mercoledì 26 marzo 2025

Sudamerica 33 - A zonzo per l'Isla Grande

Lago Fagnano - Isla Grande de la tierra del fuego - Argentina - novembre 2024
 

Mirador Paso Garibaldi

Oggi la giornata si presenta bellissima e noi cerchiamo un po' di affrettare i tempi, con una colazione alla veloce, visto che di chilometri ne abbiamo previsti parecchi. Ormai in città, con l'auto riusciamo a muoverci abbastanza bene, d'altra parte dove il progetto urbanistico è tutto fatto di strade parallele e traverse ortogonali, fai presto se sbagli un incrocio, quello successivo ti fa muovere sempre verso la giusta direzione; comunque usciamo di città tranquillamente riprendendo la ormai ben conosciuta strada n 3, nella stessa direzione di ieri, infatti i primi 40 chilometri fino alla deviazione a Rancho Hambre, sono gli stessi, quindi abbiamo tutto il tempo per ripassare il panorama. Poi la strada sale decisamente verso il passo Garibaldi che consente di scavallare la piccola catena che percorre orizzontalmente tutta la parte sud dell'Isla grande de la Tierra del Fuego prolungandosi fino alla punta della peninsula Mitre che termina nell'Oceano proprio di fronte a quell'Isola de los estados, dove c'è l'altro famoso faro che compete a Les Eclaireurs, il titolo del faro de la fin del mundo. Poco più in là ci sono le famose isole Malvinas, oggetto ambito di desiderio e causa della brutta ed inutile guerra del 1982 che comunque provocò quasi mille morti, mille ragazzi che hanno perso la vita solamente perché, da un lato si stornasse l'attenzione dai problemi interni di uno stato guidato da populismi insensati che poi ne hanno causato il baratro economico e dall'altra per rafforzare un governo sull'orlo di una crisi interna e che si è salvato proprio grazie a questa ventata di patriottismo bellicistico. 

Lago Escondido

Questa è in generale la storia di tutte le guerre da quando è nato il mondo e non ho certo la speranza che le cose possano cambiare in futuro. E' questo il meccanismo che fa funzionare la nostra civiltà, nel bene e nel male, disgrazia per chi ci si ritrova in mezzo ed è costretto a subirne le conseguenze. Di questa Isola  Grande, comunque, oggi abbiamo intenzione di esplorare un bel pezzo, mezzo meccanico consentendo, naturalmente. Comunque in un attimo arriviamo al passo, dove sul belvedere c'è una grande costruzione, un po' deturpante ma dove si sale immediatamente per ammirare il bel  panorama del piccolo lago Escondido (l'ennesimo che troviamo in Argentina), stretto e lungo come compete a tutti i laghi che nascono sui residui delle valli glaciali, incuneato tra due fianchi di montagne dalle cime incappucciate di candida neve, che oggi col sole di primavera brilla e luccica come non mai. Qui finalmente c'è un po' di gente che si ferma alla sosta rituale e che va fino in cima per le foto obbligatorie e anche il gruppo di corpulenti motard che è arrivato appena prima di noi, segue il gregge che ascende le scale. Sono frequenti questi gruppi di amici o di motoclub vari che scorrazzano traversando la Patagonia in lungo ed in largo. E' evidentemente una meta che si presta a questi raid di lunga percorrenza, in fondo chilometri facili in un ambiente maestoso e che suscita comunque emozioni antiche e storiche. 

il rio

Davanti alla scala, l'omino che espone su un banchetto di fortuna suoi lavoretti di legno fatti in casa, dice lui, ma che li avrà certo comprati in qualche vicina fabbrichetta (come sono sempre dissacrante!), fa affari d'oro, anche grazie ai prezzi contenuti, ma si sa, dal produttore al consumatore salti molti passaggi. Cediamo anche noi alle solite calamite con i vari emblemi della fin del mundo, tanto per cambiare. Comunque poi scendiamo al lago di cui percorriamo l'intera sponda est per una ventina di chilometri fino al bivio che ci fa abbandonare la ruta 3 per la prima deviazione di giornata. Ci fermiamo naturalmente al mirador che sul punto estremo del lago, consente di guardarselo tutto di infilata e poi prendiamo la pista che va al grandissimo lago Fagnano. Grandissimo di sicuro, lungo oltre cento chilometri e che occupa l'intera valle che arriva a monte fino in Cile. La pista, come tutte quelle che più o meno abbiamo percorso, è molto ben tenuta e si viaggia senza problemi. Siamo di nuovo in mezzo al bosco fitto, quello che ti dà la sensazione di esserti perduto in mezzo al nulla. Una palina sulla destra segnala i Fogones del Rio Subiabre, una grande radura che si affaccia su una castorera, che sbarra completamente il rio stesso. 

Fogones del Rio Subiabre

E' assolutamente interessante perché la sua disposizione consente di scendere e girarsela tutta tramite i sentieri che la circondano e la attraversano, osservandone da vicino le ingegnose dighe e gli sbarramenti costruiti dai castori, apprezzare la serie di cascatelle che consentono alle acque di defluire e soprattutto le parti di bosco completamente abbattute dagli animali e delle quali rimangono solo più gli spuntoni rosicchiati, tutti alla medesima altezza con precisione ingegneristica. E' davvero incredibile il lavoro che riescono a fare questi animali ormai diffusissimi in tutta la regione, come vi ho già raccontato. Un sentiero che porta fino ad una collinetta retrostante, consente di vedere l'ambiente dall'alto e rendersi conto delle sue dimensioni. Ce lo godiamo per quasi un'oretta fino a che non arriva un gruppo di fuoristrada che sbarcano decine di rumorosi turisti orientali che occupano subito tutto lo spazio in cerca di castori che, però, si guardano bene, però dal metter fuori il muso dalle tane, con grande delusione dei presenti che rimangono con i teleobiettivi asciutti come si dice. Noi approfittiamo per filarcela velocemente per prendere dopo circa cinque chilometri la deviazione a sinistra verso la laguna Margarita, un altro laghetto che si nasconde tra le montagne circondato dal bosco fitto. 

Volpe fuegina

I fuoristrada devono aver proseguito perché siamo di nuovo soli, con qualche paperotto che sguazza nelle acque basse e scure. Poi ancora un paio di chilometri e un'altra deviazione a destra porta a Laguna Bombilla, una estensione laterale del lago Fagnano che si scorge appena lontano all'orizzonte. Questo è chiaramente un luogo più frequentato, con spazi picnic e panchine rivolte all'acqua, ma al momento non c'è ancora nessuno. Ma, dal fitto del bosco tra i tronchi secolari e quelli caduti a terra compaiono degli ospiti evidentemente in attesa di arrivi compiacenti. Una coppia di volpi fuegine dal manto folto e le code consistenti si avvicinano, caute ma, evidentemente senza paura, abituate alle auto ed agli umani che gironzolano da quelle parti, in chiara attesa di qualche offerta mangereccia, cosa che ovviamente ci asteniamo rigorosamente dal fare, come si sa in tutti i parchi del mondo è sempre ben specificato di non dare nulla da mangiare agli animali, ma la nostra cautela è del tutto inutile, perché ecco che arrivano un altro paio di macchine i cui autisti, per compiacere ii loro trasportati, cominciano a gettare biscotti vari che gli animali ghiottamente afferrano e trangugiano con avidità. 

Rapace

Certamente non si tratta di cibo adatto o. che possa essere salutare per loro, ma di questo evidentemente nessuno si cura. Gli animali intanto inghiottono e poi si rimettono in attesa di altro cibo, come se questa fosse ormai una normale abitudine. Intanto arrivano dei caracara, i rapaci locali, grossi come galline che dopo aver svolazzato da un ramo all'altro, con occhio curioso e il becco pronto, si avvicinano per partecipare al banchetto certamente più comodo della caccia ai topolini che sono l'elemento naturale della loro dieta. Non sto certo a discutere con i locali, ma mi sembra che non sia cosa che vada molto bene. Il fatto è che qui siamo nel nulla più assoluto ed ho capito che ognuno fa un po' cime gli pare. Gli animali intanto si fermano a lungo girando qua e là speranzosi e rimangono in una posa plastica e perfetta consentendo almeno di fare qualche foto. Ci sediamo davanti al lago tra tronchi rovesciati dalle tempeste che mostrano al cielo le radici estirpate dalla furia della natura, ma tutto il bosco è uno specchio di una naturalità selvaggia in cui l'uomo non mette mano. Le nuvole bianche a sbuffi corrono veloci nel cielo. Le auto se ne sono andate via in fretta. Siamo di nuovo soli ad ascoltare il silenzio.

Laguna Margarita


Nella mata patagonica
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