 |
Parco della Terra del>Fuego - Ushuaia - Patagonia Aegentina - novembre 2024 |
 |
La stazione |
Il buon Ezechiele infatti è già lì che ci aspetta, lui in effetti è molto critico con la situazione che sta vivendo il paese e che con l'aumento smodato dei prezzi ha cominciato a ridurre in maniera considerevole il numero dei turisti che arriva fin lì e quindi è in cerca di soluzioni alternative che da un lato li faccia risparmiare il più possibile e al contempo incrementino invece il suo di guadagno. Infatti il suo saggio suggerimento consiste nell'organizzazione della visita del Parco Nazionale della Terra del Fuego a partire appunto alle 18:10; soluzione piuttosto interessante e pare assai praticata, perché sembra che i botteghini dell'ingresso stacchino i biglietti solo fino alle 18 e poi gli addetti se ne vanno dopo la chiusura cosicché l'ingresso al parco è libera, come per la verità era libera del tutto fino ad un paio di anni fa. Arriviamo infatti in pochi minuti all'entrata dove il personale se ne sta giusto andando; Ezechiele ne saluta un paio che evidentemente conosce e ad un loro sguardo interrogativo fa un cenno come per dire che siamo suoi amici. Per la verità il sistema deve essere prassi comune, visto che ci sono anche altri che entrano in macchina come noi, procedendo senza problemi lungo la pista che dà accesso al parco. Il fatto è che in questa stagione è chiaro fino alle 10 di sera e quindi puoi tranquillamente, se non vuoi fare particolari trekking a piedi di una intera giornata, girare quattro ore in libertà, vedendo tutto quello che c'è da vedere, come si dice da noi, a gratis.
 |
il Petiso Orejudo |
L'enorme territorio del parco che occupa tutta la parte sud dell'isola fino al confine cileno è interamente percorso da una pista anulare carrozzabile di 22 chilometri che ne scorre le parti più interessanti. Arriviamo intanto al punto di partenza del famoso trenino dei carcerati, orgoglio del parco stesso. Qui è possibile vedere le vecchie locomotive utilizzate ancora oggi dopo oltre 80 anni per il traino del treno e tutta l'area di manutenzione. Questo treno racconta l'epopea del bagno penale che fu la ragione per cui sorse Ushuaia e quindi è storicamente fondamentale per questa parte di mondo. Tra l'altro l'edificio che la ospitò dal 1902, trasformato in museo, è oggi visitabile e racconta le storie di quell'epopea che durò fino a 1947 quando Peron la chiuse definitivamente e cominciò la costruzione della città che allora ospitava solo i detenuti e poco più. Qualcuno naturalmente cercava di scappare, ma pochi, perché intanto dove pensava di andare, inoltre quando gli eventuali fuggitivi venivano presi erano messi a mollo nell'acqua gelata e difficilmente si riprendevano, per tentare una seconda volta. Da qui partiva il trenino che portava i detenuti al lavoro nei boschi, la cui parte residuale all'interno del parco è diventata oggi attrazione turistica. Qui finirono prigionieri politici famosi, anarchici e altri invisi ai vari governi, ma il più famoso fu sicuramente il Petiso Orejudo, una ragazzino nano psicopatico che aveva ucciso a Buenos Aires nel 1012, molti bambini da pochi mesi in su.
 |
La mata patagonica |
Acchiappato perché aveva l'abitudine di andare a tutti i funerali delle sue vittime per vederle da vicino un'ultima volta fu alla fine preso e condannato. La sua caratteristica era di avere enormi orecchie da cui il soprannome ed a questo era attribuita la sua malvagità, allora le tesi lombrosiane erano molto seguite, tanto che tentarono anche di operarlo per scorciargliele. L'altra sua passione era quella di ammazzare i gatti e quando gettò nella caldaia della prigione il gatto mascotte degli altri carcerati, finì ucciso barbaramente e face la stessa fine del felino, ma si dice che il suo fantasma giri ancora per la città almeno questa è la leggenda. E questa è una delle molte storie che questo luogo estremo custodisce e porta con sé e la foresta di Lengas e Nires che ricoprono completamente ed in maniera fitta ed impenetrabile tutto il parco, contribuisce non poco a questa sensazione di mistero noir. Oltretutto siamo qui di sera e anche se il cielo è ancora pieno di luce non si può fare a meno di essere impressionati dalle strisce di nubi rosso sangue che lo attraversano. La pista che percorriamo taglia la foresta in curve e controcurve continue arrivando a lambire grandi radure spoglie, stagni neri come lo Stige, ruscelli gorgoglianti che scendono dalla montagna.
 |
La castorera |
Un breve sentiero laterale porta. traversando una scura galleria di alberi e di frasche, ad una castorera. Anche questo è un altro fatto interessante da raccontare. Pare infatti che appena finita la guerra qualcuno abbia avuto la bella idea di creare da queste parti il business delle pellicce, introducendo nell'ambiente alcune decine di coppie di castori arrivate dal Canada. Il fallimento non poté essere peggiore, perché intanto, essendo qui il clima molto più mite che nelle regioni di origine, le pellicce di quei castori crebbero meno folte e calde rendendole praticamente non concorrenziali ed invendibili ed al tempo stesso la mancanza di nemici naturali come orsi e lupi, fece moltiplicate esponenzialmente i roditori, che si riproducono peggio dei conigli, a centinaia di migliaia. Questi animali molto carini e coccolosi sono però dei terrificanti distruttori del territorio e del patrimonio boschivo, trasformando in breve tempo foreste e fiumi in territori spogli e paludosi. Insomma un danno ecologico enorme, tanto che oggi si incentiva in ogni modo la caccia a questi animali per limitarne il numero, ma con scarsi risultati. Comunque la castorera più grande del parco si apre proprio vicino a quello che era il letto del fiume che lo attraversava.
 |
Lapataia |
Gli animali negli anni, hanno abbattuto coscienziosamente e con metodo tutti gli alberi, infatti si vedono dappertutto i monconi rosi alla base ed hanno costruito dighe di tutti i tipi che nascondono le loro tane rendendo tutta la zona una serie di paludi collegate tra di loro, con rivoli d'acqua che ruscella di pozza in pozza. Per carità gli animali sono assai carini e i turisti li amano alla follia, ne comprano i peluche e li vogliono fotografare, ma la zona ha davvero un'apparenza di devastazione infinita, un ambiente da romanzo fantasy distopico. Andiamo verso la costa dove lungo le rive puoi vedere i cosiddetti concheros, cumulo di gusci di cozze e vongole che ci ricordano che per 10.000 anni gli Yamanà, gli Ona e le altre tribù hanno abitato questo mondo riuscendo a sopravviverci, almeno fino a quando non siamo arrivati noi con la nostra violenza e le nostre malattie a sterminarli. Ezechiele racconta dell'ultima Yamanà, morta a 104 anni solo una decina di anni fa. Abitava sola, tutti i componenti della sua famiglia erano morti, in una casupola vicino a lui e quando era bambino e tornava da scuola, andava da lei con un amico del cuore a farsi raccontare le storie antiche degli Yamanà, leggende di dei lontani, di cacciatori coraggiosi e di belve feroci di tempi passati, che riempivano poi i sogni delle loro notti.
Passiamo per laghetti neri e lagune verdi fino ad arrivare al lago Roca che poi si allunga verso il Cile, Qui c'è la stazione di posta, naturalmente, indovinate un po', quella più a sud del mondo. Ogni tanto vedi qualche pescatore che prende la strada di casa con qualche trota nel tascapane. Negli specchi d'acqua vedi anatre, oche di mare, piccoli albatri e dal bosco senti il tok tok del picchio. Attraversiamo ancora zone di mata patagonica fitta e scura, dove vedi ancora i resti dei tronchi tagliati da quei carcerati oltre 80 annui fa, sono tutti mozzati all'altezza di poco più di un metro, perché è la parte che emergeva dal manto di neve che ricopriva tutto. Una mandria di cavalli bianchi ci accompagna per un tratto di torbiere, poi raggiungiamo Lapataia, si una piccola laguna verdognola vicino al confine. Qui c'è un altro dei punti iconici del posto: la palina che segnala il punto finale della Ruta N. 3 quella che dal punto più a sud della Terra del fuoco sale lungo tutta la costa atlantica e raggiunge Buenos Aires che dista da qui solamente 3063 km, come indica puntigliosamente il cartello. Ma non è tutto, la strada prosegue infatti anche se cambierà nome e se volete potete raggiungere la punta estrema dell'Alaska, traversando completamente l'America da sud a nord col nome di Panamericana, che per la via più breve misura 25.450 km, ma con le deviazioni può arrivare a contarne 45.000.
 |
Malvinas |
Per essere completa mancano solamente 87 tra Colombia a Panama, a causa di una selva tropicale montana talmente impervia da essere praticamente inesplorata detta el Tapon del Darien. Ma questa è un'altra storia. Noi facciamo i debiti scatti di testimonianza sotto il cartello della N. 3 che avremo comunque modo di percorrere a lungo nei prossimi giorni e che rappresenta un'altra delle tante attività da spuntare dal taccuino. Ma un altro cartello attira intanto la nostra attenzione. E' un celebrativo della guerra delle Malvinas che ricorda come queste isole siano un inalienabile territorio strappato ingiustamente alla madrepatria, segno che lo sfregio è ancora fortemente sentito in tutto il paese e infatti in ogni città ci sono monumenti e pannelli che lo ricordano continuamente. Questa è una di quelle cose irredentiste che evidentemente, visto che stimolano ancora con forza l'orgoglio nazionale, vengono tirate fuori quando le cose vanno così male che occorre portare l'attenzione su qualche ferita del passato causate da un perfido nemico esterno e quella guerra con la Gran Bretagna che procurò comunque migliaia di morti, lo è di certo. Ma si sa che è un po' così dappertutto. Intanto sono venute le 9 e mezza, e pian piano ce ne torniamo in città. Ezechiele ci lascia a casa, dopo averci dato un'altra serie di interessanti dritte per domani e dopodomani. I 100 dollari alla fine se li è guadagnati.
 |
Il lago Roca |
SURVIVAL KIT
 |
Lapataia |
Nacional Tierra del Fuego - A 12 km dalla città, si può raggiungere anche con il bus che parte ogni mezz'ora dal centro. Consta di 68.000 ha di foreste, laghi e montagne che occupano tutta la riva nord della Terra del fuoco, fino alla località Lapataia al confine con il Cile. Il circuito interno è completamente percorribile in auto che comunque vi sarà necessaria per girarlo e ogni punto di interesse lungo il percorso è segnalato da cartelli che consentono di fare brevi tratti a piedi per arrivare ai punti segnalati. Naturalmente è luogo ideale per le attività di trekking e canoa, oltre che per la pesca. All'interno dopo l'ingresso c'è il centro di accoglienza per tutte le dritte necessarie ma il parco si gira anche bene da soli grazie alle molte indicazioni. Infine c'è la stazione del famoso trenino de la fin del mundo, una classica trappola per turisti che al costo minimo di soli 63.000 pesos a testa (inclusa audioguida in 7 lingue, per la classe economic (poi ci sono anche due classi superiori), vi fa percorrere in 40 minuti gli ultimi 3 chilometri del percorso che i carcerati facevano dalla prigione in centro città fino al monte Susana per raccogliere pietre e legname. Tutti i punti da cui passa il treno sono raggiungibili anche lungo il percorso in macchina, ma vuoi mettere la sensazione... Anche qui come in molti altri posti di Ushuaia, ad esempio all'ufficio turistico o sul catamarano che effettua la navigazione sul canale di Beagle, è possibile per i collezionisti di timbri, farsi apporre sul passaporto il timbro della fin del mundo! Comunque l'ingresso al parco costa al momento 30.000 pesos a persona (a parte dovrete considerare l'auto per girarlo e eventualmente il trenino)!
 |
Ufficio postale
|
 |
Il Caracara |
Se ti è piaciuto questo post, ti potrebbero anche interessare:
 |
Gadget |
Nessun commento:
Posta un commento