La baia di Ushuaia - Patagonia - Arentina - novembre 2014 |
Beagle Channel |
Anche rifare all'indietro la strada del ritorno è piacevole, complice il tempo buono, il sole che un poco riscalda l'ambiente, nel cuore del giorno ed il vento che si sente meno, traversando la foresta tra gli alberi. Andiamo piano, cosa che consente di meglio apprezzare il territorio che ti circonda, le torbiere che occupano i fondovalle e che riesci a vedere bene quando le radure si allargano, mostrando tutta l'ampiezza della valle, che la pista percorre nel salire verso l'altopiano. Hai sempre profondo però, il senso di solitudine e di mancanza della presenza umana; curiosa questa sensazione, quando di solito siamo proprio noi soliti cercare di allontanarci dalla folla per sentirci più liberi e meno pressati dai nostri simili, ma qui alla fine, pare un po' troppo e finisci per provare quello stato di sopravvissuto, abbandonato su un altro pianeta lontano, che valuta se ci siano possibilità di poter in qualche modo ritornare a casa e prova una certa inquietudine in cuore non sentendo le comunicazioni della sua terra lontana e perduta nello spazio. Certo poi basta tornare sulla strada principale, rivedere un paio di macchine che ti incrociano e tutto rientra nei canoni della normalità, tuttavia, nemmeno nei deserti del mondo che ho avuto occasione di traversare, non mi sembrava così intenso questo sentimento deprivante.
Sarà che con l'età sono divenuto più incline all'introspezione, oppure che qui siamo davvero lontani, lontani da tutto, chissà. Intanto ripassiamo dal posto di guardia e la ragazza in divisa ci saluta sorridente, con un cenno della mano e subito dopo riprendiamo la 3, che riporta in città. Si decide di non fermarci al museo della motocicletta, pubblicizzato sulla sinistra della strada; certo qui in tutto il Sudamerica, la moto è sempre stato un elemento iconico, che rappresenta quel senso di libertà consentito diversamente che in tante altre situazioni, sociali e politiche. La moto ti lascia correre, vento tra i capelli che magari non hai più, anche se col casco è più difficile, ti fa traversare le Ande o raggiungere i punti più lontani, non importa la distanza o la difficoltà, puoi andare dove vuoi, senza porti dei limiti. L'auto invece è di certo un modo di muoversi più borghese e meno rivoluzionario, ma diciamocelo, tanto, tanto più comodo. Così si torna in città a ritrovare la vita, che dopo la solitudine del resto dell'isola fuegina, sembra addirittura tentacolare. Ma il pomeriggio è ancora lungo e l'idea è quella di prendere l'altra strada che porta fuori città verso la montagna a nord. Sono solo sette chilometri ma la strada tortuosissima, anche se larga e molto ben tenuta, che si infila nel bosco, sale ripida verso il monte Martial, di qui si dovrebbe arrivare fino al ghiacciaio che domina la città dall'alto.
Comunque sia in breve si arriva al centro ai piedi della montagna, nella zona dove finiscono gli alberi e comincia la pietraia. Qui ci sono molte costruzioni, dato che nei mesi freddi e nevosi credo che qui si scii. Comunque ecco la prima sorpresa, da quanto si vede da qui partiva una seggiovia, che oggi è stata smontata e dismessa, per cui per arrivare fino alle pendici del ghiacciaio il cui fronte in realtà si ferma molto più in alto; diciamo che devi sgropparti un trekking, considerato impegnativo per la pendenza, con circa 600 metri di dislivello e altri 7 km di percorso, che si apre nella pietraia, subito dopo il baracchino di ingresso che solo per farti entrare vuole 10.000 pesos a testa. Insomma una bella delusione, comunque scendendo ci sono diverse balconate dove fermarsi con la macchina da cui hai un bel panorama sulla città. Nel frattempo il cielo si è rabbuiato ed è diventato tutto grigio come se stesse per piovere da un momento all'altro. Ma niente paura, ci uniformiamo al proverbio più famoso di Ushuaia, se il tempo non ti piace, aspetta cinque minuti che tanto cambia. Scendiamo così in città dove contiamo di farci un giro a piedi nella zona ovest vicino al porto. Trovo un bel parcheggio e dato che è proprio vicino al cimitero, si coglie l'occasione per andare a dare un occhiata.
Tombe |
Questi luoghi sono sempre piuttosto curiosi ed interessanti e generalmente hanno qualcosa da raccontare sugli usi e le abitudini del posto. Non c'è molta gente all'interno e si può così girare tranquillamente tra le tombe che hanno un aspetto decisamente particolare e niente affatto mesto o triste. Non si tratta infatti di tombe singole , ma di piccole costruzioni alte un paio di metri o poco più, ognuna delle quali contiene i corpi di una famiglia, ma ogni defunto è ospitato in un loculo che dispone di una sorta di finestrella, uno sportello apribile di vetro da cui si vede la bara intatta circondata di oggettini, fiori e altre cose deposte dalla pietà dei suoi cari, alcune con tendine di pizzo altre più semplici ma sempre curate. Insomma una serie di piccoli condomini dove i defunti ritrovano la vicinanza dei propri cari che di certo li verranno a trovare con frequenza, visto che i fiori sono nella maggior parte freschi e belli. Poi scendiamo verso il porto, zona preceduta da un grande giardino dove giovani e coppiette stazionano in cerca di un momento di riposo e intimità. Sulla spianata vicino all'acqua ci sono tre costruzioni antiche che risalgono alla fondazione della città. La prima è Casa Beban, dalla particolare forma e dai caratteristici tetti rossi che la rendono subito riconoscibile, che, costruita in Svezia, fu smontata e rimontata ad Ushuaia nel 1915 e successivamente è stata spostata qui dal luogo dove sorgeva in centro città e dove stava cadendo in rovina.
Casa Beban |
Ospita un piccolo museo sulla storia della famiglia Beban, con molti cenni anche alle Malvinas, punto sensibile per l'irredentismo argentino, come si vede dal monumento ai caduti della guerra che sorge nella vicina piazza. A fianco sorgono altri due edifici antichi, che ora fungono da Museo della città e per il Museo Pensar Malvinas, appunto. Proseguendo lungo la litoranea, la strada sale un poco per arrivare ad una collina che chiude la riserva urbana della Bahìa encerrada, un grande stagno dove trova rifugio una ricca avifauna acquatica e dalla quale si ha una bella vista della città e del porto. La collina è frequentatissima, in pratica è una specie di giardino da picnic dove si trova un sacco di gente che poi passa qui il pomeriggio, visto che come previsto, nel frattempo ha smesso di gocciolare ed è di nuovo spuntato il sole. Diciamo a questo punto che è arrivata l'ora di tornare in città, posare la macchina in cortile e andare a cercarci un posto per mangiare qualche cosa. Per la verità, un'idea ci sarebbe visto che la Casa de mariscos, l'avevamo già adocchiata ieri, ma se non sbaglio era giorno di chiusura, per cui ci dirigiamo con una certa baldanza verso la parte finale di san Martin, visto che ormai nel centro, tutto ben suddiviso in quadras, ci si orienta piuttosto bene.
Ushuaia |
Arriviamo alla casa tutta dipinta di rosa in cui si apre la porticina del ristorante e nonostante siano solo le 19:30, c'è già la coda fuori, che sembra breve, ma in realtà, nel ristorante pieno hanno appena cominciato a mangiare per cui prima che comincino a liberarsi i primi tavoli passa ben un'ora a mezza. Comunque sia, sempre nella speranza che ci sia posto, i camerieri di tanto in tanto si premurano di dire che ci siamo quasi, noi resistiamo, anche perché ormai che abbiamo aspettato un'ora, non vorremmo rifare un'altra coda ancor più lunga da un'altra parte. Comunque sia, liberatisi quattro posti di un tavolo di cinesi che devono aver mangiato mezzo frigo di pesci e che continuano a scolare bottiglie di birra, ma che alla fine vengo quasi accompagnati all'uscita, tocca a noi. Il menù è decisamente ricco ed i piatti che girano presentano bene e paiono abbondantissimi. Comunque io che sono un abitudinario e che qui voglio sfogarmi, mi sciroppo il solito bisteccone imperiale, succulento e tenerissimo, mentre i miei commensali optano per la famosissima trota patagonica, che abbiamo visto pescare a gogo, nei laghi e nelle lagune attorno alla città. In effetti tutta roba gustosa e ben fatta ed il prezzo alla fine è in linea con il trend della città e che, visto l'afflusso di clienti, si può anche capire. Lasciamo il locale alla fine soddisfatti ed il nervosismo dell'attesa, anche perché a pancia piena si scorda più facilmente. Rimane giusto il tempo per comprare una collanina dalla donnina all'angolo, tanto per fare il nostro dovere di turisti e bere fino in fondo l'amaro calice, prima di andarcene a dormire.
SURVIVAL KIT
Restaurante Casa de los Mariscos - Av. San Martin 232 - Ristorante tipico e molto gettonato. Cercate di arrivare presto perché sicuramente troverete coda e anche lunga. Ristorante di pesce, ma anche con ottimi piatti di carne e primi. Camerieri molto gentili e svelti vista la folla. Piatti molto abbondanti, qui potete mangiare ovviamente mariscos di tutti i tipi, gamberoni e la famosa centolla, ma anche la merluza negra e le trote patagoniche. Noi abbiamo avuto trote e bistecconi ottimi entrambi e che abbiamo fatto fatica a finire. 90.000 in 4 con bevande e mancia. L'unico problema è la coda all'ingresso.
Tomba |
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