giovedì 13 giugno 2024

India 36 - Chandigarh

Strade dell'Himachal pradesh - India - aprile 2024

Queste montagne sono davvero belle, verde intenso dappertutto e qualche piccolo paese con casette colorate attaccate ai pendii più ripidi; nelle parti libere dalla foresta, antichi terrazzamenti, lavori arditi che rappresentano fatiche secolari, inevitabilmente destinate a cadere in disuso e a far perdere memoria di sé per lasciare posto ad un'altra cultura che è arrivata da lontano. Non è storia nuova, è già accaduta forse quasi con le stesse modalità anche da noi, le storie delle montagne che fanno del loro isolamento un punto di coesione e di mantenimento di identità ma che, a poco a poco vengono vinte da quanto arriva da fuori, dal fondovalle, dove la vita è più facile, ma al contempo meno protetta. Storie e tradizioni sfuggono in fretta come la sabbia tra le mani, scappano via e si disperdono lasciando dietro di sé qualche sfumato ricordo, che poi anch'esso svanirà con la stessa fretta che ha la gente di andarsene dove tutto sembra più facile. Qui sulle montagne rimangono solo queste gradinate inerbite, che a loro volta vanno confondendosi con la natura circostante, come scalini naturali, creati da fenomeni non  ben chiariti e che infine ne smussano le asperità fino a farli scomparire. Il bosco adagio adagio si impadronirà di nuovo dei suoi spazi, fino a quando qualcuno non arriverà a sventrarli nuovamente con unghiate meccaniche e riempirà i dirupi di macchine, di skylift, di cavi metallici. 

Rose garden - Chandigarh

Rimarrà ancora qualche pietra scolpita, corrosa dalle intemperie che manterrà i segni di un tridente, di una corona di serpenti, di un sorriso sfumato, l'impronta di un dio sconosciuto che vorrà ancora rimanere nascosto tra le forre e le cascatelle formate dal monsone al suo prossimo arrivo. La notte scorre in fretta, il viaggio corre veloce verso la sua conclusione, così come l'auto scende veloce verso valle, rallentata solo da interminabili colonne di mezzi militari. Bisogna sempre considerare che questa è una zona di confine e l'India mostra i denti a tutti i vicini, o con scuse religiose o per via della volontà ritrovata di affermare la propria importanza regionale. Quindi tutti i vari confini sono sempre in discussione, motivi di contese e incertezze, rinfocolati di volta in volta a seconda dei governi che si alternano e delle necessità di mostrare o meno un viso feroce ai vicini. Appena si perde di vista la corona delle montagne però, l'India riprende la sua forma consueta, quella che ti aspetti, la confusione sulle strade e la folla accaldata che ti circonda. Certamente adesso trovi quasi sempre una autostrada che ti guida verso la tua destinazione, o perlomeno una parvenza di autostrada, continuamente deviata dai lavori in corso o dal traffico di mezzi sgangherati e approssimativi, quando non, spesso e volentieri in contromano, incluse mandrie di vacche o greggi di capre che brucano l'erbaccia coperta di polvere ai bordi dell'asfalto dirupato. 

Sull'autostrada

Eppure tutto appare come pronto per le più moderne tecnologie. Nessuno più paga al casello e tutti i mezzi sono dotati di strumentazioni che consentirebbero una rilevazione automatica, ma nella realtà, tutti si devono fermare comunque perché la rilevazione richiede un certo tempo, a volte non funziona e va regolata a mano da un casellante che comunque rimane presente, che non si sa mai. Così le code che si formano sono percorse come un tempo da innumerevoli venditori di ogni cosa, patatine, biscotti, dolciumi, giulebbe e frutta varia che si aggirano tra le auto offrendo la loro mercanzia. Tutto cambia insomma perché tutto rimanga come prima. Anche i posti di ristoro, i nostri autogrill tanto per capirci, sono molto moderni, delle vere e proprie food court con marchi internazionali e offrono ogni ben di dio, almeno a prima vista, con spazi all'aperto dove consumare, munite anche, vista la temperatura che c'è da quelle parti, di spruzzatori di umidità per alleviare il caldo ai viandanti. Insomma direi un bel passo avanti. Però tranquilli che accanto a questi templi della modernità si allungano file di banchetti tali e quali a quelli di cinquanta anni fa che spremono canna da zucchero o che offrono banane e pentoloni neri che friggono in continuazione. 

Comunque sia anche se ci mettiamo sei ore o più per percorrere i circa 250 chilometri che ci separano da Chandigarh, arriviamo in città ad un'ora accettabile per poter fare ancora un bel giro per la città. Posso dire che questo è davvero il punto giusto proporsi come ultima tappa del nostro itinerario in cerca di una traccia spirituale, questa perlomeno era l'idea del progetto. Dopo aver attraversato le manifestazioni visibili che più colpiscono nelle diverse religioni del subcontinente, dai colori dell'Holi induista, alla severità dell'Islam di confine che ricorda ancora i drammi della tragica partizione, mai sopita nel cuore del subcontinente, alla purezza di spirito dei Sikh e del loro bellicoso orgoglio, all'imprinting lasciato dal periodo coloniale che ha portato sui monti chiese e aplomb britannico, al sottile confine dei passi himalayani che separa il mondo di Buddha da quello dei trecento milioni di Dei, eccoci infine a questa città, nuova, creata dal nulla, proprio come immagine della razionalità moderna che doveva accompagnare nel nuovo millennio un'India laica e scevra dalle scorie del passato. Chandigarh è infatti proprio una delle tante città ideali che l'uomo ha progettato per seguire un'idea filosofica e che è stata calata dall'alto in un territorio come nuova simbolica capitale che rappresentasse a pieno titolo il futuro del paese. 

Rock garden

Il luogo non è stato scelto a caso. Proprio in quel Punjab diviso che ha subito gli orrori peggiori della Partizione, si è scelto questo luogo al confine tra il nuovo Punjab e il nuovo stato dell'Hariana, voluto da Ghandi, che nel suo status ha una sorta di extraterritorialità, contenendo infatti i palazzi del governo di entrambi gli stati. Il progetto fu prima affidato all'architetto americano Mayer che lo abbandonò in seguito ad un incidente aereo in cui perse la vita il suo aiutante così che infine l'incarico fu dato da Nerhu a Le Curbusier nel 1950, il poeta del cemento armato, che ne fece uno delle sue opere iconiche. Oggi la città, progettata per settori, ognuno dei quali racchiude una serie di attività compatibili, collegate da amplissimi viali e grandi spazi verdi, sulle rive del grande lago artificiale Sukhna, polmone della città, è giudicata una delle metropoli più vivibili e piacevoli dell'India ed a buon titolo si può dire che il risultato che era nei propositi del progetto sia stato in buona parte mantenuto. Noi intanto, vista l'ora, approfittiamo per girolare un po' per i parchi più famosi della città, per primo lo Zakir Rose park, un bellissimo giardino botanico che racchiude in circa 30 acri, quasi 50.000 cespi di rose di almeno 1600 varietà diverse, debitamente catalogate. Alcune aiuole sono ancora completamente fiorite e danno un bel colpo d'occhio. 

C'è un sacco di gente che viene in questi parchi a passare il pomeriggio, sdraiandosi nell'erba, ben mantenuta e tosata, eredità mentale lasciata di certo dagli ex-colonizzatori. Poco più in là un altro dei punti di grande interesse della città, il Rock garden, un giardino inventato da Chand Saini, un artista visionario che ha voluto sfogare la sua fantasia costruendo su un area di una quarantina di acri, una serie di ambienti a partire da materiali di recupero di rifiuti edili e industriali, ceramiche rotte, piastrelle, bottiglie, vetri, contenitori, vasi, scarti elettrici, tubi, sanitari, inventandosi opere artistiche ed ambienti particolari, castelli, statue, giardini e giochi, incluso un noto museo delle bambole. Camminiamo lungo il tortuoso itinerario che percorre tutta l'area, passando tra strettoie e vialetti da un ambiente all'altro che ti mostra sempre nuove inaspettate sorprese grafiche e artistiche, tra cascate e fontane. Per disposizione ed inventiva mi ricorda molto il Parc Guel di Gaudi a Barcellona. Di certo lo giri con lo stesso divertito stupore, sia ammirando le statue fatte con i residui di migliaia di prese elettriche o i colorati giochi per i bambini e le pareti di ambienti costituite da caleidoscopici frammenti di piastrelle. Un concetto comunque decisamente moderno sul tema del riciclo fatto in anni non sospetti. Infine ci godiamo il tramonto sul lago Sukhna un luogo davvero piacevole dove a sera arrivano a migliaia, gli abitanti della città a godere dei classici divertimenti dei luna park con le barchette, i trenini ed i cigni a pedali che scivolano sull'acqua placida del grande specchio d'acqua. 

Sul lago Sukhna

SURVIVAL KIT

Velvet_Clarks_Exotica Hotel- Zirakpur_Chandigarh - Fuori città, vicino all'aeroporto. Albergo faraonico con enormi saloni, marmo a profusione. Noi avevamo una suite con 2 TV, frigo, AC, Grande bagno molto bene attrezzato, free wifi n camera, acqua e set colazione. Pulitissimo, personale gentile. Colazione inclusa. Prezzi da 30 a 50 €. Molto consigliato

Museo delle bambole


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