Il Gyeongbokgung Seul - ottobre 2023 |
La sfilata |
Pochi passi verso nord e si raggiunge la Sejong-Daero, la principale arteria che taglia in due il centro della nord Seul. Qui trovi subito l'ingresso dell'altro grande palazzo della città, il GyeonBokGung, che sorge a un solo chilometro e sulla stessa strada del suo amologo di cui già vi ho parlato in precedenza. E' questo forse il più importante lascito della dinastia Joseon ed ha avuto una storia travagliata. Costruito infatti alla fine del 1400, dopo soli cento anni, fu distrutto nella grande invasione giapponese della fine del 1500 che lo ridusse in tali condizioni da farlo considerare non restaurabile e così rimase, in stato di totale abbandono per secoli fino a che alla metà dell'800 fu ricostruito nel meraviglioso parco di oltre quaranta ettari con 330 edifici diversi. Tuttavia dopo l'assassinio della principessa MyeongSeong nel 1895 da parte di sicari, guarda caso, giapponesi, fu nuovamente abbandonato, questa volta definitivamente e nella successiva invasione del 1911 degli stessi nemici storici, fu quasi completamente distrutto. Rimasero infatti solamente dieci edifici a ricordarne la grandiosità e per sommo sfregio, proprio davanti alla sala del trono, per intaccarne anche la struttura geomantica,. fu eretto un gigantesto edificio come sede del governatore giapponese. Solo dal '90 quindi sono cominciati seri lavori di restauro che ne hanno, con grande difficoltà, ricostruito il fasto originale, dato che non esisteva quasi nessuna testimonianza fotografica del preesistente.
Nel parco |
A questo scopo sono state con attenzione ricercate in tutto il mondo immagini della Seul dell'inizio secolo e naturalmente è stato raso al suolo il palazzaccio, visto che i rapporti col paese del Sol Levante, nel dopoguerra, hanno, per molteplici ragioni di cui avremo modo di parlare, continuato ad essere piuttosto freddi. Al momento il palazzo è uno dei monumenti più visitati della città e infatti basta seguire la processione di gente in hanok tradizionale che si dirige verso l'ingresso per arrivare ad una delle due grandi porte che danno l'accesso all'immenso cortile, una sorta di piazza d'armi dove si svolgono anche numerose manifestazioni e spettacoli. Eccoci dunque appena in tempo per la cerimonia in costume in cui moltissime comparse al suono di una serie di grandi tamburi, sfila per il cortile per effettuare una specie di cambio della guardia. Tra damine impomatate e dignitari con le alte tube nere, i soldati e gli ufficiali dalle sgargianti tuniche rosse danno luogo ad un magnifico rutilar di colori di grande impatto, tra lo sventolio di bandiere ed orifiamma, considerando il fatto che dal più al meno sono più gli spettatori in costume di quelli diciamo pure, in borghese, come noi. Finito la spettacolo la folla sciama festosa tra i prati verdi ed i laghetti del parco perdendosi tra i tanti edifici della reggia. Certamente il destino di tutte queste splendide costruzioni completamente costruite in legno al di là delle tegole, era piuttosto comune, di tanto intanto un bell'ìncendio, sia fosse un incidente casuale che un episodio di guerra, che si portava via tutto ed era necessario un successivo impegno dinastico per una completa ricostruzione, che tuttavia aveva anche la conseguenza di cancellare gli aspetti architettonici del passato.
Il Gyeonghoeru |
Non solo ma la stessa natura lignea dei manufatti, con conseguenti deterioramenti dati dagli eventi atmosferici e dai parassiti sempre all'opera, ne imponeva periodici restauri. Ecco la motivazione per cui lo stile di quasi tutti gli edifici storici rimasti è piuttosto omogeneo essendo appunto improntato agli interventi più recenti. Si tratta quindi di costruzioni piuttosto semplici anche se a volte imponenti, lineari e dalle caratteristiche comuni, non troppo baroccheggianti, diremmo noi, costituite da grandi colonne ricavate da enormi tronchi e da tetti di legno con le caratteristiche coperture di tegole di maiolica invetriata verdi o nere e gli angoli cantonali rivolti verso l'altro. Gli interni sono altrettanto semplici, spesso colorati in rosso cupo e non contengono quasi mai arredi, anch'essi per la più parte andati distrutti. Tuttavia di questi palazzi non puoi non apprezzare la grande pace che li avvolge, data soprattutto dall'essere le costruzioni immerse nel cuore di immensi parchi che rimangono cosi anche come fantastici polmoni verdi della città. In questo palazzo rimane uno degli unicum tra questa serie di edifici, un grandissimo padiglione, il Gyeonghoeru, che sorge su 48 pilastri di granito, in mezzo ad un lago artificiale ricoperto di fiori di loto. Era uno dei luoghi di svago e riposo della famiglia reale ed è talmente unico da essere riprodotto anche sulle banconote da 10.000 W. Sarà comunque un luogo di riposo, ma alla fine passeggiare in un parco da quaranta ettari ti taglia le gambe anche se di tanto in tanto ti siedi a guardare i gruppi di damine o le famigliole vestite che si immobilizzano in pose estatiche davanti ai treppiedi su cui vengono volonterosamente issati i telefonini.
Cucù |
Ce ne andiamo lemme lemme verso metà pomeriggio trasferendoci in metro fino a Dongdaemun, un altro quartiere popolare sede tra le altre cose di un vivace mercato. Una sosta mangereccia ad uno dei tanti Paris Baguette incontrati lungo la via ci consente di integrare una parte degli zuccheri consumati durante la giornata. Un'oasi di occidente che ha conquistato i coreani, che per quanto riguarda la colazione sono passati in massa ad apprezzare la tradizione francese di croissant, paste dolci di ogni tipo, confetture e tutta la serialità della caffetteria supposta italiana ed Italian sound, anche se a volte in maniera approssimata, tuttavia più costosa che da noi e questo ci stà, trattandosi in effetti di tradizione esotica importata. Tuttavia i croissant e le sfogliate di questa come di altre catene simili come Tous le jours, sono davvero buone e ti rinfrancano, predisponendoti di buon umore per i passi successivi. Percorse poche vie, lasciamo da parte il mercato che in fondo non differisce molto dai suoi consimili e ci incamminiamo partendo dalla Dongdaemun gate, una delle otto porte della antica cinta di mura di Seul, verso una stradina che si inoltra nel Naksam park, l'ennesima area verde che arricchisce la città e risale una erta collina percorrendo una lunga parte della cinta di mura della città. Devo dire che la salita è davvero durissima e forse non varrebbe neppure la pena di spenderci tutta questa fatica, ma la spinta malevola e decisiva è che al termine del supplizio, più o meno un chilometro più in sù, c'è un piccolo quartiere, Ihwa, un tempo costituito da una serie di casupole degradate e vissute da una parte marginale della popolazione e che a mano a mano è stato popolato da una generazione di artisti ed artigiani che ne hanno arricchito le pareti di artistici murales e di localini un po' fricchettoni.
un murale di Hiwa |
Per la verità i vari passanti interpellati per essere sicuri che la orrenda fatica della salita corrispondesse a qualche cosa di concreto non sono sembrati molto a conoscenza del sito, sebbene citato in tutte le guide, ma alla fine, a tentoni e con l'aiuto della provvidenziale Naver Map, arriviamo a questa che sembra una favela brasiliana abbarbicata sui fianchi della collina. In effetti l'aspetto dell'area marginale rivitalizzata dalla correnti intellettuali aritistiche di nuova generazione, c'è, la qualità delle opere sui muri, un po' meno, insomma'cuccarsi questa scarpinata per arrivare ad un risultato piutosto deludente, mi ha messo di cattivo umore e forse meno disponibile ad un approccio positivo verso questo genere di arte. Così mestamente, riprendiamo la strada, questa volta fortunatamente in discesa per riguadagnare senza rimpianti il quartiere perduto a valle, anche perché essendo evidentemente la zona non molto battuta non ci riesce di trovare un taxi per evitare l'ulteriore tratto a piedi, mentre intanto in un attimo, è scesa l'oscurità della sera, assime al calo di temperatura che ne consegue e che che ti fa deliziosamente ghiacciare il rivolo di sudore rappreso sulla schiena. Così ragionando con un ulteriore sforzo raggiungiamo da DDP, l'acronimo che definisce la Dondaemun Design Plaza, uno dei capolavori architettonici della moderna Seul. Il luogo è uno degli esempi iconici di quanto questo paese abbia dato importanza all'espressione artistica moderna in senso lato, cosa che abbraccia tutto il movimento in generale, dalla musica, alle arti grafiche, all'architettura.
La DDP |
L'area della grande piazza è infatti quasi completamente occupata da una gigantesca costruzione, una sorta di bozzolo dalle linee curve e sinuose che si avvolgono su se stesse creando spazi e volumi che ricordano, su scala maggiore, la scultuta di Hans Arp, con le sue volute che si perdono e confondono tra ellissi, parabiole e iperboli infinite. L'opera e la progettazione completa è della Architetta Iraniana Zaha Hadid che ha molto lavorato in Oriente, disegnando ad esempio il nuovo aeroporto di Pechino. L'enorme edificio contiene molti musei e sedi di organizzazioni culturali ed artistiche e l'adiacente giardino è cosparso di migliaia di cosiddetti fiori elettrici che si illiminano la sera con i LED conferendo a tutto il parco una atmosfera magica. Tutta la zona assieme alla serie di edifici futuristici antistanti la piazza hanno contribuito alla nomina di Seul come capitale mondiale del 2010, nomina biennale conferita per la prima volta due anni prima a Torino, modestamente, non è per dire. In ogni caso bisogna sottolineare che questo insieme di edifici, non so neppure bene come definirli, di calcestruzzo completamente rivestiti di acciaio e alluminio a effetto specchaito che riflettono l'ambiente circostante, illuminati da una luce bianca e futuristica, non saprei come meglio definirla e quasi a contatto con l'antica porta e le mura della città, hanno un loro fascino decisamente decisamente particolare e che ti fanno dimenticare lo squallido amburgher che fungerà da cena in uno dei tanti locali frequentato dalla massa giovanile che la popola. Per fortuna la metro è vicina e riguadagnare il letto, dove lasciarsi andare con un tonfo è un attimo. Che fatica fare il turista!
SURVIVAL KIT
GyeonBokGung palace - Il Palazzo della felicità splendente, è il più importante dei cinque palazzi o castelli della dinastia Inseong a Seul. Inserito in un grande parco cittadino si raggiunge dalla fermata Gyeongbokgung della linea 3, ma è anche una degli stop del Seul City Tour bus B. Tutti i giorni alle 14 spettacolo in costume di circa 20 minuti. Visite guidate anche in inglese. Aperto dalle 9 con aperture serali in occasione di spettacoli. Chiuso il martedì. Ingresso 3000 W. Senior gratis. Calcolate 2/3 ore per una visita tranquilla con soste nel parco.
Murales |
Quartiere di Dongdaemon - Raggiungibile con la linea 4 o 1 - fermata Dongdaemun, poi in giro a piedi. Animatissimo quartiere che contiene diversi punti di interesse. Il Mercato è uno dei più grandi di Seul, occupa dieci isolati con 30.000 esercizi e 26 giganteschi mall. Qui si capisce bene cosa sono i mercati asiatici. Aperto 24 ore e famoso per il suo street food e per avere tutte le cose più attuali delle mode coreane correnti. Prezzi trattabili. Il mercato comincia dalla Porta di Dongdaemun, costruita nel 1800 e restaurata dopo la guerra di Corea. Da qui parte un tratto delle mura della città che prosegue per l'erto parco di Naksam che potrete seguire su per un tratto di circa un chilometro se volete raggiungere il villaggio di Hiwa che ospita una serie di murales prodotti dagli artisti che attualmente lo popolano. Dalla parte opposta potete raggiungere la DDP con le sue futuristiche costruzioni e visitare, se lo vorrete, qualcuno dei musei che ospita. Tutti interessanti luoghi dove passare la serata.
La DDP |
2 commenti:
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