lunedì 8 gennaio 2024

Corea 37 - Dadaepo beach

Dadaepo beach - Busan . Corea del sud - ottobre 2023


Taejongdae - Parco del piccolo principe
Abbiamo lasciato ai ragazzini il parchetto dei dinosauri e tutti gli altri divertimenti della domenica del promontorio di Sangdo Yonggung, di certo sarebbe valsa la pena un giro a piedi nei vari sentieri della foresta che si stendono a picco sul mare, ma di strada ne abbiamo già fatta tanta, quindi riprendiamoci il nostro vagoncino volante a fondo di vetro, visto che è costato un botto, godiamoci il volo sospesi nel cielo a sessanta metri di altezza sull'acqua della baia e torniamo alla base di partenza prima che la folla di ritorno formi una coda troppo lunga. La spiaggia di Songdo è più piccolina di quelle già viste e forse anche un pochino più dimessa di quelle della movida rutilante, direi che è quella che si scorge anche dall'alto di Gamcheon, il villaggio dei murales e degli artisti e la sensazione è che sia un posto più amato dai locali, dai vecchi abitanti della Busan di un tempo. Anche la cerchia dei grattacieli circostanti mostra edifici più semplici, meno arditi e pretenziosi nelle forme, squadrate e lineari dei tempi in cui gli architetti non avevano ancora scatenato le loro fantasie più prorompenti, insomma il quartiere appare come appartenente agli anni '80 o immediatamente precendenti, senza voglia di grande protagonismo, direi di tranquilla modernità. 

Microangurie da succo

Forse un poco più recenti sono le passerelle, i ponticellli che arditamente si lanciano nella baia a scopo puramente decorativo, per far passeggiare famigliole coi bimbi e coppiette in cerca di svago domenicale in un ambiente dall'intonazione ancora molto orientale. Ogni snodo è pesantemente decorato da grandi statue a misura umana almeno doppia, di personaggi di fiabe, in una curiosa mescolanza di oriente od occidente declinato però all'orientale che parte dalla sirenetta e prosegue con marinai, tartarughe e uova di leggende lontane, che si inseguono su lunghi ponti dalle forme sinuose di draghi dalle fauci spalancate dalle quali emergere con gridolini di meraviglia, ma solo se siete fanciulle in fiore. Però alla fine si tratta sempre di percorsi piacevoli per misurare il contrasto tra il senso onirico della favola e la concretezza dei palazzi che fanno corona e ti riportano alla realtà. Ci guardiamo attorno ancora un po'. Sulla passeggiata qui troppo stretta per essere coronata da un altro parco alberato, la solita allettante fila di ristoranti di pesce, che sembra una costante obbligatoria delle spiagge cittadine di Busan e le foto sono davvero allettanti, ma sono solamente le 16:30 ed è decisamente troppo presto per la cena. 

Il cable car

Suvvia andiamo oltre, tanto di questa offerta troveremo dappertutto le copie succedanee e magari anche migliori, man mano che ci allontaniamo dal centro città. Così decidiamo di dare l'ultimo saluto a Busan andando a goderci il tramonto a Dadaepo beach, l'immensa spiaggia che si stende nel punto più a sud di Busan, all'estremità della foce del fiume che costeggia tutto l'anfiteatro della città, il Nakdonggang, il più lungo della Corea e che forma una serie di barene sabbiose lungo la frastagliatissima costa, al suo incontro con il mar del Giappone. Il quartiere è ormai decisamente periferico e senza troppi grattacieli moderni e la spiaggia è talmente grande da non poter essere abbracciata con un solo colpo d'occhio. Si estende infatti per chilometri sulla riva sinistra del fiume, formando una sorta di grande parco fluviale/marino, bordato alle spalle da una larghissima zona umida ricoperta di canneti e ruscelli traversati da passerelle e ponticelli che consentono di arrrivare con calma alla grande spianata di sabbia che si perde all'orizzonte. Di fronte, la superficie del mare è punteggiata da moltissime isole di ogni dimensione che emergono dalle acque come macigni scagliati verso il largo da un Polifemo locale con la voglia insopprimibile di allontanare i suoi demoni. 

La sirenetta a Songdo

Il luogo è talmente grande che la gente si perde sulla sua superficie, spargendosi lungo la battigia, dove si formano capannelli di ragazzi che accendono fuochi improvvisati, coppiette in cerca di intimità accoccolate tra le dune o spose languide che individuano zone adatte per un servizio fotografico degno di questo nome, accompagnate da schiere di fotografi con attrezzature complesse, fari e cavalletti, pronti a prepare il set nel luogo prescelto in attesa dell'arrivo della luce adatta. Loro provano pose sdilinquite con occhi socchiusi e sorrisi suadenti, mentre gli sposi a lato, se le mangiano con gli occhi e cominciano a capire il loro destino futuro di appendici poco utili e consoni solo al dispiegamento della bellezza femminile. Che ci possiamo fare, è il nostro destino da sempre. Con il calar della sera il cielo comincia ad insanguinarsi, mentre il sole si adagia dietro strisce di nuvole basse che ne aumentano la spettacolarità. Mi accoccolo sopra una duna per godetrmi al massimo lo spettacolo. I fotografi sembrano impazziti e corrono qua e là in cerca del punto che riesca a proporre qualche cosa in primo piano per arricchire l'immagine. Un gruppo di ragazzi lontano quasi vicino all'acqua agita faci luminose che fiammeggiano nel buio, intorno ad una sposa con un ricchissimo abito bianco che pare come una meringa in attesa di essere flambata. 

La zona umida di Dadaepo

Un tizio con una bella Canon in mano, in cerca di immagini particolari, mi chiede se può scattarci qualche foto. Non capisco quale effetto esotico cerchi, lo straniero invasore della spiaggia nazionale o la raffigurazione plastica del dramma dell'invecchiamento, chissà. Lui scatta, scatta e poi vuole la mail per mandarmi il risultato del suo lavoro. Io mi sottopongo con piacere, finendo con la conseguente serie di inchini, ma al momento dopo tre mesi non ho ancora ricevuto nulla. O il risultato è stato così deludente da non corrispondere per nulla alle intenzioni dlel'artista oppure tutto il mondo è paese. Comunque ormai è sceso il buio più completo ed è difficile ritrovare la strada per ruscire a riattraversare il canneto senza cadere nell'acqua. Tuttavia qualche luce c'è qua e là a segnare la via e mentre le ultime propaggini viola scuro coronano le isole lontane, riusciamo a raggiungere la strada che costeggia la spiaggia. Bene finalmente è arrivata l'ora della cena e di sicuro siamo nel posto giusto. Percorriamo il lungomare per un bel tratto e con orrore si scopre che questo è l'unico punto sulle spiagge di Busan dove non c'è un solo ristorante di pesce. Si vede che qui tutti vengono, si fanno le foto e poi vanno a mangiare in un'altra zona. Mi parte uno sbocco di rabbia, mi ero già pregustato un plateau di molluschi imperiale e invece niente. Non cedo. Non è vero che l'uomo non vuole chiedere mai. Giro qua e là alla disperata, rivolgendomi ai passanti di ogni ordine e grado, giovani, vecchi e medi, ma tutti mi guardano con occhi persi nel vuoto, allargando le braccia senza spiegare se non capiscono neppure quello che chiedo o se non sanno indicarmi se esista o no una possibilità di trovare soluzione al mio infame desiderio. 

Tramonto a Dadaepo

Alla fine una gentile signora, dopo aver pensato un po' mi accompagna fino all'angolo di una via, dove brilla l'insegna di un ristorantino. Le foto raffigurano bestie marine, ma orrore si tratta di un sushi qualunque, che scartiamo con deferenza. Alla fine anche lei allarga le braccia e se ne va. Finiamo in un recupero della disperazione, il solito rito grill con tanto di cappe di rame sopra i tavoli che offre costine da rosolare alla brace della griglia rovente a centro tavola. Devo dire che in effetti è stata il barbecue migliore del viaggio, ricco oltretutto di una serie di verdure, patate, ignami, zucca e molto altro, davvero soddisfacente. Io tra l'altro riesco anche a cadere all'indietro dal malandato sgabello, tra l'ilarità generale degli altri commensali, cosa che farà pure tanto impedito, ma suscita sempre molta simpatia. Il proprietario ci prende allora sotto l'ala e viene personalmente a girarci le costine per grigliarle al meglio. Riusciamo ad impedirgli di pucciarle nelle mefitiche salse e comunque spazzoliamo via tutto. Che goduria, non abbiamo avuto il pesce che sognavamo, ma ce ne andiamo comunque satolli e non depredati dal portafoglio, avendogli lasciato solamente 33.000 W in due. La lunga strada verso il centro, ci riconduce nel nostro lettuccio per l'ultima notte da trascorrere in questa deliziosa Busan, ma non prima di esserci nuovamente persi nei meandri dell'uscita della metro di Seomyeon,. Anche stavolta però alla fine uscimmo a riveder le stelle. 

Il ponte sospeso

SURVIVAL KIT

Le favole di Songpo

Dadaepo beach - E' l'ultima delle spiagge cittadine, posta all'estremo sud ovest della citta, alla foce del fiume. E' anche la più grande e selvaggia, certamente la meno attrezzata, ma non per questo meno frequentata. Interessante la zona umida che la circonda. Si raggiunge con molta facilità essendo il capolinea della linea 1 arancio (appunto Dadaepo Beach) a cui si arriva in quasi un'ora da Seomyeon, con 24 fermate (15 se siete già a Jagalchi, che è quasi a metà strada). Non perdetevi questo luogo soprattutto alla sera perché è molto caratteristico e l'atmosfera è assolutamente magica. Sulla passeggiata pochi servizi e quasi nessun locale dove passare la serata. A questo punto conviene, con la stessa linea, ritornare verso il centro o le spiagge più di movida. 


Songdo

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