giovedì 20 marzo 2025

Sudamerica 28 - Il Canale di Beagle

Les Eclaireurs, il faro de la fin del mundo - Canale di Beagle - Patagonia - Argentina - novembre 2024 



Il canale

Passare dall'Oceano Atlantico al Pacifico non era certo facile prima di Panama, che ha tolto al commercio mondiale molte castagne dal fuoco, non per niente oggi si fa di tutto per appropriarsene. Prima invece ti dovevi smazzare una lunghissima navigazione in mari tempestosi, prima attraverso i famosi quaranta ruggenti e poi i cinquanta urlanti, fino ad arrivare al terribile Canale di Drake, il tratto di mare più agitato e pericoloso del mondo, per questo temutissimo da tutti i navigatori, per i quali il passaggio di Capo Horn rappresentava una medaglia da appuntarsi al petto per il resto della vita. Per questo la scoperta, prima dello stretto di Magellano che a nord separa il continente dall'arcipelago della terra del Fuoco e successivamente del più sottile e nascosto canale di Beagle, risolse ai naviganti un bel mucchio di problemi. E fu proprio  Fritz Roy, al comando del Beagle, con a bordo il naturalista Darwin che da questo viaggio trasse tutte le informazioni per approfondire la sua teoria, ad avventurarsi tra le piccole isole dell'arcipelago ed a scovare il piccolo braccio di mare, largo nel suo punto massimo 5 chilometri e lungo 250, che divide l'isola Grande da quella di Navarino e le altre più a sud, evitando di doversi spingere nelle acque aperte e pericolose così prossime all'Antartide. Un passaggio stretto e non facile da trovare nel dedalo di isole e isolette di questa terra spopolata dalla climatologia estrema che sicuramente doveva spaventare quei naviganti per altri versi intrepidi. 

Leoni marini

Fatto sta che navigare su queste acque, calcando le orme di questi esploratori leggendari, ancora oggi è una emozione ineguagliabile e compensa la rosicatura per il costo incongruo che viene richiesto per farlo. Così, svegli già di buon mattino, dopo esserci preparata una colazione gustosa di biscotti, caffè e marmellata, scendiamo al porto dove alle 9 ci aspetta il catamarano Ana, per farci ripercorrere la rotta del Capitano verso la fine del mondo. Di questa locuzione, ad Ushuaia si abusa molto e d'altra parte è cosa del tutto comprensibile, visto che per vendere un prodotto turistico devi puntare sulle tue esclusività, se ne possiedi, e questa evidentemente è una molto suggestiva e vendibile. Il catamarano è vuoto a metà, segno da un lato che non siamo ancora nel pieno della stagione, dall'altro che forse la gente comincia a rifiutarsi di sottostare at prezzi esagerati. Sarà anche per questo che mi hanno fatto lo sconto. Comunque sia, partiamo come previsto e la nave lascia il porto, fendendo le acque nere e diacce del canale. Ci avviamo verso ovest seguendo la costa mentre ai nostri lati le cime della cordillera, qui alle sue ultime manifestazioni di potenza, allineano vette solitarie, scabre e violente alla vista, solo nelle cime coperte da cappucci di neve che ne rivelano il rigore, anche se si tratta di rilievi che superano appena i 1000 metri. 

Los Cinco Hermanos

Ti guardano immobili e severe, come a chiederti il motivo del tuo essere venuto fin qui, prima il monte Olimpia, poi la cresta seghettata dei Cinco Hermanos. I loro fianchi sono ricoperti di foreste nere, ostili e all'apparenza impenetrabili. Certamente qui non troviamo i passi faticosi e le quote di altura del nord, ma pure questi monti lontani ed incogniti ti lasciano una sensazione di una terra nemica che sa bene respingere ogni tentativo di appropriazione, di piegarsi all'occupazione umana, quasi volesse gridare all'universo la propria volontà di rimanere libera e vergine, rifiutando il calpestio dell'offensivo piede umano, lasciandosi al più, contemplare da lontano, appunto dal mare, ma negando approdo e consenso all'essere toccata, vergine riottosa e quando mai, sfruttata per qualsivoglia scopo. Avverti una sorta di respingimento, quasi questo diritto fosse da essa riservato solo a quegli sparuti gruppi di nativi che avevano saputo raggiungerla in tempi non sospetti e ad essa avevano adattato se stessi e per questo sono stati perdonati ed accettati, se pur con riluttanza. Intanto la nave procede a fendere le acque quasi immobili visto che anche i venti che soffiano incessanti, non riescono a stimolare le acque spesse e quasi gelatinose del cupo Stige, se non provocando leggeri tremori. 

Dopo un'oretta di navigazione, lasciate alle nostre spalle le piccole isole Bridges e l'isoletta de los Pajaros, piena di cormorani, magellanici e imperiali, vediamo comparire all'orizzonte una scheggia di roccia che emerge dall'acqua dove si frangono le onde, sollevando spruzzi di spuma bianchissima. Sul punto più alto si erge un piccolo faro, Les Eclaireurs, che a sua volta si è iscritto a pieno titolo nel gruppo delle "cose" più a sud del mondo. Naturalmente ne è nata subito una polemica con un altro piccolo faro, quello sull'isla de los Estados e non solo su quale abbia diritto all'ambito titolo, ma anche su quale sia l'autentico ispiratore del libro di Verne, appunto intitolato Il faro alla fine del mondo. E' chiaro che a far confusione si fa in fretta, ma certo il luogo è suggestivo. La barca rimane attorno all'isolotto per una bella mezz'ora, visto che essendo gremito fino all'inverosimile di una colonia di leoni marini, certamente di più di quanti ce ne stiano materialmente, diventa  uno spettacolo nello spettacolo. Gli animali stanno abbarbicati sulle rocce puntute a prendere il sole, ma vengono continuamente scalzati da quanti arrivano dal mare e vogliono prendere il posto a quelli che già ci sono e magari in posizione migliore, sdraiati pigramente a bearsi del sole che nel frattempo fa capolino tra le nuvole. 

Elefante marino

Le madri sono assillate dai piccoli che richiedono attenzioni, mentre i più maldestri, nel tentativo di succhiare il latte o di litigare tra di loro, cascano in acqua, tentando poi disperatamente di risalire sulla roccia; se poi capitano vicini die maschi, allora parte subito la battaglia. I due contendenti si rizzano sulle pinne anteriori, ciondolando il testone arricchito e gonfio della ricca criniera pelosa e si minacciano a vicenda cercando di scacciare a spinte e a testate l'avversario, non sia mai che il più forte e dominante abbia capito che l'altro sta cercando di insidiargli l'harem di femmine, che, invece, osservano la scena pigramente sdraiate senza dar cenno di preferenza, disposte alla fine ad accogliere il tronfio vincitore, certe che essendo il più forte o quantomeno il più prepotente saprà assicurare i geni migliori alla futura progenie. Tutto questo spettacolo si svolge incessantemente sotto gli occhi sgranati dei passeggeri della nave che dondolando a pochi metri di distanza dall'isolotto, consente a tutti di scattare qualche migliaio di foto e naturalmente di selfie, accompagnati da una serie infinita di gridolini di gioia e di meraviglia. Solo tra i leoni marini, giace immoto un colossale elefante marino sta sdraiato a pancia all'aria, respirando rumorosamente dalla grossa proboscide che gli corona il muso. 

Il canale
Se non fosse per questi sussulti forse involontari, sembrerebbe morto; gli altri animali intanto gli strisciano attorno senza disturbarlo, anche se non obbligati a tanta attenzione neppure richiesta, ma pur sempre forse timorosi della sua sua mole, di certo superiore a qualche tonnellata. Nei punti più alti dell'isolotto, dove la roccia diventa più scabrosa ed affilata, stazionano centinaia di cormorani imperiali che si alzano in volo ed alternativamente si posano in continuazione, come fossimo in un grande aeroporto internazionale. Sazio di scatti e anche perché il vento tira folate gelide che portano via il cappello, mi metto al riparo in una rientranza del catamarano, prima ero proprio sulla scaletta, avanzata sull'acqua, quasi appeso alla ringhiera, per poter arrivare il più vicino possibile agli animali. In effetti è tutto uno sgomitare per mettersi nelle posizioni migliori, a prezzo di precipitare nell'acqua sottostante. Intanto sulla mia testa volteggia, leggera e splendida una paloma antarctica, candida come la neve, coi margini delle ali allargate al massimo per poter sfruttare al meglio il vento; muove la testa per guardarsi intorno, mi guarda a lungo, come volesse dirmi qualche cosa. Non ho mai visto immagine che rappresentasse meglio il simbolo della pace e allo steso tempo della bellezza. Ma la nave scivola via, lentamente trascinandosi dietro una lunga scia di spuma bianca.

Paloma antarctica

SURVIVAL KIT 

Cormorani imperiali

Crociera sul canale di Beagle - E' una delle escursioni più richieste. Parte dal porto di Ushuaia, dove ci sono i baracchini per la prenotazione. A novembre non avrete problemi di trovare posto. Ce ne sono di diversi tipi. Di due ore e mezzo circa che vanno all'isola del leoni marini e al faro (80 $). Di cinque ore che aggiungono anche l'isola Martillo conn la pinguinera, poi passrete davanti al relitto e si scenderà a terra su una desolata spiaggia di conchiglie in fondo al fiordo (120 $). Come ho già detto consiglio di chiedere lo sconto soprattutto in mezza stagione. Altre soluzioni consentono di scendere a terra tra i pinguini e la visita di una estancia, ma le sconsiglierei soprattutto se contate di andare anche a penisola Vldez dove vedrete una colonia di pinguini molto più ricca e molta da vicino. Normalmente ne fanno per ogni tipo, due al giorno una verso le 9/9:30 e l'altra al pomeriggio verso le 15. Per la verità non è che siano asolutamente imperdibili, di certo vedrete più animali in altri luoghi, segnatamente a Valdez e il panorama non è certo eclatante, ma qui avete si certo la parte psicologica di solcare le acque dove si è avvemturato Sarwin col Beagle. Se il budget vi costrine a fare delle rinunce questa è una di cui si può fare a meno per il rapporto qualità/prezzo e non continuate a dire che ho il braccino corto e che se ormai sei arrivato alla fine del mondo (e dagliela) non si può rinunciare.

Cucciolo di leone marino


Se ti è piaciuto questo post, ti potrebbero anche  interessare:
















Nessun commento:

Where I've been - Ancora troppi spazi bianchi!!! Siamo a 120 (a seconda dei calcoli) su 250!