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Ushuaia - Patagonia Argentina - novembre 2024 |
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La Croma |
La mattina comincia bene visto che probabilmente avremo una giornata con qualche nuvola, ma discretamente soleggiata e qui in primavera non è consueto, anche se poi il tempo è talmente variabile da far dire che ad Ushuaia puoi vere quattro stagioni al giorno. Comunque si è deciso per oggi e domani di affittare una macchine e muoverci in libertà. Così mentre le ragazze vanno al supermercato La Anonima, uno di quelli che va per la maggiore in Argentina, a fare spesa di acqua e biscotti anche se scopriranno che con 10.000 pesos si compra ben poco, noi andiamo all'agenzia per affittare un'auto. Quella dietro a casa nostra che ci aveva indicato la signora al nostro arrivo, con nostra sorpresa, le ha già finite, Accidenti bisognava pensarci prima e prenotarla, ma non si pensava che essendo fuori stagione avremmo avuto problemi di disponibilità; ma niente paura, ci indica l'impiegato stesso un'altra agenzia, nella stessa via, tanto è solo a 6 o 7 quadras! In realtà le quadras sono almeno 10 ma, lemme lemme, per fortuna è tutto in piano, arriviamo al negozio che riesce a contentarci con una bella Croma quasi nuova, che in effetti ha pochissimi chilometri. Dopo le spiegazioni di rito e la firma del contrattino, torniamo a casa a caricare le signore e partiamo per il giro che abbiamo studiato per oggi.
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Valle Carbajal |
Il piano è di dirigerci verso est e fare un giro lungo la costa sud della punta meridionale della Isla Grande della terra del Fuoco. Usciamo dalla città in pochi minuti, la strada prende verso l'alto per superare il passo della corona di alture che la isola nella sua baia sul canale. Quando le case si diradano ed i pochi capannoni periferici lasciano il posto alle propaggini della foresta che ricopre i fianchi delle montagne, siamo già fuori città lungo quella Ruta 3 che cominciata nel parco, al confine col Cile, proseguirà imperterrita per i prossimi 3000 km circa, verso la lontanissima Buenos Aires. In fondo se ci pensi, con un po' di buona volontà e almeno i soldi in tasca per riempire il serbatoio e qualche vivanda di sussistenza nel bagagliaio, potresti con calma, farcela in 3 o 4 giorni se ti ci metti di buona volontà e allora la meta non sembra poi così lontana, ma se pensi anche solo un momento a quei 2000 italiani arrivati fin qui sul bastimento, parte genovesi e parte friulani, per costruire una città quasi dal nulla, a guerra finita, in cerca di un lavoro purchessia che consentisse di sbarcare il lunario, arrivando da un paese completamente distrutto, doveva trattarsi di una sensazione davvero estrema, come essere su un altro pianeta, con il mondo, il resto del mondo, talmente lontano da poter essere considerato inesistente o quantomeno irraggiungibile.
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Cascada Velo de Novia |
Tanto è vero che dopo due anni di lavoro, praticamente nessuno rimase qui, alla fine del mondo, dove pure qualcuno, privo di alternative, avrà ravvisato qualche opportunità e invece se ne andarono tutti, visto che il contratto prevedeva anche il biglietto di ritorno, tranne un paio di coppie, una delle quali , mi sembra, fu intervistata da un giornalista, arrivato qui alcuni anni fa, in cerca di colore locale. E infatti anche oggi, epoca in cui lo sviluppo turistico ha conferito alla città, un aspetto quasi normale rispetto al resto dell'universo, appena sei fuori dalla vista delle case, sei subito circondato da quel mondo di solitudine dove una natura dall'aspetto incognito ti circonda e, alla stregua del poeta, quasi ti spaura. Montagne, boschi infiniti, valli glaciali che si allungano sul corso di antichi ghiacciai che non esistono più da migliaia di anni, fiumi che ne scavano il fondo disegnando curve bizzarre e serpentine tortuose nel cercare la via del mare. Dopo pochi chilometri risalendo verso l'interno, appena superata l'indicazione di un sentiero che a destra conduce ad una piccola cascata detta del Velo de Novia, ghiacciata in inverno e palestra di arrampicata sul ghiaccio, ma qui ad ogni piè sospinto ci sono indicazioni per raggiungere qualche cascatella ai margini del bosco, si arriva ad un grande mirador, una balconata in legno da salire attraverso una serie di scale che conduce ad una magnifica vista sulla Valle Carbajal che si allunga assolutamente rettilinea verso il Cile.
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Una castorera lungo la strada |
Il panorama è maestoso, di quelli che ti inviterebbero a lasciare l'auto e ad incamminarti a piedi verso l'ignoto, ma di certo proseguire in macchina è più comodo, oltre ad essere assolutamente più logico e poi non ho neanche le scarpe adatte oggi. Quindi non ci facciamo pregare troppo per risalire sul nostro mezzo e proseguire senza lasciarci tentare neppure dall'ampio parcheggio appena più avanti, dove, al km 18, comincia uno dei trekking più popolari della zona, il sentiero che porta alla Laguna Esmeralda e all'adiacente Ghiacciaio Ojo del Albino, che nasconde tra i suoi crepacci, una famosa e pare impedibile grotta di ghiaccio che fa l'occhiolino sotto il ghiacciaio stesso. Una salita di 9 ore tra andata e ritorno che dicono assolutamente spettacolare, ma che oramai non abbiamo più nelle gambe, almeno io. In effetti il parcheggio è pieno di macchine segno che, anche se non siamo in piena stagione, di baldi camminatori, ancora ce ne sono parecchi. Noi costeggiamo ancora la valle verso est lungo una gigantesca torbiera che ne occupa completamente il fondo; lasciamo indietro alcuni insediamenti turistici, campeggi, case di vacanza e la base degli impianti del Cerro Castor dove si scia e di cui si intravedono più in alto gli scheletri estivi di alcuni skilift, e proseguiamo fino al km 40, dove una deviazione ben segnalata, ci fa abbandonate la ruta 3 asfaltata e comincia la pista J, come recita la mappa in nostro possesso.
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Il canale di Beagle |
Il fondo sterrato è però liscio e solido, in ottime condizioni, per cui si procede guidando in tutta tranquillità. Dopo un paio di km, c'è un posto di blocco, dove spunta una gentile ragazza in divisa che si rivela essere una gentilissima guardia forestale, che si informa del nostro itinerario e ci dà un sacco di utili informazioni compiacendosi del fatto che abbiamo scelto una giornata davvero bella, caso raro in questo periodo dell'anno. Si raccomanda la crema solare per le nostre delicate pelli non abituate all'offesa di questo irraggiamento privo di protezione ozonica e ci lascia andare con un sorriso. La pista procede nel bosco seguendo il corso del rio Lasifashaj, che rimane però seminascosto tra gli alberi di lenga. Una stradina laterale porta alla Laguna Victoria, uno specchio di acqua verde dall'aspetto così solitario e sperduto da farti dubitare che fin qui sia mai arrivato qualcuno. Eppure basta un piccolo raggio di sole che faccia capolino e tutto si rischiara e ti metta voglia di esplorare ancora, di andare avanti ancora e ancora. Arriviamo finalmente al mare, siamo di nuovo sulla riva del Canale di Beagle alla biforcazione di Almanza. Proseguiamo ancora diritto verso est nella direzione della Estancia Harberton, forse la prima che si è istallata in questa terra sperduta, ma non per arrivarci, visto che si tratta solamente di un agriturismo di lusso.
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La furia del vento |
Voglio invece percorrere un tratto di questa pista che porta fino al Fronton Gable, un mirador leggermente sopraelevato che consente di vedere da un lato la valle col rio e dall'altra la grande isola che occupa questa costa del canale con una serie di baie e rientranze molto scenografiche. Più in là, oltre l'estancia, si arriverebbe fino di fronte a quella Isla Martillo dove con il catamarano eravamo arrivati dal mare, fino alla pinguinera. Dal mirador la vista di questa terra complicata e contorta è splendida e soprattutto, alta sulla collina antistante c'è una famosa fila di alberi, che avevamo visto anche ieri dal mare e di cui vi ho già detto, che presentano la curiosa conformazione dei tronchi tutti piegati dai venti che qui continuano a soffiare implacabili, costringendoli ad una innaturale, ma identica per tutti, curvatura. Visti da vicino mostrano tronchi antichi quasi completamente scortecciati dalla furia degli elementi e le fibre del legno, contorte e tese quasi fino a spezzarsi, che hanno dovuto negli anni assumere quella curva obbligata, per resistere alla furia degli elementi. La classica dimostrazione che mi piego ma non mi spezzo, è sempre la soluzione giusta se vuoi sopravvivere, insomma. A questo punto torniamo indietro.
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La balena |
Su una baia riparata ma che si apre sul mare aperto, una sagoma attira subito l'attenzione se guardi con occhio attento. Proprio sulla riva, nel bagnasciuga lasciato dalla marea, tra i cumuli di conchiglie spezzate che la ricoprono, giace immobile la carcassa di una balena spiaggiata. Si tratta di un giovane maschio di balena Shey, una delle specie più comuni che girano per questi mari, lungo una quindicina di metri che dicono sia qui da quasi un anno. La carcassa è quasi completamente consumata dagli elementi naturali e dai predatori che di questo banchetto hanno fatto tesoro. Si vedono tuttavia molto bene le parti più grandi dello scheletro e la immensa testa; per la verità l'odore non è neppure così forte e fastidioso come si potrebbe pensare. Intorno uno stormo di uccelli continuano a banchettare compiendo il ciclo naturale delle cose. Alla fine ce ne andiamo con un senso di tristezza, sarà stato per la carcassa inanimata, il sabba festoso dei saprofagi o l'ambiente assolutamente nudo e solitario, ma non è comunque un posto allegro. Quindi proseguiamo e al bivio prendiamo per la pista K, che prosegue fino a Puerto Almanzo, un villaggetto di quattro case, soprattutto ristoranti e qualche affittacamere di chi vuole arrivare fin qua per starsene convenientemente da solo, triste luogo di solitudine per genti di malanimo e di tendenze suicide, di fronte ad un braccio di mare livido e grigio.
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Puerto Williams |
Tanto per vedere cosa c'è più oltre, la solita smania esplorativa che non mi lascia vivere serenamente, proseguo fino a punta Paranà, dove c'è ancora qualche isolatissima casa sparsa e mi becco anche una cazziata da un tizio che bagna la strada davanti alla staccionata della sua casupola, perché andavo troppo veloce e sollevavo troppa polvere. Evidentemente da queste parti sono abituati alla tranquillità vera. Torniamo allora al villaggio e ci fermiamo a fare un boccone in uno dei locali che ci aveva consigliato la forestale. Ovviamente siamo gli unici commensali. Qui ci sarebbe da provare il famoso merluzzo nero, specialità assoluta, ma io che proprio non gradisco quel pesce, qualsivoglia sia il colore, opto per un bel grigliato di salmone, con l'assicurazione che è pescato e non allevato, ci mancherebbe altro, proprio qui nel canale di Beagle! La ragazza che me lo certifica, ha gli occhi che ridono come stelline, chissà a quanti turisti ha già raccontato la stessa storia. Comunque il piatto è decente, anche se costosissimo e si fa mangiare. Certo il posto è comunque unico e pranzare davanti alle grandi finestre, con la costa cilena lontana e la piccola linea di case di Porto Williams che appena si scorgono al di là delle acque, le cime innevate che coronano lo sfondo, mentre l'ultimo boccone di carne rosea si scioglie in bocca non ha prezzo dice la pubblicità e poi venitemi a raccontare che non è straordinario viaggiare.
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Monti de l'isla grande |
SURVIVAL KIT
Austral rent a car - Gdor Paz 1301 - Ushuaia - Agenzia per affitto macchine. Dispone di buona scelta di veicoli. Abbiamo avuto una Croma con pochi km. Per due gg, km illimitati, full insured, a 75 € al gg. Non abbiamo avuto nessun problema, i prezzi sono più o meno in linea con gli altri gestori. Probabilmente prenotando on line si risparmia ancora qualche cosa. Pagamento en efectivo sconto 10%. Ovviamente, specie se si è in 4 si risparmia molto sulla macchina con autista, l'importante è avere già in mente un itinerario da percorrere.
Jammy & York restorant - Puerto Almanza - Ristorantino sulla ruta K affacciato sul canale, riconoscibile per la statua in legno di un indio all'ingresso. Menù di mare con mariscos, gamberi, centolla, merluzzo nero e naturalmente salmone, il piatto più economico che è attorno ai 30.000 pesos. La posizione e la vista sul canale sono magnifiche e aggiungono piacere al pasto. Certo pranzare a la fin del mundo davanti al passaggio di Beagle val bene un piccolo surplus. La signora è molto gentile e accogliente.
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La spina dorsale
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