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La fortezza Rabati - Akhaltsikhe - Georgia - maggio 2024 |
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Monumento alla vigna |
Se giri per il mondo incontri gente e quasi sempre gente interessante, o per lo meno gente che fa cose che tu hai sognato di fare senza mai riuscirci. Così sulla piazzetta di Stepantsminda, mentre la testa ancora ci gira per i troppi bicchieri di Saperavi bevuti da Good Food, ecco che troneggia, come una visione, un'auto con targa italiana e un tizio che ci gira intorno travasando gasolio dal suo serbatoio di riserva. Chiaramente una bella macchina 4x4, attrezzata di tutto punto per lunghi raid, quelli che io avrei sempre sognato di fare e non ho mai potuto realizzare, un tempo per mancanza appunto di tempo, che il povero lavoratore non riesce mai a mettere insieme più di trenta giorni, se ce la fa, poi quando è arrivata la disponibilità di quel maledetto tempo, è insorta la mancanza di mezzi adatti e perché no, delle forze fisiche necessarie. Insomma una maledizione. Ovviamente attacco bottone col neopensionato di Modena, che appena dismessa la tuta o il colletto bianco, non ho idea, è saltato sul mezzo che evidentemente da tempo aveva preparato alla bisogna in cortile, con tanto di tenda sopra il tetto e caricata, bontà sua anche la compagna, che tuttavia, dalla luna di traverso che mostrava attraverso il finestrino, tanta voglia poi non ne aveva, è partito alla ventura. Arrivava ovviamente dalla Grecia e dopo aver attraversato tutta la Turchia, stava transitando in Georgia ed era arrivato ormai in prossimità del confine russo, dove stava per passare e poi, costeggiato il Caspio, dirigersi in Kazakistan per poi arrivare almeno in Pakistan.
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Ingresso |
Accidenti che invidia e noi qui con il nostro biglietto di aereo che brucia in tasca, che guai se arrivi in ritardo senza check-in on line. Quello sì che è viaggiare! Dai, in un'altra vita. Per adesso limitiamoci a quanto passa il convento ed a sognare sugli itinerari altrui. Intanto che mandiamo giù l'ottima khachapuri di Good Food, il tempo comincia a rinfrescare e ha pure voglia di sgocciolare, quindi visto lo stato della strada, salutiamo l'amico modenese e augurandogli buon viaggio, giriamo le ruote verso il passo per ritornare a Tbilisi prima di notte. Tuttavia il tempo peggiora e cala anche la nebbia, sul passo piove che Dio la manda e praticamente saltiamo la sosta prevista al monumento della pace, che già avevamo saltato all'andata, visto che con la nebbia che c'è, neanche riusciamo più a vederlo al passaggio, quindi figuriamoci il panorama. Alla fine ce la facciamo ad arrivare nella capitale alle 9:30. Ci prendiamo un bel cartoccio di falafel, hummus e due Coke dal negozietto dei libanesi che c'è davanti al nostro residence e che ormai sta già chiudendo anche lui e alla fine ce li mangiamo di gusto, che come si dice la roba fritta è sempre buona. Visto che siamo gli ultimi, i ragazzi ci fanno anche buon peso, come si dice al Mercato di Porta Palazzo e ce ne andiamo contenti a nanna.
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Il castello |
Domani mattina ci aspetta un bel tratto di corriera, che poi, nel nostro caso, di minibus si tratta, ma che qui si chiama marshrutka, un mezzo di una ventina di posti inclusi gli strapuntini centrali che è meglio evitare specialmente se siete di taglia XL. E' un ottimo mezzo per spostarsi per il paese, visto che vanno dappertutto e sono molto economici. Basta farsi indicare la stazione e vedere gli orari di partenza per la vostra destinazione; vi daranno un biglietto a volte scritto a mano, caricheranno a fatica la vostra valigia nel ristretto spazio posteriore e poi via a gran velocità verso la meta, perché più presto arriva, più corse fa l'autista nella giornata. Se il tragitto dura più di un paio d'ore è prevista anche una sosta idraulica o per comprarsi qualcosa da bere o da mangiare a qualche baracchino lungo il percorso. Se no, usufruite dei servizi alla partenza per precauzione che è sempre meglio, che poi al cuore non si comanda, date retta a me. Quindi taxi veloce per la stazione dove ci aspetta la nostra marshrutka per andare nel Samtskhe-Javakheti la regione a sud est di Tbilisi al confine con la Turchia e più precisamente per la sua capitale Akhaltsikhe. Non fate troppo caso alla complessità della pronuncia dei nomi e dei toponimi locali, ma questa è una lingua sui generis, anzi è molto particolare, un residuato di cui non si conoscono neppure bene le origini, tanto per essere chiari, quindi non sforzatevi troppo.
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La moschea |
Però, dato che io sono sedicente appassionato di lingue, vi do comunque qualche spunto di riflessione che dovrebbe convincervi a cambiare velocemente argomento. Si tratta di un idioma molto difficile, a detta di tutti, infatti è una lingua agglutinante (come quelle dell'India meridionale) e a parte i lemmi che derivano dai vicini turchi, arabi, greci, persiani o più recentemente russi, non ha radici a cui vi possiate attaccare mnemonicamente. Parole quindi lunghissime e con attorcigliamenti di vocali impossibili, addirittura fino a 6 consonanti consecutive come ptskvnis = sbuccia oppure brdvvnis = strappa, ma considerando i prefissi si può arrivare anche a 8, come gvbrdvvnis = ci strappa; in compenso con le vocali si va meglio visto che non ci sono dittonghi. Ha declinazioni con 7 casi, ma non ha articoli né distinzioni di genere; in compenso sembra che il vero scoglio siano i verbi con coniugazioni estremamente complesse e quasi sempre irregolari. La numerazione è in base venti come nel basco o nel francese antico (83 si dice quindi 4 volte 20 + 3). Comunque se volete imparare il georgiano, consolatevi col fatto che poi nel paese in realtà si parlano una ventina di dialetti diversissimi tra loro, quindi la vostra fatica potrebbe venire facilmente vanificata, ma voi non scoraggiatevi lo stesso. Questo tanto per ingannare le ore di viaggio, durante le quali bisogna pur parlare di qualche cosa oltre che ad ammirare un paesaggio di valli verdissime che si alternano continuamente a paesini deliziosi.
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la torre |
Di tanto in tanto passiamo di fianco alla ferrovia merci che porta in Turchia, recentemente rinforzata e riadeguata e che pare affollatissima di merci e di treni lunghissimi con decine e decine di vagoni, da quando il commercio che va verso la Russia è praticamente esploso. Intanto costeggiamo tutto il confine sud dell'Ossezia, anche qui reticolati e torrette di controllo, apparentemente abbandonate a se stesse, ma che tuttavia segnano pesantemente le ferite psicologiche sempre presenti nel paese rispetto all'ingombrante vicino e proseguiamo poi nella verdissima valle del Kura, un altro dei fiumi impetuosi che scendono dal Caucaso, fino a raggiungere Barjomi una famosissima stazione termale dove si imbottigliava una nota acqua minerale curativa (dal sapore quasi impossibile e dagli effetti devastanti, in Russia in analoga cittadina termale del Nord Caucaso, dove avevo visitato una azienda di imbottigliamento di dette acque, avevano addirittura fatto un monumento al clistere sulla piazza principale) che veniva inviata in URSS dove era popolarissima. Naturalmente questo era uno dei luoghi più invidiati dove essere mandati a trascorrere le vacanze premio se eri incasellato come bravo operaio del mese (o operaia meritevole, se la davi al capo reparto, ça va sens dire), con tanto di foto esposta nel cortile della fabbrica.
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Terrazza |
Eh, altri tempi, direte voi, ma intanto noi siamo quasi arrivati, vedete che chiacchierando il tempo è passato in un attimo. Il tragitto è di un paio di centinaio di chilometri e ci abbiamo messo quattro orette, quindi scendiamo alla stazione neanche troppo provati, pur considerando che i posti a sedere georgiani non sono calibrati sulle misure delle chiappe europee oversize e quindi andiamo direttamente al nostro albergo, che in realtà è nuovo di pacca, anzi in alcuni punti è ancora da terminare, segno che anche qui il turismo sta spingendo. I proprietari, due anzianotti evidentemente non molto abituati al savoir faire dell'accoglienza turistica, ci grugniscono qualche cosa indicando le porte delle nostre stanze. Mollati i bagagli non ci resta quindi che dare subito l'assalto alla fortezza di Rabati, nome di evidente provenienza araba, che si estende proprio davanti a noi ed alla quale si accede attraverso una ampia gradinata ed un bel portale che consente di arrivare alla grande area interna, oggi variegato contenitore che da una quindicina di anni è stato completamente ristrutturato in senso moderno e ricostruito in molte parti, proprio in chiave turistica. Infatti oltre al restauro della moschea, con minareto e madrasa, alla chiesa ortodossa, alla sinagoga, al castello, sono stati ripristinati tutti i tetti e molti edifici in rovina compresi nell'area murata, oltre ad un albergo di lusso, locali di accoglienza e tutta la pavimentazione.
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un bovindo |
La fortezza è datata addirittura al IX secolo ed ha subito innumerevoli rimaneggiamenti in seguito alle distruzioni avvenute durante lotte e guerre secolari, pensate che fin qui è arrivato addirittura Tamerlano a fare danni e attualmente rappresenta un bel punto attrattivo per la regione e la città. E' molto interessante osservare come all'interno della cittadella sono presenti gli edifici di culto di tutte le confessioni abramitiche, segno del fatto che per secoli queste e soprattutto i loro seguaci, hanno vissuto in completa armonia. Bisogna quindi meditare sul fatto che solo negli ultimi due secoli, questi si scannino allegramente tra di loro, con massacri di cui ci sono pochi esempi uguali in ogni epoca passata, generando sacche di odio che non avranno modo di sopirsi se non tra molte generazioni, se mai lo faranno, perché con le religioni, c'è poco da fare, non si ragiona. Tiziana, di buona gamba anche oggi, scala la torretta del castello merlato fino in cima, con l'aiuto di Gianluca, che non vuole farci perdere niente e si gode il panorama dall'alto, mentre noi pigroni giroliamo sugli spalti, nei giardini sottostanti tra fontane, porticati e botteghe artigiane.
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Nel museo |
Ma, per fortuna, non rinunciamo al bellissimo museo storico, che espone una serie di pezzi mirabili davanti ai quali vale la pena soffermarsi un po' a centellinare i fatti del passato e le complesse vicende di questi luoghi che, con la scusa di essere lontani ed isolati, per noi sono massimamente sconosciuti. Un piacevole giro davanti a vetrine ricolme di ori da cui ci si stacca con fatica. Non di solo pane vive l'uomo, mi ammoniva un signore vedendomi, bambino, addentare con ingordigia una fettona di farinata nella mia città natia, ma per la verità, non si può mica stare completamente digiuni. Fa male. Così terminato il giro, ce ne andiamo in un localino conosciuto da Gianluca, dove la signora non sa più come coccolarci, tra un piattone dei classici ravioloni georgiani, una terrina di funghi al formaggio assolutamente deliziosi, involtini di melanzane ripiene alle noci, salamini piccantini, pollo e carni grigliate e ancora polpette di carne tritata col sugo. Poi il marito ha voluto assolutamente farci provare il suo vino. Non è che si può rifiutare sempre. In Georgia, in qualunque casa finiate, vorranno farvi provare il vino prodotto dal padre o dal nonno, sia che siate in campagna che in città, tanto qualche parente che lo porta fin lì c'è sempre. Dai butta giù che intanto fuori piove e attorno al tavolo con gente simpatica e accogliente, non si sta male.
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La fortezza |
SURVIVAL KIT
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La regina Tamara |
Spostarsi in Georgia - Come abbiamo già detto in città l'alternativa migliore è costituita dai taxi di Yandex. Per andare da Georgia ad Armenia, il metodo migliore è il treno, comodissimo ed economico che vi fa anche risparmiare una notte di hotel, partendo alla sera da Tbilisi in comodo scompartimento riservato da 4 e arrivando al mattino a Yerevan. Per spostarsi tra una città e l'altra, è ovviamente più comodo disporre di una macchina con autista, ma piuttosto costoso, anche in 4. Valutate quindi gli spostamenti in Marshrutka, minibus dove si sta un po' stretti ma che viaggiano alla stessa velocità delle auto e sono molto economiche. In ogni città ci sono le stazioni da dove partono questi mezzi ed i relativi orari; ce ne sono diverse al giorno per ogni destinazione. (Calcolate 10,20,30 o più Lari a seconda della distanza, in ogni caso si tratta sempre di pochi euro a persona).
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Il menu del Kessane |
Hotel Luxor Rabath - Akhaltsikhe - Nuovo di zecca, quindi bene attrezzato e ben funzionante. Posizione particolarmente comoda proprio davanti all'unica attrazione della città, il castello e fortezza Rabati. Camere piccoline, ma pulito e bel bagno con accappatoi. TV, AC, riscaldamento, free wifi in camera ma non frigo. La doppia sui 35 €. Proprietari non molto socievoli, anzi piuttosto bruschi, forse sono preoccupati per il mutuo che rimane da pagare.
Fortezza di Rabati - Akhaltsikhe - Imponente monumento che domina la collina della città, completamente ristrutturato e sede di molte manifestazioni e festival. Da visitare molti degli edifici religiosi presenti e restaurati ed il castello che domina l'acropoli con bella vista sulla città e la valle. Molto interessante il museo che raccoglie una serie di reperti molto preziosa, dalla preistoria fino all'800, della regione e ricca di oggetti ritrovati in loco, molti in oro. Qui è molto celebrato il cantante Aznavour la cui famiglia è di qui e che ha inaugurato l'apertura del monumento restaurato. Almeno due o tre ore.
B&B Kessane - Akhaltsikhe - Piccolo ostello per backpackers e saccopelisti di lungo corso, lungo la strada che dalla fortezza va in città, circa 500 metri sulla sinistra, che offre anche servizio ristorante e colazione. Proprietari assolutamente deliziosi, si fanno in quattro per contentarvi. Es. cena con 7 piatti, birre e vino, in cinque, per 70 Lari.
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Nella moschea
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Akhaltsikhe |
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