martedì 18 marzo 2025

Sudamerica 26 - Laguna Nimez e Cueva Walichu

Laguna Nimez - El Calafate - Patagonia Argentina - novembre 2024


Questa mattina ce la prenderemo decisamente comoda, visto che l'aereo per lasciare El Calafare e fare l'ultimo balzo finale verso la fin del Mundo è nel tardo pomeriggio. Quindi ci gustiamo appieno la colazione dell'ostello che tutto sommato ha fatto il suo dovere. Alla fine è sempre così, quando si arriva, la sensazione è sempre un po' di delusione critica, ma quando è ora di partire, visto che tutto sommato le pecche erano trascurabili, finisci per considerare che i lati positivi superano sempre abbondantemente quelli negativi e lasci con un po' di dispiacere. Molliamo allora i bagagli alla reception dove li ritireremo al momento della partenza e andiamo in taxi fino alla Reserva Laguna Nimez, una delle attrazioni cittadine e anche tanto per far venire mezzogiorno. Arriviamo infatti sul bordo del lago verso le dieci, dove, in un'ansa laterale, si è formata una vasta zona umida attorno ad una piccola laguna. Qui da tempo hanno trovato casa una quantità di uccelli, prevalentemente di piccola taglia, di cui si sono contate 130 specie diverse su una superficie di circa 70 ettari, che contempla ben cinque ambienti differenti. In primo luogo la steppa arbustiva con cespugli di Calafate (Berberis microphylla) e altri arbusti come il Neneo e ed i cosiddetti Carditos, che lasciano spazio anche alle tane di volpi grigie che allignano in tutto il sud. 

Abbiamo poi la zona umida fatta di lagune, popolata dagli uccelli acquatici tra i quali i maggiori sono i fenicotteri rosa ed i cigni dal collo nero, assieme a moltissime specie di anatre come il Coscoroba. Abbiamo poi la prateria allagabile, con molte specie erbacee e bellissimi fiori che ospitano uccelli come sterne, beccacce, piovanelli e il Caukanes tipico della Patagonia. Il Juncal invece è composto di fitti canneti e offre la importantissima funzione di ospitare la nidificazione di molte specie, in particolare rapaci come le poiane ed i Chimangos oltre al rarissimo pollo sultano (Rallus antarcticus), presente ormai in pochissime zone del pianeta. Infine abbiamo la costa del lago, con la presenza di dune e rocce popolata da rondini ed altri uccelli migratori, come pivieri e piovanelli che arrivano addirittura dal Canada. Insomma un ambiente davvero interessante e con molte cose da vedere. Seguendo diligentemente la mappa che ci hanno consegnato all'ingresso, seguiamo il percorso contornato da paline e subito tra i cespugli, i ciuffi ci erba e gli specchi d'acqua vieni immediatamente affascinato dalla presenza di tante specie diverse che nidificano, che si aggirano in cerca di cibo o girano in lungo e in largo nelle lagune. 

Riconosci via via le specie riprodotte nel depliant e poi staresti ore nel casotto sulla riva dello stagno, dove dalle fessure puoi osservare senza dare disturbo tutta la varietà di anatre, anatroccoli, germani e moriglioni che sguazzano con piccoli al seguito. Naturalmente è tutto un crepitio di macchine fotografiche e per la verità si arriva così ragionevolmente vicini agli animali che non rimpiangi neppure la mancanza di teleobiettivi professionali. Diciamo che con un buon 200-300 al massimo, ti togli tutte le voglie. Insomma un paio d'ore ben spese; la corona di montagne lontane al di là del lago, dalle cime incappucciate di bianco, poi, aiuta a creare quello sfondo da cartolina che non offende di certo la vista e contribuisce a far considerare la zona di El Calafate come probabilmente il punto clou di tutta la Patagonia Argentina e a definirlo come assolutamente imperdibile. A questo punto dopo aver sgranocchiato qualche barretta di sussistenza tanto per rinforzare la colazione, chiamiamo Josè che ci porta prima a recuperare i bagagli e poi verso l'aeroporto, che con la sosta intermedia ci costerà altri 20.000. Ma prima c'è ancora un'ultima tappa da smarcare dal taccuino degli appunti, visto che oltretutto è proprio sulla nostra strada e mi riferisco alla Cueva di Punta Walichu, un insediamento preistorico scoperto alla fine dell'800 proprio sulla riva del lago. 

Qui il famoso Perito Moreno durante una passeggiata solitaria lungo le rive del lago, trovò questo dedalo di piccoli canyon e passaggi nella scarpata morenica e notò sulle pareti una ricca serie di pitture rupestri risalenti a qualche migliaio di anni fa. Al botteghino faccio subito una bella supercazzola all'addetto e, pronti via, ci riducono il biglietto a 16.000 solo per simpatia e senza causale precisa, insomma un misto tra pensionamento e italianità. Poi cominciamo il giro infilandoci negli stretti passaggi che si inoltrano nelle friabili pareti di roccia lungo la spiaggia. Saggiamente l'organizzazione ha predisposto una zona in cui le pitture sono state riprodotte chiaramente, per poter far sì che poi, la vista di quelle originali, che sono decisamente più sbiadite e di difficile interpretazione, diventino un poco più riconoscibili. Così, una dopo l'altra sfilano davanti ai tuoi occhi, figurine antropomorfe, animali, spirali, mani positive e negative e tante altre figure, certamente già viste in altri luoghi, ma che, come sempre, .riescono ad emozionare soprattutto se pensi ai millenni che sono passati e agli esseri umani che le hanno prodotte ed al tipo di vita che facevano ed alle condizioni di adattamento a cui erano sottoposti. 

Tra l'altro tira un vento che porta via e fa anche un freddo cane e pensare a questi nativi, avvolti da pelli di animali che se la sfangavano da queste parti, accendendo magri fuochi e riparandosi sotto capanne di frasca o in caverne en plain air come queste, fa pensare molto sulla capacità di adattamento dell'umanità. Insomma veniamo da lontano ma pensare che questa gente ha passato generazioni e generazioni ad uscire dall'Africa per attraversare il mondo ed arrivare fin qui dallo stretto di Bering, lasciando in ogni luogo che ha raggiunto, tracce del suo passaggio e della sua vita, con segni e iconografie tutto sommato molto simili, produce sempre emozione. L'uomo riesce sempre, nel bene e nel male a lasciare un segno del suo passaggio o della sua esistenza, così come un animale traccia, in altro modo certo, il territorio che considera suo. L'audioguida è molto dettagliata e figura per figura spiega in ogni dettaglio, significati, interpretazioni e corrispondenze. In fondo all'itinerario, oltre ad un piccolo giardino che ospita un esempio degli arbusti e delle erbe endemiche c'è anche una ricostruzione di una tomba ed una capanna Ahonikenk, ricostruita grazie alla consulenza di una delle ultime discendenti Tehuelche, le genti che popolavano queste zone prima dell'arrivo degli Europei. 

Una visita tutto sommato interessante, che certo non vale da sola il viaggio, ma visto che si è da queste parti merita assolutamente. Riprendiamo quindi la strada verso l'aeroporto, contornata dai malandati steccati delle estancias, tenuti insieme dal filo spinato, sul quale spiccano a distanza quasi regolare le carcasse e le pellicce divorate dagli animali, dei guanachi che durante l'estate, quando il terreno è coperto da uno spesso strato di neve, tentano il salto disperato e vi si impigliano irrimediabilmente nella attesa di una morte straziante in attesa di lupi, volpi e rapaci che ne verranno a banchettere le carni ancora agonizzanti. Il volo è in orario perfetto, anzi addirittura in leggero anticipo, fino ad ora questa Areolineas Argentinas ha dato un ottimo feedback, bisogna rimarcarlo, quindi arriviamo ad Ushuaia per le 18. Ormai siamo quasi a 55° di latitudine sud ed il sole a quest'ora è ancora piuttosto alto. La signora della casetta che abbiamo affittato per 4 notti ci ha mandato il taxi e quindi parte subito la chiacchiera con Ezechiele, che si dimostra subito una fonte di preziose informazioni per quanto riguarda l'organizzazione dei giorni che trascorreremo qui e che erano ancora un po' nel vago nel mio pur dettagliato programma. Il problema insomma è sempre quello di trovare le persone giuste. E tutto va valutato con buonsenso, visto che Ushuaia è una delle città più care dell'intera Argentina e quindi bisognerà fare delle scelte, anche se tutto ciò è assolutamente comprensibile visto che questa volta siamo davvero arrivati alla benedetta Fin del Mundo e dite quello che volete, ma anche questo fa parte della situazione emozionale del tutto unica che quasi avverti nell'aria come una scossa elettrica. O sarà il buco dell'ozono?

La cueva

SURVIVAL KIT

 Laguna Nimez - A soli 800 metri dalla via principale della città, è una vasta zona umida sul bordo del Lago Argentino che ospita una ricchissima avifauna, C'è un percorso di circa tre chilometri che consente di visitarla tutta osservando 5 ambienti naturali e potendo osservare anche da molto vicino gli uccelli presenti, da terra e da appositi capanni nascosti con ottime possibilità di birdwatching e di scattare ottime foto.. Calcolate un paio d'ore per una visita che consenta di fermarsi un po' per godersi appieno lo spettacolo. Ingresso 12.000 pesos, dalle 10 fino al tramonto.

Cueva di Punta Walichu - A 8 km da El Calafate lungo la strada per l'aeroporto. Zona di erosione morenica lungo la riva del lago argentino con una serie di calanchi e di scoscesi burroni dove in periodo neolitico, furono presenti insediamenti umane di cui già nel 1877  Moreno trovò traccia. Ingresso 22.000 pesos con audioguida e/o visita guidata inclusa che racconta con precisione punto per punto, tutti i vari dipinti, aperto fino alle 22. Almeno un'oretta per la visita completa.

Volo El Calafate - Ushuaia - AR1898 - 16:55 - 18:15 a Euro 116. 

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