Perito Moreno - Patagonia argentina - novembre 2014 |
La cittadina è piena di turisti che passeggiano lungo la strada principale, un lungo corso che per più di un chilometro la traversa completamente. Arriviamo fino in fondo dove c'è una struttura dell'Ente Parco visto che tutta la città ruota attorno al Parco de los Glaciares e è anche la ragione per cui arriva qui tutta questa gente. La struttura è molto interessante e in una sala cinematografica presenta un video di una quindicina di minuti che racconta tutte le bellezze del parco, mentre nel giardino ci sono diversi gazebo con varie rappresentazioni dei personaggi che hanno contribuito a creare il parco e vecchi macchinari che risalgono all'epoca della creazione dello stesso, il 1937. In effetti sarebbe molto interessante fermarsi un po' di più, ma noi arriviamo proprio in fase di chiusura, sono quasi le 18 ed è già molto se la gentilissima addetta ci consente di vedere il video fino alla fine; poi rimaniamo ancora un po' all'interno del giardino, per lo meno finché non cominciano a far uscire la gente. Torniamo quindi indietro lungo il corso e buttiamo l'occhio ancora un po' alle vetrine dei negozi di souvenir e visto l'orario decidiamo infine per il ristorante Nina quasi in fondo e quindi più vicino al nostro albergo e poi finiamo per andare a cenare mentre il cielo sia ormai tinto di rosso vivo le nuvole basse che arrivano dal lago.
Ci scateniamo sul cordero patagonico che abbiamo visto in diverse vetrine mentre si rosolava sopra monumentali griglie, ma la delusione alla fine è stata tanta in effetti, la carne non è affatto come pensavamo un tenero e delicato sfilacciarsi di fibra ben arrostita, ma si presenta al contrario durissima e faticosa da masticare. Sarà saporita finché volete ma io preferisco i bei filettoni tradizionali. Uscendo dal ristorante passeggiamo ancora un po' perché è ancora chiaro e c'è un sacco di gente in giro. Così riattraversiamo il ponte che conduce al nostro ostello con la vista della collina che riporta il nome della città in alto. Tl lago è lontano e avremo modo di apprezzarlo domani quando cominceremo l'esplorazione del parco. Qui si viene proprio soprattutto per il parco de los Glaciares. In effetti una delle meraviglie del mondo che esploreremo domani per tutta la giornata. Il parco è uno dei più importanti dell'Argentina e anche dei più grandi, dato che si estende per quasi 5000 km quadrati ed è una parte delle tante aree protette che si originano dal colossale ghiacciaio detto Hielo continental, che scende in tutta questa parte del Sudamerica tra Cile ed Argentina.
Da questa lingua lunghissima si origina da tutta una serie di ghiacciai, tredici dei quali scendono verso l'Oceano Pacifico mentre altri 47 si rivolgono invece verso l'Argentina formando due grandi laghi, il già nominato lago Argentino e il lago Viedma. che costituiscono l'attrazione principale di tutta l'area. Di questi ghiacciai solo il più grande, il famosissimo Perito Moreno, che prende il nome da un famoso geografo, si raggiunge praticamente in macchina mentre gli altri, altrettanto famosi ma un po' più lontani come il ghiacciaio Upsala ed il ghiacciaio Spegazzini vengono avvicinati tramite una crociera in barca che è organizzata sul lago Argentio. Il parco contiene anche alcune delle più famose e spettacolari cime di tutta l'America del Sud come il Cerro Torre e il Fritz Roy, ben note per le imprese degli scalatori italiani negli anni sessanta e mete ambite ancora oggi per molti amanti dell'arrampicata estrema. Ma di tutto questo avremo modo di vedere e di parlare più diffusamente domani. Adesso ci aspetta una notte di riposo. Ci svegliamo comunque con una certa calma apprestandoci a fare una la ricca colazione offerta dall'ostello in cui abbiamo modo di gustare la famosa marmellata di calafate, tipica del luogo.
Tante le coppie di ragazzi che girano nella sala e si apprestano come noi a dirigersi verso il parco nei vari modi consentiti, macchina privata, taxi, escursione organizzata. Io avevo già preso contatto dall'Italia con una organizzazione che infatti la mattina alle 9:00 ci manda Maria che sarà con noi per tutta la giornata. E' un mezzo un po' più costoso della macchina privata ovviamente, ma che consente di effettuare il giro a colpo sicuro senza perdere nessuno dei punti fondamentali. Maria è simpatica e naturalmente piena di parenti italiani a partire dai nonni, come quasi tutti gli abitanti di queste zone. La giornata sembra bella visto che il mattino è subito accompagnato da un sembiante di sole che si alza dalla pianura lontana al di là del lago, ma man mano che procediamo lungo la strada, il cielo diventa sempre più scuro e buio e comincia a piovere. Cominciamo bene. Percorriamo allora tutta la riga meridionale del Lago Argentino e al primo mirador da dove si dovrebbero cominciare a scorgere i contrafforti del perito Moreno, comincia a piovere decisamente. Temiamo allora con orrore di avere una giornata costosissima e terribile.
Il fatto che sarà costosissima lo constatiamo immediatamente al casotto dell'ingresso del parco dove ci alleggeriscono pronti via, di 180.000 pesos per l'ingresso. Sono i nuovi prezzi Miley ci conferma a mezza bocca la ragazza addetta e nessuna pietà per gli anziani, senza possibilità di sconto particolare. Scendiamo a piedi fino a Puerto Bandera dove una grande nave aspetta di iniziare il tour verso il fronte del ghiacciaio e qui parte il secondo alleggerimento di altri 320.000 pesos prendere o lasciare. D'altra parte ormai sei arrivato fin qui e non puoi certo tirarti indietro. Diciamo che come i cravattari ti tengono per il collo e non ti mollano più fino a quando non ti hanno svuotato completamente il portafoglio. Intanto piove sempre più forte in modo da tenerci allegri sul combinato costo e situazione atmosferica. A questo punto è necessario tirare fuori la mantella per proteggere almeno le macchine fotografiche e non solo i vestiti man mano che ci avviciniamo al fronte del ghiacciaio. L'acqua grigia del lago intanto comincia a riempirsi di piccoli frammenti di ghiaccio che provengono dal disfacimento del fronte. Certamente il tempo è una componente essenziale durante queste visite e il fatto che ci siano nuvole basse, addirittura una specie di nebbia sul lago, mi deprime profondamente.
Anche perché è questa è l'unica occasione che abbiamo di vedere una delle meraviglie del mondo e farsela rovinare dal tempo certamente non è evitabile ma è molto fastidiosa. Il fatto che continui a piovere poi rende tutto più antipatico. E giù acqua da tutte le parti che rischia di rovinare le attrezzature e peggiora se è possibile la visione del panorama. Certamente anche questa atmosfera di nebbia sfumata che copre il fronte dei ghiacci ha un suo fascino, un momento un po' misterioso, un po' magico, che contribuisce a rafforzare la parte onirica di questa terra anche se sei circondato da turisti bagnati e vocianti. Adesso ci avviciniamo molto alla barriera di ghiaccio che si manifesta davanti a noi come una diga misteriosa che ci separa da un mondo alieno. Arriviamo a un centinaio di metri non di più e, di botto, miracolo dei miracoli, non solo smette di piovere, ma nel cielo cominciano a comparire piccoli squarci di azzurro che alla fine si trasformano in larghi spazi dove esce un bel sole. A questo punto non solo l'animo e l'atteggiamento virano a 180 gradi ma il paesaggio tutto assume un aspetto completamente diverso e straordinario. Il cielo è azzurro ormai, l'acqua è diventata verde ed il ghiaccio ha assunto sfumature di ogni colore dal bianco al blu.
Puoi vedere ogni crepaccio del fronte che sta lì di fronte a te incombendo come se ad ogni momento fosse sul punto di spezzarsi e precipitarsi nelle acque. Ma è ancora presto perché succeda questo; la temperatura è ancora decisamente fredda ed il ghiaccio tiene. Al di sopra della cresta puoi vedere nitidamente l'estendersi della superficie del ghiacciaio che si allunga verso le montagne in una lingua infinita di cui non riesce ad apprezzare la fine. Lo spettacolo è maestoso e non si riesce a smettere di scattare fotografie anche se alla fine sembreranno quasi tutti uguali. Dopo un'oretta di navigazione avanti e indietro di fronte al ghiacciaio con i conseguenti cori di ooooh, da parte dei passeggeri della nave ci si rassegna ad invertire la rotta ed a tornare all'imbarcadero. Sbarchiamo sazi di bellezza e bisogna dire che comunque, appena finito il giro, quasi quasi dispiace non aver optato anche per il successivo prolungamento della crociera di altre due tre ore, che porta ai ghiacciai in fondo al lago. Ma non si può fare tutto e oggi abbiamo anche una bella scarpinata all'ordine del giorno per vedere il ghiacciaio di fianco e dall'alto.
Maria ci porta in macchina attraverso la foresta ad un altro. di ingresso e di cui comincia una serie di passerelle che porta fino al bordo del lago, dove si accede ad un'ansa dove galleggiano enormi iceberg che dopo essersi staccati dalla lingua, navigano nel lago fino a sciogliersi completamente in fondo alle baie più nascoste. Prendiamo la via delle passerelle in quello che è uno dei percorsi che conduce fino al bordo estremo del ghiacciaio. Siamo nella foresta di alberi bassi e contorti detta Mata Patagonica, che è costituita solamente da tre o quattro specie: la Lenga, il Nire e il Digue che si alternano a gruppi e mescolati fra di loro fino a formare un bosco spesso è quasi impenetrabile con il terreno ricoperto da arbusti rigidi e spinosi tra i quali il principale è il calafate, che in questo periodo sono tutti in fiore. E' tutto un caleidoscopio di boccioli gialli, blu e rosa che si alternano mescolandosi fra di loro. Davvero un magnifico spettacolo. Intanto dopo un chilometro circa di visioni sul lago percorrendo il sentiero verde, arriviamo al fronte del ghiacciaio che attraversa una serie continua di miradores che percorriamo quasi completamente fino all'estremo lato a sinistra.
Questo è il punto dove talvolta il ghiacciaio avanza fino a congiungersi con la terra bloccando quella parte di lago che costituisce un prolungamento di due grandi lingue senza sbocco che penetrano nel territorio circostante e, quando il ghiaccio blocca con una sorta di diga questa zona, fa crescere le sue acque di una quindicina di metri o più, fino a creare vere e proprie alluvioni nelle zone circostanti, fino a che col tempo, la diga si indebolisce e si rompe producendo una cascata violenta e la corrente irrompe nell'adiacente lago Argentino. Questo avviene una volta ogni 10-15 anni ma sembra che si tratti di una sorta di catastrofe a cui però i pochi abitanti delle estancias vicine sono abituati. C'è un grande mirador situato proprio sopra il ghiacciaio da cui si ha una vista straordinaria del fiume di ghiaccio e soprattutto del fronte che, visto che siamo quasi a mezzogiorno, si è sufficientemente scaldato per cominciare a provocare un certo di scioglimento che produce a tratti delle spaccature che fanno precipitare nel lago masse di ghiaccio di molte tonnellate che si frangono sulla superficie con alte colonne di acqua, scivolando poi lentamente verso il largo; uno spettacolo decisamente primordiale ed ineguagliabile che solo qui credo si possa avere.
Ad un certo punto, proprio mentre stai in agguato per cercare di afferrare al volo con uno scatto, cosa che ovviamente non riesce mai, ecco l'inaspettato, l'inatteso, l'incredibile. Dalla parete della montagna a picco sul ghiacciaio, facendosi largo tra il fitto degli alberi, qualcosa si muove e si lancia nel vuoto sopra i ghiacci. Un gruppo di tre giganteschi condor, si alza nel cielo, senza uno sbatter d'ali e plana in volute sempre più larghe, guadagnando in altezza, seguendo le correnti. Sono uccelli neri e maestosi, le ali tese come alianti, con le penne remiganti alle estremità, che si appoggiano all'aria piegandosi verso l'alto per sostenere il peso del corpo. I colli bianchi sono protesi in avanti, forse alla ricerca di qualche cosa più in basso. Anche la parte superiore delle ali, che si scorge nettamente, visto che planano quasi sotto di noi, è di un bianco candido, quasi per essere in linea con il mare di ghiaccio, le piume distese ad arco. Il volo continua a lungo fino a che i tre splendidi vulturidi, i più grandi uccelli delle Americhe, non scompaiono inseguendosi tra i crepacci lontani. Che visione inattesa e spettacolare. Il Perito Moreno ha voluto regalarci anche questo, mancavano solo gli Inti Illimani con flauto inca e charango sullo sfondo a completare la scena.
Non c'è dubbio che la visita di questo luogo sia la più interessante di tutta l'Argentina e che meriti in ogni caso, a prescindere dal costo, la sua vista, il tutto sotto il sole ormai pieno, il ghiaccio splendido sotto di noi, il blu vivo che emerge dall'interno dei crepacci e che si mescola con tutti i toni dell'azzurro che avvolgono le parti esterne e le lame taglienti che si proteggono verso la superficie dell'acqua. E' una serie di emozioni che ti avvolge e che ti costringono a rimanere qui a lungo anche se in effetti il tempo stringe e ci sono ancora molte altre cose da vedere. Abbiamo fatto tutto il percorso verde e adesso intraprendiamo quello detto giallo che porta ad altri punti di vista sul ghiacciaio, situati molto più in alto e che ti fanno avere una visione quasi aerea di tutta la lunga lingua che scende dalle montagne della cordigliera. Dietro di noi continuano i boati del ghiaccio che si spezza e delle masse di materiale che precipitano nel lago. Quando ti fermi davanti a una di queste grosse montagne bianche che galleggiano, rimani attonito ad apprezzarne tutte le singole parti di pinnacoli e guglie, di bordi affilati quasi trasparenti attraverso i quali puoi godere di scorci sempre nuovi. Risaliamo le scale fino ad arrivare al centro di accoglienza e mangiucchiare qualcosa che non di sola bellezza ed emozioni vive l'uomo.
SURVIVAL KIT
El Calafate - La cittadina di circa 30.000 abitanti è il punto di base inevitabile per visitare il parco attraverso i due accessi principali, uno distante circa 40 km per arrivare al Perito Moreno e l'altro di oltre 200 per andare al El Cholten. Qui si trova ogni tipo di alloggiamento e locali di ristoro. e il consiglio è di fare almeno tre pernottamenti per poter avere una visione minima della zona. Considerate che è certamente un punto imperdibile di un viaggio in Patagonia, il numero uno in assoluto. Da vedere inoltre in città: La riserva Laguna di Nimez, un bel parco acquatico ricca di fauna di avifauna con un percorso a piedi che la gira tutta di circa 3 km. Ingresso 12.000 pesos a persona. Inoltre il Glaciarium a 5 km dalla città che racconta tutta la storia geologica del parco che si raggiunge con una navetta e la Intentencia del parco in città con un bel giardino in cui sono esposte macchine d'epoca e la storia della Costituzione del parco. Inoltre è sempre piacevole passeggiare in città. C'è anche un piccolo museo del giocattolo, la chiesa della città e una delle prime case di inizio secolo attorno alla quale è cresciuta la città. Appena fuori, al km 8 verso l'aeroporto, potrete visitare una zona archeologica ricca di graffiti datati a circa 40.000 anni fa, in una specie di canyon di fronte al lago. La Cueva di punta Walichu è formata da una serie di conglomerati sedimentari che il ritiro dei ghiacciai ed il passaggio della morena ha creato di fronte al lago. Ingresso a 16000 pesos per anziani, percorso di un'ora con audioguida. Nei dintorni inoltre, si possono visitare o pernottare in molte estancias che offrono servizi agrituristici come cavalcate e vita di fattoria a prezzi di affezione.
Restaurante Nina -Av. Libertador 998. - Bel locale all'inizio del Corso, offre come tutti gli altri, piatti argentini e principalmente carne alla griglia ci siamo andati attirati soprattutto dal cambio del dollaro 1200 che ha consentito di mangiare un piatto principale e un dessert a centomila pesos, mancia inclusa, in quattro, il che significa circa venti dollari a testa. Abbiamo preso il Cordero patagonico che tuttavia era duro e non molto appetibile. Il locale ben arredato e caratteristico con motociclette alle pareti e anche elegante Infatti è classificato come piuttosto caro. Probabilmente bisognerebbe trovare gli altri piatti per dare un giudizio migliore.
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