|
Religiosi a Wukro |
|
La moschea di Nagash |
E' ancora lunga la strada verso Macallé o Mekele come si dice qui, un altro nome che riporta indietro nel tempo, non per niente proprio in un sobborgo della mia città c'è ancora un cinema dedicato a questo luogo, sopravvissuto certo mentre tante altre sale di proiezione Adua o Impero, hanno chiuso malinconicamente i battenti da tempo. Più o meno a mezza strada tra Adigrat e Mekele, incrociamo il villaggio di Negash, sede di una famosa moschea, che è reputata come la più antica costruita in Africa, datando addirittura al 630, ed eretta, almeno il suo primo insediamento, dai primi seguaci di Maometto arrivati fin qui per sfuggire alle persecuzioni. Naturalmente non rimane nulla di quella costruzione iniziale e l'attuale moschea è piuttosto moderna, ma il luogo ha una sua importantissima valenza per tutto il mondo musulmano etiope che qui converge in occasione delle principali feste dell'Islam, proprio per la sua importanza storico religiosa, oltre al fatto che sembra conservi la tomba di Ashama ibn Abjar, il re cristiano di Axum che diede ospitalità ai fuggitivi. Tuttavia il luogo è certamente molto interessante durante queste manifestazioni di folla e durante le feste e le cerimonie che ne conseguono, diversamente il paese non è altro che un piccolo gruppo di case che non presenta particolare fascino.
|
Wukro Chirkos |
Ben diversa invece la situazione della chiesa di Wukro Chirkos, solo ad una decina di chilometri a sud di Negash, poco prima di Ugurò. Il Tigray è la regione delle chiese rupestri, uno degli molti altri, se ce ne fosse ancora bisogno, punti di interesse dell'Etiopia. Dal V secolo in poi infatti, in tutta questa area caratterizzata da immense pareti di arenaria e altre rocce tenere, cominciò un enorme lavoro di scavi tesi ad ottenere degli edifici ricavati dal pieno della pietra, scavando addirittura in verticale verso il basso nel terreno fino a far emergere costruzioni imponenti di diversi piani, nei quali successivamente fu nuovamente scavato all'interno per ricavarne navate, pilastri, absidi in un unico straordinario monolito che appare come costruito dalla base. Queste chiese sono sparse a decine in tutta la regione ed oltre a quelle più famose di Lalibela che vedremo nei prossimi giorni, se ne possono ammirare molte altre, se solo si vuole prendere qualcuno dei tanti sentieri laterali alla strada principali, dove comunque sono ben segnalate da indicazioni di Ortodox church, con la relativa distanza. Questa di Wukro, oltre ad essere una delle più interessanti è anche tra le più comode, distando solo un centinaio di metri su una collinetta sulla sinistra della strada principale, appena prima del paese.
|
Religiosi |
Si sale una scalinata intagliata nella roccia e a poco a poco si intravede, al di là del muretto di cinta, la chiesa alta quasi due piani di arenaria rosata con due finestre intagliate nella facciata e la porticina di ingresso. Lungo il muricciolo si vede un piccolo cimitero di tombe antiche seminascoste dai fichi d'india e dalle piante basse. Il parallelepipedo di roccia viva mostra ancora dopo quasi 1500 anni gli spigoli netti e già dalla facciata avanzata sui fianchi, indovini la pianta a croce greca che la caratterizza. L'interno è ancora pieno di religiosi e di qualche fedele. Siamo nella settimana santa e le cerimonie si svolgono di continuo fin dal mattino presto, in alcuni casi durano anche tutta la notte. Subito dopo l'ingresso l'atmosfera diventa mistica e misteriosa; ti senti proiettato in un passato lontano, tra suoni antichi e voci cantilenanti nella penombra accompagnate dai suoni ritmati dei sistri e di altri sonagli metallici. Il pavimento irregolare è coperto di tappeti malandati. Quasi in ogni angolo indovini, mascherato dall'ombra qualche corpo raggomitolato che dorme o riposa dopo la veglia della notte. Tutte le pareti sono ricoperte da splendidi affreschi, che scompaiono nel buio dei soffitti anneriti dall'incendio provocato nel XV secolo da una regina Falascià. Gli imponenti pilastri quadrati dividono l'ambiente in tre parti principali dove si devono posizionare le donne, gli uomini e i religiosi.
|
Le volte |
In fondo l'iconostasi che nasconde i segreti del sancta sanctorum accessibili solo al pope. Una donna incappucciata in un ampio velo bianco prega, seduta a terra; in una stanzetta laterale, alcuni vecchi leggono libri sacri con compunzione, al fianco hanno appoggiato i lunghi bastoni di preghiera; un gruppetto di giovani, davanti alla porta sembrano scherzare tra di loro, poco inclini a impegnative pratiche religiose; un anziano dorme, seminascosto tra le panche, sugli spessi tappeti. Rimango a lungo seduto in un angolo ad assaporare quella atmosfera mistica di sacro e di antico, di cerimonia finita ma ancora nell'aria; qualcuno mi guarda curioso, sorridendo, senza stupore, mentre un sistro tintinna la sua musica sovrastando per un attimo la cantilena della giaculatoria comune. Esci poi dal monolite di pietra, una costruzione quasi aliena, un poco straniato da questa aria diversa e scendi i gradini attraversando il cortile. Al di là del muretto c'è ancora qualche vestigia di antiche tombe epiù avanti, anche i poveri resti dei fanti italiani che hanno perso la vita tra queste
ambe, tra il '35 e il '43, quando eravamo in cerca di un nostro posto al sole tra le potenze. La storia è sempre scandita maggiormente dalla morte e dai suoi segni, che dalla vita. C'è però una sensazione di pace tra i fichi d'India che stanno a vegliare intorno alle tombe e di cui nessuno mangia i frutti. Le donne sedute a chiacchierare sulle panche del giardino, di certo non possono ricordare.
|
Moringa Hotel |
Un'altra ventina di chilometri e poi si arriva al bordo del plateau, al di là del quale, nella valle, che poi è a 2000 metri, scorgi la città di Macallé che si stende nella piana. In quanto capitale del Tigray, è una città con una certa pretesa di modernità e al di là delle tante costruzioni non terminate che ornano la periferia, il centro è piuttosto moderno. Il nostro albergo non si tira fuori dalla tendenza; all'interno le camere finite arrivano solo al primo piano per il resto ci sono solo i pilastri di cemento, che cominciano ad essere collegati dai mattoni, quando ci saranno i soldi si andrà avanti, non facciamola lunga. Lalo è piuttosto innervosito, pare che qui al nord, a conti fatti, tutto sia immotivatamente più caro e di certo il budget che aveva in mente, sta sforando di parecchio. Oltretutto anche il cibo, che a noi per la verità sembra sempre uguale, non gli piace affatto e dichiara che gli fa venire il mal di stomaco. Tuttavia sembra che la fase critica della sua tosse sia in via di miglioramento e della paventata malaria non ci sia traccia. Al ristorante dell'albergo troviamo Margot, una francese anzianotta che viaggia sola, girando sacco in spalla sui pullman locali, con la quale scambiamo informazioni varie. E'molto interessata all'Omo e mi sa che Lalo si è già fatto un'altra cliente. Insomma non c'è dubbio che se ci sono gli interessi, si trova sempre il modo di muoversi in giro per il mondo e l'età non è un vincolo così importante. Almeno speriamo. Intanto andiamo a prepararci per la parte più impegnativa del nostro viaggio. La Dankalia, uno dei territori più estremi della Terra ci aspetta da domani.
|
Monaci |
SURVIVAL KIT
|
I pilastri della chiesa scavati nella roccia |
Wukro Chirkos - A meno di un km da Ugurò, arrivando da Negash sulla sinistra. Una delle più antiche chiese monolitiche rupestri. Pianta a croce greca. Conserva begli affreschi e il cimitero con tombe antiche. Si paga un biglietto all'ingresso. Abbigliamento rispettoso, specie le donne a cui è richiesto il velo. Da visitare in concomitanza con qualche cerimonia, molto suggestiva. In tutta la regione ce ne sono molte altre, ma questa è certamente la più facilmente raggiungibile oltre ad essere una delle più belle.
Hotel Moringa - Kedemay Bekele - Macallé - Stanze piuttosto piccole ma pulite. Preferire quelle sul cortile interno molto più tranquille. Prezzi ragionevoli, 12 € con colazione. Wifi funziona pochissimo. Ma c'è acqua calda e il bagno è accettabile. Ristorante normale con soliti piatti. Buona colazione con uova strapazzate e succo.
|
Due monaci |
Nessun commento:
Posta un commento