martedì 4 giugno 2024

India 30 - Lungo la strada per Dharamsala

I gath al tempio di Durga - Himachal Pradesh - India - marzo 2024

 

Gelati

Sarà il cattivo umore per l'accoppiata tempo malevolo e target himalayano fallito, ma mi aggiro per il mercatino con l'animo un po' sverso e non riesco ad apprezzare le cosette pure graziose che i banchetti offrono. Eppure io sono sempre stato un cultore di giargiattole tibetane, tanto che tra i banchetti devono tenermi a forza di braccia, se no compro di tutto anche robaccia che poi sta ad ammuffire nei cassetti o nella famosa vetrinetta nella quale ormai siamo al quarto strato e bisognerebbe, se compri ancora e roba piccola mi raccomando, almeno pensare ad una sistemazione dignitosa, se no è proprio inutile. Oppure cominciare a pensare ad un banchetto nostro in un mercatino per amatori o meglio adesso mi sembra che vada molto di moda Vinted, prima che arrivi il decisivo momento in cui verrà buttato via tutto nel cassonetto assieme alle beneamate ceneri. Vedete che ho proprio pensieri grigi. Mah, la giornata era decisamente in po' così e andare su e giù per banchetti, che tra l'altro la gente in giro, è pure poca, finisce che attraggo i venditori come le mosche, ma oggi non mi porta piacere alcuno. Certo che questo tizio ha delle pashmine ricamate con motivi kashmiri davvero magnifiche. 

La processione

Anche solo accarezzarne la morbidezza è piacere, sfiorare i boteh eleganti allineati da sapienti mani femminili ti dà il gusto del bello. Il tipo, un kashmiro appunto con bei baffi appuntiti, capisce la mia  sensibilità per queste cose e chiacchiera volentieri, facendomi tastare i più belli, i più morbidi, più teneri di pelli vellutate, più delicati di intimi tepori, che delizia ciò che riesce ad inventarsi l'uomo. Ci perdiamo subito nella chiacchiera sul mio passaggio a Srinagar, sulle shikhara che scivolano leggere sul lago Dal, mentre il pagaiatore affonda nell'acqua il remo a forma di cuore e sfiora poi la serica superficie del lago, morbida come questo scialle, una immagine stampata nella mia giovinezza perduta. Il venditore apprezza queste chiacchiere inutili, come si conviene allo stile del bazar dì Oriente, abitudine anche questa ormai perduta in questo tempo dove la fretta spinge e devasta i piccoli piaceri dell'attesa, dell'utilizzo del tempo. Tanto non c'è nessuno in giro e non gli faccio perdere affari. Alla fine, dopo essermelo ulteriormente ingraziato approvando il suo peana nazionalista per un Kashmir finalmente libero dall'oppressione come è giusto che sia, compero tanto per il piacere di farlo, come è giusto che sia, uno scialle in più in un cassetto, servirà di certo alla mia gentile signora. 

Kashmiro
Il tempio di Baijnath

Usciamo dal mercato tibetano che è già tardi, ma per fortuna ha smesso di piovere. Ci sono un paio di cambisti dai due lati della strada. Entro nel meno affollato, tanto i tassi sono uguali. Il cambista funge anche da money transfert e questi che si affollano al bancone sono tutti nepalesi che lavorano da queste parti e che vogliono solamente mandare soldi a casa. Oramai l'India stessa, curiosamente è diventata terra di immigrazione di mano d'opera povera, i suoi figli studiati, prendono le lauree e poi se ne vanno all'estero in cerca di opportunità. E' un destino comune a molte terre non vi pare? Ed evidentemente anche qui ci sono lavori che i giovani non vogliono più fare, davvero l'ironia del destino, le cose cambiano in fretta anche al tropico. Finiamo a mangiucchiare qualcosa nuovamente al Cafè 1986, ma è ancora presto per la musica dal vivo e la trota di torrente, famosa da queste parti, stasera non è disponibile anche se la pizza ai tre formaggi risulterà addirittura accettabile. Diciamo che possiamo concludere la giornata facendo la festa in camera alla bella papaya comprata al mercato la mattina, guardando pubblicità indiana in TV dove si glorificano le qualità di prodotti da cucina, insaporitori e polveri per il meglio masala del mondo. 

Mi piace sempre osservare con attenzione la pubblicità dei paesi che visito. Racconta molto del pensiero di un popolo. Qui in India la percentuale maggiore al momento riguarda l'alimentare, un poco il farmaceutico e ovviamente le telecomunicazioni. D'altra parte l'alternativa sugli oltre trecento canali sono comizi politici locali, visto che siamo sotto elezioni, in cui come ovvio stravincerà Modi, e qualche vecchio film di Bollywood. Quindi si può andare a dormire senza troppi rimpianti. Al mattino tanto per cambiare piove di nuovo, come se fossero già arrivati i monsoni. Oggi riscendiamo nuovamente la valle del Beas fino al piano, dove attraversiamo la città di Mandi, snodo importante di queste valli, per seguire quindi tutta la zona pedemontana dell'Himachal Pradesh per poi infine risalire sulle alture dove è posizionata Dharamsala, la città sede del governo tibetano in esilio che l'India ha accolto a suo tempo proprio in spregio al nemico storico cinese. Sono solo 250 km, ma ci vorranno quasi sette ore, un po' per la tortuosità stessa del cammino che attraversa un territorio comunque impervio, un po' perché anche nelle zone piane dove la strada si addrizza, i lavori per riparare i danni stagionali e per darle un ampliamento più moderno e consono ai bisogni di un paese che cresce, sono sempre in corso, generando deviazioni e intoppi che il traffico accresce. 

Venditrici di offerte

Superato Kullu e man mano che si scende di quota, il cielo riprende il suo blu naturale ed il sole ricomincia a scaldare ricordandoci che qui ormai si va verso la stagione calda e secca e che a Delhi si segnalano già i 30°C normali per la stagione. Nelle propaggini collinari più in basso i terrazzamenti sono ancora piuttosto in ordine ed i paesini presentano casette con i tetti in lamiera colorata in modo vivace, tali da farli sembrare quasi nuovi e con un aspetto decisamente non consueto all'immagine che di solito abbiamo dell'India. C'è poco da fare questa è una zona inconsueta per il subcontinente e mentre l'attraversi devi accettare anche questa faccia di questo immenso paese. Mentre percorriamo ancora un crinale che zigzaga sul costone della collina. incontriamo una processione colorata che ci rassicura sul fatto che non abbiamo sbagliato nazione. Gli omini vestiti con i loro abiti migliori stando trascinando sulle spalle una portantina con il simulacro di un Dio che ogni anno deve compiere la sua passeggiata dal suo tempio fino al centro del villaggio dove sarà festeggiato per un paio di giorni. Il gruppetto che canta le lodi della divinità è accompagnato alla fine da tamburi, trombe e cembali, che a tutta prima sembrano andare un po' per conto loro, diciamo che al termine di ogni serie di litanie, esplodono in un crescendo di suoni e tambureggiamenti che evidentemente raccontano tutta la gioia dei partecipanti. 

La piscona 

Le case del paese sono vicine ed il gruppo si ferma davanti alla casa più grande, non è chiaro se del maggiorente del paese o se abbia una funzione pubblica, dove la statua viene portata, mentre le donne, che stazionavano all'interno preparando i viveri di conforto che sempre accompagnano gli appuntamenti religiosi, fuoriescono partecipando alla festa con canti e movimenti di ballo.  E' curioso come anche le signore dalle forme più abbondanti o sgraziate, siano così morbide e sinuose nei movimenti, come dotate naturalmente di una grazia naturale che nessuno insegna loro, ma che padroneggiano fin da bambine. Filiamo via per evitare di essere coinvolti negli assaggi, nonostante gli ammiccamenti dei molti convenuti. Poi via nella valle, circondati da camion rumorosi e coperti di polvere. E' già pomeriggio inoltrato quando arriviamo a Baijnath. Alla periferia del paesetto c'è un bellissimo tempio del XIII secolo dedicato a Shiva, che probabilmente ha dato il nome al villaggio stesso, visto che questo è un luogo sacro dove c'erano altri templi preesistenti. Pochi i visitatori che si aggirano tra le vecchie pietre, anche se per la verità bisogna dire che le sculture antiche hanno sempre un certo fascino. 

Il lingam di Shiva è nascosto nell'oscurità del tempio e aspetta le fedeli che vanno a rendere omaggio e a versare il burro fuso od il latte benedetto per ingraziarsi i favori della divinità, senza fare mostra di sé. Nel tempietto a fianco appena intravedi la sagoma di Naga il compagno serpente che lo protegge. Il liquido spesso delle offerte scivola lungo la canalina, sulla pietra dorata che il sole illumina mentre scende dietro le montagne. Una ventina di chilometri dopo, un altro tempio a Padar, ormai non molto lontano dalla nostra meta finale, questo sì molto importante, più nuovo e smargiasso, pieno di statue colorate e marmi bianchi forse per farle meglio spiccare. La statua di Durga alla quale è dedicato è anche lei nascosta in quello che forse era il tempio primitivo, adesso circondato da intelaiature restauratrici. Qui sì che c'è businnes. Un sacco di gente e mercanti nel tempio che vendono ogni cosa, come si dice bisogna far girare il soldo e qui c'è anche una grande piscina per le abluzioni, ponti e ponticelli che traversano il fiumiciattolo che scorre ai piedi del santuario e pure una serie di gath scendono fino all'acqua a simiglianza di città più titolate, ma si sa che quello religioso è il giro d'affari più grande e guai a rinunciarci. Qui è anche pieno di arancioni che ci accolgono subito con grande affetto, non per convertirci, ma per sottoporci al rito del selfie, molto più attuale. Tutto quanto fa spettacolo insomma, in questa India del nuovo millennio e vediamo così di passare all'ultima religione che deve colorare questo viaggio di introspezione e cura dell'anima, ci tocca ancora un ultimo passo. Ancora qualche chilometro infatti e poi la strada sale decisa per Dharamsala.

Pozzo delle offerte

SURVIVAL KIT

 Baijnath Temple - A 165 km da Manali, nell'omonima cittadina. Bel tempio antico in pietra dorata, in stile Nagara con magnifiche sculture del XIII secolo. Dedicato ad una variante di Shiva, Lord Vaidyanath, protettore dei medici. Vale assolutamente la sosta, che comunque non porta fuori strada.

Chamunda Devi temple - Padar - Ad una ventina di km da Dharamsala, quasi sulla strada principale ma comunque molto indicato. Pare sia uno dei più sacri e frequentati templi indiani dedicati a questa particolare esternazione di Durga e quindi meta di pellegrinaggio fin dal XVI secolo, ma la gran parte del tempio è moderno, solo una piccola parte originale rappresenta lo stile architettonico Himachali al momento in restauro. Lo troverete quindi sempre affollatissimo. Il luogo gode di una antica leggenda secondo la quale la statua sacra era adorata in cima ad una inaccessibile montagna e lamentandosi i sacerdoti per la difficoltà di raggiungerla e quindi di scarsità di fedeli, la dea benevola apparve in sogno ad uno di questi, segnalando il luogo dove avrebbe fatto ritrovare la sua statua, appunto quello attuale. Da qui l'esercito di fedeli che ora compie il pellegrinaggio e viene a bagnarsi quaggiù. 

fedeli in pellegrinaggio

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