti, poi andare al cambista a ricambiare i won in Euro, operazioni che si svolgono in pochi minuti. 

Parco

Poi spendere gli ultimi won rimasti nel Paris Baguette e mollare la valigia prima di aspettare l'imbarco. Naturalmente poi in Italia mi ritroverò un bel biglietto da 50.000 W che avevo messo da parte per le emergenze e che le banche qui giudica valuta sconosciuta. Comunque tutto fila via come l'olio, si arriva nell'immenso spazioporto dalle lineee avveniristiche di Pechino nel cuore della notte. I controllori sono molto puntuali nei controlli, tant'è che mi fanno completamente svuotare lo zaino esaminando con cura  minuziosa tutta la mia attrezzatura fotografica, obiettivo per obiettivo ed alla fine mi sequestrano pure una vecchia power bank, che per fortuna neanche funzionava, ma è la legge capirà, c'era pure scritto sul cartello e si mostrano anche sinceramente dispiaciti, i falsi. Rimangono solo più le ore di attesa nella buia solitudine degli spazi sconfinati di questo non luogo assoluto, semibuio e silenziosissimo, come si conviene ad un ambiente di un futuro distopico e distante. Che nostalgia per i tempi in cui l'aeroporto di Pechino era solamente uno stanzone circolare con otto gate che si aprivano sull'esterno e una folla in attesa di essere imbarcata. Chissà se riconoscerei ancora la città dove tante volte sono sbarcato a cercare di portare a casa lavoro per chi a casa mi aspettava ansioso. Inutile rivangare. Anche questa volta è proprio finita.

SURVIVAL KIT

Ingresso

SeMoCA - Seul museum of Craft Art - Aperto solo nel 2021 in pieno periodo Covid, presenta tre grandi edifici per l'esposizione di materiali riguardanti i tipi di artigianato più caratteristici della Corea, ordinati per tipologia, con esempi di oggetti antichi fino alla presentazione di quelli di più moderno design, con l'aggiunta di una serie di filmati molto interessanti che si riferiscono soprattutto alle metodologie di produzione e le lavorazioni necessarie ad ottenete gli oggetti stessi, nonchè il richiamo ad artigiani famosi del passato e del presente. Nel quartiere di Insadong di fianco al Bukchon. Metro stazione di Anguk. Gratuito. Disponibili le audioguide. Dedicategli almeno un'ora.

Terminal bus per l'aeroporto 6011- Fermata davanti al Changdeokgung, ogni mezz'ora - 17.000 W. Durata quasi un'ora.

Se ti è piaciuto questo post, ti potrebbero anche interessare:

41 - Spettacoli vari








mercoledì 17 gennaio 2024

Corea 45 - Ancora a Myeongdong

Giovani di Seul - Corea del sud - ottobre 2023

 

Nel parco

La passeggiata che scende da Namsan è una strada sinuosa che perde di livello lentamente tra tronchi secolari ed un tappeto di foglie ingiallite che ricoprono l'erba ancora verde dei prati. Se non comparissero di tanto in tanto negli squarci tra gli alberi, le alte cime dei grattacieli di Myeongdong, ti sembrerebbe di essere perduto tra i monti eppure sei al centro di una delle città più popolose e moderne del pianeta. Di certo quando si riesce ad ottenere questo effetto con una intelligente gestione degli spazi urbani dedicati allo svago, il risultato è importante, perché ormai quasi tutti hanno capito che dedicare una parte della vita ad altro che non sia solamente il lavoro e la tensione produttiva, è ormai un aspetto irrinunciabile della vita, checché ne dicano i nostri amici americani workoolics o come si dice. Talmente vasto è il parco, che per lunghi tratti non incontri quasi nessuno eppure in cima al monte c'era una folla consistente. Bello e piacevole, così passeggiando tranquillamente raggiungiamo la base della montagna dove un altro parco all'interno del parco, contiene altre interessanti proposte. Infatti in un bel giardino ecco che si sviluppa una costuzione avveniristica dal disegno sinuoso, due grandi anelli che contengono al centro una sorta di altare o monumento che dir si voglia. 

Airone cinerino

Dalla targa apposta, devi scendere attraverso una specie di passaggio obbligato per vederla, si apprende che questa è una cosiddetta capsula del tempo dove sono stati seppelliti circa 600 oggetti che illustrano in modo il più possibile completo, la nostra epoca e che sarà aperta solo tra 400 anni in occasione del millenario della fondazione di Seul, epoca nella quale "il paese sarà finalmente unito". Punto di vista che chiarisce molto bene questo aspetto deprivativo che la popolazione coreana percepisce a riguardo della imposta divisione della nazione. Al di là della strada, in un altro bel giardino, mura antiche racchiudono una serie di costruzioni tradizionali molto ben conservate, un hanok di qualche centinaio di anni, che si presenta dall'esterno come molto interessante soprattutto per la sua autenticità, tuttavia è aperto solamente durante il weekend e quindi buttiamo un occhio dalle fessure, con un po' di dispiacere e quindi finiamo per passare un po' di tempo davanti ad un delizioso stagno dove paperelle e aironi cinerini posano quasi immobili davento ai clik e clak degli amanti della fotografia, constatando, visto che c'è anche il tempo di compulsare un programmino per domani, che il tempio che volevo vedere vicino al nostro albergo è invece chiuso il martedì, destino barbaro e bastardo che congiura contro la mia brama di spititualità. 

Myeongdong

Così cammina cammina siamo arrivati al margine sud del quartiere di Myeongdong e ci inoltriamo nuovamente in quello che è uno dei centri più vivaci della movida. Infatti benche siano solamente le 18, le strade sono già piene di giovani che si spostano da un locale all'altro. Al centro del quartiere, in una zona sopraelevata, sorge la cattedrale cattolica della città, la più grande della Corea, costruita completamente in mattoni rossi. Ha una forma decisamente simile a quella già vista di Jeonju. Un assieme di stili secondo la moda ottocentesca, con una facciata che eleva una alta torre centrale. All'interno, grazie proprio alle sue dimensioni, la chiesa è maestosa e c'è anche un discreto via vai di fedeli, incluse suore e altri religiosi. In Corea il cristianesimo è decisamente diffuso e raccoglie circa il 25% di credenti, più o meno alla pari con i fedeli buddisti, mentre la restante metà del paese si dichiara non religioso. Tutto questo anche se la mentalità del paese è sempre stata fortemente influenzata dalla mentalità etica confuciana con strascichi di credenze che derivano dall'antico sciamanesimo coreano. Tuttavia, come noto negli ultimi decenni si sono insinuate in questa realtà molte sette collaterali che hanno avuto una certa presa su alcune fette della popolazione.

La cattedrale

Tra queste, il movimento Jeungsando, il sincretico Daesun Jinrihoe, il panteistico Ceondoismo e frange di taoismo e buddismo Won, oltre alla famosa o famigerata che dir si voglia, chiesa dell'Unificazione del Reverendo Moon che propugna una restaurazione legata alla realizzazione della famiglia ideale. Qualcuno ricorderà fastose cerimonie in cui venivano uniti in matrimonio contemporaneamente centinaia di coppie di sconosciuti, legate a questo fine. Per la verità durante la nostra permanenza non abbiamo avuto alcun sentore di nessuna di queste sette che pure saranno ancora certamente presenti nei meandri della spiritualità del paese anche se in maniera evidentemente non così appariscente. Qui nella cattedrale intanto si stava svolgento una funzione, seguita tuttavia da poche persone nella parte vicino all'abside, per cui dopo un breve giro di ricognizione, ce ne siamo andati in punta di piedi per non disturbare troppo, come è mia consuetudine in questi casi. Quindi si decide di trascorrere tutto il resto della serata passeggiando nelle vie più frequentate osservando negozi e banchetti di street food iperaffollati di gente che divora qualunque cosa, in  piedi come i cavalli o accoccolata sugli scomodissimi gradini al bordo della strada. Passiamo davanti ad una serie di negozi di bellezza che occupano metà della strada con espositori esterni carichi di offertissime 3x2, 50%, merce in regalo se ne compri altra e campioni offerti ai passanti pur che entrino a farsi raccontare la favola del lupo da affascinati ragazze dalla pelle madreperlacea che esibiscono, a testimonianza della bontà dei prodotti che vengono offerti in sconto. 

Sconti
Le signore, sono attirate da questa promessa di eterno ringiovanimento come le api dal miele, al solo sentire la descrizione dell'efficacia di questi strepitosi prodotti anti age, maschere facciali che spianano ogni tipo di ruga e cerottoni da posizionare durante la notte sugli occhi e sul labbro superiore per annullare l'effetto codice a barre e le famigerate zampe di gallina, cadono in deliquio e ascoltano convinte le dotte spiegazioni che vengono fornite direttamente in coreano stretto. Qualche cosa alla fine compri, vuoi mica uscire a mani vuote da tutto quel ben di dio! In effetti vedi tutta gente che cammina con borse e borsoni alla mano ed evidentemente i negozi qui attorno fanno affari d'oro, viste le vetrine gigantesche, rutilanti di luci e di colori. Anche i distributori di cibo però non sono spettacolo inferiore. Qui si fa di tutto. Fritti di ogni tipo, pentoloni di brode di difficile interpretazione, griglie di carni, pesci, crostacei e verdure, frutta allettante presentata benissimo e dolciumi che dicono solo mangiami mangiami. Naturalmente i prezzi sono assolutamente di affezione, evidentemente di soldo ne gira parecchio. Tanto per fare un esempio, una spremuta di limone (un limone e mezzo malcontato) allungato con acqua gassata, la fanno a 5000 W. Comunque ora che vengono le 10, anche noi abbiamo le nostre borse e pacchettini di ordinanza in mano e siamo pronti a prendere il meritato taxi che ci porti a nanna, visto che domani si parte definitivamente e buona notte.


Seppie grigliate al miele


Se ti è piaciuto questo post, ti potrebbero anche interessare:

Scarpantibus
41 - Spettacoli vari
Patate fritte





Grigliatura




martedì 16 gennaio 2024

Corea 44 - Namsam park

Da Namsan park - Seul - ottobre 2023

 

La produzione artigianale dei kimchi

Oggi direi di prenderla con molta calma, in linea con la sensazione sempre più spiccata che ti dà questo posto. Usciamo di casa, andiamo al baretto dove eravamo stati nel giorno del nostro primo arrivo a Seul e ci gustiamo il nostro cappuccino senza cannella osservando il va e vieni degli avventori che vengono per prendere e portarsi via i bibitoni giganti di caffè americano, bollente o ghiacciato a seconda dei gusti e poi corrono via per andare al lavoro, con piglio decisamente statunitense, cultura che evidentemente ha pesantemente condizionato il paese per ovvi motivi. Poi ci facciamo un paio di fermate della metro fino a City Hall per vedere uno dei castelli minori, il Deoksugung, anch'esso al centro di un bel parco urbano, come ho imparato essere consuetudine. Qui ci dovrebbe essere anche un interessante cambio della guardia. Così raccogliamo il primo schiaffo della giornata. Ricordatevi sempre di informarvi prima, questa è la regola dell'attento turista, prevedete e regolate gli itinerari oltre che gli orologi, se non volete avere sorprese, certo non è la regola del viaggiatore, ma così eviterete di innervosirvi nutilmente. Infatti questo castello è chiuso il lunedì. 

Varietà di peperoncini
Saggiamente essendo diversi i monumenti di questo tipo, la municipalità effettua il giorno di chiusura in maniera alternata, alcuni il lunedì, altri il martedì, così da non lasciare il malcapitato, ma attento turista a becco asciutto, in modo che abbia sempre e comunque qualche cosa da vedere e allo stesso tempo far lavorare senza problemi, i vari negozi che affittano gli hanbok per le visite. Bisognava pensarci prima. Così, dopo aver girellato un po' sotto lo sguardo sinceramente dispiaciuto di qualche poliziotto di guardia all'ingresso, desolantemente chiuso, ce ne facciamo una ragione, traversiamo la piazza antistante, dove c'è una specie di fiera dell'agricoltura del benessere, sembrano i gazebo della Coldiretti, che vendono prodotti vari, funghi, erbe, alghe, kimchi e compagnia cantante. Ci fermiamo ad assaggiare il miele, assolutamente biologico, ma rifiutiamo gentilmente l'offerta di una vecchierella che sta preparando una montagna di kimchi, rossi come il fuoco; il pizzicore del peperoncino ti aggrdisce anche a distanza di un paio di metri e quindi ce ne andiamo verso il vicino mercato di Namdaemun, si dice il più grande di tutta la Corea ed anche il più interessante in assoluto. 

Trippe e salamini
Ci si arriva comodamente a piedi, percorrendo la Sejong-ro per qualche centinaio di metri verso sud. In effetti questa, che è una vera e propria città del commercio, occupa un intero quartiere ed è piuttosto interessante per considerare i gusti e le tendenze della gente di qua. Tutta la zona abbigliamento e calzature, forse la parte preponderante, è piena zeppa di negozietti che offrono prevalentemente robaccia di bassa qualità, dimenticatevi i lussuosi negozi delle griffe di Gangnam o di Myeongdong, tuttavia non vedi neanche il proliferare dei tarocchi come in molte capitali orientali. Per le scarpe trionfano sneakers di ogni tipo e scarpacce varie, senza farsi mancare le molte tipologie delle nuove Crocs. Naturalmente la parte più affascinante per il turista è quella alimentare, dove puoi scorrere tutta l'offerta della cucina coreana, dalla meravigliosa ed elefantiaca frutta, alla ordinata e pur rigogliosa verdura. Ci perdiamo nei meandri del sottosuolo dove si allarga un secondo chilometrico mercato fatto di tunnel segreti e ricchi di strambugi di ogni tipo. Qui anche la gastronomia del cucinato è ricca di offerte con capaci pentoloni da cui pescare e portarsi via la vaschette pret-à-manger direbbero a Parigi. 

Myeongdong

Infine riusciamo a trovare la strada per uscire all'aperto, tra collane di trippe e salcicce fumanti, ma non solo. Infatti noti anche una bella varietà di robe strane come alghe, funghi sconosciuti e altre cose di più difficile interpretazione. Tuttavia devo dire che non trovi quella gamma orientale così comune e gradita agli obiettivi dei visitatori, dei vari insetti o cibi anomali per la nostra mentalità, men che meno animali che cozzano contro il nostro animo sensibile, anche se generalmente questo non si agita più di tanto se vengono sterminati bambini o altro. Devo informarvi, per amor di cronaca, che anche qui, proprio in questi giorni è passata una legge che vieta la macellazione di cani e gatti ed altri animali di compagnia a scopo alimentare, così sarà contenta anche quella vecchina che ogni sera passeggiava a Myeongdong con cartelli che chiedono la salvezza alimentare per i cani. Si dice comunque che al momento questo consumo sia limitato a non più di un centinaio di ristoranti in tutto il paese, utilizzo proprio soltanto più di vecchi amanti delle tradizioni, ma già aborrito dalla popolazione giovanile e lo noti da come si coccolano i cagnolini al seguito.

La porta
Bisogna anche sottolineare come questo mercato sia certamente il più visitato dagli stranieri, prevedendo anche una zona per i souvenir e agli incroci principali, la presenza di apposite garitte che ospitano ragazzi vestiti di rosso vivo che sulla schiena portano la scritta Red angels, col compito di rispondere ad ogni richiesta di informazioni, anche se bisogna  rimarcare che basta fermarsi un attimo ad un angolo con in mano la mappa del mercato, per essere subito avvicinato da qualcuno che ti chiede cosa cerchi e se hai bisogno di aiuto. Facciamo un po' di spesette, incluso un paio di comodissime scarpe senza lacci per me, che sono a mio parere, indispensabili per viaggiare in Corea, dove ogni tre per due devi levarti le scarpe per entrare da qualche parte coi i piedoni sudaticci e puzzolenti dopo ore di cammino. Peccato che sia l'ultimo giorno, forse bisognava pensarci subito, ma verranno buone per un'altra volta o per altri luoghi similari. Noto anche che al contrario di quanto suggerito dalle guide e dagli esperti, qui nel  mercato i cambisti offrono un tasso più interessante che all'aeroporto: 1420 invece di 1390, che se cambi un millino, fa un po' di differenza, più di una ventina di Euro, che sarà pure poco ma alla fine, venti di qua, venti di là, cuba.

Verso la collina

Dall'altra parte del mercato c'è un'altra delle porte della città, restauratissima e pertanto esattamente uguale alle altre. Subito dietro vedi la sagoma incombente della collina di Namsan, il più grande parco urbano della città, con la guglia della torre che sulla cima punta verso il cielo. Sembra vicinissima ma ci tocca una bella scarpinata per raggiungere l'ascensore che conduce fino alla teleferica. Ci arriviamo verso l'una, ma guarda un po' ogni ludedì mattina, l'ascensore fa la programmata manutenzione, ordine ed efficienza innanzitutto. Qui non è come sulle metro in Italia, la manutenzione si programma e si fa, cascasse il mondo. Così apre solo all'1:30, dopo aver fatto un su e giù di prova al rallentatore, per cui aspettiamo sereni in coda con le vecchierelle, per non farci un centinaio di metri di dislivello di scale. Poi il cable car ti tira su in un attimo fino alla cima della collina; sotto scorrono le cime degli alberi di un bosco fittissimo le cui foglie hanno ormai preso i colori dell'autunno. E' un tappeto di sfumature bellissime, rosse e gialle, mescolate a qualche sempreverde, che si protrae fino alla cima, dove un grande spazio funge da vera e propria balconata sulla città, che si offre alla vista da ogni sua parte come una bellissima donna distesa ai tuoi piedi. Riconosci da qui ogni quartiere e poi i monti lontani verso nord che segnalano la vicinanza della frontiera dell'inquietante vicino che sta a meno di una cinquantina di chilometri. 

Gorgu pizza

Tuttavia fatichi un poco ad avvicinarti alle ringhiere, perché per tradizione pluridecennale, queste sono completamente ricoperte da milioni (non è una esagerazione) di lucchetti dell'amore di ogni forma e dimensione. molti con specifici messaggi. Una situazione incredibile che obbliga i nuovi innamorati che arrivano fin qui ogni giorno numerosissimi, a ricercare sempre nuovi spazi da invadere, in quanto i vecchi sono compeltamente intasati da più strati di materiale ormai arrugginito dalla impietosità degli eventi atmosferici. L'amministrazione lascia fare perché tutto quanto fa spettacolo, ma qua è un delirio. Non sai più da che parte voltarti, né tantomeno appoggiarti. Prima di dedicarci alla torre comunque bisogna mangiucchiare qualche cosa. Vengo morbosamente attratto dalle pizze che un localino non ancora crollato sotto il peso dei lucchetti che lo sovrastano, offre ai suoi avventori e, affascinati dalle foto e dal contesto, ordiniamo subito la Pizza Gorgu, indovinate un po', al gorgonzola verace, che è pure buona e sottile come piace a me. D'altra parte la pizza, ormai internazionalizzata, è buona sotto qualunque cielo e adesso anche a Napoli hanno sdoganato quella all'ananas, dunque, avanti Savoia, come si dice. Dalla vetrata mi godo tutta la città a nord fino ai grattacieli delle estreme periferie che appaiono azzurrini nella leggera foschia umida, poi è ora di procedere che il tempo stringe. 

Tiziana tra i lucchetti

SURVIVAL KIT

Parco di Namsan e dintorni - E' una vasta zona che si stende da City Hall verso sud, oltre Myeongdong e comprende la montagna parco con la Seul tower. Qui oltre a diversi musei, c'è il castello di Deoksugung, (ricordate chiuso il lunedì), il grande mercato di Namdaemun, il più frequentato dai turisti (possibilità di classici souvenir), poi superata una delle porte della città potete salire sulla montagnola di circa 250 metri di altitudine, parco molto frequentato dalla cittadinanza. Potete quindi decidere se mangiucchiare uno spuntino al mercato o sulla collina. Si prende prima un ascensore e poi il cablecar fino in cima (10.500 W per i senior, 14.000 normali). Qui molti punti di ristoro e varie attività, inclusa la salita alla torre panoramica di 225 metri. Scendete a piedi per godervi il parco e le sue molte attrazioni in particolare se siete nel periodo autunnale del foliage. 

Sulla cima di Namsan


Se ti è piaciuto questo post, ti potrebbero anche interessare:

Tutta roba bio
41 - Spettacoli vari
La Seul Sky di 555 metri

Where I've been - Ancora troppi spazi bianchi!!! Siamo a 121 (a seconda dei calcoli) su 250!