sabato 8 marzo 2025

Sudamerica 21 - La seconda traversata andina

Catena andina - Patagonia - novembre 2024

Così è arrivato anche il giorno di lasciare il Cile, un paese che, per quel poco che abbiamo visto, si è rivelato davvero interessante, in particolare questa parte meridionale, difficile da raggiungere e completamente isolata dal resto del paese. Chissà se verrà un momento anche per visitare l'estremo Nord, con il deserto di Atacama e le altre parti che rendono questo paese una meta di tutto rispetto a sé stante. Intanto tocca alzarsi presto anche questa mattina; ci facciamo la colazione nella sala comune con i ragazzi che sono già svegli e che anche oggi hanno mete da raggiungere a piedi. Speriamo che la giornata sia bella anche in mezzo alle montagne e li lasci scarpinare tranquilli. Intanto dalle montagne è già spuntato un timido sole e dopo aver lavato la padella con cui mi sono fatto le uova, devo dire che mi ci abituerai anche a queste colazioni all'americana, è arrivato il momento di uscire armi e bagagli, ad aspettare il taxi che per la verità tarda un po', ma poi alla fine arriva con largo anticipo rispetto ai tempi che abbiamo calcolato e in sostanza già ben prima delle 8:00 siamo alla stazione dei pullman dove ci aspetta il mezzo che ci consentirà di attraversare di nuovo la catena Andina e passare alla frontiera con l'Argentina patagonica.

La stazione è molto grande e le operazioni di check-in e di carico si svolgono con molta semplicità. Effettivamente come avevo sentito, il pullman è molto comodo e adatto alle lunghe percorrenze sudamericane, come penso siano usuali in questa terra dalle dimensioni enormi e dalle distanze infinite. I sedili sono larghi e comodi. Tra l'altro non è neppure molto pieno e subito alla partenza vengono distribuite bottigliette di acqua e piccoli generi di conforto, grissini e così via. Per un'oretta il pullman risale lungo la strada che abbiamo già fatto ieri, le acque livide del fiordo alla nostra sinistra paiono grigie e piatte come piombo fuso e le sagome basse delle montagne alla destra, sono ancora scure e non illuminate, mentre percorriamo a valle glaciale che ci riporta a Cerro Castillo. Qui ritroviamo la baracchetta del giorno prima ricoperta di adesivi di tutto il mondo che racchiude il baruccio e il piccolo negozietto di souvenir. Ritroviamo anche il cagnone di ieri che sembra non essersi mosso affatto dalla posizione sdraiata di riposo in mezzo alla strada, sempre in attesa delle carezze degli avventori di passaggio che non gliele lesinano affatto. Dopo il caffè di rito, il pullman si muove verso la prima barriera, quella cilena dove però i controlli sono scarsi e quasi inesistenti, anzi non ci timbrano neppure il passaporto cosa a cui tenevo particolarmente.

Riprendiamo la strada di quella che dovrebbe essere una sorta di terra di nessuno che separa le due frontiere, mentre il terreno si spiana e diventa leggermente ondulato per un po' di chilometri per poi cambiarsi in una landa completamente piatta. Comincia la cosiddetta steppa patagonica, desolata e solitaria nella quale non intravedi confini né barriere. Anche le staccionate di filo spinato delle estancias sono o assenti o malandate, con i pali di sostegno caduti o corrosi dal tempo e dagli eventi atmosferici e anche le carcasse dei guanachi morti nel tentativo di superarle sono quasi completamente disfatte. Pochi animali si vedono in distanza che brucano l'erba dura su un terreno povero ed avaro di nutrienti. Anche al successivo posto di frontiera argentino i controlli sono scarsissimi, C'è un cartello di warning, che avvisa della pericolosità dell'esposizione al sole a queste latitudini. Si tratta di una freccia che viene spostata, di certo a mano, su una scala da 1 a 10 e che evidentemente, considera ancora importante la carenza di ozono nell'aria ed il fatto che i raggi ultravioletti possono essere molto pericolosi quaggiù se non ci si protegge pelle ed occhi da prolungate esposizioni.

Oggi la lancetta segna 8, anche se non sembra ci sia moltissimo sole punto e non è chiaro se il segnale viene aggiornato con tempestività oppure se è lì abbandonato da anni a se stesso. Pare che ultimamente il famigerato buco dell'ozono abbia subito una riduzione consistente, quindi il pericolo non sia più così elevato come un tempo, ma in effetti tutti consigliano di proteggersi con creme adatte e occhiali da sole a queste latitudini. Su questo argomento evidentemente non si è mai abbastanza prudenti. Gira e rigira, tuttavia le due frontiere, anche se la gente di passaggio era pochissima, abbiamo visto solo un altro pullman in direzione contraria, ci hanno fatto perdere quasi un'oretta e quando riprendiamo la corsa sono già passate le 10. Dietro di noi le Ande sono sempre più lontane e qui appaiono come basse colline all'orizzonte; davanti a noi solo la steppa patagonica sconfinata. Continuiamo così per chilometri senza vedere una casa; la sensazione di desolata solitudine è sempre più presente e ricalcata esattamente alle pagine di Chatwin, rappresentando allo stesso tempo un senso di desolata disperazione e di attrazione morbosa. Di tanto in tanto a distanza di chilometri l'uno dall'altro compare qualche cartello lungo una pista laterale che indica la presenza ed il nome di una estancia, ma non si scorge nessuna costruzione, neppure nell'orizzonte lontano, solo sconfinata solitudine e qualche pecora sparsa, unico segno di vita.

Stiamo percorrendo la provincia di Santa Cruz e qui si comincia ad avvertire sempre più presente il vento della steppa che via via diventa sempre più teso e fastidioso. Spira sempre dalla stessa direzione, dall'oceano Pacifico visto che la catena Andina, sempre più bassa e limitata, stenta a contenerlo. E' una presenza costante imprescindibile che ti pare non debba mai cessare, come in un girone infernale che ha previsto questo come sua pena eterna. Anche se non ci sono alberi, lo avverti ugualmente sebbene al riparo, all'interno del pullman dove non si dovrebbe sentire nulla, ma se ti guardi attorno puoi vedere comunque i cespi bassi di erba che si muovono sempre piegati verso oriente mentre le poche pecore che brucano quel pascolo ingeneroso ed avaro sembrano farsi piccole piccole nel tentativo di ripararsi nella loro lana spessa e protettiva. La strada prosegue rettilinea per chilometri e chilometri. Adesso risaliamo verso nord. El Calafate è una piccola cittadina che appare immobile e tranquilla sulle rive del Lago Argentino. Ci arriviamo verso le tre, sotto un cielo che il sole, finalmente apparso, rischiara ed illumina di raggi freddi che non riscaldano la pelle, forse la danneggiano solamente. le Ande sono di nuovo vicine. La tassista che avevo contattato, Eugenia, ci sta aspettando con una macchina color rosso fuoco e ci porta rapidamente al nostro alloggio.

Ci racconta subito di avere una nonna siciliana, qui la metà delle persone che incontriamo ha parenti italiani, ed infatti parla benissimo la nostra lingua essendo stato stata moltissime volte nel nostro paese. Rinnoviamo gli accordi per domani come avevamo già stabilito via WhatsApp dall'Italia e prendiamo possesso della nostra camera nel nostro albergo. Non è propriamente una meraviglia, ma si sa che la manutenzione qui lascia sempre piuttosto a desiderare e le camere sono molto basiche se si considera il prezzo che si paga. Tuttavia ci accorgeremo spesso, come del resto avevamo già visto a Bariloche, che in Argentina i prezzi sono assolutamente fuori controllo e che quindi fare paragoni tra la qualità del servizio ottenuto ed il costo dello stesso non ha il medesimo senso che nelle altre parti del mondo. Certamente mi rendo conto che questo è forse l'anno più sbagliato per visitare questo paese. Dopo la cura Miley infatti, i prezzi sono schizzati alle stelle ed il combinato disposto tra il calo del cambio contro dollaro e l'inflazione terrificante che avvolge il paese da anni e che non sembra voglia dare cenni di soluzione, ha contribuito praticamente raddoppiare la maggior parte dei prezzi. Se penso che abbiamo rinunciato a questo viaggio lo scorso anno perché ci sembrava troppo caro, dovremo concludere al termine della nostra avventura, di aver speso almeno un migliaio di euro in più a testa.

Ma ormai siamo qui e bisogna ballare. La struttura che abbiamo scelto è in realtà un ostello, tutto costruito in legno, ma ogni camera è dotata di bagno e gli spazi comuni sono abbastanza confortevoli; anche le dotazioni sono piuttosto complete alla fine e non bisogna lamentarsi troppo. Una volta sistemati direi che abbiamo tutto il tempo per andare a dare una prima occhiata alla città. El Calafate è una piccola cittadina sorta agli inizi del Novecento per dare riparo agli allevatori di pecore produttori di lana, cresciuta in una posizione panoramica sul punto più meridionale del Lago Argentino, posizione ideale per visitare alcuni dei punti più belli delle Ande meridionali. L'importanza dell'insediamento rimase assolutamente minima fino a quando non cominciò lo sviluppo del turismo nel dopoguerra, facendone la base per l'esplorazione della zona. Il nome viene dal piccolo arbusto presente in tutta America meridionale di cui vi ho già parlato, che porta lo stesso nome (Berberis microphylla) i cui fiori gialli colorano la primavera e che ritrovate dovunque lungo le strade, nelle steppe, tra gli alberi contorti della Mata Patagonica e nelle valli che vanno verso le montagne.

Le marmellate che trovate a colazione in tutti gli alberghi sono ovviamente a base di questa piccola bacca blu che viene raccolta prima dell'estate ed ha un grande utilizzo nella cucina locale. La temperatura è piuttosto severa anche se non freddissima, arrivando al massimo a una ventina di gradi durante l'inverno e gravitando attorno alla zero in estate, periodo in cui nevica. Certamente il problema è il vento che spazza la Patagonia in continuazione per tutto l'anno ma al quale, qui sembra siano tutti abituati. La cittadina è tutto sommato piacevole e la forse la forte presenza turistica contribuisce a darle un aspetto di benessere diffuso anche se in fondo tutte le case sono in legno e di piccole dimensioni, ma, passeggiando nelle strade non hai la sensazione di povertà e di semiabbandono che avevo avuto invece a Puerto Natales in Cile. Il soldo aiuta insomma, e qui di soldi ne circolano parecchi, visto che la massa dei turisti che visita l'Argentina ha in questo tappa il clou del loro viaggio in generale. Non per niente i prezzi qui, un po' per l'afflusso di turisti un po' perché si tratta comunque di una zona lontana ed isolata sono forse i più alti del paese, assieme ad Ushuaia.

La strada centrale infatti è tutta formata di negozi abbastanza lussuosi, di locali, di ristoranti oltre che di servizi per i visitatori. Innumerevoli i luoghi dove mangiare che espongono in vetrina la zona delle griglie dove fin dal mattino fanno bella mostra quarti di corderos patagonicos esposti in bella vista sopra le braci in attesa di avventori. Più o meno a metà del Corso, una via laterale, chiamata per Paseo des artesanes, presenta una serie di baraccotti di legno che ospitano tutto quanto possa interessare le frotte di turisti che passeggiano su e giù in continuazione in cerca di paccottiglia varia da portare a casa seppellendola poi per sempre in fondo a qualche cassetto. Comunque, se siete interessati a queste cose, vi segnalo la presenza imperdibile di piccoli gioielli che vanno dalle collanine, ai braccialetti, alle spille fabbricati in Rodocrosite, una pietra dura tipica che si può trovare solo da queste parti, dal bellissimo colore rosa pallido e dalle proprietà miracolose, che viene comunque venduta a prezzi di assoluta affezione.

Ma già che siete qui qualcosina potete anche comprarlo dopo opportuna trattativa anche se i venditori hanno la tendenza ad offendersi subito se tirate troppo. In giro ci sono un sacco di cani anche grossi, ma se guardi bene quasi tutti hanno il collare, pare che si tratti di cani di proprietà che vengono lasciati liberi per strada e sebbene non sia una cosa tanto tranquillizzante da vedere, soprattutto per le dimensioni degli stessi, alla fine si tratta di cagnoni molto tranquilli e scodinzolanti che amano soltanto farsi coccolare. Per strada non trovi cambisti appollaiati sugli angoli o appoggiati ai lampioni, come a Bariloche, l'unico posto dove poter effettuare il cambio è un negozio della Western Union che comunque chiuse alle sei e un ristorante nel centro della città, che comunque hanno tassi uguali. Date un'occhiata comunque all'ingresso di parecchi ristoranti e negozi dove cartelli esposti ti comunicano che per acquisti fatti in dollari o in Euro vengono effettuati cambi ancora più favorevoli, naturalmente pagando come si dice qui en efectivo, capirete bene che anche qui pagare le tasse viene considerato un prelievo indecente come fosse una sorta di pizzo. In fondo tutto il mondo è paese direte voi.

SURVIVAL KIT

Bus da Puerto Natales a El Calafate -  partenza 8;00 arrivo 15:00, pesos 32.000 a persona. Spostarsi in pullman in tutta L'Argentina e il Cile è comodo ma il costo non differisce moltissimo dall'aereo. Ci sono pullman anche a lunga percorrenza che viaggiano per tutto il Sud America si possono prenotare facilmente. Io l'ho fatto dall'Italia con Bus-Sur Recorrido, sono puntuali e molto confortevoli. Due versioni: Semicama per le percorrenze brevi col sedile reclinabile e quelli più costosi detti Cama in cui i sedili diventano un vero e proprio letto e che consentono di fare tratte anche di 24 o 36 ore. 

Hostel los pioneros - Calle los pioneros 255 - El Calafate - 2 stelle non molto vicino al centro anche se ci si arriva a piedi, alloggiamento basico da ostello, costruito in legno, camere doppie col bagno, abbastanza recente, Un po' bisognoso di manutenzione ma tuttavia tranquillo. personale molto disponibile con le informazioni sala comune con Buona colazione. 48 USD la doppia con bagno e letto queen. Dopo marzo i prezzi scendono attorno ai 40 USD.

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