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Ricevendo braccialetti benedetti - McLeodganj - Himachal Pradesh - India - aprile 24 |
Il paese è pieno di turisti che si aggirano nelle vie del bazar, che corrisponde al centro, in cerca di occasioni mirabolanti che traspaiono dalle decine di negozietti nati attorno agli edifici religiosi e che offrono, appunto, roba per turisti. La notorietà del Dalai Lama, porta quaggiù un gran numero di stranieri ovviamente e qui trovi proprio quella fauna tipica dei luoghi più frequentati del subcontinente, che non vedevi da giorni. Certo che le motivazioni che ti portano da queste parti, sono diverse dal desiderio generico di vedere meraviglie architettoniche o spettacoli naturalistici, qui la pulsione è soprattutto la curiosità sull'argomento religioso o quantomeno misterico che aleggia in questi ambienti e che come vi ho detto più volte, rappresenta il file rouge di questo viaggio nel cuore del Bharat. Oltre a ciò, la tematica tibetana è particolarmente ricca di questi aspetti, un po' favoleggiati, un po' resi leggendari, proprio dall'isolamento di questa terra lontana ed inaccessibile, dall'atavica solitudine dei suoi eremi, dall'ambiente estremo che porta i suoi cultori a comportamenti favoleggiati, anche se secondo alcuni possibili, come i digiuni di mesi, corroborati solamente da abbondanti tazze di thè al burro o manifestazioni non provabili del pensiero.
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Al bazar |
Ma qui in città, di monaci ne girano un sacco e sarà forse possibile vedere o quantomeno percepire qualche fenomeno paranormale di quelli che qualcuno racconta. Io, da buon curioso dell'inconscio, ho posto particolare attenzione a questo aspetto, dando un occhio nei recessi più celati della cittadina. Ebbene non ci crederete, ma in un negozietto molto nascosto in fondo al bazar, un ambiente oscuro che avrebbe potuto passare inosservato se non ci avessi messo il naso dentro direttamente, spinto proprio dalla curiosità, seguendo un vecchio monaco dalla barbetta grigia con gli occhi vispi, ho avuto modo di assistere direttamente ad un fenomeno di telecinesi e qui voglio raccontarvelo, anche se non ci vorrete credere. Le scansie polverose del bugigattolo erano piene di pacchetti misteriosi, recanti caratteri hindi, cinesi, tibetani e anche in molte altre lingue della galassia indiana, qualcuna totalmente sconosciuta, forse chissà, di altri mondi. C'erano anche numeri che, al di là del loro significato esoterico, potevano anche corrispondere a prezzi. Profumi di essenze esotiche aleggiavano nell'aria, diffuse da bastoncini fumanti. Il monaco stava seduto davanti al venditore, un altro vecchietto come lui che stava appollaiato su un trespolo dietro al bancone con gli occhi semichiusi, mentre io, fingendo noncuranza, davo un'occhiata tra gli scaffali.
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Telecinesi |
I due quasi non si parlavano, come comunicassero con la mente se non con segni convenzionali delle loro mani rugose dalle nocche ingrossate, come quelle del monaco, le cui dita uscivano dai mezzi guanti di lana grezza che lo proteggevano dal gelo notturno delle grotte nelle quali certamente viveva e per mesi meditava e che poi per comodità si tolse. Aveva messo sul banco un paio di pacchetti ed i suoi occhi opachi, come se ci vedesse poco, anche se apparivano come abituati a delineare ombre nell'oscurità, sembravano persi nel vuoto. Le labbra mormoravano qualche cosa, un mantra ripetuto all'infinito forse, una richiesta muta, una benedizione o chissà cosa altro. Tuttavia l'altro vecchio disse qualcosa, in risposta alla frase che scatenava il fenomeno, anzi forse ne era proprio il suo catalizzatore e qui prese corpo la cosa. La mano del monaco scivolò sotto il saio rosso cupo e ne estrasse l'oggetto, certamente magico o quanto meno dotato di quei poteri paranormali a cui ho fatto cenno e lo rivolse verso un altro omologo strumento del venditore e qui, dopo che era stato puntato su un mandala quadrato, ricco di puntini bianchi e neri, un segno magico di certo, che aveva il potere di scatenare il tutto, la telecinesi avvenne sotto i miei occhi e in un istante assolutamente inavvertibile, con un semplice tocco, avvenne il passaggio di denaro dal conto del monaco e quello del venditore. Tra l'altro in questo modo si ottempera anche all'obbligo dei monaci di non toccare con le mani il denaro.
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Mulini di preghiera |
Poi il religioso ripose il telefonino, prese il suo pacchetto e silenzioso scomparve nella strada. Ancora stordito da quello che avevo visto presi anche io un pacchetto di quel thè certamente miracoloso e tuttavia incapace di scatenare quei fenomeni, come tutti gli anziani ancora ancorati al cash, pagai con solide banconote la transazione. Il vecchio mi diede il resto con un sorriso forse di compatimento, forse di compiacenza, mentre un altro fricchettone appena entrato prendeva il suo pacco e pagava appoggiando solo l'orologio. Un clic appena accennato e via per la sua strada. Il mondo va avanti e se stai fermo, in pratica stai andando indietro. E' il relativismo bellezza. Questi sono i fatti, intanto fuori ormai era calata la sera e nel piccolo tempio tibetano tra le due vie principali del bazar, non c'era quasi più nessuno, salii al piano superiore dove potevi ammirare la statua del grande Buddha dall'alto, buttando lo sguardo oltre le terrazze contornate di simboli dorati che guardavano la valle oscura. Passammo ancora al tempio principale prima di tornare all'albergo, ma a quell'ora il grande edificio era quasi deserto, i monaci da qualche altra parte a pregare o chissà in meditazione in qualche pub del mercato. Questo allora andavo anche io meditando, mentre allungavo la masticazione di una magra coscia di pollo tandoori, che mi arrossava le labbra, non solo per il colore della marinatura, ma per l'infiammazione lasciata dalla potenza del chilli di cui era cosparso.
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Dalla terrazza del tempietto |
La notte avrebbe attutito ogni cosa e reso sogni i pensieri e le ipotesi. La mattina dopo il tempo è chiaro e si vedono le montagne, sempre così quando abbandoni un luogo, che dovevi assaporare per i suoi paesaggi monumentali. Gurgeet intanto scalda la macchina e ha l'occhio umido. Non riesce a resistere e mi mostra sul telefonino, sempre il magico strumento che ormai è diventato la bacchetta magica tuttofare per i tutti gli aspiranti maghi in ogni parte del mondo, il filmato della sua dolce bambina che ieri ha avuto il suo primo giorno di scuola, un appuntamento importante nella vita di un bimbo. Ride, seppure un po' amaro, assaporandosi la gioia ed i saluti della piccina, che non vedrà ancora per tre lunghi mesi. Dura la vita dell'autista. Prima di partire rimane ancora da vedere il complesso dei molti edifici del governo tibetano e soprattutto il grande museo che racconta la storia recente dell'irredentismo di questo piccolo popolo, visto che ieri era chiuso. Naturalmente interessante la parte folklorica con costumi e oggetti, ma il focus dell'esposizione è posto sulle vicende che hanno portato il paese all'occupazione cinese, la fuga in esilio del governo e tutte le atrocità avvenute in questi anni, con le distruzioni dei monasteri e dei roghi a cui si sono sottoposti centinaia di monaci e normali cittadini per protestare sullo stato di fatto. La documentazione fotografica è ricchissima e assolutamente impressionante e pone come è logico in evidenza le ragioni di questa parte, al momento soccombente.
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Monti |
La responsabile del museo, ci adocchia immediatamente e ci accompagna per tutto il giro, sottolineando tutto quanto ritiene degno di attenzione sull'argomento, raccomandandosi come ovvio di riportare a casa con noi, il messaggio che il museo stesso propone e di spingere la causa tibetana anche nel nostro paese. Il problema è come sempre complesso e non esistono semplici e facili soluzioni e naturalmente andrebbe esaminato con l'attenzione che le spinte di parte impediscono di valutare con mente chiara e sgombra di pregiudizio. Cosa molto difficile, già quando parliamo di problemi di casa nostra dei quali dovremmo conoscere tutto, figuriamo per le cose d'altri, per di più da noi così lontane o peggio estranee. Passeggiamo a lungo tra i palazzi che ospitano le varie funzionalità governative di uno stato teoricamente inesistente; al centro la grandissima biblioteca che contiene larga parte dell'attuale pensiero storico religioso tibetano e passiamo davanti al grande gompa che recenti donazioni hanno condotto sulla strada del definitivo completamento. Tra non molto potrà essere aperto al culto. Intorno passeggiano un gran numero di monaci pensosi, chissà quanti di loro sono spie cinesi? Questo è il primo pensiero che ti viene alla mente. Noi allora scendiamo verso valle tra tornanti e saliscendi che ci condurranno verso Dalhousie, un'altra stazione di montagna in questo Himachal Pradesh che non finisce mai di stupire, a pochi chilometri dal vicino Kashmir..
SURVIVAL KIT
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Il grande mulino |
Museo del Tibet - McLeodganj - A circa 2 km dal centro, nel complesso di edifici che ospitano il governo tibetano in esilio, vicino ai ministeri, la biblioteca, il centro di cultura e medicina tibetana, il museo di astrologia ed il tempio. Apre dalle 10 alle 17, comprende una parte folkloristica che racconta la vita tibetana, mentre la sezione principale è dedicata al racconto dell'invasione cinese del territorio dagli anni '50 del secolo scorso e di quanto subito dal clero tibetano oggi in esilio. Sull'argomento viene proiettato un film. Molto importante la sezione fotografica. Disponibili molti libri in tutte le lingue sull'argomento. Ingresso gratuito con eventuale offerta. Di certo una informazione completa sul punto di vista tibetano. Calcolate almeno un'ora.
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Grande scimmia |
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Anziano monaco in preghiera |
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Rullando i mulini |
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