venerdì 28 febbraio 2014

Taste of Tanzania 19



Guance incavate,
certo del tuo valore,
mantello rosso.

Mattina tra le risaie.


Un piccolo paese sul bordo della risaia. Quattro case, col sole che sorge da dietro la montagna a illuminare gli steli appena trapiantati, ancora fragili. Faceva freddo stanotte sulla palafitta, fa freddo ancora alle sei e mezza del mattino.  Sul sentiero davanti alle case escono i primi uomini col bilancere sulle spalle, verso la campagna. Sul bordo una grande campana, serve a chiamare a raccolta in caso di bisogno. Ma è una mezza bomba da 250 chili, inesplosa, di tanti anni fa, quando qui le bombe cadevano come se piovesse. Ricordi lontani che adesso fanno sorridere, ma mica poi tanto. Una donna torna dal mercato con la gerla piena di fiori. Profumi e rumori dal bosco dietro le case. Cantano i galli a Mu Chan Chai, è ora di andare nei campi a trapiantare il riso.

giovedì 27 febbraio 2014

Taste of Tanzania 18



Il boma scuro,
sedute silenziose
all'ombra corta.

mercoledì 26 febbraio 2014

Una valle solitaria

Valle di  Mai Chau
Corone di picchi ricoperti di verde confuso, selvatico, le cime più lontane, irte e avvolte nelle nebbie alte, quinte inconsuete di verdi contrapposti e cangianti; a far da pavimento i quadri spezzettati, piastrelle irregolari dove se i raggi del sole giocano alla gibigianna, il verde, traslucido in trasparenza, del riso appena trapiantato diventa oro. Qualche cappello a cono lontano chino nel fango, i polpacci duri che si levano a fatica dalla colla del fondo. Gracidar di rane, qualcosa salta nell'acqua, forse un pesce, due aironi bianchi lontani che incrociano i becchi litigiosi. Capanne sole, al limitare del campo, tra piana e monte, legni antichi, oppure nuovi che paion già vecchi per l'umido che tutto abbraccia, seduttore maligno e corrompente. Sulla carrareccia lontana, bufali sonnolenti a ruminar seccume tra le sponde. Nessun suono se non il frusciar della brezza leggera sullo specchio spurio dell'acqua colorata d'alga. Un fremito di pace.

Taste of Tanzania 17



Tra risa e canti
mentre la ciccia trema,
salta il turista.

martedì 25 febbraio 2014

Taste of Tanzania 16



Le donne belle
sotto le acacie in fiore
mostran le gioie.

I galli di Hanoi

Vietnam - motorini
Nebbia  fitta ad Hanoi la mattina presto. Nebbia che copre tutto come un velo appannato, un trasparente sipario sul viso di una sposa timida che ancora non vuole mostrarsi completamente al futuro marito. Ancora un po' assonnata e insicura, certo non strafottente e certa di sé come la sua sorella del sud, sempre più avanti, sempre più pronta nelle decisioni anche quelle sbagliate. Hanoi coi milioni di motorini, ma forse un po' meno disordinati e aggressivi, anche se a poco a poco si stanno divorando le strade e l'anima dei marciapiedi, in lotta con quelli che vogliono essere ristoranti di strada e sono solo una pignatta che bolle e qualche seggiolino da bambola sparso con tanti ragazzi accoccolati a sorbire un brodino o cacciarsi in bocca una manciata di noodles. Hanoi pura, figlia prediletta di zio Ho, che tutti ancora ammirano, icona dell'asceta politico, forse solo sognato, molto invidiato, orribilmente paragonato ai tanti Nguyen  che rubano, che corrompono, che turbano la memoria e il culto. Hanoi che non ha e che vorrebbe avere, Hanoi che sogna sulla sponda del lago della spada restituita, che spera in un futuro migliore. Tutti questi ragazzi lo sperano, studiano, si muovono, cercano soluzioni, litigano forse coi genitori quando discutono con loro di come vorrebbero abbracciarsi perdutamente a quel capitalismo lontano e favoleggiato e che invece si scontra con i ricordi ancora reali delle bombe che cadono, degli anni vissuti nei cunicoli come topi. Hanoi che ancora riposa sotto questo velo di nebbia in attesa di essere svegliata. Nelle stradine qui dietro comincia a cantare un gallo.


lunedì 24 febbraio 2014

Taste of Tanzania 15



Grasso babbuino.
Solo chi ti crede re,
t'invidia il pene.

La maledizione di zio Ho

Bùn bò a Hue

Sarà che in ogni viaggio bisogna dare, anche se per la verit.à è un po' fastidioso, soprattutto per la logistica, ma quando vieni colto, in questo caso dalla maledizione di zio Ho, la domanda sorge spontanea. Sei tu che ti che vai a cercarti le grane, mangiando le cose che via via ti vengono proposte, senza stare troppo a guardare per il sottile? È colpa tua che te ne freghi dei buoni proponimenti fatti prima di partire e degli amorosi consigli dati da chi è rimasto a casa ad aspettare il tuo ritorno vivo e quindi non rinunci a frullati deliziosi dei migliori frutti del mondo, ritenendo sufficienti le assicurazioni della donnina, che risciacqua il bicchiere del frullatore in un lavandino che era meglio non aver visto, di utilizzare solo ghiaccio proveniente da acqua sterilizzata? Oppure è soltanto la quantità smodata di alimenti che riesci ad ingurgitare per non voler rinunciare a provare ogni sensazione, ogni novità gastronomica che la cucina vietnamita propone? Non so bene come stiano le cose. Comunque adesso che sto per partire per le zone di montagna un po' .più selvatiche e in cui la performance richiesta al corpaccio bolso e flaccido sarà di particolare impegno, era meglio stare più attenti. Comunque scusate che adesso devo andare via in fretta. Ci sentiamo dopo.


domenica 23 febbraio 2014

Taste of Tanzania 14



Felicemente
Masai, pieno d'orgoglio,
lobo sfrangiato.


Sul fiume dei profumi

Hue - Una barca sul fiume dei Profumi.
Un tempo le rive del fiume di Hue erano cosparse di fiori e in primavera, si veniva in barca sulle sue acque palcide solo per sentirne il delicato profumo. Le barche drago scivolavano leggere e le coppie di amanti rimanevano in silenzio, a guardare e a godersi tutta questa bellezza. La tradizione più o meno è rimasta, i fiori non ci sono più,  sarà per questo che i ragazzi preferiscono ticchettare sull'iPhone. Però si fanno le foto l'un l'altro e quando arrivano alla pagoda della ragazza del fiume, magari si appoggiano vezzose a qualche statua di Buddha nella sua versione femminile. Forse in fondo è la stessa cosa, quello che conta è l' intenzione. Così oggi vi lascio conquesta tanka.

La barca scende
Sul fiume dei profumi.
Tremolio d'acqua.

Drago giallo che graffia
Con unghie ormai consunte.

sabato 22 febbraio 2014

Taste of Tanzania 13



Gru coronata
becchetti senza scopo,
solo apparenza.

venerdì 21 febbraio 2014

Taste of Tanzania 12



Giallo, oro, grigio.
Come punta di lancia, 
l'alba mi strugge.

Lanterne a Hoi An

Lanterne sul fiume ad Hoi An
Un tizio, oggi, mentre stavo seduto nel giardino della casa dei commercianti del Fu Jian e non sapevo più se perdermi tra i rami contorti ed i fiori dei grandi vasi che lo occupano tutto o tra le travi nere scolpite con perfezione raffinata,  mi diceva che qui ci sono troppi turisti e che se ne tornava a Da Nang per starsene un po' tranquillo. Per carità,  di gente ce n'è davvero tanta, però voi direste che non visitate San Pietro per la ressa o che preferite filar via da Venezia per tornarvene nella pace di Porto Marghera? Il fatto è che la gente ha la strana tendenza a voler andare dove i posti sono belli. Valli a capire e comunque Hoi An è davvero uno di quei luoghi particolari che ti fanno amare il mondo. La sera poi, quando le luci si accendono a poco a poco, a dipingere la notte sul fiume, con fioche lanterne colorate, che incorniciano negozi, ristoranti, ponticelli e case antiche, ti sembra un paesello delle fate in cui perderti aspettando che arrivi la luce del giorno a cancellare l'incantesimo. Poi quando i fidanzati o anche qualche turista con la voglia di calarsi nell'atmosfera comprano da una cecchina rugosa una piccola luce dentro un fiore di carta e la depongono con cura sull'acqua del fiume perché porti con sé lontano l'auspicio di un desiderio da realizzare, rimani a guardare inseguendo con lo sguardo quella fiammella debole e tremolante che, immortale, si allontana con la corrente.

giovedì 20 febbraio 2014

Taste of Tanzania 11



Stava perplesso
se non fosse migliore
'l proporzionale.

Grattacieli e casette

Lanterne a Hoi An

Complice il fatto che ogni trenta metri c'è una pattuglia della polizia che controlla la velocità,  le macchine vanno ai quaranta all'ora appena ci sono quattro case lungo la strada, così puoi goderti il paesaggio con calma. Lontano dalla città non sei completamente circondato dai motorini, le macchine sono poche e i camon che scatarrano puzza di gasolio si lasciano superare con una certa facilità.  Passi infinite piantagioni di ordinati alberi della gomma dalla corteccia segnata da una scalfittura obliqua che ne stabilisce la inequivocabile identità.  Poi risaie e ancora risaie in camere neanche troppo piccole, qui nella grande pianura. Colori diversi, un po' di verdi pallidi e quasi dorati contro sole, un po' di gialli ambrati sugli steli quasi curvi e pronti alla raccolta. 

Qui si raccoglie tre volte l'anno ed è naturale ritrovarsi tutta questa varietà. Vicino a Saigon invece, in mezzo ai campi ti sorprendono le nuove torri che sorgono come enormi funghi maligni, frutti mostruosi di una radiazione aliena che coinvolge tutto e produce questi falansteri orribili che non hanno fatto a tempo, purtroppo ad essere bombardati. Cresciuti fuori tempo massimo insomma. Ma basta fare un saltino nello spazio ed eccoti proiettato anche indietro nel tempo. Hoi an ti accoglie coi suoi vicoli stretti, le sue case antiche, le sue lanterne sul fiume. Un piccolo sogno di passato che, certo è inutile e sciocco rimpiangere, ma che dalla terrazza di un piccolo ristorante sul fiume, scalda il cuore, oltre che lo stomaco, dato che la temperatura è scesa di quindici gradi.

mercoledì 19 febbraio 2014

Taste of Tanzania 10



Davvero duro
tra le tante poltrone,
star sempre in piedi.

martedì 18 febbraio 2014

Taste of Tanzania 9


La cima bianca,
non da prendere a forza.
Dolce bellezza.

Recensione:Greene G. - Un americano tranquillo


Ecco qui un altro libro fondamentale sul Vietnam. Me lo sono portato con me e devo dire che ha fatto buona compagnia. Ci ritrovi, come nei libri di Terzani, una descrizione puntigliosa di certi luoghi che sono andato ritrovando via via che passavano i giorni. L'albergo Continental, la via Catinat e tanti altri punti di una Saigon che ovviamente non c'è più ma cha che senti esserci stata, nella architettura coloniale, nei profumi dei mercati, lungo i canali. Anche se sono completamente scomparse le esili e bellissime ragazze che percorrevano le larghe strade in ao-dai candidi e svolazzanti, sostituiti purtroppo dai jeans informi e dalle magliette globalizzate e le biciclette hano lasciato spazio alla marea dei motorini, pure una certa atmosfera la riesci ancora ad avvertire. Lo stile molto cinematografico di Greene ovviamente aiuta. Bisognerà che al mio ritorno dia un' occhiata anche al film.

Vita da spiaggia

Mui Ne - ore 6
Come sempre al tropico l'alba sorge all'improvviso dal mare. Alle sei la brezza sfuma fino a cessare completamente. Anche l'onda è più calma e puoi entrare nell'acqua lasciando scivolare il tuo corpo come un dugongo che cerca di raggiungere il suo elemento naturale dove abbandonarsi al corso della natura. Poi quando il sole si alza e il suo raggio velenoso morde la pelle tenera e delicata viene l'ora di porsi al riparo,  di cercare asilo sotto le frasche secche dei cocchi.  La spiaggia si popola a poco a poco di altri corpi, di nudità incongrue e sovrabbondanti,  da supermarket della cellulite, condite di piccoli gridolini di meraviglia per la bellezza comunque incontrovertibile e per la impagabile sensazione di dita che affondano in una cipria bianca, polvere di conchiglia così tenera e farinosa da massaggiarti la pianta del piede come una delle ragazze che vanno su e giù offrendo questo servizio.

Lo spazio antistante il giardino verdissimo, (che contrasto il limite tra sabbia e prato, quasi come quella tra natura e civiltà) è gremito di massaie moscovite che lanciano gridolini di meraviglia e si spiaggiano felici. Arrivano le ragazze delle magliette, respinte con perdite, poi quelle delle perle, subito circondate. L'assedio si presuppone lungo. Intorno corpi nudi, carni generose ricoperte appena da minime fettucce di stoffa, di là membra esili e minutissime, completamente ricoperte, calze spesse, maniche lunghe, guanti e maschere che appena scoprono gli occhi, terrorizzati di subire un raggio di sole che scurisca la pelle, la renda rugosa al tatto, una condizione che renderebbe la ragazza assolutamente indesiderabile ed equiparata ad una contadina china da mane a sera nel fango della risaia, condizione piuttosto dequalificante per chi aspira ad un buon marito.  

 Concluse le faticose trattative,  i gruppi si separano, da un lato sulla sabbia, piccole statue scure immobili come ragni sotto il cappello a cono ad aspettare nuove vittime, occhi immobili ma vigili, sguardi da vietcong geneticamente pronti a balzare fuori dai loro cunicoli, ad attaccare senza quartiere il nemico in arrivo,  con la benedizione dello zio Ho. Un carretto passava e quell'uomo gridava "cocco fresco", le ragazze sui bilanceri hanno frutta e fiori non ancora appassiti. Sui lettini, chiappe lattee straripanti che quasi a vista d'occhio si colorano di rosa, poi di un rosso vivo che lascia immaginare il vermiglio che, nonostante litri di Nivea, di certo tarocca, vendura all'ingrosso dai banchetti sulla strada, promette una notte di dolore cercata e meritata.

lunedì 17 febbraio 2014

Taste of Tanzania 8



Foresta fitta.
Ansima la salita
nel muro verde.

On the beach


Mui Ne è un po' l'archetipo della spiaggia dei mari del sud. Sabbia bianca, mare azzurro, palma da cocco ed un tempo infinito da passare distesi ad aspettare che un nuovo governo salvi l'Italia dagli italiani. Lo so che non dovrei essere turbato da questi pensieri improvvidi, ma che volete, la nascita e la disponibilità di questi mezzi infernali,  mi mette al corrente continuamente di ogni evento accada nel mondo. Tuttavia quando lo spengo, il tablet, posso rimanere ad ascoltare il rumore della risacca senza pensieri negativi. Così questa mattina di buon ora ho tentato una pratica mattutina di tai ji sul praticello perfettamente rasato del luogo che mi ospita, ma improvvisamente si è azionato un irrigatore automatico e mi sono bagnato tutto. Ho provveduto allora ad andare a fare il primo bagno, visto che era ormai tardi per qualche foto dell'alba, ma un'onda piuttosto poderosa mi ha schiaffeggiato sulla battigia, è oceano Pacifico, mica son scherzi.  Certo sulla carta gli ingredienti del paradiso tropicale ci sono tutti, incluso un comfort da honeymoon, però in questo modo ti perdi tutto il fatto di essere in Vietnam. Anzi diciamo che potresti immaginare di essere in qualunque altra bellissima spiaggia, da Varadero a Khota. Che volete farci è la globalizzazione. Vuoi comodità e benessere anche in capo al mondo? E allora rinuncia all'identità locale. Anzi per la verità qui potrei pensare di essere in Crimea. Ci sono solo russi, centinaia di russi, migliaia di russi. Tutta gente che ha finalmente scoperto un minimo di benessere e vuole godersi al caldo un bel pacchetto vacanza come quando avevano le putjovke di stato, in fondo non importa dove, purché ci sia caldo, sole e mare. Qui la chiamano ruskji gorad, la città russa. Anche le insegne dei negozi e i menu dei ristoranti sono solo in russo, i cartelli reclamizzano la genuina cucina russa e i ristoranti vietnamiti sembrano curiosità esotiche. Tutti i locali sparsi negli esercizi, parlano russo e sembrano immigrati a casa loro. Ho appena finito la colazione, kasha invece del porridge, tanto è la stessa cosa. Adesso mi trascino fino alla prima fila di palme vicino a due enormi controfigure di Irina e Tamara Press  con cui ho familiarizzato a fare qualche pettegolezzo sulla vita moscovita, aspettando che passi il venditore di cocco, che qui, curiosamente è vietnamita invece che marocchino

domenica 16 febbraio 2014

Taste of Tanzania 7



Ceste di frutta.
Ad esser riempite
pronte di nuovo.

Sul Mar Cinese Meridionale

Mui Ne - La spiaggia al mattino

Tra palme a cocchi la spiaggia al mattino prende il colore del cielo. Il vento di ieri sera si è calmato, una risacca morbida, sabbia di borotalco, qualche spruzzo nell'aria del mar Cinese Meridionale. SEntore vacanziero nemmeno tanto inclinealla meditazione. Me ne dovrò fare una ragione. Intanto prima di pensare, stendiamo l'asciugamano e andiamo a fare colazione.

sabato 15 febbraio 2014

San Valentino a Saigon

Affogato di S. Valentino

Ieri era San Valentino anche a Saigon. Curioso no? C'è un tempio vicino all'albergo, ieri brulicava di coppiette che andavano alla cassa a pagare, ritiravano dei bastoncini di incenso e poi li piantavano in un grande vaso, pregavano a mani giunte, poi, tenendosi per mano, aspettavano che si consumassero. Altri accendevano unas specie di zampirone enorme che un monaco addetto con una lunga asta andava ad appendere al soffitto assieme a cento altri, il peso faceva scendere le spirali più esterne come una specie di cono creando un curioso effetto. Poi senza dirsi niente se ne uscivano, si mettevano il casco e via sul motorino per le vie della città. Ai ristoranti non c'era neppure un posto a sedere, man mano che arrivava gente continuavano ad aggiungere tavoli, fino in mezzo alla strada dove gli scooter schivavano le sedie con cura prima di ammassarsi al semaforo. Una bolgia. Tutte coppiette naturalmente. Di fianco a me, ne è arrivata una che apparentemente pareva avere non più di dodici anni. Finite le acrobazie per sedersi, lui tira fuori da dietro la schiena un sacchetto bene avvolto nella plastica e glielo rifila. Lei lo butta distrattamente sulla sedia a fianco e comincia a consultare il menu. Lui diteggia sullo smartphone, ogni tanto butta l'occhio. Un cartoccio di plastica gialla, sarà una cosa di design. Alla fine lei lo apre e accenna un sorriso che scopre i denti storti. Sono delle belle roselline rosse con una coroncina i piccoli fiori bianchi. Sembra che siano piaciuti. Intanto arriva una bella scodellona di noodles in brodo che il giovanotto comincia a risucchiare di gusto. Lei sembra sospirare. Forse a ragione Linh, le vietnamite aspirerebbero a uomini romantici, alla fine prendono quello che trovano, tanto poi c'è la televisione, i mariti guardano la partita e loro le telenovele coreane e piangono, piangono.

Taste of Tanzania 6



Profuma il viale
di jacarande azzurre.
Steatopigia.

venerdì 14 febbraio 2014

Tra i nove draghi

Delta del Mekong a Cam To

Passare da un ramo all'altro dei nove draghi, tanti sono i bracci del Mekong che corrono verso il mare. Immensa strada d'acqua rosa di sangue sparso inutilmente. Calore di tropico, profumi di Asia. Quanta acqua porta il tempo senza riflettere. La vita qui scorre, la voglia di andare avanti scorre, con movimenti aggressivi e senza mezze misure. Il paese cresce assieme al numero degli abitanti e scorre assieme al grande fiume, come nei romanzi di Guareschi, sempre più in fretta, cancellando le memorie. Non c'è tempo per fermarsi a pensare al passato. I nemici di ieri sono i migliori amici di oggi. Comprano, pagano, investono. I vecchi amici invece no, lo sono sempre meno, pretendono e danno poco. Che gran voglia di fermarsi qui sopra un'amaca tra i cocchi. La gente del sud, dicono a Saigon, ha poca voglia di lavorare, suonano e cantano tutto il giorno, tanto ci sono banane, manghi e ananas dappertutto e il riso, quasi quasi vien su da solo. Basta allungare le mani per campare. Questa storia l'ho già sentita tante volte sempre uguale, però quei cappeli a cono in mezzo alle risaie, a chiosa di quelle schiene curve; quei polpacci nel fango a chiudere trappole per pesci gatto; quelle braccia magre che spingono sul remo, tenendo un bimbo al collo perché non cada in acqua, non mi sembrano così spensierati come mi vogliono far credere. Forse la povertà diminuisce ma la vita mi sembra sempre piuttosto dura tra risaie e palmizi.






Taste of Tanzania 5



Colore caldo
quando cammini al sole.
Crescono fiori.

giovedì 13 febbraio 2014

Crescita?



Confusione e vita pulsante, frenesia e concitazione come in ogni città asiatica in pieno sviluppo che si rispetti. Sembra la Cina di venti anni fa. Quando però ti prende questa furia, rischi di perderti identità e cultura in favore di una esplosione di attività e futuro supposto benessere, di certo ti perdi il tempo di pensare, vuoi solo arr0ivare a dei risultati certi e tangibili e farlo in fretta. Diventi anche terra di conquista commerciale, come ovvio, perché qui c'è da fare affari e dove corre il grano arrivano tutti per mietere. Se gli stipendi degli operai sono sui 150 dollari al mese, la gente corre, gli affitti salgono e come arrivano le fabbriche, crescono i grattacieli, arriva anche un inurbamento selvaggio con i problemi annessi e connesi. Comunque bisogna farsene una ragione, il giro è questo e l'abbiamo visto tante volte da ogni parte del mondo, succederà anche a Saigon, ormai tutti hanno ripreso a chiamarla così,  da quando è ricominciata l'esplosione di luci e di colori e l'esercito dei motorini tende a trasformarsi in auto. Oggi vado nel delta, vediamo se la campagna è ancora legata ad un passato che non c'è più.

Taste of Tanzania 4



Pesante il cesto,
equilibrio precario.
La vita è dura.

mercoledì 12 febbraio 2014

Taste of Tanzania 3



Il verbo di Allah
leopardatamente
caldo t'avvolge.

Mattina al parco


5 e30, il parco Tao dan è propriodietro al mio albergo. E'ancora buio, ma la città è già in movimento. Ormai fatichi ad attraversare la strada. L'oceano di motorini ariva da ogni parte con il fanale ancora acceso. Il parco è pieno di gente, qualcuno fa ginastica, altri approntano un campo il badminton. Molti giovani corrono. L'America cacciata dalla porta rientra dalla finestra e non sparge più agente Orange ma effluvio di Starbuck a prezzi senza senso e fritti di KFC e hambuger. Un gruppo di donne dietro la fontana è in piena zumba, le altre più vecchiotte fanno una routine di qi gong. Una squadretta di ragazzi allena una specie di kung fu o di vietvodao mi sembra. C'è solo uno che pratica tai ji, stile wang o giù di lì mi pare. Ormai sono le 6 e mezza. Meglio andare a far colazione. Sull'ascensore incrocio una ragazzetta che scende dal sesto piano, con tacco 15 più zeppa mi arriva appena alla spalla. Ha perso tutto il trucco e si vede. Ha finito il suo lavoro e andrà sotto a prendere il suo motorino per tornare a casa. Ormai il sole si è alzato e tutta la città è sveglia.

martedì 11 febbraio 2014

Luci della città


Stordisce questa città, affannata, affollata, umida, avvolgente, piena di luci violente e violate, di bar, di hotel traslucidi, di saloni di massaggio che trasudano di giovinezza perduta compitando sugli iPhone nuovi. Occhi spenti e occhi lucidi, giovani, occhi che sorridono, aperti sul nuovo che arriva, sulla speranza di avere, perdendo a poco a poco l'essere. Risate forti, tavolini pieni, sputi sul marciapiede, altoparlanti a palla, aria condizionata. La vecchia sorride seduta sui calcagni, vende tartarughine da liberare al tempio. Passa un drago di carta rosso fuoco, la fine del Tet, la fine di un sogno, la fine della vita della risaia conquistata, del napalm ormai dimenticato, angoscia di tuo padre, dalla faccia rugosa seduto in un canto con gli occhi vuoti che neppure vogliono più ricordare. Città sempre più ossessionata, ogni giorno che passa, sempre di meno Ho Chi Minh City la vergine, ogni giorno di più Saigon la prostituta.

Taste of Tanzania 2



Bellezza altera,
telefonino acceso, 
aneli al mondo.

Appena arrivato

Forse non ho più il fisico, però 30 ore tra aerei, attese, aeroporti cominciano a diventare troppo faticosi. Diciamo che ieri sera ero completamente cotto, così non ho fatto onore più di tanto ai deliziosi piatti di un ristorantino vietnamita che mi si sono parati davanti. Nutrirsi insomma più che mangiare. Poi subito a nanna ma, accidenti che fatica anche dormire, insomma, non ho più il fisico. La voglia quella no, non passa mai. Cosi, mi sono svegliato alle 6 ed eccomi qua a smanetare in attesa di provare le colazioni. Ieri sera sono stato una mezz'ora ad un incrocio, ipnotizzato a vedere il flusso e gli incroci di una massa di motorini che avevo immaginato certo, ma vederteli davanti così, rimani senza fiato, è un po'come essere al cinema. Il wifi funziona bene, ma qui sembra un po'che tutto funzioni bene, chissà che non sia solo una impressione superficiale. Ho la sensazione che questo novantaduesimo paese abbia tanto da darmi e forse cose più inaspettate di quanto abbia creduto. Il fatto forse è che in un paese non devi andare a cercare le cose che credi che ci siano, ma devi lasciare che le cose trovino te. 

lunedì 10 febbraio 2014

Taste of Tanzania 1



Ridi o mia bella
col cuore grande e aperto.
Manghi maturi.

sabato 8 febbraio 2014

Partenza


Ormai non si scappa più. sono giorni che vi meno il torrone con 'sta partenza. La valigia è ormai pronta. Domattina all'alba, al freddo e al gelo, poverino, prenderò la lunga strada tra le risaie che porta alla Malpensa. Là mi aspetta un ritorno al passato, un bell'Aeroflot, ricordo di altri tempi, vituperata compagnia che era all'ultimo posto tra quelle consigliate, con hostess che provenivano dai ranghi delle lanciatrici del peso e del disco, non so se ricordate Irina e Tamara Press. Sembra però che si sia ripresa e adesso faccia il suo dovere, vi saprò dire. Non riconoscerò neppure Sheremetievo nella mia Mosca che ho lasciato per l'ultima volta 10 anni fa e mi dicono completamente rinnovato. Tempi nuovi, vita nuova, capitalismo felice. Da qui, un suo fratellino mi porterà fino a Bangkok, dove dopo un'altra bella attesa farò l'ultimo balzo per Saigon. Perché ho scelto questo strano itinerario? Pare che a prezzi accettabili non ci fosse niente di meglio. Lo ha usato anche il Professore, che forse mi sta leggendo da Luang Prabang e che, della gloriosa aviolinea ex-sovietica ha detto peste e corna. Con questo post, non pensiate però che vi lasci tranquilli. Non mi tacerò per un mese, ma può darsi che, complice la presenza del wifi, che mi assicurano ben ritrovabile in tutto il Vietnam (mica è Italia eh!), compaiano di tanto in tanto dei flash, così, tanto per assicurarvi che non sono stato rapito dai montagnard. Inoltre vi ho lasciato ogni giorno un pensierino che comparirà come per magia anche in mia assenza, potenza della tecnica. Solo non potrò avvisarvi dell'uscita come di consueto a mezzo FB o con la newsletter ai miei affezionati. Quindi chi lo vorrà, dovrà fare uno sforzo diretto per andare sul blog a vedere il pezzo del giorno. Ci risentiamo, se avrò voglia di ritornare, tra un mesetto, sempre che non ci siano attentati a Mosca, che i dimostranti non blocchino l'aeroporto di Bangkok e che Grillo non impedisca nel frattempo il rientro dall'estero dei suoi oppositori, dopo aver preso il potere. Ad majora.


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venerdì 7 febbraio 2014

Ritrovamenti

III Elementare De Amicis - 1955

Ma Feissbuc serve a qualche cosa oltre che a farsi  i c...i gli affari degli altri? Pensate un po', l'altro giorno un nominativo a me sconosciuto mi ha contattato, dichiarandosi lettore e, bontà sua, estimatore di questo blog, cosa che ovviamente, nonostante un diniego formale appena accennato, mi ha fatto gonfiare come un pavone. Ma lo sconosciuto, tale in quanto utilizzatore di un nickname fantasioso e di copertura, si è successivamente rivelato,manifestando la sua reale identità, nientemeno che un mio compagnuccio di scuola, addirittura delle elementari e delle medie, di cui non avevo più notizie dal '60! Beh, anche se fosse solo per questo languido piacere, uno di quei sospiri che fanno inumidire il ciglio, mando un grazie di cuore a Zuckerberg, ma sì, hai fatto un bel lavoro ragazzo, ti sono grato davvero. Non so se questo basta per farti meritare tutto quel grano, ma questo è il capitalismo bellezza, goditelo e fai le cose giuste almeno, poi renderai conto alla fine. Intanto all'amico ritrovato voglio regalare queste due immagini che sono andato a pescare in fondo al cassetto. Nella prima, quella della terza elementare con il mitico maestro Allegri, tu, caro amico ritrovato, se non sbaglio sei il sesto da sinistra della fila in alto, mentre in quella sotto, la prima media, anno 1958, sei il terzo da destra della fila in alto. 

Ma allora c'era una percentuale così elevata di orecchie a sventola? Ragazzi, fa davvero impressione, se ci mettevamo in autostrada, andavamo a vela! Beh, apro il concorso, chi si riconosce metta un commento indicando la sua posizione. In mezzo a noi c'era una persona davvero straordinaria, una delle più brave professoresse di lettere sulla piazza alessandrina, la Prof. Grossi. Io ero particolarmente debole in italiano, come si nota ancora adesso, soprattutto ero carente di idee, i miei temini erano scarni e privi di sostanza. La mia mamma, richiamata all'ordine, lei che aveva fatto solo la terza elementare, era molto preoccupata e mi mise sotto seguendo le indicazioni della Prof. Lei, da parte sua, mi seguì costantemente con affetto e consigli assidui. Era una vedova di guerra, un po' triste e con un figlio da tirare su da sola, ma aveva una energia incredibile e una dedizione straordinaria per l'insegnamento. Morì di un tumore al seno alla fine della nostra seconda media, allora non c'era niente da fare, era una condanna sicura e lei in ospedale, alla fine, si crucciava di non  poterci portare all'esame di terza media e per il suo ragazzo che lasciava orfano ancora giovane. Questo paese è stato rimesso in piedi da persone straordinarie. Non c'è niente di impossibile se molti lavorano per costruire. Per chi sa solo distruggere, non c'è nessun futuro, finiscono, cariche del loro livore, nel cestino di immondizie della storia.

I Media Vochieri - 1958

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La mandibola.

giovedì 6 febbraio 2014

Cronache di Surakhis 61: Rivoluzione

La pioggia acida cadeva senza sosta da venti giorni. C'erano stati pochi momenti di tregua in cui dal cielo scendeva soltanto una sorta di polverino umido che si depositava sulle superfici metalliche corrodendole in fretta. Le montagne di immondizia in cui era stata scavata la città franavano continuamente, seppellendo intere famiglie di abitanti nel disinteresse più generale. D'altra parte gli strati spessi di liquame denso proteggevano abbastanza bene dalle radiazioni che arrivavano dal sottosuolo, da quanto era stato seppellito tempo addietro. Solo le acque dei pozzi avevano un frizzantino naturale e baluginavano un poco al buio. La quantità di acido solfidrico che si era generato e che scendeva dal cielo, era ormai cento volte superiore alla normale intensità ed aveva completamente soffocato il puzzo delle centrali a merda, che ormai però funzionavano a singhiozzo, anche perché negli ultimi tempi, sempre meno cittadini facevano i conferimenti all'ammasso obbligatorio delle feci, preferendo nasconderle in casa per arricchire un po' di componente proteico la dieta di erba e cavolo radioattivo, che costituiva ormai l'unica cosa presente sulle tavole di Novigorad. Ogni tanto c'era un giro di vite e gli ispettori di Paritrancia, l'ente preposto all'esazione evacuatoria, facevano una retata, portando alla banca degli organi quelli a cui venivano trovate in casa, per lo più malamente nascoste, scorte di merda mangiabile. Qualcuno le occultava in vecchi conservatori di cibi biologici, che ne garantivano la sanità per il solo fatto di essere dichiarati tali, altri la mantenevano nei vasi da marmellate casalinghe di marroni che erano ormai scomparsi da anni. Henry Wood, aspettò che l'oscurità scendesse completamente ad avvolgere la città per fare scattare il suo piano di fuga. 

Lo aveva deciso fin da quando Cricket aveva preso il potere assaltando il parlamento dove si era rinchiuso il governo terrorizzato, dopo un mese di assedio da parte dei militanti che si alternavano vociando e scandendo una continua cantilena di insulti. Infine il portone di metallo era stato aperto scavandoci una breccia con un gigantesco apriscatole e si era lasciata mano libera ad una falange di macropenici affinché facessero il loro comodo su tutti i presenti. Poi tutti erano stati mandati in un laogai, nelle isole Pellacce a rieducarsi. Immediatamente era stato abolito il credito intergalattico, pensioni e risparmi erano state annullate  e ogni bene veniva scambiato solo contro prestazioni sessuali secondo una tabella compilata dal Direttorio del Santo Baratto. Le teste avevo cominciato a saltare, giornalisti, politici vari e tutti quelli che erano stati in qualche modo collusi col vecchio regime. Le esecuzioni avvenivano sulla pubblica piazza anche per svagare i cittadini che non avevano altro da fare, essendo felicemente regrediti ad uno stato semicomatoso che si ravvivava solo quando dovevano votare se il condannato, prima della decapitazione, dovesse essere anche sottoposto alla pena accessoria del Bunga Bunga di cui si occupavano drappelli di macropenici, sempre presenti ormai in ogni cerimonia pubblica per fare il loro dovere. Ma i più compromessi col vecchio regime stavano finendo e la necessità di continuare a dare divertimento al popolo sovrano, necessitava di altri soggetti da trattare, per cui si era cominciato a rastrellare tutti coloro che pubblicamente o per sentito dire aveva espresso  in passato dubbi sul crickettismo o in generale sulla nuova religione. 

Wood si sentiva nel mirino ed ogni volta che una ronda passava davanti alla sua caverna, scavata nella parte bassa della città, temeva che fosse il suo turno. Il giorno prima avevano preso il suo vicino che aveva sempre ammirato in pubblico le prestazioni sessuali del vecchio imperatore, il quale era tenuto in vita artificialmente come monito a tutti nel museo delle mummie, dove i bambini delle scuole venivano portati in visita educativa di tanto in tanto per ammirare la sua famosa pompetta che tutti potevano azionare dandosi di gomito mentre se ne vedeva la funzione. Una settimana avanti avevano portato via una intera famiglia sostenitrice della sinistra storica e che si era data al crickettismo solo all'ultimo momento, una conversione troppo sospetta, che il tribunale del popolo aveva giudicato falsa ed il gruppo al completo era sfilato nudo tra due ali di folla che li frustava selvaggiamente prima di salire al patibolo, mentre le vecchie sedute sotto il palco sghignazzavano a quattro ganasce, sferruzzando maglie di pelo di pube, che veniva raccolto con cura dopo le esecuzioni. Wood scivolò via nella notte buia come una tomba. Le tre lune di Surakhis erano tutte tramontate e solo chi conoscesse bene i sentieri delle colline riusciva a strisciare via senza incertezze. Il piano era di arrivare fino allo spazioporto, confondersi con gli androidi addetti alla manutenzione e salire nella stiva di una astrovave in partenza per il braccio orientale della galassia e rifarsi una vita magari aprendo un chiosco di ceci fritti su qualche spiaggia di vacanzieri. 

Si era protetto con un telo di fortuna, ma gli acidi che scendevano dal cielo glielo avevano quasi sciolto completamente e anche gli scarponi di protezione, aggrediti dal percolato, stavano perdendo le suole. Stava tagliando il reticolato che era stato messo attorno alla città e si sentiva quasi in salvo, però i tac tac del tronchesino attirarono l'attenzione di una pattuglia di guardia. Lo circondarono subito. Non c'era più scampo. "Ma è Wood - gridò uno degli scherani brandendo un pene mostruoso - quello che vomitava porcherie sul nostro leader nelle sue lettere virtuali. Tienilo fermo che adesso gli diamo una bella lezione". Tra risa e spintoni, lo gettarono a terra strappandogli via quel che rimaneva dei suoi stracci. Era un macropenico tra i più dotati e Wood sentì subito quello che stava accadendo e tutto si fece buio davanti ai suoi occhi. Mentre perdeva i sensi gli rimase solo tra le lacrime, un'immagine di spiagge lontane, di montagne ricoperte di muschi e bambù, di risaie a terrazze infinite. Poi solo i cori sguaiati: "Potere al popolo, cri cri, cri cri. Libera decisione ai cittadini, cri cri, cri cri" finché tutto divenne completamente buio mentre la pioggia continuava a cadere senza sosta.

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Sansone
Civiltà perdute.

mercoledì 5 febbraio 2014

Il viaggio

Secondo Lin Yu Tang, il mondo moderno (e lui scriveva nel 1936) ha perso la possibilità di viaggiare, proprio per il fatto che ha reso ciò più facile ed alla portata di tutti. Il viaggio è stato trasformato in turismo e la sua poesia ed il vantaggio che ne derivano è andato perduto. Da piacere è diventato industria con tutti i suoi vantaggi e difetti. Quali sono dunque secondo lui, i motivi che uccidono definitivamente il vero piacere del viaggio, i falsi idoli del turismo moderno? Il primo è quello di voler identificare il viaggio con l'accrescimento delle cognizioni. Mentre il viaggiatore, assorbiva sensazioni dall'ambiente che lo circondava, una sorta di assorbimento a pelle, d'istintualità, il turista segue la guida che gli spiega fatti, nomi, date e gli racconta avvenimenti che dimentica immediatamente, ma che in teoria dovrebbero servire ad accrescere il suo bagaglio di nozioni. Un po' il concetto che ho espresso l'altro giorno in Cultura e informazione. Il secondo è quello di viaggiare al fine di conversazione, tornare a casa aggiungendo un pallino al numero dei paesi visitati, portando soprattutto un gran numero di fotografie da mostrare agli amici per poter con loro, enumerare tutte le cose viste con puntigliosa precisione. Ovviamente tutto il tempo passato a fotografare e a filmare, oggi gli strumenti a disposizione sono davvero straordinari ed affascinati, ti impedisce di vedere davvero i luoghi e te ne torni a casa con la foto, ma il posto non lo hai neppure visto nella sua essenza. 

E' importante, ad esempio, quando arrivi ad Hang Zhou  farsi la foto mentre si beve il famoso Long Jin Cha per postarla subito su FB, dimenticandosi completamente di assaporarne l'aroma e il gusto straordinario. Alla fine il viaggio si riduce ad un elenco di luoghi da smarcare ad uno ad uno con una crocetta, dicendo fatto, fatto e  poi via a casa. Questo si tira dietro il terzo terribile errore, quello di viaggiare ad orario. Si programma tutto con cura, voli, treni, barche, si prenotano gli alberghi facendo governare il viaggio dall'orologio e dal calendario. Il viaggiatore invece che volesse sfruttare appieno il piacere del viaggio, si deve innanzitutto perdere e rendersi incognito senza contaminare con la sua presenza di straniero il luogo che attraversa. Deve dimenticare il suo status e le sue conoscenze, ma confondersi nella nuova realtà; deve diventare vagabondo e smarrirsi senza ora, senza appuntamento, senza destinazione, senza conoscere neppure il nome del posto dove arriva. Come dice Tu Lung nel suo Ming Liao Ze, non curarsi di nessuno in particolare è curarsi dell'umanità in generale. Il vagabondo penetra la natura e da questo trae il suo piacere. Un giorno un turista si fece convincere a fare una passeggiata in montagna vicino ad Hang Zhou, da un vagabondo di passaggio, forse un monaco taotista viandante, con la promessa di poter ammirare paesaggi indimenticabili. C'era nebbia e umidità e a malapena si scorgeva il sentiero. 

Dopo alcune ore di cammino giunsero ad una piccola radura tra le rocce. La foschia impediva di vedere alcunché e alle lamentele del turista, il vagabondo insistette per arrivare fino in cima da cui si sarebbe potuto scorgere un panorama indimenticabile. Il sentiero proseguì ancora per un paio d'ore, tra il profumo di muschio del bosco, il verde cupo degli alberi infradiciti e dalle cortecce corrose dietro alle quali correvano a nascondersi scoiattoli dalla lunga coda rossa. Arrivarono in cima completamente avvolti dalla nebbia. A mala pena si vedeva il boschetto di bambù di un tenero verde pallido nascosto tra i massi. "Ma non c'è nulla da vedere qui" protestò con veemenza il turista  e il vagabondo rispose:"Ma proprio questo era lo scopo, salire fin qui dove non si vede nulla": Tutta qui la differenza, quella tra il vedere le cose e il non vedere nulla. Così molti vedono cose ma alla fine non vedono nulla forse perché non hanno nulla o già troppo, dentro, altri che sembrano non vedere niente, ne portano con sé una grande quantità. Forse il vero viaggiatore è quello che ha la capacità di vedere davvero le cose.Come ha detto Chin Sheng Tan, in un commentario alla Camera occidentale, il corredo indispensabile da portare con sé in valigia è solo la capacità di vedere le cose., un talento speciale nel cuore e una visione particolare negli occhi. 

Se non ce l'hai il tuo viaggio sarà solo uno spreco di tempo e di denaro. Conoscere i diversi organi del cavallo non significa comprendere il cavallo, dice il filosofo Chuang Ze. Uno dei modi per dire in cinese la parola Viaggio è 旅行- lǚ xíng, dove nel primo ideogramma leggi il segno di Forza e quello di Grandezza, naturalmente spirituale e nel secondo, la stilizzazione di un incrocio di strade, un quadrivio dove di solito si incontra la gente e sorge un mercato, perché anche il mercante deve avere lo spirito del viaggiatore con le sue curiosità ed il suo pragmatismo di portare comunque a casa con sé qualche cosa. Chiuderei qui, anche perché l'ho già fatta troppo lunga e devo correre a mettere gli ultimi appunti sulla Lonely per completare l'elenco delle cose da vedere senza perdermi nulla, controllare le ultime prenotazioni su Google map, così mi programmo le poche ore libere nelle vicinanze, ho ancora un pomeriggio e una serata da sistemare e poi corro da Mediaworld a prendere una schedina di memoria in più, perché mi sa che nelle montagne del Vietnam ci sarà da sparare a raffica e non vorrei rimanere a secco. Il tablet è già carico nello zaino anche se non sono ancora stato capace a far funzionare whatsapp. Pazienza, parto lo stesso, l'avventura è avventura.


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martedì 4 febbraio 2014

Recensione: I segreti di Osage County

Vado poco al cinema, così ieri mi sono beccato anche questa lama rovente. Una classica pellicola americana sul filone delle tragedie psicofamiliari degli anni '50. Non so se avete presente La gatta sul tetto che scotta. Senti palpabile il meccanismo del film studiato per arrivare agli Oscar, metodo, stile, dialoghi, drammoni e via cantando. Ovviamente grazie ad un cast eccezionale si assiste ad una prova d'attore di tutto rispetto. Tutti bravissimi a superare se stessi, da Meryl Streep a alla Roberts che danno il meglio di loro con interpretazioni assolutamente convincenti. Purtroppo, sembra un andazzo dei tempi, ma la storia deve sempre di più indulgere verso la telenovela con sorprese continue e strappacuore. Su tutto campeggia implacabile la linea immobile e perfettamente diritta dell'orizzonte piatto del Midwest, una solitudine cupa ed assordante che induce a credere che le zone siano così poco popolate a causa principalmente dei suicidi. Comunque tra cancri, morti, tradimenti, droghe, divorzi e depressioni, direi che se siete dei bipolari anche in fase up, è meglio lasciar perdere se non volete uscire dal cinema con brutte idee in testa. Auguri.




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lunedì 3 febbraio 2014

Cultura e informazione

Come sempre non mi sento pronto. Più passano gli anni e sempre meno, prima di partire, ho voglia di mettermi lì e raccogliere tutte le informazioni necessarie, per essere sicuro di non perdermi niente, di fare la lista della spesa da spuntare puntigliosamente, dell'essere "preparato". Tutto nella convinzione che conoscere e sapere prima, ti aiuti a godere meglio delle cose, a capirle di più. Un approccio molto occidentale di chi vuole la massima informazione. Oggi ancora maggiormente compulsi nervosamente il web, dove c'è tutto, di più, troppo. Che confusione! E' certo più comodo lasciarsi andare all'onda dell'avvenimento, impreparati ma pronti a cogliere i fiori nel giardino. I confuciani distinguevano la conoscenza o cultura che dir si voglia in xue - sapere scolastico, xing - condotta o approccio alle cose e shi qien- discernimento o vista interiore, che noi chiameremmo forse istinto non legato al ragionamento. A questi tre aspetti davano una importanza opposta a quello che in generale facciamo noi, che preferiamo far prevalere i fatti. Mi direte che questo modo di pensare poi porta ad accettare anche omeopatia o Stamina. Vero fino ad un certo punto. L'accondiscendenza alle sirene del tutto facile è più propria dell'incultura che della saggezza misurata. D'altra parte questa scala di valori era sostenuta proprio da Confucio che teoricamente era invece tutto regole e impegno, merito misurato con voti ed esami ferrei a dispetto anche della verità purché non fosse turbato l'impianto generale . Ricordiamoci, nel giudicare, che questo punto di vista permea prepotentemente anche la Cina moderna quando parla di stroncare chirurgicamente ogni forma di protesta (anche se giusta) che possa turbare l'armonia dell'impianto generale dello stato. 

Un uomo colto, quindi per i cinesi, ha giusti odi e giuste simpatie, dunque un suo specifico gusto, cosa che si accompagna all'incanto. Naturalmente il cane si morde la coda perché avere gusto e discernimento, richiederebbe capacità di pensare, indipendenza di giudizio, voglia di non essere tratti in inganno da ogni forma di mistificazione populistica sociale, politica o artistica che sia. Un equilibrio fragile insomma. Da un lato la necessità di standardizzare, che regala più efficienza di certo. Ecco dunque la sequenza delle certificazioni, ma che richiedono graduatorie e quindi punteggi ed allora via con esami, interrogazioni, prove. Tutti punti in cui sono più efficienti le domande a risposta chiusa che richiedono nozioni e precisione anziché sviluppo di gusto e di giudizio. Così più facile e utile per un insegnante chiedere date e nomi piuttosto che giudizi e vaghe opinioni, più facile certo per dare voti, per stilare classifiche addirittura in automatico con griglie vero/falso. Ma lo stesso Confucio affermava che la cultura che consiste nel memorizzare nozioni non crea nessun buon insegnante. Ecco quale dovrebbe essere il punto fondante del nostro Liceo Classico, insuperabile esempio di splendida utilissima inutilità. La più vicina delle nostre istituzioni alla cultura orientale e quindi consequenzialmente da distruggere un poco alla volta. Vuol dire che non mi farò più cruccio di partire in questo caso, come ogni volta un po' di più, quasi privo di informazioni, lasciandomi andare al fiume del viaggio, lasciandomi cullare dai profumi, dai suoni e dai sapori, facendomi scorrere tra le mani la ruvidezza di stoffe calde e superfici fredde, rimanendo confuso per il cangiare dei colori. Va bene. Allora mi considererò comunque pronto al viaggio. In ogni caso adesso vado, lasciatemi dare un'occhiata alla Lonely Planet che devo appuntarmi un po' di info sui vari mercati tra Saigon ed Hanoi. 


Refoli spiranti da : Lin Yu Tang - L'importanza di vivere -1936


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sabato 1 febbraio 2014

Regalare soldi alle banche

Adesso basta. Mi sono stufato, mi sono stufato, mi sono stufato. Non ne posso più di sentire continuamente ululare squallidi personaggi che affacciati al balcone arringano la folla insistendo sul fatto che si regalano 7 mld alle banche, che è uno schifo, che quei soldi potevano avere ben altro uso, cancellare le scie chimiche o finanziare Stamina o altro. Quindi, a cascata di sentirlo ripetere a pappagallo da ogni cretino che passa per strada. Ieri in coda in banca, una distinta signora lo spiegava ad un altro rimbambito che assentiva con il testone vuoto di come sarebbe stato meglio se tutti quei soldi li avessero dati a lei per pagare l'affitto. Per lo meno questi hanno la giustificazione dell'ignoranza, se uno non sa le cose, invece di star zitto e studiare, può anche blaterare a vanvera; in generale chi lo conosce e sa della sua preparazione può scollegarsi e non starlo a sentire. Ma quando invece la fanfara viene da chi le cose le sa benissimo e quindi non è affatto ignorante ma un mentitore seriale che, peggio ancora lo fa con uno scopo preciso, quello di sollevare il popolo in pieno stile fascistico e violento, una vera e propria chiamata alle armi e alla marcia su Roma, la misura si colma. Eppure quasi tutti ormai sono andati a scuola, le minime conoscenze di economia dovrebbero essere patrimonio della maggioranza della popolazione! Accidenti. Allora chiariamo una volta per tutte questo fatto come si farebbe una normale classe di prima istituto di ragioneria, semplificando ancora, anche per dare aggio a chi, a scuola, non ci è neanche mai entrato. Il bilancio di una qualunque azienda comprende nelle poste attive, tra le altre cose, i ricavi e le proprietà. 

Le universali leggi sul bilancio prevedono che le proprietà come le partecipazioni azionarie siano valutate o con il loro valore di carico (quello che avevano quando sono state acquisite) oppure quello reale, cioè il valore che hanno al momento in cui si redige il bilancio. Questo è molto logico, in quanto una azienda potrebbe essere giudicata sottocapitalizzata e quindi non solvibile o solida (con le ovvie conseguenze), mentre nella realtà ha partecipazioni che valgono molto di più e che quindi possono essere indicate nel loro valore reale. Anzi il mantenerle artificiosamente basse, se pur è consentito giustamente, in quanto quei soldi sono solo virtuali e non sono incassati effettivamente, è un escamotage per chi è in gran salute e non vuole ancora mostrare utili troppo elevati su cui pagare le tasse prima ancora di avere effettivamente monetizzato l'utile. Facciamo un esempio per capirci. Io possiedo un'azienda che anni fa ha finanziato Apple alla sua nascita con 1 mln di Dollari. Adesso, dopo 20 anni, il valore effettivo di quelle azioni è di 1 mld di Dollari grazie alla crescita di Apple, ma nel mio bilancio, mi è consentito di scrivere il valore iniziale di quelle azioni, in quanto io non le ho ancora vendute e quindi il guadagno non l'ho ancora realizzato effettivamente (né ci ho ancora pagato le tasse), magari un domani la Apple avrà un tracollo e fallirà e io avrò perso quei soldi. Quindi, se la mia azienda va a gonfie vele e non ha bisogno di soldi, io continuerò a mantenere inalterata quella valutazione, ma se fossi in difficoltà e il mio bilancio fosse in perdita (con le ovvie conseguenze) mi è consentito di rivalutare quelle azioni che ho in portafoglio al loro valore reale, pagarci le tasse e avere un bilancio più tranquillo (e reale). Cosa è successo nel nostro caso? 

Tutte le banche italiane (quelle che rubano alla gente e quindi sono ricchissime secondo la vulgata popolare) in realtà, tra crisi, sofferenze e cattive gestioni, sono in pessime acque e come prevede legge e buon senso, se non superano gli stress test devono trovare soldi da qualche parte per ricapitalizzarsi oppure fallire, bruciando tra le altre cose, i soldi dei risparmiatori oltre che indebolire lo stato stesso. Ora succede anche che tutte le banche siano proprietarie di una quota della Banca d'Italia (come in tutto il mondo). Questa partecipazione è valutata nei loro bilanci ai livelli di circa 70 anni fa, quando la Banca d'Italia fu costituita e quindi pochi spiccioli attuali. Siccome oggi il valore reale di Banca d'Italia è, mettiamo, di 7 mld, viene consentito (la Banca d'Italia non è quotata in borsa e quindi questo non si può fare automaticamente da parte delle banche, ma bisogna per legge stabilirne il suo valore reale) di valorizzare questa partecipazione con le cifre corrette. Quindi nessuno tira fuori soldi, nessuno li piglia, si tratta di un mero artificio contabile attraverso il quale, si tira una riga su un numero mettiamo 100.000 euro e lo si sostituisce con un altro poniamo 1 mld di euro (che è poi il suo valore vero). In questo modo il bilancio reale della banca viene giudicato più a posto. Lo stato non regala nulla, anzi ci guadagna un sacco di soldi, in quanto su questa rivalutazione dovrà essere pagata l'imposta sulle plus valenze, mi sembra se non vado errato che lo stato incasserà dalle banche più di un miliardo di euro. Questa è la mera operazione contabile. Che la gente lo capisca! Cazzo! Se poi, gli arruffapopolo vogliono continuare con le loro sparate dal balcone, facciano pure è un loro diritto, ma la gente che passa, almeno li sputi. 


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