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martedì 4 febbraio 2020

Cina 43 - Bus cinesi


Il parco di Avatar

Tien men dal centro di Zhang Jia Jie
Mentre il bus rolla verso la città scavalcando verdi colline ricoperte di villette nuove di pacca che raccontano della nuova Cina, che nel bene e nel male rimane il paese che in pochi anni è riuscito a togliere dallo stato di povertà il maggior numero di persone al mondo, ricordiamocelo sempre. E' sempre un bene avere un momento di riflessione durante i viaggi ed i tratti in cui ci si sposta da un punto all'altro sono i migliori a questo fine, anche se sei fisicamente stremato e i piedi sono ormai gonfi come zampogne, da quel vecchio bolso che sono diventato. Accidenti che invidia al vedere 'sti ragazzini che sgambettano di corsa su e giù per le montagne, che energia! Io tiro il fiato invece e ansimo pesantemente, ma quando si arriva alla periferia della città e traspare dietro ai palazzoni la sfilata dei monti che fanno da quinta, finalmente visibili adesso che le nubi si sono alzate, la bellezza prende il sopravvento sulla filosofia e te ne stai a guardare a mente libera. I rilievi sono uniformi e dipinti di un grigio azzurro uniforme, digradante verso l'alto e mentre si percorre il lungo corso che entra in città si disvela sempre più nettamente il grande foro che mostra il cielo dietro il monte Tien Men. Chi sa se c'è un qualche momento durante l'anno nel quale il sole scende o sale proprio dietro questo incredibile foro. Sarebbe un bello scatto, ho dato un'occhiata sul web ma non ne ho trovato traccia. Se ne trovate segnalatemelo. 

L'arrivo del trail
Intanto ormai siamo in città e dopo una cena scadente rieccoci rientrare in albergo dove Mr. Rocky ci aspetta per sapere come è andata. Però ormai l'esperienza è già dietro le spalle e l'attenzione è rivolta alla prossima tappa. Certo sarebbe stato meglio avere ancora un giorno da dedicare a Zhang Jia Jie, per vedere qualche zona nascosta del parco che davvero avrebbe meritato più attenzione, o un salto al ponte coperto o perché no una seconda opportunità alla Tien men. Ma il turista ha il fuoco ai piedi e deve correre che è tardi, più che altro con le continue preoccupazioni di avere sotto controllo la logistica degli spostamenti da fare. E qui casca l'asino, perché come ricorderete, io mi sono organizzato per fare le prossime due tappe con i bus a lunga percorrenza ed avevo prenotato il biglietto prima della partenza fidandomi dell'addetto, Mr. Victor Guo, che, preciso e convincente, via mail mi aveva garantito che me li avrebbe fatti avere. Quindi mentre sono qui a relazionare al nostro anfitrione, non ho in mano niente e domattina devo partire e quindi capirete che sono piuttosto agitato, visto che temo dovrò ripagarmi la tratta, dato per scontato che ci sia posto. Quando, terminata la relazione, con grande soddisfazione di Mr.Rocky, contento che il meteo mi abbia graziato dandomi modo di apprezzare l'escursione, gli manifesto la mia preoccupazione perché non sono arrivati i miei biglietti, lui mi fa un bel sorriso, apre il cassettino e tira fuori i due tagliandini e me li consegna, facendomi capire che avevo sbagliato a preoccuparmi e che non c'era il minimo dubbio che i biglietti sarebbero arrivati. Vergogna, mettere in dubbio l'efficienza dell'azienda dei trasporti! 

Pilastro
Coi tagliandi stretti in tasca, vado a dormire più tranquillo e la mattina ci trova pronti per il viaggio verso Feng Huang, l'altra città dell'Hunan che ho inserito nell'itinerario. Rocky pretende a tutti i costi di accompagnarci fino alla stazione dei bus e ci pilota nella sala di attesa; ha evidentemente paura che ci perdiamo. Tanto, col biglietto in mano non ti fanno entrare fino a dieci minuti prima della partenza del tuo mezzo, quindi non è facile sbagliare. Un ultimo saluto e poi non ci resta che aspettare che arrivi il nostro. Basta tenere d'occhio la scritta col nome della città di cui ho memorizzato i caratteri. In effetti dopo un po', compare la scritta che interpreto come ritardo di 20 minuti. Comincio ad agitarmi perché non vorrei perderlo. E' un tarlo che mi gira in testa da quando quaranta anni fa ho perso un aereo a Jeddah ed erano stati cavoli amari. La signora al varco, che sto angosciando da un po', traffica a lungo sul telefonino e poi mi mostra la scritta: Tranquillo, arriva tra 20 minuti. Mi accoccolo e aspetto le 9:20 con le formiche nello stomaco. Invece poi il nostro bus arriva in orario sul ritardo, saliamo e poi si parte tranquillamente come da regola. Accanto a noi è appena uscito invece dal parcheggio un altro bus, va a Wu Han. Ci ho appena fatto caso, quattro ore per arrivare là, quando venivo per lavorarci, quella era una città importante; la mia azienda ci aveva venduto pure una linea, adesso lo guardo appena, non c'è gran che di turisticamente interessante. 

Tempietto
Il bus scompare dalla mia vista, una delle tante sliding doors che ti passano davanti nella vita. E se invece fossimo stati lì dieci giorni fa o oggi, proprio vicino all'epicentro del terremoto? Capperi, ci vuole un attimo e ti puoi trovare nei pasticci senza andarteli a cercare. Certo sarebbe stato un bel problema, magari bloccati senza possibilità di uscita. Invece il nostro bus è scivolato via, fuori città scorrendo lungo spaziosi viali alberati e già intasati di auto in coda, inconsapevoli della tempesta che sta per scatenarsi. Sono quattro ore di viaggio tranquillo in un paesaggio mosso, di colline a panettone ricoperte di alberi verdi, tuye, cipressi e pini. Ci sono anche coltivazioni di thé che rendono i fianchi delle colline lisce come moquette verdeggianti, i cespi rasati con la precisione manuale della raccolta. Nelle radure, campi di ridotte dimensioni che ospitano una agricoltura di sussistenza. Piccole case ai margini da cui escono fili di fumo esili e sinuosi. I pochi passeggeri sonnecchiano guardando il paesaggio distrattamente, poi la hostess di cui il mezzo è dotato, che ci ha contati con cura alla salita, parte con lo show. Non capisco bene il senso della chiacchierata nella quale si dà un sacco da fare, suscitando attenzione e dopo poco ilarità decisa da parte dei passeggeri. Poi la cosa si chiarisce, è una vendita di prodotti alimentari, squisitezze locali imbustate sotto vuoto e disponibili in diversi tagli, dalle monoporzioni al pacco famiglia. Dapprima non è chiaro di cosa si tratti, carne secca o frutta o sottaceti. La ragazza, molto caruccia tra le altre cose, passa con mini assaggi che tutti si sbafano di gran gusto.

Scimmie
Uno è molto puzzolente e declino l'offerta, non male invece il sacchettino che contiene delle simil prugne secche nere, tanto osso e poca polpa, ma di un acidulo assolutamente delizioso. Alla fine tutti comprano quantità consistenti di prodotto carneo, deve essere davvero una meraviglia e sicuramente a prezzi eccellenti, visto che se li rubano l'un l'altro. Arriviamo in orario perfetto col ritardo. La stazione di Feng Huang è a quattro piani, anche se è piuttosto attempata, adesso verificheremo quanto mi ha scritto Victor nella mail con la quale ho prenotato i biglietti. Infatti domani ci sposteremo a Guilin e al momento non ho in mano niente. Ora seguirò pedissequamente le istruzioni che mi ha mandato questo Victor, anche se mi sembra difficile che 'sta cosa funzioni. Comunque cerco la sala biglietteria che è al pianterreno. Lui mi ha scritto di cercare lo sportello n.5 che trovo facilmente in fondo alla sala. Come indicato, vado lì, non c'è coda e mi paleso dietro il vetro facendo segni a una ragazzina che, dentro sta succhiando noodles da uno scodellone, ficcandoseli in bocca con l'aiuto delle bacchette. Appena mi vede, mi squadra un attimo poi posa la scodella e mi fa un gesto interrogativo. Io come da istruzioni mostro i due passaporti e chiedo i due biglietti per Guilin, preparandomi a un lungo e probabilmente infruttuoso tentativi di farmi capire. La ragazza guarda i documenti poi smanetta sulla tastiera, sbircia il monitor e dalla fessura a fianco, come da uno scrigno dei maghi di Hogwarts, spuntano fuori i miei due biglietti. La fatina me li sporge, poi si gira, riprende lo scodellone in mano e rotea con buona manualità le bacchette, ricominciando a  a mangiare con grandi risucchi. Poi non ditemi che le cose non si possano far funzionare, ho fatto bene a fidarmi di Victor. Intanto andiamo a cercare un taxi per la nostra guest house. Qui bisognerà sfoderare la lingua.

Feng Huang

SURVIVAL KIT


Da Zhang Jia Jiè a Feng Huang - Bus diretto alle 9:00 - 5 Euro (ce ne sono altri nella giornata, almeno 4). Si arriva in 4 ore.

Da Feng Huang a Guilin - Bus diretto alle 11:00 - 32 euro (ce n'è uno solo al giorno, si arriva in 6 ore, per questo è bene prenotarlo diversamente dovrete cambiare, viaggio più lungo e più complicato).

Viaggiare in bus è comodo ed economico. Sembra che siano piuttosto puntuali e partono ed arrivano quasi sempre in centro città e potete arrivare alla stazione anche solo pochi minuti prima guadagnando tempo. Per i tratti più lunghi ci sono i bus notturni che vi fanno anche risparmiare la notte di hotel.

Vita nel parco



Lavori in legno
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lunedì 3 febbraio 2020

Cina 42 - Wu Ling Yuan National Park


Wu Ling Yuan


Tian zi mountain
Il ritorno in città è semplice, siamo a metà pomeriggio ma non piove più. Il bus 102 è un circolare quindi non torna come pensavo alla nostra stazione distante solo tre fermate, quindi rimango dubbioso vicino alla palina a studiare il da farsi. Chiedo in giro, una signora si affretta a chiarire che non mi capisce, mentre una ragazza inforca subito il telefono e il traduttore automatico risolve il problema, ma è ovvio è il 101 che fa il giro al contrario. Così torniamo facilmente alla base, anche se valutando il percorso si poteva fare anche a piedi. Ormai ci si riesce ad orientare abbastanza bene. Poi usciamo per il solito boccone, ormai per non sbagliare andiamo nel ristorante di ieri e poi alla superette all'angolo che vende della bella frutta dove ormai la cassiera mi conosce e mi sorride e la cena è sistemata. In albergo ci aspetta il nostro Rocky, un nome un programma, che dalla struttura qualche tiro di boxe dovrebbe averlo fatto, con la faccia dispiaciuta, che annuncia che anche per domani è prevista nebbia. Ma non disperiamo, non si sa mai, intanto facciamo un bel ripasso sul giro da fare nel parco di Wu Ling Yuan, che essendo piuttosto vasto ha diverse soluzioni possibili. Per fortuna la cartina è molto chiara e Rocky conosce assai bene l'argomento e mi sembra che ci stia dando le dritte giuste anche se scrolla la testa, pessimista. Rimane il tempo per dare un'occhiata alla TV, cosa che mi sembra interessante quando sono in un paese straniero, in particolare la pubblicità che in generale racconta bene il sentiment delle diverse nazioni. 

Gold Whip Stream trail 
Qui per esempio, sono molto presenti gli spot sui medicinali, che raccontano di un popolo che è sempre stato un po' ipocondriaco ed in cerca di miracolose panacee che risolvano le piccole magagne di tutti i giorni. L'altro argomento particolarmente battuto è quello delle specialità mangerecce, che rimarcano come la cultura del cibo e della cucina siano molto interessanti per lo spettatore cinese. Naturalmente, ma questa mi sembra una piaga comune a tutto il mondo, in ogni programma di tutte le centinaia di canali, si fa da mangiare. Anche qui dunque sovraesposizione di cuochi e compagnia bella. Per il resto telenovelas e film locali. Poi ogni provincia ha diversi canali propri nei quali compaiono programmi di propaganda sulle magnifiche realizzazioni che il governo locale sta facendo, ma alla fin fine non in misura troppo pervasiva. Meglio dunque andare a nanna dopo una doccia bollente, perché tra umidità, pioggia e nebbia la giornata è stata comunque piuttosto frescolina, almeno la temperatura percepita, come si dice adesso. Il nuovo giorno si apre invece con una luce chiara e carica di promesse, vuoi che finalmente abbiamo un po' di fortuna? In effetti, buttando un occhio fuori dalla finestra le nuvole sembrano alte e non troppo scure. Rocky ci aspetta disotto e ci rassicura sul fatto che forse il meteo sta svoltando e non faremo un buco nel vuoto andando oggi al parco. D'altra parte non abbiamo altra scelta visto che domani ce ne andremo. Ripassiamo ancora l'itinerario, poi lui ci vuole assolutamente accompagnare alla stazione dei bus per essere sicuro che non sbagliamo mezzo. Tra l'altro mi indica anche le postazioni di Bank of China, le uniche dalle quali si possono mungere un po' di contanti con le carte non cinesi, dato che siamo un po' a corto. 


Torri
I pilastri del cielo
L'operazione riesce felicemente e quindi eccoci sul bus che in una quarantina di minuti ci porta a Wu Ling Yuan, oggi forse il parco nazionale più noto della Cina dopo che qui è stato girato il film Avatar. Dal terminal del bus c'è ancora un chilometro circa per arrivare all'ingresso principale, ma basta seguire il viale principale per arrivare alla biglietteria.Da qui partono i pulmini per le varie destinazioni. La cartina è ben dettagliata e sono segnate anche le difficoltà dei vari percorsi oltre ai minuti necessari per percorrere i vari tratti. Affrontiamo subito la parte più bella ed a buona ragione, famosa del parco, prendendo la cabinovia che porta fino all'area di Helong, da cui partono molti sentieri che portano ai tanti belvedere che affacciano sulle cosiddette montagne Hallelujah, note nel film come le montagne volanti. C'è molta gente che si assiepa nei sentieri e sulle varie balconate, ma l'umore è euforico, visto che le nuvole sono alte e la visibilità è buona. Come tutti i posti dei quali hai già visto tante magnifiche fotografie, di grandi artisti che comunque tu non potrai mai sperare di uguagliare, c'è sempre il timore di essere delusi dalla realtà, che oltretutto non presenta mai lo stesso favore di luce e di condizioni ottimali, ma qui bisogna davvero dire quello che vedi, supera ogni aspettativa. La bellezza selvatica di tutta questa foresta di torri di diorite alte centinaia dimetri che popolano la valle sotto di noi, non ha eguali, per lo meno non che io conosca. In fondo tutta la gente è confinata sui sentierini e se ti appoggi alle balaustre e butti l'occhio in giro, vedi soltanto paesaggi fatati, picchi aspri, valli profonde.

Il ponte di pietra
Pinnacoli
Il tutto appare come un mondo di fiaba, un pianeta dove l'uomo non è ancora arrivato, dove ti aspetti che da un momento all'altro parta da dietro una parete verticale esca un volo di creature aliene e che le foreste fitte nascondano animali sconosciuti acquattati tra i rami. Certo incide molto la suggestione del film che, devo dire aveva utilizzato questo scenario in maniera davvero magistrale. L'altro aspetto è la suggestione dei dipinti cinesi, quei meravigliosi rotoli verticali (立軸, lìzhóu) in cui in tante epoche diverse, gli artisti hanno raccontato proprio questi paesaggi, dove la natura occupa interamente la scena coi suoi pinnacoli coperti di alberi dalla crescita stentata e contorta, dove l'uomo è sempre rappresentato come una piccolissima entità, laterale e quasi seminascosta e sovrastata dalla potenza della natura. E quella ispirazione non puoi che immaginarla presa da qui, di fronte a strapiombi che si perdono in basso tra alte cime di alberi verdi che nascondono gli strettissimi passaggi alle basi delle guglie di pietra formatesi in milioni di anni di lenta erosione da torrentelli minuscoli, il gorgogliare dei quali non riesce ad arrivare fin quassù. Attraversiamo un grande ponte di pietra naturale che porta fino a un minuscolo tempio sulla cima di una di queste torri, altro soggetto amato dai pittori e a quanto pare anche dalle coppie di innamorati che quasi stanno facendo crollare la piccola balaustra per accedervi sotto il peso di centinaia di lucchetti dalla complicata fattura, circondati da nastri rossi con scritte bene auguranti o che giurano amore eterno.

Verso il ten miles gallery
Il fondo della valle
Qualche scimmia salta tra i visitatori in cerca di cibo, animali che ti riportano alla dimensione terrestre, mentre una nebbiolina leggera circonda la base di molte colonne di pietra mostrandole come sospese nell'aria, le famose montagne volanti di Pandora e rimani lì a guardarti intorno meravigliandoti ad ogni passo, ad ogni curva che ti porta oltre una costa e ti mostra nuovi panorami, con punti di vista diversi. Così dal Primo ponte sotto il cielo (天下第一桥) passiamo al Pilastro che sostiene il cielo e arriviamo alle Anime perdute (迷魂台), una serie di guglie e pinnacoli che appaiono come uomini che vagano nelle nebbie dell'Ade e tra le quali si ha un senso di perdita dell'orientamento. Dopo tre orette che passano in un attimo, ti sembra di non essere mai sazio e vorresti rimanere ancora a lungo, ma bisogna decidere di proseguire il giro come programmato se non vuoi rimanere anche tu tra le scimmie a mangiare noccioline. Un'ultima occhiata alla zona alle nostre spalle del monte di TianZi e poi decidiamo di proseguire secondo il programma che ci eravamo fatti, visto che il tempo è stato benevolo e ci ha accompagnato addirittura mostrando una gran voglia di far comparire qualche raggio di sole. Dunque non prendiamo il sentiero in discesa che in un paio d'ore porta fino alla base delle torri per utilizzare un trenino monorotaia che percorre la cosiddetta galleria naturale detta delle dieci miglia fino al punto di ingresso. 

I rami di sostegno
Guglie
Invece con un apposito pulmino arriviamo fino all'altrettanto famoso Ascensore dei cento draghi (白龙天梯) che permette in qualche minuto di scendere i 335 metri che dividono la cresta dal fondo della valle, consentendo di ammirare il paesaggio attraverso la sua parete di vetro. Altri cinque minuti di pulmino e siamo alla partenza della lunga passeggiata che percorre una strettissima valle scavata da un torrente detto Gold Whip Stream (Jinbian Xi - 金鞭溪) lunga circa otto chilometri, circondata dalle alte torri di pietra delle montagne Halleluyah. Praticamente un paio d'ore di camminata con la testa rivolta verso l'alto, non sapendo da che parte girarti per apprezzare il migliore punto di vista in una galleria verde di alberi dai rami che scendono fino a lambire le acque, che scorrono qui lente, là più vivaci, tra cascatelle, laghetti deliziosi, specchi d'acqua verdi ed oleografici. Passi sotto a pareti strapiombanti che sembrano crollare ad ogni momento. Anche qui il senso popolare, che vede in ogni sasso ed in ogni albero, un segno teistico di trascendenza, vuole al passaggio che si aggiunga un rametto sotto la roccia in bilico, come se quella piccola cosa, unita a tante e tante altre, fosse sufficiente a sostenere il gigantesco pilastro di roccia sovrastante. Il cancello dell'uscita è ancora lontano, le gambe dopo una giornata di cammino, quasi completamente andate, ma accidenti che bella giornata! 

Halleluyah mountains


Mappa del parco


SURVIVAL KIT

Bailong elevator
Wu Ling Yuan National Park - E' la perla della città, nota e sovraccarica di turisti. Nel caso il tempoe la visibilità sia buona suggerisco questo itinerario di una giornata. Bus dalla stazione centrale degli autobus fino al terminal. Poi 1 km a piedi fino al Wulingyuan ticket office (40 minuti - 13 Y). Ingresso over 65 - 8 Y perpulmino fino al Cable car (15 minuti). Poi prendere la funivia (7 minuti - 32 Y), all'arrivo altri 5 minuti di pulmino per arrivare al Tianzi mountain Helong park, dove comincia un sentiero circolare che conduce a tutti i punti panoramici dai quali si vedono le valli e le torri di pietra del parco che vi occuperà almeno 2.30/ 3 h. Ultimata questa parte potrete prendere un pulmino (incluso, 40 minuti) che attraversa la parte alta ovest del parco, per arrivare fino all'ascensore, lungo un sentiero a piedi per una decina di minuti. All'ascensore panoramico (Bailong elevator - 65 Y) con grande terrazza sulla valle, di norma c'è molta coda. Scesi a valle 5 minuti di pulmino per arrivare all'inizio del Gold Whip Stream trail di 8 km in piano che vi porterà fino all'ingresso Forest park ticket office. Ricordatevi che se scegliete questo itinerario e arrivate alla base dell'ascensore non avrete altra possibilità se non fare tutto il sentiero (in piano), calcolate almeno 2 h. Di qui pullman per tornare in città (40 minuti - 12 Y). 

Una valle
In tutto questo giro abbiamo fatto circa 30.000 passi quasi tutti in piano, stando al calcolatore del telefonino. In alternativa (se la visibilità in alto è scarsa. Scendere lungo il sentiero che porta fino al fondovalle della Ten miles gallery, dove la monorotaia vi riporterà all'entrata. Questo itinerario meno paesaggistico diventa molto interessante soprattutto in primavera in quanto la fioritura è molto rigogliosa. Se si hanno più giorni si possono vedere altre aree laterali del parco come la Yangjiajie, lo Yellow stone village, Laowu Chang e le risaie del cielo che sembrano essere sospese nell'aria tra i pinnacoli di roccia. Nel caso abbiate un giorno ulteriore, da un paio di anni è stata aperta una nuova attrazione che ai cinesi piace moltissimo, infatti è sempre affollatissima. Si tratta del Zhangjiajie Grand Canyon glass bridge, una grandissima valle dove è stato gettato un ponte con il fondo di vetro per dare a chi lo attraversa la sensazione di essere sospeso a trecento metri sul vuoto lungo mezzo chilometro alla modica cifra di 222 Y inclusa assicurazione.

Zhangjiajie Glass Bridge
Il glass bridge




Sull'Ikran di Avatar
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Pilastri




Lucchetti dell'amore





mercoledì 17 febbraio 2010

Avatar e realtà reale.

Voglio tornare sull'argomento Avatar, perchè spesso la gente non ama collegare la fantasia alla realtà. Va al cinema e si emoziona, fa buoni pensieri e poi li mette lì da parte, perchè la vita reale è diversa , perchè in fondo anche se si ruba e si fan porcherie almeno le cose vengono fatte con efficienza e chi se ne frega delle escort e delle tangenti. Vi ricordate quando vi ho parlato dei Kondh e delle altre tribù dell'Orissa in India? Ecco qui a sinistra una Kutia Kondh che ho fotografato nel mio viaggio del quale forse vi relazionerò nei prossimi giorni. Sorprendente somiglianza coi Na'vi di Avatar, no? Va beh, direte è solo una questione di tatuaggi. Mica tanto. Informato da Indonapoletano, sempre molto interessante per chi vuol sapere quanto succede in Oriente, voglio sottoporvi la storia dei Dongria Kondh e della loro montagna sacra. C'è una società indiana, la Vedanda Resources, che avendovi scoperto un ricco giacimento di bauxite, vi ha già costruito una raffineria, occupando con l'inganno una vasta area di pianura alla base delle montagne, i cui abitanti (altre tribù Adivasi) sono state private delle loro aree e che adesso conducono una vita miserabile di stenti nei dintorni, privi di sostentamento. Ora la Compagnia vuole la montagna, scoperchiarla e cominciare ad estrarre la bauxite, cacciando via i Dongria Kondh che la abitano, magari convincendoli con qualche promessa e quattro soldi, tanto son selvaggi nativi e arretrati. Ma questi, che forse vi avevo già descritti, son gente tosta e mica tanto malleabile e dicono che combatterano fino alla morte con gli archi, frecce e le loro piccole asce. L'ho già vista l'altro giorno al cinema questa storia, ma lì è facile fare il lieto fine, intanto in Orissa ai bordi della montagna Niyamgiri ne hanno già ammazzati una dozzina, complice la polizia che ha restituito alcuni corpi alla tribù con le mani mozzate, tanto perchè si capisca che si fa sul serio. Ma questa è gente con la testa dura. Io credo di sapere come andrà a finire, un conto è il cinema e un conto la vita reale, dove contano i soldi e l'efficienza, la cultura del fare e non la chiacchiera, però parlare, fin che si può, non guasta e il web ha una forza insospettabile. Date quindi un'occhiata al filmato sottostante (chissà se lo ha visto anche Cameron) e se non si apre, cliccate direttamente qui: al sito di Survival che mi sembra molto bello. Qui le ultime notizie in merito.


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mercoledì 10 febbraio 2010

Avatar: recensione.

E' la fine del mondo, in una settimana mi hanno portato al cinema due volte! Questo però, non me lo volevo perdere assolutamente, per cui ho un po' forzato la mano. Che dire. Il film è certamente furbastro e confezionato in modo da portare a casa una marea di soldi, ma questo è davvero molto importante ai fini della sua godibilità? Noi bimbi non possiamo rimanere insensibili a queste cose e ci godiamo lo spettacolo con i nostri occhialini di ordinanza attaccati alla testa e le 2 ore e 40 passano senza che tu te ne accorga. Ora, concordo completamente con chi ha rilevato (come Fabristol che ne fa una recensione intelligente e condivisibile) che è in pratica lo stesso film che gli americani fanno da cinquanta anni, senza neanche mescolare troppo il minestrone, si cambiano solo i costumi, dall'Assedio delle 7 frecce a Balla coi lupi a Pocahontas (questa copiata anche nei tratti somatici) a Star wars all'Ultimo Samurai e tanti altri, sempre si tratta di cattivissimi disonorevoli e anche stupidi da una parte e buonissimi dall'altra, con l'eroe straniero che becca la figlia del capo al meglio guerriero della tribù, con tanto di battaglia finale e arrivano i nostri; i buoni e cattivi si alternano nelle varie epoche a seconda degli umori degli utenti, e cambiano solo i nomi in codice della squadriglia all'attacco, mentre si conserva il succo dello script. Ma di tutto questo a noi bambini frega poco. In fondo ci è sempre piaciuto che la mamma ci ripetesse all'infinito la stessa favola, e quando saltava una pagina o faceva qualche variazione, subito la richiamavamo all'ordine tornare sulla retta via per recitare assieme ad alta voce la battuta finale. E poi anche Eco dice che “Un clichè è stucchevole, mille sono sublimi”. D'altra parte è pur vero che i topoi li avevano già inventati tutti i greci e bisogna ripescarli comunque, si tratta solo di farlo bene o male. Per esempio a Ginevra è piaciuto molto il tema della rete che inserisce un concetto di novità piuttosto attuale, ma quello che più mi ha affascinato è stata senza dubbio la descrizione puntuale e fantasmagorica della foresta e del paesaggio di Pandora, una attenzione minuziosa ai particolari che, potentemente valorizzata dal 3D, vale certamente il prezzo del biglietto, anche se io l'ho visto in una sala attrezzata 3D, ma non specificamente. La serie delle forme e dei colori presentati ti avvolgono davvero, come dice qualcuno, in modo tale che si fa fatica ad uscirne e a noi puffi, alla fine non interessa molto se nella RR (Realtà Reale), invece, i nativi sono quelli che perdono sempre, come capitava ieri e capita oggi in Amazzonia o nelle zone tribali dell'India e la cosa più sensata che deve fare un nativo, quando sente arrivare i bulldozer, è infilarsi nel fitto della foresta finché gliene rimane un pezzettino o mettersi un paio di jeans e fare il turista. Noi teniamo sempre per quelli che con le frecce tirano contro il carro armato, sia Vietnam o Bataclava. La cosa che invece mi ha entusiasmato meno tra le molte furbate, tanto per andare un po' controcorrente, è la tirata new age dell'unione dell'uomo con la natura, un ecologismo di facciata acritico, certo molto attuale e acchiappaconsensi, che punta tutto da una parte sul mito del Buon Selvaggio di Russeauiana memoria, ben lontano dalla realtà e della perfida multinazionale dall'altra, se si vogliono indagare questi problemi in maniera non emozionale. Mancava solo qualche frase che assicurasse che i cibi mangiati dai Na'vi erano garantiti OGM free ed eravamo a posto anche per la Coop. Questo taglio deciso mi sembra indicare che, anche se la gestazione del film è stata di 15 anni, l'inserimento di alcuni precisi indirizzi sia più recente, ben tastato il polso della moda teoecologista, anche se io per esempio, tanto per essere ancor più furbastro, i nativi, li avrei fatti vegetariani. Ciò detto, ho quasi voglia di ritornare a vederlo, magari in una sala real 3D. Noi fanciulli non ne abbiamo mai abbastanza. Intanto beccatevi il trailer.


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