domenica 16 giugno 2024

India 39 - Considerazioni finali

Holi - India - Marzo 2024



Dunque eccoci qua, anche questa volta il viaggio è felicemente arrivato alla fine, anzi per la verità è terminato da quasi tre mesi, durante i quali ne ho addirittura già compiuto e predigerito un altro, dato che naturalmente, come potete capire, l'avvicinarsi del traguardo finale fa sì che si debbano un poco accorciare i tempi, come se si avesse il timore che manchino i minuti e bisogni affrettarsi per non rimanere con quel che si deve ancora fare a metà, un po' stupidamente lo so, perché quando arriva il momento non si possono prendere decisioni affrettate o sbrigarsi dicendo: aspettate un attimo che arrivo. Ma inutile tergiversare, qui vi debbo un po' di quelle considerazioni finali che si mettono di solito alla chiusura di una avventura, la lastra tombale insomma che, tanto per rimanere in argomento, dia un senso compiuto alla completezza del racconto. Dunque vi sto parlando di una esperienza, questa mia ultima, consumatasi in un paese che mi picco di conoscere abbastanza bene, vista la mia frequentazione prolungata da quelle parti, questa era la dodicesima volta, e durante un lungo periodo di tempo oltretutto, quasi cinquanta anni. Quindi questo piccola chiacchierata finale non riguarderà i classici aspetti che colpiscono un visitatore al suo primo approccio in un paese, i modi di vita, gli esotismi, le stranezze, che ti colpiscono proprio perché diversi dalle tue abitudini. Di tutto questo ho già abbondantemente relazionato nelle occasioni precedenti. 

Qui invece vorrei porre l'attenzione solamente sugli aspetti legati alla specificità particolare del mio viaggio: un itinerario disegnato attraverso un'India  poco turistica, per così dire normale, con una parola che non ha gran senso, lo capisco, ma che forse alla fine corrisponde all'India più vera, quella di tutti i giorni e che oltretutto consente di cercare di capire dove sta andando questo paese, come si è modificato nel tempo e quale sarà il suo posto in questo mondo globalizzato dove tutto si uniforma e apparentemente tende a cancellare differenze e specificità. Come vi ho detto questo era un viaggio che incentrava il suo focus, sugli aspetti della manifestazione delle tante religiosità che vivono nel paese e che ne sono al tempo stesso il suo punto di forza e di distinzione, ma anche il suo tallone di Achille e la fonte di molte delle sue problematiche più profonde. Quello che ho potuto vedere è che nel profondo del paese, nei suoi villaggi, nelle sue città periferiche, le manifestazioni, soprattutto esteriori, dell'atteggiamento religioso, sono sempre più potenti e presenti che mai e diventano sempre carattere distintivo per etichettare gruppi, settori della popolazione, appartenenze politiche, che vengono poi esibite con manifestazioni esteriori, solo apparentemente innocenti e festivaliere, ma che sono sempre vissute come identità culturali ben specifiche e distintive, solo esteriormente coperte dalle scontate patine delle credenze, delle superstizioni e dello sfogo a volte carnascialesco. 

La follia collettiva che accompagna la generalizzata libertà di fare scherzi, sporcarsi a vicenda e prendersi licenze altrimenti vietate verso l'altro sesso, che sono la caratteristica più visibile dell'Holi, non è solamente il semel in anno licet insanire, che già accompagnava le feste grecoromane o i mondi alla rovescia per un giorno medioevali, in cui i signori erano oggetto di scherno da parte dei servi, purché poi tutto tornasse nella norma il giorno dopo, ma anche una pervasiva affermazione dell'appartenere ad un mondo, quello hindu, che vuole prendere le distanze dall'altro diverso da sé che lo circonda e che vuole essere sempre più sottolineato dagli andamenti politici più recenti, tesi, a mio parere più a rimarcare e ad approfondire il solco, piuttosto che a colmarlo, come forse sarebbe auspicabile. Le stesse cerimonie "di pace ed amicizia" che si svolgono col mondo confinante di un Islam sempre più teso all'affermazione di sé stesso, tutto sembrano, meno che icone di atteggiamenti distensivi e volti a ricercare soluzioni nei contrasti regionali, che al contrario non avrebbero altre alternative se non nella reciproca e salutare accettazione dell'altro. Stesso desiderio di affermazione orgogliosa nel Sikhismo, che mantiene sempre il suo aspetto militaresco e marziale, per affermare che in ogni caso non si accetteranno mai diminuzioni o discriminazioni di qualunque tipo. 

Anche in questo caso abbiamo potuto constatare come questa esibizione identitaria sia molto forte e negli occhi dei partecipanti a queste manifestazioni, ci sia una decisione veramente seria a difendere la propria specificità con qualunque mezzo. E quando ci si mette la religione state certi che le cose non vanno così lisce e tranquille come quando si contrappongono credi come il campanilismo o il tifo calcistico e a questo punto ho già detto tutto. Abbiamo visto quindi gli stessi aspetti condizionanti e identificativi del mondo buddhista, che tra le montagne del nord ha trovato spazio di esprimersi profondamente, un po' per vicinanza geografica e anche perché in fondo questo credo nasce proprio da queste parti, ma anche in quanto dal punto di vista politico l'India ha trovato utilissimo in vista dei propri  contrasti politici e territoriali con la Cina, dare ospitalità alla diaspora tibetana avvenuta e non ancora risolta, dopo l'invasione degli anni '50. Ovviamente all'establishment politico teocratico tibetano, questa sponda è stata utilissima per poter prolungare all'infinito il loro irredentismo insoluto al momento e anche questo aspetto è ben visibile seguendo la traccia che vi ho indicato. Di fronte a tutto questo, non puoi non constatare e renderti conto dei grandi cambiamenti che avvengono nel paese con una rapidità incalzante. 

Tutto questo, anche se non è il razionalismo sicuramente moderno, che doveva accompagnare tutto lo sviluppo indiano, previsto e progettato a Chandigarh, la capitale ideale di un mondo finalmente senza caste, senza differenze, senza interferenze dei principi religiosi nella vita politica e nello sviluppo economico, pervade profondamente le pieghe più profonde del paese. No, siamo ancora molto lontano da questo ideale, le caste ufficialmente abolite e cancellate, addirittura con leggi che impongono quote nei pubblici uffici, rientrano dalla porta posteriore e le differenze rimarranno ancora per lungo tempo anche se appaiono come attutite dal progresso economico. Così accanto ad una evidente progresso di benessere materiale diffuso ed una crescita esponenziale di una classe media, oggi in grado di far studiare a pagamento i figli, di muoversi e viaggiare, di vivere agiatamente, rimangono comunque sacche di povertà diffusa, di slums di baracche grandi come intere città, di contadini in affitto che vivono in tende fuori dei villaggi perché è loro vietato avvicinarsi di più, povertà e miseria incistata profondamente come sporcizia annidata negli angoli di una casa che nessuna ramazza riesce a ripulire. Il paese, che oggi è pur fortemente scolarizzato e con un'industria dell'high tech molto avanzata, è tuttavia popolata di giovani che desiderano solamente emigrare e trovare fuori del paese opportunità che evidentemente pensano di non poter avere a casa loro. 

Ancora lontanissimo dalla probabilmente impossibile soluzione, rimane il problema dell'aumento inarrestabile della popolazione, qualche decina di milioni in più all'anno, tara che nessuno nell'ultimo secolo è riuscito a risolvere e che vanifica qualunque progresso economico, unito ad un sistema burocratico ancora pervasivo ed asfissiante nonostante questo sia uno dei paesi regno dell'informatica più avanzata, ma dove trovi ancora in qualunque attività, l'onnipresente a colossale registro, polveroso ed inutile, compilato accanitamente a mano fino ad ammuffire e poi messo in  un angolo assieme ai suoi predecessori ed infine, dico forse, perché non ho potuto toccarla con mano, una microcorruzione pervasiva che impedisce, come logico, uno sviluppo sano. Quando in queste condizioni di base si viene a pontificare su misure di controllo dell'inquinamento e di cambiamento climatico, viene da ridere. Insomma problemi tanti e di difficilissima soluzione, che comunque affliggono un paese che può vantarsi di essere la vera potenza economica emergente di questo decennio, non fosse altro per la forza del suo numero, non per nulla da poco è diventato il  paese più popoloso del mondo. Questo mix terrifico e affascinante comunque pervaderà ogni giornata che deciderete di trascorrere nelle megalopoli, ormai straripanti, perdendovi in un traffico che di certo dichiarerete subito insostenibile o nelle campagne punteggiate dei milioni di villaggi, l'anima dell'India, dove sopravvivono oltre alle sue millenarie tradizioni, anche i suoi aspetti più antichi, mai mutati nel tempo. 

Sarete stupiti dalla furia costruttiva che avvolge la selva di gru nelle città e la apparente pace che grava nella calura estiva che avvolge le casupole circondate da montagne di torte di sterco bovino, il carburante ancora più utilizzato nel paese, mentre ci arriverete ancora semiasfissiati dai gas incombusti dei milioni di veicoli che occupano le strade. Contrasti infiniti insomma, conditi dalle campanelle dei templi, dai profumi degli incensi che si consumano sugli altari, dal lezzo di marcescenza della frutta delle offerte di fronte alle statue di pietra millenarie. Mantra ripetuti all'infinito dal salmodiare di un bramino nelle profondità di un vimana davanti ad un lingam shivaita; dai sordi gorgoglii di monaci che sfogliano pagine di libri manoscritti con le parole del Buddha; dalle grida ritmate di guerrieri sikh che agitano al cielo le loro lance, mentre distribuiscono cibo a chiunque si presenti a chiederlo; da Jainisti seminudi con la pezzuola sul viso, non per proteggere se stessi dall'epidemia, ma i batteri dall'essere improvvidamente ingoiati e forse uccisi; da imam che nelle moschee recitano la parola di Allah, mentre dall'alto del minareto il canto del muezzin richiama alla preghiera; da Hare Khrisna vestiti di arancione che percorrono le vie ballando e rullando tamburi; dai qawwali ossessivi ripetuti dai sufi davanti a drappi verdi; dalle vibrazioni di sitar e veena che rilasciano melodie di rada prima del tramontare del sole. Dovunque andrete in questa terra che da un lato vi stupirà per la sua modernità, i suoni, gli odori, le parole delle sue religioni pervaderanno comunque il vostro cammino e renderanno il vostro viaggio qualcosa di più che un semplice spostamento nello spazio ma anche, permettetemi quella che può apparire come una trombonata gratuita, un cammino dell'anima. 



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