lunedì 31 marzo 2025

Sudamerica 37 - La penisola di Valdéz

Leoni marini - Punta norte - Penisola di Valdéz - Aegentina - movembre 2024
 

Guanaco

Partiamo presto dopo una magra colazione, che il nostro hotel fornisce ai suoi ospiti, tanto per non farli stare proprio a digiuno e ci mettiamo in marcia perché i chilometri da fare sono molti, essendo gli spazi di questo territorio non proprio a misura d'uomo. Lasciamo la città passando vicino alla sagoma gigantesca di un dinosauro che segnala la presenza del parco a tema e cominciamo a percorrere la settantina di km che ci portano fino a Puerto Madryn, lungo la ormai ben nota Ruta 3 che va verso nord attraversando la steppa desertica che caratterizza tutta questa parte di Patagonia. Il grande parco eolico che si attraversa lungo la strada, sembra una istallazione di un pianeta alieno, così privo di presenza umana, al di là dei grandi camion che sfilano a 100 all'ora al tuo fianco. Un senso di solitudine assoluta ti prende nel percorrere questi spazi, riesco solo malamente ad immaginare come potesse essere in altri tempi il percorrere queste lande a cavallo per giorni infiniti, senza riferimenti se non qualche sentito dire, carpito in diari di viaggio di altri esploratori coraggiosi e soprattutto senza uno straccio di GPS a dare una mano. Dopo un'altra ventina di chilometri prendiamo la strada sterrata che porta verso l'istmo che consente di entrare nella penisola. 

Punta Norte

La pista è abbastanza buona e non rovinata dal passaggio dei mezzi. Per la verità, anche se poi nei punti topici, di gente ne trovi parecchia, lungo le piste di macchine ne vedi poche, quindi un pensiero a non avere la disgrazia di guai meccanici o gomme bucate, lo hai sempre. Un casotto in mezzo alla pista segnala l'entrata al parco. La ragazza al varco è piuttosto gentile e così il prelievo sembra più leggero e poi continuiamo costeggiando il Golfo Nuevo alla nostra destra, mentre tra le dune costiere compaiono continuamente famiglie di guanachi, talmente abituate al passaggio delle auto che nemmeno sollevano il muso da terra dove continuano a brucare i cespi di erba coperta di polvere. Se guardi bene, di tanto in tanto riesci a vedere anche qualche leprotto che invece scappa velocissimo perdendosi tra i monticelli di sabbia. Intanto facciamo un'altra ventina di chilometri ed arriviamo al centro accoglienza dove si possono prendere informazioni e materiale illustrativo. Ricordatevi che qui è importante informarsi sugli orari delle maree nei diversi punti della costa, perché questo condiziona la presenza degli animali e quindi visto che bisogna sbobbarsi ore di strada, meglio arrivare nel momento giusto. Da un'alta torre di osservazione si può dare un'occhiata ai dintorni e contemporaneamente ai due golfi visto che siamo proprio a metà dell'istmo che collega la penisola alla terraferma. 

Puerto Piramides

Certo che il territorio è decisamente vasto, in pratica un rettangolo alto più di 100 km e largo 50, ma le piste che lo percorrono sono solo tre, la n 2, la n. 3 e la n. 53, mentre quella costiera, n. 47, è al momento chiusa per manutenzione. Bisogna dire che ci sono diversi mezzi che si occupano di manutenerle in  maniera decente e quindi diciamo che le puoi percorrere senza problemi tra i 60 e gli 80 all'ora, cosa che rende accettabili le distanze da percorrere. Comunque noi andiamo direttamente a Puerto Piramides, l'unico piccolo centro abitato della penisola per vedere com'è la situazione delle barche che portano a vedere le balene. Il paesino è veramente costituito da quattro case in croce, qualche albergo, punti di ristoro, un benzinaio e poi la serie di agenzie che si occupano delle barche. In realtà, poi tutto fa capo solo ad un paio, che ovviamente non si fanno concorrenza più di tanto, ma non siamo proprio in piena stagione e anche se il Capitano Findus con tanto di cappello e giubba marinara, assicura con aria distaccata e professionale del pescatore di merluzzo, che di balene ce ne sono ancora, visto che non dovrebbero ripartire prima della fine di dicembre, si riesce a fare una trattativa per ottenere un po' di sconto sulla cifra offensiva che i cartelli propongono per il giro, visto che paghiamo in contanti e in preziosi ed ambiti verdoni. 

La costa a Punta Norte

Comunque prenotiamo per domani mattina, visto che il barcone si farà a mezzogiorno. Così possiamo procedere tranquilli per il programma della giornata, quindi si decide che alla cittadina daremo un occhio domani. Il cielo è terso e quindi prendiamo tranquilli la pista verso Punta Norte, la estremità massima nell'angolo più alto della penisola. Sono all'incirca 80 km, dove bisogna guidare con una certa attenzione, specialmente se incroci qualche altro mezzo, visto che qui guidano tutti piuttosto allegri e al passaggio e al sorpasso, sparano pietre all'impazzata e come si sa, i parabrezza sono fragili e costosi e non ho capito bene cosa comprenda e cosa escluda la franchigia del famoso all insured, dicitura sempre sibillina che poi le sorprese te le presenta alla fine. I guanachi intanto guardano questo andirivieni col muso imperturbabile del camelide che ormai ne ha viste tante nella vita e non si stupisce più di niente. Rumina guardandosi intorno senza angosce, con i grandi occhi lucidi che sembrano dire: ma che ci venite a fare fin quaggiù, ma statevene a casa, e continuano a sbattere le lunghe ciglia prima di riabbassare il lungo collo per riprendere a brucare. Animale curioso il guanaco, con quella pelliccetta tutta morbida e coccolosa, che appena la vedi ti viene voglia di carezzarla, ma poi finisce che non ti avvicini troppo temendo che anche queste bestie sputino più dei lama delle Ande. 

Nandù

I piccoli sgroppano attorno giocando o si aggrappano alle madri per sfruttare l'ultima poppata. Sono sempre uguali i cuccioli di tutte le specie, a cui l'imprinting materno impone di rimanere a vigile distanza dalle genitrici, che non si sa mai, anche se la voglia di correre attorno a giocare è tanta, ma non sia mai che ci sia qualche puma malevolo nelle vicinanze. Invece, due nandù un poco più lontani, corrono per mettersi subito a distanza di sicurezza, non si sa mai, si direbbe. Le lunghe zampe cin cui di certo saprebbero difendersi, preferiscono, nell'incertezza, usarle per scappare. Forse hanno memoria di loro avi rincorsi e abbattuti dal lancio delle bolas, strumenti infernali che proprio attorno a quelle zampe si avvinghiavano implacabilmente per abbatterli senza pietà. Forse hanno ancora memoria del fatto che le loro carni erano considerate piuttosto gustose in tutta la Patagonia e quindi preferiscono stare alla larga. Noi intanto procediamo veloci e dopo un'oretta e mezza, arriviamo alla punta estrema della penisola. Qui il territorio, di certo piuttosto fragile per essere abbandonato in preda a gruppi di impietosi visitatori, calati come Unni dal pullman delle agenzie turistiche, è organizzato in lunghe passerelle che sovrastano la duna costiera che consentono di percorrere un lungo tratto, godendosi la spiaggia sottostante dall'alto.

Foche Patagoniche

In posizione privilegiata da una casetta seminascosta tra i cespugli, l'occhio vigile di qualche ranger  sorveglia che nessuno sorpassi le transenne. La marea ha lasciato una parte della riva scoperta mettendo in evidenza una spessa coltre di alghe verdi che formano come una specie di tappeto dove staziona una colonia di una cinquantina di elefanti marini. Alcuni stanno lì a dormire ed a prendere il sole spaparanzati, altri si trascinano alla ricerca forse di un posto migliore, pronunciando al vento qualche barrito possente; tra questi altri gruppi di leoni marini, competono per il territorio con gruppi di foche patagoniche più piccole e meno aggressive. Nell'acqua coppie di contendenti si affrontano nella classica posizione di battaglia, non capisci bene se per gioco o con seria combattività. L'acqua dell'Atlantico arriva fino a questa sponda calma e senza violenza, fino a lambire gli animali e scorrendo via poi nei rivoli e nei canaletti che l'acqua si è fatta tra la massa delle alghe. Devo dire, che forse per la distanza o perché siamo sopravento, ma non si avverta la tremenda puzza che gli assembramenti di pinnipedi di solito manifestano. Passeggiamo avanti ed indietro lungo le passerelle. Guardare questi animali ti dà sempre un senso di piacevole serenità, quella che loro per primi mostrano di avere standosene sdraiati a godersi la giornata. Che piacevole sensazione! Evidentemente non ci sono orche in vista.

Haematopus palliatus - Beccaccia di mare

SURVIVAL KIT

Foca

 Valdéz - E' uno dei più importanti parchi nazionali argentini e patrimonio Unesco dal 1999 vasta oltre 3.600 km2. Si tratta di un territorio pianeggiante arido e salato, sulle cui coste c'è una forte aggregazione di vita marina. Date le distanze e le cose da vedere, a mio parere sono necessari almeno tre giorni pieni, che io ho suddiviso in questo modo. 1 g. - Isla de los Pajaros, all'ingresso dal mirador. Punta Norte con le colonie di leoni marini, elefanti marini, foche della Patagonia e uccelli. Caleta Valdèz con piccola colonia di pinguini. Punta Cantor con elefanti marini e possibilità di orche. Evitare Punta Delgado (70+70 km di sterrato) perché chiusa al pubblico. 2 g. - Puerto Piramides con giro a piedi sulla costa. Tour in barca per le balene e leoni marini visti dal mare. Puerto Madryn e dintorni. 3 g. - Fuori dal parco: Punta Tombo con colonia Pinguini. Villaggi gallesi a Gaiman con case storiche e parco paleontologico di Bryn Gwyn. Evtl. Puerto Rawson vicino a Trelew. Costi: Ingresso alla Penisola 30.000 pesos a testa valido 2 gg (+ 1.700 per l'auto). Ricordarsi di far timbrare il biglietto all'uscita per rientrare il giorno dopo. Crociera balene 1 ora, 88 $ a testa dopo trattativa (partono da 120). Punta Tombo 18.000 a testa. Parco Bryn Gwin 1.500 Pesos, percorso in salita di 3 chilometri, circa due ore. Consiglio pernottamento a Trelew, meno turistico e meno caro e a metà strada tra Valdéz e Punta Tombo.

Femmine di elefanti marini

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domenica 30 marzo 2025

Sudamerica 36 - In giro per Trelew

Museo Paleontologico E,Feruglio - Trelew - Argentina - novembre 2024
 

La steppa

Trelew che sarà la nostra base di esplorazione per la penisola di Valdes, è una pigra cittadina che si è sviluppata sulla ruta 3, che fila verso nord attraverso il nulla. Da qui mancano solamente più 1354 km alla capitale, come puntigliosamente recitano le pietre miliari bianche che scandiscono lo spazio come un immobile metronomo. Dalla fin del mundo siamo già oltre metà strada, teniamone conto, se ne avessimo voglia, con meno di una quindicina di ore di guida ci potremmo tranquillamente arrivare, senza troppi sforzi, ma qui, nella provincia del Chubut, ci sono tali e tante cose da vedere, che l'hanno fatta diventare una delle tappe imprescindibili di chi arriva fin qui, in questo viaggio alla ricerca dell'estremo sud. Tutti i grandi esploratori del passato ci hanno fatto tappa e si sono a lungo aggirati nei suoi territori desolati e apparentemente inospitali, a partire dai primi, arrivati a metà '800, un gruppo di gallesi che popolarono le rive del fiume Chubut, fondando poi una serie di villaggi e riuscendo a ricavare dalla povera agricoltura esercitabile in queste terre, di che sopravvivere. Anche Trelew fu fondata da loro, il suo nome infatti significa in lingua gallese, La città di Lewis, il loro capo. Certamente allora l'interesse naturalistico della adiacente penisola era assolutamente nullo, tranne che per pochi studiosi della materia e fino all'avvento del turismo questi luoghi rimasero sperduti avamposti di pochi disperati in cerca di un luogo dove sopravvivere liberamente. 

Titanosauro

Ma la particolarità di questa zona del Sudamerica è anche quella di nascondere sotto la superficie, alcuni dei più ricchi giacimenti di fossili di dinosauri presenti sul pianeta. Qui  infatti sono stati ritrovati scheletri di quegli enormi animali in condizioni straordinariamente completa, permettendone così la loro ricostruzione accurata. Tra questi il titanosauro, un mostro lungo oltre quaranta metri, vissuto qui attorno circa 100 milioni di anni fa. Tutto ciò per raccontarvi che il museo paleontologico Egidio Feruglio, intitolato a questo grande paleontologo ed esploratore italiano di Udine, che qui visse a lungo nella prima parte del secolo scorso, studiandone i ritrovamenti sensazionali, è stato completamente rinnovato e appena riaperto al momento della nostra visita. Questo museo è veramente spettacolare ed è costituito da una serie di enormi sale che ospitano gli scheletri ritrovati e le ricostruzioni di alcuni dei più giganteschi dinosauri vissuti sul pianeta, dai più feroci tirannosauri ai colossali erbivori lunghi decine di metri che popolavano allora la Patagonia. La ricostruzione degli ambienti dove questi giganti hanno vissuto per milioni di anni, è davvero coinvolgente, cammini infatti in ambienti scuri e misteriosi dove compaiono quasi d'improvviso dal nulla questi scheletri giganteschi che incombono sui visitatori da ogni lato. 

La antica stazione

Naturalmente ricchissima la documentazione e le occasioni di interattività. Sono sicuro che tra i ragazzini che sono in generale morbosamente attirati da questi animali, sia una visita assolutamente irresistibile. Una delle addette, visto che siamo italiani come i suoi genitori, non ci molla più e ci racconta il possibile sul museo e la città. Lei è nata qui, ma si sente molto italiana e non vuol perdere l'occasione di utilizzare quella che considera ancora la sua lingua madre. Credo che questo sentimento di attaccamento a quella terra lontana da cui ha le origini la propria famiglia, sia ancora molto presente in larghi strati della popolazione; l'abbiamo infatti ritrovato spesso girando per questo paese. Un legame mai sopito e un cordone ombelicale mai tagliato completamente. Il museo è una grande costruzione proprio in centro città e poi, camminando per  il giardino che lo circonda si arriva ad una piccola costruzione ottocentesca di legno e dai tipici tetti rossi: era la stazione della ferrovia che era stata costruita alla fine dell'800 per congiungere, la valle del Chubut dove la colonia gallese stava sviluppando la sua attività agricola con Puerto Madryn. L'edificio riadattato contiene il piccolo museo della città che racconta appunto questa epopea. Noi intanto proseguiamo nella nostra passeggiata fino ad un grande parco dove, nel laghetto centrale sono ospitati decine e decine di bellissimi flamingos. 

Fenicotteri

Il fondo deve essere particolarmente ricco di crostacei che i trampolieri con loro grande becco curvato, dragano con meticolosità, visto che le loro piume sono diventate di un bellissimo rosso vivo, proprio grazie a questa dieta. Intorno molti altri gruppi di uccelli acquatici arricchiscono questo spazio, molto frequentato da ragazzi e famigliole in cerca di riposo. Dietro il giardino c'è un poverissimo mercato spontaneo, fatto di bancarelle di fortuna che espongono merci assai misere e soprattutto capi di vestiario di seconda mano, un po' di giocattoli e merci cinesi e volenterosi cibi di strada, non molto invitanti. Ritorniamo verso il nostro albergo, molto vicino per la verità, che il centro è abbastanza raccolto, anzi per premiarci approfittiamo di una bella gelateria italiana proprio all'angolo della nostra strada, che fa un gelato assolutamente meritevole, giusto premio alle nostre supposte fatiche. Gli addetti sono molto soddisfatti delle nostre lodi sperticate e ovviamente ci invitano a ritornare al più presto. Credo che non ci faremo pregare troppo. Solito giro al supermercato semideserto per un po' di viveri di sussistenza e acqua, per permetterci di sopravvivere nei nostri itinerari dei prossimi giorni e intanto diamo un'occhiata ai ristoranti piazzati intorno all'albergo, tanto per farci un'idea. Insomma abbiamo esplorato un poco la città per quello che è in grado di dare. 

Il corteo

Non ci sono turisti in giro e bisogna contentarsi di seguire i cortei festanti dei tifosi del Racing Club, che ha vinto per la prima volta contro gli odiatissimi brasiliani del Cruzeiro, la Coppa del Libertador 2024. Un evento assolutamente epocale, che coinvolgerà per diversi giorni tutto il paese e la capitale. Anche qui all'estremità del mondo, cortei di tifosi stanno sfilando per la città inneggiando alla vittoria e levando al cielo peana che glorificano i campioni del pallone. Panem et circensem, lo avevano capito già i romani, il popolo si accontenta di poco e lo puoi condurre a dimenticare crisi e problemi, se ha occasione di festeggiare i suoi idoli sportivi, Non è cosa nuova, non vi turbate, è la mentalità umana che è così e chi la sa sfruttare può avere buon successo e mantenere il potere senza troppe difficoltà. Ormai è ora di cena e approfittiamo di un ristorantino proprio di fronte, consigliato anche dall'albergo. E' ancora presto ma c'è diversa gente dentro che lo usa come un locale pasticceria dove bere un tè con una fetta di torta, visto che una apposita vetrina ne espone una grande quantità, colorate, barocche ed invitanti. Il cameriere ci fa una grande accoglienza e io ne approfitto subito per ordinare un bel filettone al pepe, che devo dire, mi ha soddisfatto completamente, ma che volete, in Argentina, la carne è davvero buona e soprattutto la sanno cuocere e grigliare nella maniera giusta; anche le empanadas poi, sono decisamente buone, insomma mi sa che ci ritorneremo anche nei prossimi giorni qui. Intanto è venuta ora di andare a letto

Museo paleontologico

SURVIVAL KIT

Trelew - Cittadina di circa 80.000 abitanti, ottima base per visitare la vicina penisola di Valdez a circa 80 km. La consiglio rispetto a Puerto Madryn, l'altra alternativa, più vicina, ma per questo molto più costosa e turistica. A Trelew si trovano molte soluzioni alberghiere a prezzo più accessibile, ad ha anche il vantaggio di avere un aeroporto più importante e con molti voli quotidiani che la collegano alla capitale e alle altre città patagoniche a prezzi ottimi. Da vedere in città, non c'è molto. Il piccolo museo  cittadino ospitato nel vecchio edificio della stazione, un bel giardino con moltissimi fenicotteri rosa e altre specie acquatiche, ma soprattutto il nuovissimo  Museo paleontologico Feruglio, riorganizzato da pochissimo, che espone una straordinaria serie di scheletri dei dinosauri della zona, tra cui il famoso titanosauro. Gli scheletri ricostruiti riempiono molte sale interattive in una disposizione assolutamente coinvolgente. Ingresso 15.000 Pesos. Calcolate almeno un'ora buona o più. Gentilissime le addette che in italiano, amano chiacchierare coi pochi turisti che arrivano. C'è anche un geopark appena fuori città, molto interessante per i bambini.

Helados Elke - Sull'angolo tra Av 25 de mayo e Calle Rivadavia - Ottimi gelati all'italiana a prezzi accettabili. Se siete in zona godetevi una sosta premiata, da gente che sa fare il gelato artigianale. 

Ristorante Casa Telsen - Calle Rivadavia 237 - Ristorantino vicino all'albergo con pasticceria - Piatti in stile francese. Servizio molto cortese e professionale. Ci siamo stati diverse volte, piatti in generale soddisfacenti a prezzi contenuti. Attorno alle 80.000 pesos in 4. Consigliato


Il laghetto

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20 - La cueva del mylodòn

sabato 29 marzo 2025

Sudamerica 35 - Lasciando la Tierra del Fuego

Cpsta patagonica atlantica - Argentina - novembre 2024
 

Patagonia e Tierra del fuego

Così è arrivato anche il momento di lasciare Ushuaia. In realtà, le quattro notti che le abbiamo dedicato, sarebbero anche troppe per le cose materiali che ci sono da vedere, ma la Terra del fuoco è soprattutto una situazione mentale, nella quale vivi sensazioni e straniamenti dovuti alla sua storia, il suo isolamento, la sua solitudine, insomma un fascino misterioso e coinvolgente che attira comunque i sognatori come me. Ushuaia è fondamentalmente l'emblema della Fin del mundo, con tutto quello che a questo concetto è collegato e che in ogni punto da cui la osservi, ti dà quel brivido di avventura che poi nella realtà, di certo oggi non c'è più. Cosa volete che sia navigare lungo il canale di Beagle con un moderno catamarano? Nella realtà, se volete essere dissacranti, non molto di più che fare una gita da Arona sul lago Maggiore, Ma volete mettere guardare da lontano l'avvicinarsi del faro e pensare che proprio qui è passato Darwin che si guardava all'intorno come state facendo voi, mentre correggeva appunti su armadilli e milodonti o che disegnava il profilo delle montagne senza nome da catalogare. Diciamo che non ha prezzo, via, perché queste sono le situazioni da ricercare da queste parti. Qui è tutta una riscoperta di gente che qui è venuta, o per caso o per scelta, per cercare opportunità di fortuna o per spirito di esplorazione, pensate che ancora nell'800 si trattava di terre completamente incognite.

L'esploratore Giacomo Bovo - dal sito web del museo
Così se avrete avuto tempo di dare un'occhiata anche al piccolo museo della città, vi sarete certamente stupiti di trovare tracce e documentazioni riferite a quello che qui è una gloria per l'Argentina, mentre da noi è un emerito sconosciuto. Mi riferisco al grande esploratore Giacomo Bove, nato in un paesino dell'Astigiano di 300 abitanti, a trenta chilometri da casa mia, Maranzana, morto suicida a soli 35 anni dopo aver contratto una forma particolarmente perniciosa di malaria durante l'esplorazione del bacino del Congo. Nella sua breve vita compì incredibili spedizioni, tra cui viaggi in estremo Oriente, nell'Artico col compimento del passaggio a Nord Est e la circumnavigazione completa dell'Eurasia e l'esplorazione del Borneo; ma il suo interesse specifico fu preso dalle terre dell'America meridionale, in cui progettò dapprima una spedizione in Antartide nel 1880, per cui non riuscì, in Italia, tanto per cambiare, a raccogliere i finanziamenti e poi, invitato dal governo Argentino che aveva a cuore lo sviluppo della Patagonia, per non lasciarla in mano al Cile, compì due spedizioni in quei pericolosissimi mari, studiando il territorio, dal punto di vista geografico, cartografico, etnologico, storico e naturalistico. 

Di tutto questo lasciò vastissima documentazione con scritti, disegni e fotografie, accompagnati da studi specifici e molto conosciuti all'estero, dall'Inghilterra, alla Svezia e soprattutto in Argentina. Dal piccolo museo che ho visto ieri con emozione nella sua casa natale a Maranzana e che vi invito caldamente a visitare, si può vedere con gusto la storia e gli itinerari delle sue spedizioni. Che emozione osservare appunto la traccia del viaggio compiuto nell'83 con Edmondo De Amicis (che di qui trasse spunto per il racconto Dagli Appennini alle Ande) da cui riportò 25 grandi casse con raccolte antropologiche, botaniche, zoologiche e geografiche. La traccia sulla carta dell'epoca. esposta sulla parete, segue pedissequamente quella che anche io ho tracciato sulla mia carta, dagli stretti di Magellano, lungo la costa della penisola Atlantica di Mitre, fino a seguire il canale di Beagle, proprio in quella Ushuaia, dove allora c'erano solo un paio di famiglie di missionari che tentavano di evangelizzare le selvatiche tribù fuegine, di cui riporta con precisione, disegni e ritratti e dei quali descrive abitudini e modi di vita. Questo è alla fine il fascino di questa Terra del fuoco, isolata e ancora oggi solitaria e selvatica e questo è l'aspetto che la rende interessante da visitare. 



Trelew e Puerto Madryn
Il grande Bovo, che ha amato immensamente queste terre in cui trascorse certamente gli anni più entusiasmanti della sua vita e che gli diedero la fama, non riuscì però a coronare il suo sogno di attraversare il canale di Drake e raggiungere così quell'Antartide sognata, l'ultima Thule su cui aveva tanti progetti, e proprio come me dovette rinunciare per mancanza di fondi e probabilmente anche di tempo, cosicché questa voglia, caro Giacomo, ce la dovremo portare dietro irrisolta e insoddisfatta fino al termine della vita, magari nella prossima allora. Così, dopo che Ezechiele ci ha portato fino all'aeroporto, dandoci gli ultimi consigli (come sono cambiati i tempi dal nostro Capitano Bovo), ecco che grazie ad una bellissima giornata, le terre desolate dell'Isla grande della Terra del fuoco, scorrono sotto di noi, vedi distintamente la barriera delle montagne innevate e tutta la serie di isole a sud che arrivano fino a Capo Horn, e quindi sorpassato lo stretto di Magellano, la costa atlantica, sempre più desolata e stepposa, un deserto senza fine giallo e quasi completamente privo di vita, fino ad arrivare in un paio d'ore, a Trelew, che per quattro notti, diventerà la nostra base nella penisola di Valdez, altro punto chiave naturalistico della Patagonia. 

Trelew - Copa America vinta

Stavolta affittiamo la macchina subito in aeroporto. Qui i prezzi sono ancora più cari, se possibile che dalle altre parti, ma pare si siano messi tutti d'accordo, un cartello che livella i prezzi e quindi dobbiamo abbozzare e come si dice da noi mordere l'aglio e dire che è dolce.  Le operazioni per il contratto sono comunque lunghissime ma sempre meglio controllare con cura tutto per non trovarsi poi sorprese alla fine. Comunque dopo tre quarti d'ora riusciamo a prendere la via della città che dista solo 6 km dal centro di Trelew, cittadina poco turistica, in quanto molti preferiscono soggiornare nella vicina Puerto Madryn, situata più a nord a 65 km, ma più prossima ai punti turistici della penisola. Arriviamo in città e troviamo con facilità l'albergo che se pure cupo e tristanzuolo, ha il pregio di essere in pieno centro, per cui fungerà da ottima base per i nostri spostamenti nella penisola, cha ha dimensioni piuttosto grandi e quindi di strada ce ne sarà da fare, nei prossimi giorni. Come sempre muoversi in queste città argentine costruite sul quadrato e gli incroci perpendicolari delle strade è piuttosto facile, così come orientarsi. Comunque sia ci sistemiamo alla meglio, con qualche andirivieni alla reception per ottenere asciugamani e carta igienica, ma ragazzi, se volete spendere poco poi non lamentiamoci troppo e poi via per la prima esplorazione della città. 

Vecchia stazione ferroviaria di Trelew

SURVIVAL KIT

Catena della Isla Grande

Casa Museo Giacomo Bove - Maranzana - Piccolo museo che racconta la vita e le spedizioni di questo grande esploratore. Disponibili le pubblicazioni che riguardano i suoi viaggi compresi i suoi diari fortunosamente ritrovati. Ingresso su prenotazione a offerta. Molto interessante.

Volo Ushuaia - Trelew - Con la solita Areolineas Argentinas - Volo AR1893- 9:30 - 11:30 -  83 € a testa con bagaglio in stiva da 15 kg. Come sempre in perfetto orario. 

 a Car Dragovich - All'aeroportino (molto piccolo) di Trelew trovate in fondo alla sala, i 4 uffici delle principali compagnie, I prezzi sono allineati, In periodi più frequentati (dic-gen), sarebbe meglio prenotare per non correre il rischio di non trovare il mezzo. Si fa facilmente da casa. Per 4 gg, per una comoda Logan, abbiamo speso 400 $, full insured, chilometraggio illimitato (con franchigia 500 $). Attenzione alla riconsegna che se manca anche solo una mezza tacca di benzina ti fanno pagare un minimo di 40 $ di carburante, per cui fate il pieno alla stazione prima dell'aeroporto. Le auto sono quasi sempre piuttosto nuove e in ordine. Controllate i pneumatici perché se rimanete fermi nella desolazione della steppa, di macchine ne passano poche e rischiate di rimanere bloccati molto a lungo visto che il telefono rimane muto.

Hotel City - Trelew - Calle Rivadavia 254 - 2 stelle, triste, polveroso e dalla presenza poco invitante. ma con frigo, condizionatore, riscaldamento. Bisognoso certamente di un'abbondante ristrutturazione Lati positivi, posizione centrale, wifi, parcheggio coperto incluso, personale molto gentile e piuttosto economico.  Camera doppia grande, letto king, 36 $, incluso colazione basica e Parking. Solo contanti.

Patagonia - Desero stepposo

Guanaco
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20 - La cueva del mylodòn

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