venerdì 31 maggio 2024

India 27 - Manali

Bimba di Manali - Himachal Pradesh - India - marzo 2024

 

Gente di Manali

C'è poco da fare. Manali, pur essendo un paesotto di meno di 10.000 abitanti, cosa che per l'India significa meno di nulla, è nella realtà una vera e propria stazione di turismo montano moderna, a tutti gli effetti. Ormai votata agli sport invernali ed a tutto quello che si ispira alle attività avventurose e naturalistiche, dal trekking estremo, all'alpinismo, fino al rafting ed al parapendio, non si contano le attività e gli inviti che leggi sui cartelli esposti lungo la strada che risale la valle. Qui possiamo dire che converge una gran parte della gioventù dorata del subcontinente, per sentirsi a buon titolo occidentale, quantomeno nelle attività ludiche e nei comportamenti alla moda. E' però anche vero che questo è il solo altro accesso al meraviglioso Ladakh ed alla sua capitale Leh, oltre alla strada di Kargil che parte dal Kashmir e da Srinagar, sempre problematica e spesso chiusa, a causa di problemi politici col vicino Pakistan, che noi percorremmo nel lontano 1978, attraverso il Namika-la, a quasi 4000 metri, in una tra le più alte strade carrozzabili del mondo. Infatti anche da qui si sale rapidamente attraverso la Solang valley fino al Rohtang pass anch'esso a 4000 metri e distante una cinquantina di chilometri, per arrivare poi, attraverso una strada decisamente spettacolare fino al cuore del Piccolo Tibet in un altro centinaio. 

La movida

Purtroppo sembra ormai acclarato che questa nostro target sia sfumato visto che pare il passo rimarrà chiuso per altri quindici giorni. Comunque a Manali ci sono molte cose da fare e da vedere e quantomeno tenteremo di arrivare fino alla Solang Valley. In città ormai gli alberghi, anche piuttosto moderni, non si contano e anzi continuano a nascere come funghi, vista la crescita esponenziale della richiesta e la città ha ormai l'aspetto di una stazione di montagna occidentale, con qualche tocco di esotismo. Il nostro albergo, decisamente bello e nuovo è appena fuori dal centro, risalendo la montagna, un mezzo ad una foresta di pini e cedri. Intanto scendiamo in città per guardarci un po' intorno. E' pieno di gente che passeggia per la via principale, la Mall Road, che si è ormai trasformata in un bazar globale con negozi di ogni tipo, ristoranti e locali. Non fa neanche freddo più di tanto, tanto è vero che pioviggina, ma il cielo non promette bene per domani e le montagne intorno sono poco visibili. Passeggiamo un po', trascinandoci da un negozio all'altro. Ci sono tante cose belle per carità, ma manca un poco il fascino che noi occidentali cerchiamo quando arriviamo in questi lidi lontani, che immaginiamo sempre esotici e diversi da noi. 

Il tempio Durga Mata
L'omologazione di certo è portatrice di maggiore benessere in sede locale, specialmente se riesce a mantenere un'anima di tradizione, ma a noi che arriviamo da lontano, toglie poesia, inutile star lì a girarci intorno e alla fine ti rimane sempre in bocca quel leggero sapore di amaro che se non è delusione poco ci manca. Così finisce che mi siedo sugli alti gradini, davanti al tempietto di Durga Mata ad osservare il passaggio. E' un tempio piccolino ma piuttosto antico, costruito nella classica architettura tradizionale della valle di Kullu, parte in pietra, parte in legno con splendide sculture che ne decorano la facciata e le sottili colonne del porticato. Il tetto in scandole, si eleva ripido per terminare con una cuspide piramidale. La piccola cella ospita il simulacro della dea esposta alla venerazione dei fedeli. L'aarti, la cerimonia quotidiana di omaggio e preghiera alla dea, viene svolta ogni giorno al calar del sole, da un anziano bramino, magro e allampanato, che accoglie i fedeli che passano alla spicciolata, si inchinano, pregano e depongono le loro offerte. Intanto è calato il buio e la strada si è accesa di mille luci come si richiede ad ogni mall commerciale che si rispetti; la folla scorre nel passeggio e al tempio si fermano in pochi. 

Frikkettoni locali al 1986

Il contrasto tra gli scarni lumini che rischiarano la profondità della camera della dea, non riescono a reggere il contrasto con i neon multicolori dell'esterno e rimangono lì, affievoliti dalla luminosità prepotente e smargiassa che pretende ascolto al di là del dovuto, mantenuti in vita forse solamente più dalla pietas dei pochi fedeli della giornata. Ma gli occhi di Durga, brillano vigili dal fondo oscuro delle sua caverna. Aspettano silenziosi il loro momento, quello nel quale si dovrà decidere quali teste tagliare per aggiungerle alla corona di teschi e quali salvare, se ne avranno i meriti. Anche il venditore di pannocchie bollite davanti all'ultimo gradino dell'ingresso, siede sul suo sgabello davanti al minuscolo baracchino con aria assonnata. Non manda neppure richiami ai passanti, offrendo la sua merce demodée, forse sovrastata da quanto la circonda. I bambini frignanti che corrono avanti e indietro inzaccherando di fango, che quello rimane comunque, affrancandosi dalla modernità, costosi scarpini Nike, pretendono gelati spalmosi o barrette marchiate Usa, altro che juleb o laddu, quelli li lasciamo al nonno. Tanto per misurare la temperatura locale, scegliamo per la cena un locale di tendenza, il Cafè 1986, affollatissimo con tanto di ingresso regolato sulla piazza la centro della movida. 

Comunque ci fanno entrare abbastanza rapidamente, visto che siamo stranieri, merce comunque di una certa rarità da queste parti e lo vedi subito popolato da una fauna alla moda, ragazze alte e sgambate con occhi lunghi e pose da modella, ragazzi che si atteggiano a divi bollywoodiani, musica dal vivo e pizze improbabili. Cocktail colorati e piatti che sfrigolano, così gli indiani interpretano gli anni venti di questo nuovo millennio e non c'è Modi che tenga, le tradizioni lasciamole ai villaggi di campagna che le megalopoli hanno voglia di modernità e di sonanti dollari, magari sognando alla vista di televisioni che trasmettono MTV e scene di matrimoni sfarzosi di miliardari sulle coste italiane, Puglia o Portofino non fa differenza, questo è il loro esotico desiderio. Paghiamo proporzionatamente e poi ci ritiriamo nei nostri alloggiamenti in attesa della giornata di domani, che ci accoglie, spostando la tendina del nostro balconcino rivolto a monte, con una copiosa nevicata. D'altra parte siamo o non siamo in alta montagna. Non dura molto però, qui il tempo muta in fretta e anche il cielo piano piano sorride. 


Il tempio Tripura Sandari

Anche la colazione qui è decisamente più internazionale e dunque incameriamo calorie in vista di tempi più duri. Piano piano cessa completamente di nevicare e il cielo mostra sprazzi di azzurro e finalmente compare la splendida cerchia di montagne. Nevi eterne e picchi decisamente maestosi ci circondano. Decidiamo di aspettare domani per salire in quota e torniamo verso Kullu, mentre la giornata si rischiara decisamente. Traversiamo il fiume su un fragile ponticello e passiamo sull'altro lato della valle risalendo poi il versante verso una valle laterale. In breve siamo nella zona di Naggar che offre molte cose interessanti da vedere. La strada sale nel bosco, ma qua e là ci sono diversi segni di passaggio turistico, piccoli stalli che offrono cibo e ristori di varia natura. Spesso pubblicizzato il Maggi, nome evidentemente mutuato dalla storica ditta svizzera produttrice di dadi da brodo e che qui identifica una specie di minestra simile al ramen orientale, di cui naturalmente ogni stallo è in possesso della ricetta migliore. 

Le splendide sculture in legno

Ma noi saliamo decisi, almeno fino al bellissimo e antico tempio di Tripura Sundari. In legno di cedro deodara, questo nome deriva proprio dal sanscrito e significa appunto l'albero degli dei, profuma l'aria all'intorno con le sue resine antiche e racchiude un assortimento di pietre nere scolpite dei principali dei del panteon induista e appare un po' costruito come una rete, visto che lo avrebbe creato proprio la dea mutatasi in ragno. La vista sulla valle è maestosa, premiata come si mostra, grazie ad un provvidenziale squarcio di blu, visto che la giornata vira decisamente al bello. Non c'è nessuno all'interno salvo un anziano che spazza a terra con un corta scopa di vimini. Poi passa alle pietre sacre, ognuna simulacro di un diverso dio, lucidandole fino a farle diventare nere come il giaietto. Ad ognuna rivolge poi una breve preghiera e va avanti ad adempiere il suo compito. Il tempio è silente di fronte alla bellezza delle montagne che ne accentuno la sacralità. I muri, travi di legno orizzontali alternati a strati di chiara pietra, ti raccontano una solidità che dura nei secoli al di là dei doveri caduchi degli uomini. Odore di fiori nell'aria guardando la valle. 

La balconata del tempio

SURVIVAL KIT

Le pietre sacre del tempio

Manali Heights Hotel - Log Huts area, Old Manali - Bell'hotel 3 stelle, rinnovato di recente. Appena fuori dal centro verso la collina. Bella la vista sulle montagne circostanti. Camere spaziose e ben dotate. TV, Free wifi, AC, stufa, no frigo, balconcino. Kit thé, caffé e acqua imbottigliata. Bagno grande, pulito, con molti accessori. Colazione inclusa anche occidentale, ottima. Personale molto gentile. Ristorante valido a detta di molte recensioni. Bel giardino e Spa. Taxi per il centro 200 R. Prezzi molto variabili a seconda della stagione e con diverse offerte sui vari siti. Si trova attorno ai 40 €. 

Cose da fare a Manali - Se siete un occidentale poco interessato alle attrazioni per cui gli indiani vengono qui (sport invernali o sport cosiddetti avventura), la città a 2000 metri è una delle porte dell'Himalaya, base di partenza per raggiungere il Ladakh attraveso la valle dello Spiti. Da notare che per arrivarci si paga una cosiddetta tassa green di 200 R a macchina. In città da vedere il Centro con la Mall road e il Bazar tibetano. il tempietto di Durga Mata, il tempio e monastero Tibetano dietro il Bazar, il tempio Hadimba appena fuori dal centro, il tempio di Vashisht con le sorgenti di acqua bollente, la valle di Solang e se riuscite ad arrivare fino al Rohtang pass (51 km), il permesso di accesso costa 500 R a macchina + 50 R se c'è traffico, la cascata di Joguni e il vicino paesino di Naggar con diverse cose da vedere. Naturalmente una delle attività più gettonate sono i trekking sulle montagne circostanti con vista sui magnifici paesaggi himalayani. 

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giovedì 30 maggio 2024

India 26 - Da Shimla a Manali

Tempio di Kali - Facciata - Valle del Beas - Himachal Pradesh - India - marzo 2024

 

Il fondovalle

Siamo partiti presto stamattina, negli occhi ancora il ricordo del piccolo cimitero inglese di Shimla, appena fuori città, con le sue tombe abbandonate. Pietre nere coperte di muffa che aggredisce la pietra con lo stesso disprezzo che il tempo ha per le umili storie umane. Semplicemente non le considera, così come la natura si disinteressa completamente della presenza di questa specie, certo vigorosa e pervasiva, ma alla fine destinata a passare e scomparire, come tutte le altre che si alterneranno sul pianeta e far perdere le sue tracce definitivamente in qualche decina di milioni di anni, come se non fosse mai esistita. Cosa volete che sia una pietra con un nome inciso, con qualche attributo: Capitano, Amata moglie di; qualche cifra: 1846, 1789, riferimenti a cui più nessuno sa accoppiare fatti, ricordi, figure. Rimangono qui sul fianco di un bosco, come avrebbe detto Lee Master, senza però neppure raccontare le loro storie, su una collina un po' franosa, tenuta insieme da erba fresca e dalle radici di qualche albero esotico che ne solleva in parte gli angoli, senza rispetto alcuno per la diafana e delicata ragazza, che protegge, portata fin su questi monti da chissà quali vicende e qui rimasta per sempre. 

Forse un parto andato male, forse una febbre maligna, Mary Ann non ha avuto il tempo per rammaricarsi troppo della sorte che l'ha condotta così fuori dal suo mondo di bambina vestita di trine e merletti anche se il colore di quest'erba è così simile a quella che circondava la sua casa lontana. Un luogo un po' triste in effetti, che le cartacce oleose abbandonate da chi si ferma sui bordi della strada appena sopra per consumare un pasto veloce e trasandato, rendono ancora più desolato, fermandosi tra le pietre mentre scivolavano a valle. Di fronte, l'altra parte della valle trionfa di verde smeraldo che accoglie i nuovi venuti, che questa volta non ambiscono a conquistare potere e territori, ma solamente affermare uno status sociale appena raggiunto. Noi invece scivoliamo verso valle per volte tortuose e difficili che rallentano il percorso fino a raggiungere il fondo valle. Il nostro percorso di oggi si sposta ancora verso nord, ma in questa geografia complessa che si sviluppa in piani diversi e impegnativi, bisogna scendere per cambiare valle, per poi risalire verso una meta più avanzata, oggi comunque raggiungbile, ma che un tempo rappresentava un punto di arrivo di esplorazione di questa parte della catena che comprende le più alte montagne del mondo e che era nella mente solo di pochi ardimentosi che cercavano si percorrere le più impervie strade del mondo in cerca di etnie perdute e paesaggi mai visti da occhio umano occidentale. 

Montagne a Manali

La strada da Shimla a Manali è di soli 233 chilometri, ma ci vogliono almeno 6/7 ore per percorrerla tutta a causa della sua tortuosa disposizione, delle pendenze da scalare e soprattutto dal suo stato che ogni anno, tra frane spaventose che la distruggono durante i monsoni che arrivano a queste pendici con ancora tutta la furia sufficiente a scaricare valanghe di acqua su questi terreni fragili e tenuti insieme solamente dalle radici delle foreste, che l'uomo ama eliminare non solo per bisogno, ma quasi con piacere e gli insulti dell'inverno rigidissimo che ne consuma l'asfalto protettivo che viene steso solamente quando ci sono i soldi per farlo. Così è tutto uno zigzagare tra lavori in corso, tratti di sterrato, gimkane tra benne ed automezzi pesanti che intasano il già intenso traffico normale. In realtà bisogna discendere quasi al fondovalle per poi risalire il corso di un nuovo fiume, il Beas, che discende la valle con furia impetuosa, scavando fianchi e montagne, spumeggiante di fango e detriti strappati alle rive per depositarli in anse più arrotondate quando il declivio si addolcisce e lo spazio si allarga. Dobbiamo poi di nuovo risalire fino a duemila metri su questa strada stretta e senza rettilinei fatta solo di curve e controcurve, che obbligherebbero ad una dura prova gli stomaci delicati. Per fortuna c'è il sole che offre bei panorami spuntando tra masse di nuvole bianche e spicchi di cielo blu, come solo l'innalzarsi della quota sa raccontare. 

Il tempio di Kali

Ci si ferma ad un baraccotto su una curva in alto sul fiume a mangiucciare quache cosa. Il tenutario è un po' stranito e lascia fare; scelgo, prelevo dai banconi e pago, poi ci sediamo sulla strada sotto un ombrellone un po' malfermo. E' pur vero che qui ormai passa un sacco di gente, ma queste zone sono frequentate come ho detto soprattutto dal turismo interno, che viene qui in cerca di refrigerio durante la calura della stagione secca o per partecipare ai nuovi riti che ha imparato dal mondo occidentale, sport e divertimenti in generale. Di stranieri se ne vedono pochi, visto che le mete più iconiche del paese stanno da tutta altra parte. Ecco quindi perché tre improbabili occidentali stanno seduti qui a guardare passare i camion, mentre un paio di randagi zoppicanti, vita dura per i cani da queste parti, stanno accucciati a mendicare qualche pezzo di cibo. Comunque le banane spariscono in fretta, i biscotti, non  poi così malvagi dopo tutto, anche e possimo ripartire alla ricerca di altre curve e altre giravolte. In pratica rimaniamo in ballo quasi tutto il giorno. C'è solo l'intermezzo di un bel tempietto dedicato a Durga, la dea violenta, nera di rabbia e dalle mani insanguinate che balla sui teschi dei cattivi che ha sistemato, la terribile Kali dalla collana di teschi, raccontata da Salgari nelle mie letture di bambino. 

Durga

E' un tempio antico interamente di legno intermezzato a strati di pietra secondo lo stile costruttivo locale. La facciata è scolpita mirabilmente e la raffinatezza degli intagli racconta di una capacità davvero elevata da parte degli artigiani che partecipavano a queste costruzioni. All'interno il sancta sanctorum, è piccolo e scuro e la statua della dea, completamente ricoperta di ricche vesti rosse e dorate, mostra il viso nero sul quale spiccano vivissimi solamente gli occhi bianchi ed irati che ti fissano spietati, come a dirti, attento che saprò ritrovarti comunque. Poco addolciscono le coroncine di tageti gialli che nella marcescenza veloce che impone il passare dei giorni, aumenta il memento mori, tipico di tutte le declinazioni religiose di ogni parte del mondo. Siamo ormai a poche decine di chilometri da Manali e le montagne coperte di neve, sono più vicine. Da Kullu in poi, la valle si allarga leggermente e diventa più rettilinea come volesse scendere dai monti in maniera più diretta e veloce. Qui leggi sempre di più la commistione tra l'arretrata cultura di valli ancestrali perse tra una Shangri-la letteraria ed il moderno che avanza, conquistandole in maniera spietata, quasi sporcandole come l'olio nero da macchina, fuoriuscito da motori in disfacimento che va a lordare un terreno un tempo vergine anche nel pensiero, ora disposto a tutto per entrare in un mondo nuovo, che sembra promettere oro e gemme preziose e sparge solamente immondizia. 

Affitto attrezzature

Qui vedi dovunque installazioni, nuovi capannoncini, ma già, appena fatti, li avverti provvisori e sbilenchi, mentre ospitano canotti sgonfi e rappezzati, che inalberano cartelli che incitano a esperienze esaltanti, anche se non si tratta di meditazioni in grotte tra il ghiaccio. Sul torrente, largo ed impetuoso, vedi di tanto in tanto scendere barconi ricolmi di ragazzi urlanti che tentano di pagaiare verso le rive, tenendosi a galla alla meglio, sotto le indicazioni di qualche Caronte improvvisato, che ormai in poco tempo, da capraio himalayano si è tramutato in maestro di rafting e fa cavalcare l'onda del mare primordiale, quasi fosse il mitologico e tempestoso Ksiga Sagara, che i Deva e gli Asura agitavano per ottenere da una opportuna zangolatura, l'elisir dell'immortalità, dove Vishnu intervenne sotto forma del suo avatar Kurma. Ma qui, niente Oceano di latte, solo l'agitarsi di ragazze pigolanti e giovanotti dai capelli crestati alla moda di Bolliwood, che domani cercheranno altre esperienze estreme disponibili qui nella valle, almeno a vedere le decine di negozi che offrono in affitto sci, tute, guanti ed equipaggiamento completo, per trasformarsi in avatar di nuova generazione più vicini all'attuale sentire. Ma queste sono anche le montagne della lana, delle capre, della raffinata gestione delle fibre più sottili del mondo, del Kashmir e delle pashmine, insomma di quanto solletica la fantasia femminile più perversa e bramosa. 

Vestiti
Ecco quindi, non più vecchie tessitrici  dalle mani consumate dall'artrite e dall'ordito di antichi telai, tra il fumo delle loro casupole tra i monti, ma begli empori luminosi dove valanghe di capi di abbigliamento, bene suddivisi per colori, qualità e tipologia si offrono all'occhio voglioso di acquirenti arrivati dalla piana, a cui poco servirà il calore delizioso di queste lane raffinate, ma i cui spettacolari disegni e la proverbiale morbidezza farà aggio tramutandosi in desiderio irrefrenabile e costringendo la mano a correre verso il portafoglio. Battute a parte, c'è in giro roba davvero bella ed è davvero difficile uscire da questi posti a mani vuote, diciamo che ti salvi solo se non trovi la taglia ed io in questo sono fortunato, visto che gli indiani sono in generale mingherlini e qui il prodotto è soprattutto destinato a loro. Certo che lo spettacolo dei disegni degli scialli che ti si offre agli occhi è convincente, se poi ci passi una mano sopra e ne tasti la morbidezza unica, non riesci più a lasciarli lì. Comunque lasciamo stare questi dettagli commerciali e procediamo fino a Manali mentre il cielo si è incupito e scende una pioggerella fredda e fastidiosa. Non promette bene. Contemporaneamente le nostre fonti, leggi l'amico Mamlesh, ci confermano che il Rothang pass, uno degli scopi per cui siamo venuti fin qui, è ancora chiuso, complice una forte nevicata della settimana scorsa. D'altra parte c'è gente che arriva in HImalaya per scalare l'Everest e poi deve rinunciare all'ultimo momento dopo mesi di preparazione fisica ed economica, quindi bisognerà farsene una ragione, quindi per il momento cerchiamo di traggiungere l'albergo sulla collina retrostante, poi si vedrà.


Himalaya


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Particolare di un tetto

mercoledì 29 maggio 2024

India 25 - Nei dintorni

Panorami attorno a Shimla - Himachal Pradesh . India - Marzo 2024

Shimla

Dopo questa breve assenza che certamente avrete notato, anche se nei rilasci automatici giornalieri che avevo predisposto per non lasciarvi orfani di attenzione, non mi avete lasciato alcun cenno di passaggio e non vuole certo essere un rimprovero, è ora di tornare al nostro racconto di verdi vallate himalayane, scenario inconsueto per chi è abituato ad una India di pianura, che mi dicono in questi giorni si tiene sempre sopra i 50°C, cosa un po' fastidiosa. Invece a Shimla, le temperature erano a marzo, per definizione fresche e diversamente non potrebbero essere visto che questo era il luogo principe deputato dai pallidi baronetti inglesi, cadetti di famiglia in cerca di fortuna e dalle esangui e delicate contessine destinate a premature morti di febbri malariche, per sfuggire alla calura dei mesi secchi della piana gangetica. Quindi diciamo che ci sta un bel giro esplorativo dei dintorni, dopo una scarna colazione, dovuta non alla quantità di cibo presente al buffet, ma alla mia sempre maggiore idiosincrasia al cibo indiano ed orientale in generale, che vedo con costernazione, aumentare man mano che passano gli anni. Sarà che più diventi vecchio, più sei intollerante, e non sto parlando del lattosio. Comunque procediamo lungo tornanti tortuosi e tormentati verso Kirti. La quota continua a salire anche se non sembra vista la foresta fittissima che mantiene assieme alla crescita delle conifere nere e cupe, ancora una presenza di latifoglie, per noi inconsuete a queste altezze. 

Navighiamo infatti verso i 3000 metri e da noi questa quota lascia il posto a pascoli spelacchiati e privi di copertura arborea. Ma non è certo solo questa la differenza. Questo paesaggio, decisamente alpino, per il nostro occhio europeo non certo inconsueto, anche se in parte diverso, si presenta all'occhio dei moltissimi turisti indiani come una icona di esotismo assolutamente inconsueto e lo capisci dai tanti gridolini di ammirazione e dalla gragnuola di selfies che vedi scattare ad ogni scorcio, ad ogni panorama. Comunque sia, questo è un luogo che ti fa capire bene come sia cambiata la situazione indiana negli ultimi anni. La presenza cospicua e numerosissima del turismo interno, conferma un deciso miglioramente della capacità di spesa di quella cosiddetta classe media indiana che assomma ormai a molte centinaia di milioni di persone e che quindi crea situazioni nuove e completamente mutate rispetto anche solamente a venti, trenta anni fa. Qui c'è un sacco di gente che va in giro e fa girare il soldo, creando situazioni e opportunità nuove, come si vede chiaramente dal numero di edifici in costruzione, tutti dedicati ad un nuovo genere di turismo di massa, tra l'altro su un territorio piuttosto fragile ed un tempo frequentato solo da  una sparuta elite di stranieri o di locali classi elevatissime. 

Sambar

Così sorgono dappertutto attività destinate a divertire questa nuova torma di vacanzieri, un po' naif, un po' orgogliosi di poter aderire a queste opportunità, un po' modernizzando i tradizionali sistemi di divertimento popolari, come i rudimentali luna park delle fiere di paese, dove ancora girano a mano piccole ruote panoramiche, un po' scimmiottando più moderni modi occidentali, di cui ormai è facile fare arrivare l'eco in ogni parte del mondo. Naturalmente questi affascinano al massimo, specialmente i giovani indiani che si sentono ormai parte del grande gioco globale. Ovviamente tutto questo fa perdere il fascino della diversità per noi, ma è fenomeno ovvio e naturale, anzi sarebbe assai strano non fosse così. Così fioriscono i vari parchi "avventura", con possibilità di rafting e ne troveremo moltissimi da qui in poi, viste le vorticose acque dei torrenti che scendono a valle, zip line dai nomi fantasiosi ed occasioni di parapendio et similia. Per noi, proprio in cima alla montagna a cui si arriva comunque tra bei paesaggi verdissimi, c'è un parco zoologico dedicato alla fauna himalayana, dove gli animali hanno spazi a disposizione decisamente grandi. 

Cervo m aculatp

Così ci prendiamo l'opportunità di goderci la visione dello sfuggente leopardo nebuloso, animale molto fascinoso che si mimetizza nel suo grande recinto tanto che fatichiamo a scovarlo tra gli alberi, di orsi e lupi vari, oltre naturalmente ad un gran numero di specie di antilopi, capre e cornuti vari, che come immaginerete, popolano le balze di queste montagne in quantità sempre maggiore man mano si sale verso l'alto. E' comunque un bel su e giù, tra i setieri del bosco e saranno i tremila o giù di lì, ma io soffio come un mantice bucato ed alla fine del giro sono piuttosto provato ed a corto di ossigeno. Non rimane che fermarsi un poco ad ammirare il panorama che racconta la catena di montagne innevate sullo sfondo, degna corona di queste valli prehimalayane. Certo non siamo ancora all'esibizione dei sette ed ottomila, ma sicuramente si tratta di montagne poderose e bellissime attorno ai cinquemila e più. Le valli all'intorno sono molto scoscese e la scarna gricoltura che ancora vi si svolge è rappresentata da pochi terrazzamenti mantenuti in vita da mani vecchie e callose. Queste sono davvero colture residuali, mentre i giovani oggi pensano ad andare alle università vicine per predisporsi ad emigrare o a trovare un posto di maggior rilievo in questa società in crescita. 

Abitato

Però sui fianchi dei burroni che precipitano nel  fondo della valle, centinaia di metri più sotto dove non riesci neppure più a scorgere il nastro del torrente che le ha scavate così profondamente, scorgi ancora le tracce di gradoni antichi, che ritagliavano la montagna con scansioni regolarissime, come scalinate destinate all'ascesa di quei milioni di dei che le popolavano un tempo, oggi chissà. Ora si confondono, un poco smussate dagli agenti atmosferici, un poco cancellate dall'abbandono. Vedì però ancora piante da frutto ed orti ordinati, che occupano sottili strisce da raggiungere con la fatica ancestrale del montanaro. Storie vecchie che ti raccontano similitudini così comuni anche alle nostre montagne, basta scalare di qualche decina di anni all'indietro. Proseguiamo ancora fino al paese vicino, cogliendo altri scorci, non molto dissimili, se pur accattivanti, con la curiosa caratteristica di mostrare nei valloni isolati, colate di case dai tetti ondulati e ripidi, coloratissimi, a ricordare che in ogni caso in questa terra gli abitanti si contano sempre a milioni. Torniamo con calma in città in tempo per vedere il pezzo architettonico più importante di Shimla, il Palazzo del vicerè, che con il suo curatissimo giardino occupa un costone proteso nel vuoto ai margini dell'abitato. 

Viceroy palace

Bisogna dire che il palazzo è davvero maestoso, atto a rappresentare la grandeur dell'impero britannico e di certo ti potresti sentire benissimo in una località della vecchia Inghilterra senza tema di confonderti. Gli ampi saloni ti mettono subito a contatto con un mondo del passato, di certo odiato e combattuto, ma che ha lasciato comunque un segno profondo ed identificante nella nuova nazione che stava per nascere, condizionandone abitudini e stili di vita, ormai fatti propri. Seduto su una panchina tra i vialetti del giardino, respiri un aria vittoriana di altri tempi, mentre solo i bambinetti con la crocchia avvolta nella stoffa colorata dei sikh, ti ricorda che siamo molto, molto lontani dal Devonshire. Si sta facendo sera e si sarebbe anche voluto andare fino alla vicina cascata di Chadwick, a circa 7 chilometri di distanza dal centro, ma in questa stagione è completamente secca e ci risparmiamo l'andata e il ritorno. Così lemme lemme torniamo in centro passando davanti alla stazione del cosiddetto Toy train, una curiosità molto simile a quello di Darjeeling, nell'est indiano, che raggiungeva la vicina Kalka e poi eventualmente proseguire fino a Delhi con un percorso di quasi 100 chilometri e altrettante piccole gallerie che dona spettacolari vedute su queste valli chiuse e contorte. 

Pony per passeggiate

Oggi è poco più di una attrazione turistica, col suo piccolo binario largo solo 70 cm! Le ragazze si perdono quindi nel bazar, altra attrazione irresistibile e suddiviso addirittura in tre parti. alta, media e bassa, con differenti qualità di merci e di conseguenza di prezzi. Io preferisco sedermi davanti al municipio su una comoda panchina a guardare la varia umanità che mi scorre attorno. Ragazze all'apparenza disinibite, circolano a gruppetti, famigliole con bambini vocianti che pretendono di essere portati alla piazza dove i pony bardati a festa, promettono divertimenti a gogo. Subito mi abborda un tizio di mezza età, tipico indiano medio, che si qualifica subito come avvocato del posto, che mi illustra con dovizia di particolari accattivanti le splendide opportunità del posto, come un piazzista di qualche agenzia immobiliare. Poi passa alle domande di rito, chi siamo, da dove veniamo, quanti figli abbiamo e come si chiamano, poi soddisfatta la sua curiosità di facciata, che per gli ndiani è quasi obbligatoria, quasi come un segno di cortesia, se ne va come era arrivato con un cenno di saluto della mano. Quasi quasi è ora di rientrare, visto che la temperatura sta rinfrescando parecchio.

Antilopi himalayane

SURVIVAL KIT

Kirti - Zona turistica ad una decina di chilometri da Shimla dopo il tunnel, con attrazioni per indiani in vacanza. Bei panorami delle montagne innevate circostanti, Siete attorno ai 3000, quindi occhio se avete problemi, a camminare con calma. Zoo sulla cima della collina con animali interessanti e poco consueti. Ingresso 250 R. 

Viceroy lodge - La residenza dellìautorità britannica, oggi trasformata in centro studi. Bellissimo esempio architettonicho inglese. Poche le sale aperte al pianterreno, ma con una ricchissima ed interessante esposizione di foto d'epoca. L'ingresso in particolare è maestoso. Visita guidata obbligatoria ogni mezz'ora, sempre gremita, 1000 R. Assolutamente proibito fare foto all'interno e non si sa perchè. Magnifici i giardini circostanti dai quali si vede tutta la città sparsa sui ripidissimi versanti delle colline all'intorno.

Frutteti a terrazza

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