domenica 2 giugno 2024

India 29 - Verso il passo

Ragazze del Kerala - Manali - Himachal Pradesh - India - Marzo 2024 (foto T. Sofi)


Vista la pioggia che ormai ha assunto un'andamento continuo e poco incline a smettere, mi sa che è arrivata l'ora di ritirarsi definitivamente, magari cedendo alle lusinghe del ristorante dell'albergo, di cui si dice bene, quantomeno nei commenti. Ma lungo la stradina che risale la collina c'è un'altra sirena che lancia occhieggiamenti irresistibili, infatti pare che proprio dietro il nostro rifugio, ci sia uno dei più frequentati templi della città, anzi forse uno dei più santi in assoluto seppure dedicato ad una divinità minore. Si tratta del tempio di Hadimba, una antica costruzione nascosta nella foresta il cui nucleo primario risale al XV secolo. Tra gli alberi che la proteggono, la piccola costruzione si eleva in maniera piramidale, con tre piani sovrapposti sopra una grotta dove si dice meditasse la dea Hidinba Devi, moglie di Bhima uno dei cinque fratelli protagonisti dell'epopea mitologica del Mahabarata, forse il poema epico più lungo del mondo. Attorno al tempio si dice si avvertano vibrazioni spirituali molto potenti. Per la verità più che di vibrazioni questa sera si avverte un casino del diavolo, visto che il tempio è affollatissimo di gente addobbata di tutto punto in vesti tradizionali rosso vivo, le donne in particolare che portano copricapi complessi ornati da pesanti collane e pendenti di metallo. 

La presenza di occidentali viene subito notata ed il coinvolgimento in una serie infinita di selfie diventa anche occasione per poter fotografare con calma i visi e le figure più interessanti, anche se la luce non aiuta. Sono un gruppo che arriva dal lontano Kerala e tutti sono eccitatissimi più che per la santità del posto, perché non hanno mai visto la neve in vita loro e non stanno più nella pelle di provare ogni lato classico di questa esperienza per loro decisamente mistica. Suoni, canti e balli, ma domani su a correre in mezzo alla neve e a prendersi a pallate. Come non capirli. Le ragazze ridono di gusto occhieggiando qua e là, forse dopo questa gita sociale nasceranno contatti e proposte, chissà, i bambini, anche loro bardati di tutto punto, corrono a perdifiato, pochi accedono al tempio per più di un breve momento di raccoglimento davanti alla pietra nera che raffigura la presenza della dea. E poi un'altra motivazione che di certo ha condotto fin qui il gruppone, sta nel fatto che la location è diventata popolarissima in tutto il paese dopo che è stata scelta per girare un filmone di Bollywood che ha ottenuto un successo clamoroso e per l'India questo significa staccare centinaia di milioni di biglietti, non so se mi spiego. 

Alla fine tutti vogliono essere fotografati, chi in pose marziali come richiederebbe il posto, chi da bella famigliola e alla fine il gruppo vacanza Kerala al completo in tutto il suo splendore si dispone tra gli alberi per la foto finale di rito. In fondo sono turisti anche loro, perché dovrebbero negarsi i classici piaceri per cui hanno pagato? Intanto, poco a fianco, c'è un altro punto di devozione, il Ghatokacha temple, ad un centinaio di metri dal tempio principale e dedicato appunto al figlio della dea Hidimba, la cui origine sembra risalire addirittura al VII secolo. In realtà si tratta solamente di un altare piattaforma eretto attorno ad un gigantesco albero di shami (Prosopis cineraria). Sull'albero sono deposte decine di corna di grandi montoni sacrificati durante le cerimonie. Il mito che riguarda questo guerriero è particolarmente complessa e vi basti sapere che ebbe parte fondamentale nella vittoria dei Pandava (i buoni) sui Kaurava. Insomma arrivando fino a Dune, in tutte le culture c'è un conflitto permanente ed insanabile tra Atreides e Arkonnen, basta cambiare i nomi e i topos si ripetono all'infinito. Per chi volesse saperne di più si rimanda alla lettura del Mahabaratha e dei suoi circa 95.000 versi dei 18 libri principali, in cui troverete facilmente tutto il compendio della mitologia induista. 

il Ghatokacha temple

Intanto gli amici del sud sciamano festosi facendo tintinnare cavigliere e bracciali, le donne e scrollando leggermente il capo e ondeggiando i baffi, gli uomini. Scendono a valle prendendosi l'acqua, che in India non è mai una maledizione, anzi, sembra sempre occasione di festa. Per noi invece, un triste buffet in cui di mangiabile intravedo solamente dei noodles non troppo ricoperti di peperoncino. La notte è calma ed i chiarori dell'alba raccontano di una bella nevicata mista ad acqua che comunque è già riuscita a ricoprire il gardino di un leggero strato molle e fangoso, che non accenna a placarsi. Guardiamo tristemente fuori dai grandi finestroni le falde larghe che scendono mentre il cielo è completamente coperto, la nebbia bassa e le imponenti montagne che dovrebbero fare da quinta, potrebbero non essere mai esistite, se non nella nostra fantasia. Alla fine bisogna deciderci. Il nostro prode Gurgeet, si aggiusta il turbante rosa e decide che quantomeno bisogna fare un tentativo se no cosa siamo arrivati fin qui a fare: Così partiamo verso il passo mentre continua a nevicare. Il fatto che sia mista è comunque un bene perché in questo caso sembra non si accumuli più di tanto sulla strada che sale subito dopo Manali in ripidi tornanti. 

Il fatto è che lo sviluppo turistico della valle è stato imponente e ormai il percorso è sovraccarico di mezzi e di tiuristi che intendono sfruttare in ogni modo e senza alcuna rinuncia, questa che è una, forse l'unica occasione che abbiano avuto per avvicinarsi agli sport invernali, ovviamente sconosciuti al subcontinente fino a pochi anni fa. Così la strada è letteralmente intasata di veicoli che tentano di salire verso il tunnel di Atal che da pochi anni è stato costruito per risolvere il problema della chiusura del passo di Rahtang che per molti mesi all'anno isolava il Ladakh e questa porzione di paese. Naturalmente la dimestichezza degli autisti indiani con la neve è piuttosto approssimativa e accoppiato allo stato di macchine e pneumatici, che già faticano a non uscire di strada in condizioni normali, contribuiscono a creare condizioni diciamo così, difficili. In breve è tutto un casino di macchine che slittano, che scivolano e si mettono di traverso e che non riescono a ripartire, tra lo strombazzamento di clacson dei quattro ruote che invece tronfiamente vorrebbero strada libera e niente impicci. Così in un'oretta riusciamo a percorrere non più di una ventina di chilometri. Siamo in mezzo ad una foresta di grandi conifere nere, con piccole radure e slarghi ormai cmpletamemte coperti di neve. 

Nevica deciso

Piccoli gruppi di bovini o greggi di capre himalayane dalle lunghe corna contorte occupano anch'esse la carreggiata, traversandola qua e là, in fondo senza disturbare più di tanto visto che marciano più in fretta delle auto, anche se si fermano ai margini per trovare qualche cespo di erba nuova appena spuntata e non ancora ricoperta dalla nevicata. Pastori irsuti e avvolti in pesanti tabarri di feltro, le accompagnano senza preoccuparsi troppo del traffico, poi spariscono anche loro tra gli alberi, sulla montagna. Le serie di strambugi al margine della via che affittano attrezzature da sci, sono desolantemente vuoti, i tenutari pencolano sulle gambe con lo sguardo basso, in attesa di clienti che non arrivano, battendo i piedi a terra per ingannare il freddo. Le centinaia di tute dai colori sgargianti, rimangono appese alle grucce, inutili e vuote come allegri sacchi da cadaveri alla fine di una guerra. Procedere è una vera pena, alla fine, quando l'altimetro segnala una quota vicina ai 3000 metri, anche Gurgeet cede. Così non si può continuare, anche il nostro mezzo scivola e non riesce a procedere più di tanto. 

Non siamo stati fortunati, per questa volta non riusciremo a vedere la Solang valley che ci aspetterebbe al di là del tunnel e comunque oggi credo che ci sarebbe davvero poco da vedere. Giriamo i buoi, come si dice a Mandrogne, e torniamo con la coda tra le gambe verso Manali. dove ci aspetta una giornata di cazzeggio in città. Capisco che è un po' come rinunciare ad arrivare alla cima dell'Everest quando ormai sei arrivato a pochi metri dalla vetta, nel nostro piccolo naturalmente, ma cosa ci vogliamo fare, questo è il destino di chi cerca la sua strada filosofica verso il tetto del mondo, saper rinunciare di fronte alla forza della natura è anch'esso un insegnamento. D'altra parte non ci si può opporre al destino barbaro e bastardo, si vede che era destino e noi umili mortali di pianura, non possiamo opporci al fato. Prendiamola così, che va bene. Arrivati giù, ironia della sorte, smette di nevicare. Il bianco lascia però il posto ad una acquerugiola ancora più fastidiosa ed umida. Anche nella Mall road c'è poca gente, si saranno tutti rintanati al calduccio sotto le coperte. Scediamo e liberiamo il nostro amico che corre a rifugiarsi al calduccio da qualche parte. Noi, passando tra una goccia e l'altra andiamo in fondo al mercato dove c'è il monastero tibetano, l'altra attrazione religiosa di Manali. 

Una porta
Il gompa

Il Ghadan Thekchhokling Gompa è un luogo di culto buddista molto famoso e richiama fedeli da ogni parte che vengono qui a meditare sotto la guida di monaci accreditati e di certo sapientissimi. Bisogna in effetti ricordare che tutto l'HImachal Pradesh è diventata la sede per un gran numero di appartenenti al clero tibetano, dopo la diaspora seguita all'occupazione dei Cinesi negli anni cinquanta. L'India li ha accolti ben volentieri in contrapposizione all'antico nemico cinese, concedendo loro larghi spazi proprio in questo stato montagnoso, povero di popolazione che ben si addiceva ai profughi, come bene vedremo poi nella più famosa Dharamsalah. Bisogna sempre ricordare l'importanza geopolitica che hanno le religioni nel subcontinente, specialmente in queste zone di passaggio che distinguono i territori molto di più dei confini di stato. Qui infatti è proprio il passo di Rothtang a segnare il passaggio netto tra la cultura induista e quella tibetana, così come Kargil era la suddivisione altrettanto decisa tra Buddha e Maometto e questo si può vedere nei vestiti e nelle abitudini della gente, oltre che dalla forma dei templi. Qui a Manali in questo bellissimo Gompa, ti senti completamente immerso nell'atmosfera del buddismo tantrico-

La biblioteca
Monaco in meditazione

Puoi rimanere estatico nelle sue sale silenziose ed i templi scanditi dai suoni ritmati di campanelle o di tamburi di preghiera, mentre le voci dei rari monaci fanno da sottofondo con i loro toni a bassa frequenza, così profondi da rasentare la soglia dell'inudibilità. Che contrasto con la folla e la confusione dei templi induisti, anche questi colorati e in fondo, con gli stessi profumi di incensi e di offerte marcescenti, di fumi delle lampade di burro e di legni stagionati, ma così pieni di voci, di canti, di musiche di cembali e armonium. Confusione e festa contro meditazione compunta. Due mondi diversi che tuttavia richiamano le stesse pulsioni umane; quella ricerca di trascendente alla quale l'uomo non riesce a resistere ed è disposto, se opportunamente condotto, a sacrificarsi; quella necessità di superstizione che conduce a chiedere come un diritto in cambio di preghiere, offerte virtuali, meglio se materiali, così almeno auspica senza chiedere direttamente, il clero addetto. Insomma noi giriamo per le sale, saliamo le strette scalette che portano ai piani superiori per ammirare meglio le grandi statue dorate, ai bianchi chorten dalle punte rosse, ruotiamo anche noi le file di mulini di preghiera che ci attirano con il loro movimento ipnotico, rimaniamo estatici davanti alle pareti dipinte che raccontano di premi per i buoni e castighi per i reprobi, storie di santi e di dei e le paragoniamo eventualmente ai nostri prodotti artistici della nostra fede, osservando che oltre che a guerre e violenza, quantomeno questo sono riuscite a produrre. E' quasi mezzogiorno quando usciamo del monastero per perderci un'altra volta nel mercato, mentre il cielo continua a piangere a dirotto.  

SURVIVAL KIT

Templi di Hidimba e Ghatokacha - A poco più di un chilometro dalla Mall street, sulla montagna, questi due antichi templi (il secondo è poco più di un altare), mostrano una tipica forma architetturale della valle e sono molto visitati specialmente da fedeli del sud dell'India, dove questi dei minori sono particolarmente venerati. E' interessante sopratutto la posizione nella foresta tra gli alberi. Ingresso libero.



Ghadan Thekchhokling Gompa - Importante tempio e monastero tibetano a Manali. Lo trovate in fondo al mercato e occupa due interi isolati. Qui si può anche venire per sedute di meditazione. Se non disturbate, potrete entrare e mettervi al fondo delle sale per ascoltare le meditazioni ed i canti dei monaci. Ovviamente i gruppi di turisti numerosi disturbano parecchio. Intorno troverete molti negozietti che offrono materiali e oggetti tibetani.


Strumenti del monaco
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