lunedì 30 ottobre 2023

Corea 3 - Arrivo a Seul

Seul - ottobre 23

Beh anche stavolta i piedi a terra li abbiamo messi e non è sempre scontato in fondo, quella cosa enorme che sta per aria contrastando qualunque legge della fisica, è rimasta lì sulla pista, e poi non è mai così certo che lo faccia fino in fondo, ma forse anche per l'aereo varrà la storia del calabrone, la cui forma in teoria gli impedirebbe di volare, ma lui non lo sa e così continua ad andarsene di fiore in fiore senza problemi. Dunque ci si avvia all'uscita e che piacere finalmente essere capitato in paese non ossessionato, come tutti quei paesi che più e ben più gravi problemi hanno, più creano barriere e muri, che invece ti lascia entrare praticamente in automatico, un timbrino e via senza rotture ipocondriache di marroni. Anche la valigia te la trovi già lì sul nastro, vomitata da quella apertura che la fa emergere dai sotterranei come le belve nel colosseo, rinnovando un altro miracolo ogni volta inspiegabile. Ed eccoci così in un attimo nel grandissimo salone arrivi, popolato di masse in movimento, ognuno per la sua destinazione finale. Qui rimangono da espletare delle incombenze che dietro consiglio degli amici che già hanno percorso queste strade, è necessario fare subito e che come mi avevano preannunciato, si riveleranno utilissime se non indispensabili e che vi indicherò a suo tempo nella sezione di guida vera e propria. Cambio soldi, acquisto di scheda telefonica locale e della famosa T-money card per i mezzi.

Tutte cose per cui avevo calcolato tempi consistenti e che invece si risolvono in un attimo senza difficoltà alcuna, segno inequivocabile che siamo arrivati in un paese civile dove le cose semplici vengono ancor più semplificate a tutto vantaggio dell'utente. Una semplice richiesta di indicazione all'apposito bancone delle info turistiche, ne troveremo dappertutto in giro per il paese, ed eccomi diretto alla banchina dove parte il bus express diretto in centro e che mi dovrebbe scaricare a pochi passi dalla mia sistemazione in Seul, come recita la piantina che il gestore mi ha inviato dietro mia richiesta. Eccolo che arriva il nostro 6011, ma come si farà a trovare la fermata giusta? Qui nessuno parla inglese, almeno così pare. L'autista che mi aiuta a caricare il valigione a cui mostro la mappa. mi fa subito segno di stare tranquillo, mi dirà lui quando scendere. Appoggio la T-card sul sensore e sento il tipico bip che mi segnala di aver pagato e che sentirò per decine e decine di volte nel corso di questo mese ed in un attimo sono seduto in un sedile regale (28 posti su un bus da 52, tanto per capirci) e questa sensazione che comincia a convincermi che d'ora in poi tutte le mie proccupazioni di incappare nelle mille difficoltà che ti si pongono tra le ruote in un paese straniero ed ostico per lingua ed abitudini, svaniranno come neve al sole. Davvero in questo paese la prima sensazione è che tutto sia facile o quantomeno predisposto per agevolare l'utente, non di punirlo rendendogli la soluzione dei suoi problemi un puzzle inestricabile da risolvere con sofferenza. 

Tutto questo mi piace e mi mette di buonumore, nonostante la notte in bianco e la stanchezza che comincia a pesare sulle vecchie ossa scricchiolanti. L'aeroporto è piuttosto lontano dal centro, un'oretta di viaggio, che tuttavia ti consente di cominciare a conoscere questo paesaggio che a poco a poco diventerà familiare. Ci si muove dalla costa, un frastagliato dedalo di isolette ed isoloni lasciati in secca provvisoriamente dal movimento delle maree che creano un dedalo di sabbioni, coperti, nei punti più alti, da canneti che lasciano indovinare zone umide molto popolate, il tutto alternato a collinette ripide a mammelloni, completamente ricoperte di boscaglia verdissima ed impenetrabile, parrebbe quasi tropicale se non fosse per una assoluta preminenza di latifoglie classiche dei climi freschi, segno inequivocabile che qui la piovosità è forte per quasi tutto l'anno. Speriamo bene di essere fortunati come scelta del periodo. Nel cielo passano nuvole bianche e veloci che lasciano presagire bruschi cambiamenti del tempo. L'autostrada che collega al centro è di quattro più quattro corsie, l'Oriente è partito tardi, ma quando ha cominciato, ha avuto l'opportunità di fare subito le cose in grande e si vede, ma noto immediatamente che di quando in quando le segnalazioni di telecamere fisse per il controllo della velocità si susseguono con allarmante scadenza. Eh sì, qui i limiti, 80, 60, 30, molto raramente i 100, bisogna rispettarli se no ti castigano, ma nessuno mi ha poi dato segno di lamentarsene. 

Come ho detto attraversiamo una zona costiera frastagliatissima e complicata per cui i tratti tra terra e mare che poi si confondono con il delta del grande fiume che attraversa Seul, sono una sorta di labiirinto che costringono ad una continua alternanza di tratti a terra e di lunghissimi ponti sospesi, inframmezzati da tunnel che non finiscono mai. Intanto frammenti di città compaiono ai lati come sospesi nelle nicchie tra le alture, seminascoste nei punti più profondi delle valli, che da lontano paiono case, ma appena ti avvicini si rivelano quartieri di evidente nuova espansione con selve di palazzoni dai 25 ai 50 piani cadauno, tanto per capirci. Quartieri dormitorio probabilmente, bianchi ed anonimi per fronteggiare popolamento ed inurbazione che hanno seguito lo sviluppo esponenziale del paese nel momento topico dell'esplosione delle cosiddette tigri asiatiche degli anni '80. Poi, quasi senza accorgercene, siamo in città, che capisci subito essere costituita da una serie di centri sparsi, ognuno con le sue specifiche, cresciuti indipendentemente e poi quasi artificiosamente collegati per diventare una grande, immensa capitale di oltre 10 milioni di abitanti, il cuore pulsante, economico, culturale e politico del paese. Una vista che a tutta prima non offende proprio per essere dosata attraverso una continua serie di spazi verdi, aree fittamente costruite soprattutto in altezza, parchi urbani immensi e quartieri che mantengono ancora, se è possibile, caratteristiche tradizionali, con un traffico a prima vista ancora vivibile. 

Così ragionando arriva anche la nostra fermata, l'autista in guanti bianchi e mascherina, mi aiuta a scaricare il valigione ed eccoci in strada a seguire la piantina che ho tenuto religiosamente in mano in cerca del nostro ostello. E qui parte un altro dei refrain che ci seguiranno costantemente per tutto il viaggio e che ti fanno subito capire qual è il carattere delizioso degli abitanti di questo paese. Non fai a tempo a fermarti su un angolo per dare un'occhiata alla cartina studiando il da farsi, che subito vieni avvicinato da una o più persone che si offrono di aiutarti a cercare la tua meta e se non riescono a spiegarsi, quasi nessuno parla inglese, anche tra i giovani, ti accompagnano fino a destinazione piantando lì di fare quello che stavano facendo. Un paese di persone di gentilezza squisita che ti lascia subito stupito, perché a queste fatte, noi Europei non siamo abituati. E dunque come preventivato, spalle al grande castello del parco di Changdeokgung, bisognerà a poco a poco abituarsi a questi nomi per noi un po' difficili da pronunciarsi, ecco il vicoletto dove si nasconde il nostro riparo per la notte nella capitale. Qui dovremo subito abituarci alle consuetudini che troveremo costantemente nel prosieguo del viaggio, camere piccolissime, diciamo pure basiche e scarpe lasciate fuori, retaggio di abitudini antiche. Così con un largo sorriso, ecco che ci viene incontro il signor Hung Soon, con in mano le chiavi della nostra cameretta. 

SURVIVAL KIT

Dall' aeroporto al centro - Bus express n. 6011, uscita 10 - 17.000 W. In un'ora raggiunge il centro in diverse fermate, l'autista a cui segnalerete la vostra vi indicherà quando si arriva. 

Beewon Guesthouse77-4 Donhwamun-ro 11ga-gil, 종로1.2.3.4가동 Jongno-gu, Seoul - 2 stelle in linea con la categoria. Camere molto piccole ed essenziali secondo gli standard occidentali, ma con le cose necessarie. TV a parete, minifrigo, acqua fredda e calda a disposizione, AC e riscaldamento, free wifi potente in camera senza pw, phon e materiali per il bagno, anche questo minimal, tutto un po' datato ma funzionale. Zone comuni dove passare il tempo o portarsi materiali per fare colazione. Possibilità di lasciare il bagaglio. Pulizia ottima. Camera doppia con letto queen dai 35 ai 45 € a seconda dei periodi. Il plus assoluto di questa sistemazione è dato dalla posizione che si trova nel pieno centro del quartiere centralissimo di Jongno, dal quale avrete accesso a piedi a molte delle cose da vedere in zona (i principali castelli, templi e zona di Insadong street) e l'accesso a d almeno 4 linee di metropolitana che vi consentiranno di spostarvi rapidamente in ogni punto della città. Ma la cosa in assoluto più apprezzabile è la cortesia e l'aiuto che fornisce il proprietario, che vi sarà indispensabile per i consigli su luoghi, orari e spostamenti, nonché perenotandovi direttamente le cose di cui avrete bisogno e che certamente avreste difficoltà a fare da soli. Inoltre parla bene inglese cosa non frequentissima nelle sistemazioni di questo livello. Ad esempio a noi ha cercato e prenotato i biglietti del bus per Andong, ce li ha stampati oltre a fornirci le indicazioni necessarie per raggiungere la stazione. Inoltre a mia richiesta prima della partenza mi ha inviato una mail con le indicazioni dettagliate per arrivare dall'aeroporto e la mappa per raggiungere a piedi l'hotel. Consigliato. Grazie ancora sig. Hung!


domenica 29 ottobre 2023

Corea 2 - In volo

Aeroporto di Pechino

La ragazzina nera davanti a noi è bellissima; ha una frangetta curata evidentemente in modo maniacale che ha ricoperto con una specie di trina di perline, un poco medioevaleggiante, che di certo le piace moltissimo perchè si ferma un paio di volte a farsi dei selfies a favore dell'aereo che aspetta abbandonato in fondo alla pista. Gli altri, tutti orientali praticamente, pigolano tra loro con le cadenze tonali della lingua del regno di mezzo. Quando hanno cambiato il gate di partenza, naturalmente senza avvisare, ho dovuto richiamarne all'ordine un gruppetto, che dopo avermi sentito pronunciare alla meglio il numero del gate nella loro lingua, si sono profuse in una interminabile serie di xie xié di ringraziamento, seguito da piccoli inchini, prima della corsa affardellata per portarsi alla coda dell'imbarco; questo tanto per cominciare ad abituarmi al mondo che sto di nuovo per affrontare. Già perché appena salito sull'Airbus 350-900 di Air China, nuovo di pacca, il grano si vede, praticamente ormai ti senti nel loro territorio, quel paese che, riconosciamolo, è riuscito bene o male a passare in quattro decenni, dal terzo mondo alla lotta per il primo posto assoluto e scusate se è poco. Sono pensieri che ti vengono naturali se hai avuto a suo tempo dei trascorsi in quel paese e miriferisco al periodo dell'oceano di biciclette e aspetti davanti alla scaletta che ti diano il via per salire a bordo. 

Naturalmente siccome i cinesi sono piuttosto indisciplinati e hanno al seguito borse e bagagli a mano in quantità a dispetto delle indicazioni della compagnia (che poi in massima parte vengono fortunatamente disattese, mica siamo Ryanair), il problema è sempre quello di trovare posto nelle cappelliere per il proprio zaino semisfasciato e non ritrovarselo tra le gambe visto che ormai gli aerei sono tutti pieni zeppi, ma dove cavolo andrà tutta questa gente! Comunque ci vuole una certa strategia di posizionamento, dettata naturalmente dall'esperienza di decenni di spostamenti aerei, in condizioni varie, per cui ci posizioniamo in maniera strategica, in modo da salire tra i primi, visto che oramai le compagnie hanno cessato di fare salire a settori. Saliamo esattamente per ultimi, ma fortunatamente i nostri due zaini riescono a trovare ugualmente un loro spazietto tra borse, borsoni, pacchie e buste del duty free, ma cosa ci sarà poi da comprare in quei negozi con prezzi stellari che contornano il viale del tramonto che ti porta ai gate, nessuno lo ha mai capito. Ma ve lo immaginate uno che compra un Rolex da 50.000 € o un collier di Damiani all'aeroporto? Acquisto d'impulso, boh! Comunque son dieci ore da passare incapsulati nel loculo del carro bestiame della economy, impiccati negli ultimi sedili della enorme carlinga. Eh, una cosa che ha sempre destato la mia invidia è la possibilità di permettersi la business sui viaggi lunghi. Va beh, in un'altra vita. 

Tanto a dormire non ci riesco; sarà la solita sofferenza, mangiare ancor meno, infatti rifilano subito degli orrendi noodles di soya traslucidi e carichi di glutammato che ammorbano immediatamente l'aria e poi acqua calda o Coca. Se penso ai tempi in cui chiedevi con degnazione un gin tonic e ti lasciavano la lattina intera per allungare... maledetto Covid. Va bene lo stesso, tanto si sa che i cibi forniti in volo, dissurgelati e risurgelati varie volte, sono sempre stati la causa prima delle varie vendette di Montezuma che colpivano i viaggiatori nei primi giorni di permanenza. I film sono solo in lingua originale e inoltre l'audio del mio schermino funziona pure male, mi sa che appena ritirato il vassoio quasi intonso, giocherò dieci minuti a Ma jong, più che altro per ragioni sentimentali, in ricordo dei vecchi tempi di Pechino con l'amico Ping e sua moglie HongJe. Una vera e propria droga. Smetto solo dopo otto ore e mezza consecutive, mentre la signorina annuncia che siamo in discesa verso l'aeroporto di Pechino con quasi mezz'ora di anticipo, gli occhi cisposi e assonnati, la vescica gonfia di scoppiare perché preso dal gioco mi sono dimenticato di andare in bagno e le gambe completamente anchilosate. Che ci vogliamo fare se ti vai a divertire, un poco devi soffrire. Scendiamo alla spicciolata. A Pechino è piena notte e l'aeroporto, spaventosamente gigantesco e sproporzionato anche alle misure di una megalopoli asiatica, è completamente deserto. Aperto da poco, non è altro che un'altra delle opere visionarie dell'architetta iraniana Zaha Adid, tra l'altro la stessa che ha progettato la famosissima Dogdaemun Design Plaza di Seul che vedremo nei prossimi giorni e nella quale riconosci subito le stesse linee.

I pochi passeggeri che non sono già arrivati a casa e se la filano verso il ritiro bagagli, sparendo nei lunghissimi corridoi, si trovano quasi dispersi in una città distopica e futuristica dalle volte immense e talmente alte da scomparire quasi alla vista nella penombra delle luci soffuse della notte. Le piste dello spazioporto alle spalle, là fuori, deserte; gli scafi spenti ed apparentemete abbandonati delle aeronavi, attendono di tornare a nuova vita domani quando la stella del mattino comparirà all'orizzonte. cacciando i fantasmi della notte. Le luci incastonate nell'arco parabolico del soffitto paiono le stelle di un firmamento alieno, altro che sol dell'avvenir. I controllori invece, tuttaltro che dormienti, sono pignolini e attivissimi; non si sa perché, se ne fregano delle bottigliette d'acqua altrove messe all'indice e sequestrate con disonore e investigano invece con cura batterie e power bank delle macchine fotografiche  che devono essere esibite con cura ed ordine fuori degli zaini e che puntuamente sono nell'ultimo pertugio in fondo, come nel mio caso. Come è giusto, nella rabbia insensata, invece di operare con calma tanto hai più tempo che anima e inoltre non è che hai scelta per estrarre il dovuto, parte anche l'ultima zip, lasciandomi a rimontare il tutto in fondo alla fila dei reprobi, dopo l'ispezione, ricomponendo il pacco alla meglio, con quelle che in Piemonte chiamiamo gucce da balia, le spille di sicurezza, che la preveggenza delle mogli sagge, consiglia sempre di portare appresso in quantità generosa per riparare ai danni degli improvvisatori e che per fortuna sfuggono al sequesto, si sa mai con tutte quelle punte pericolose! 

Poi, passate finalmente le forche caudine dei controlli, dopo chilometri a piedi in saloni deserti di altri pianeti, davvero questo aeroporto di notte appare come un set di un film di fantascienza, pagode e schermi colossali alla Blade runner, ci si ritrova davanti a quello che tra più di cinque ore diventerà il gate della nostra fuga da Alcatraz. Cinque ore su una sedia dura e senza poggia testa, una tortura medioevale per farti scontare fino all'ultimo il piacere della vacanza evidentemente immeritata e dove trascorrere le ore più buie della notte, qulle segnate dall'oscillare de pendolo della signora con la falce. Per fortuna una chiacchierata con due entusiasti ragazzi di Torino alle prime esperienze che per questa vacanza sono partiti pieni di aspettative, la fanno passare. Lo scambio di informazioni tra viaggiatori, anche all'ultimo momento sono sempre utili. Poi tocca a noi. Le ultime due ore e mezza, stavolta su un aereino piuttosto vecchiotto ancora più stipati e con le ginocchia in bocca, utili tuttavia ad evitare che un orrendo panino fornito a corredo di uno yogurt ci finisse dentro, intendo alla bocca, e siamo arrivati finalmente, anche perché gli ultimi minuti prima dell'atterraggio passati attraversando una bufera che si era evidentemente scatenata per punizione divina di essere così lamentosi mentre hai il privilegio di trovarti in giro per il mondo a divertirti, sono stati un pochino inquietanti. Un atterraggio che possiamo definire emozionante, con tanto di applauso liberatorio che ormai non senti più da nessuna parte. Un italiano, un paio di file davanti a noi, nel frattempo ha vomitato anche l'anima e non si trattava dei postumi del panino. Le porte si aprono e posiamo il piede finalmente sulla terra del regno dei Silla. 

 . 

SURVIVAL KIT

Volo - Vista la situazione di generalizzati aumenti folli dei voli delle compagnie di tutto il mondo, mi è parso buono questo di Air China, suggeritomi casualmente da Skyscanner, e comprato tramite Trip.com a 839 € AR, a testa, acquistato verso fine agosto, in ritardo lo so, ma prima avevo programmi diversi. Probabilmente indagando qualche mese avanti si sarebbe potuto trovare ad un paio di centoni in meno. La parte positiva della compagnia è che non fanno troppe storie su peso, misure e forma dei bagagli e non fanno le furbate di offrire un prezzo basso per poi aggiungere 100 o 200 € per i bagagli in stiva come ormai è di prassi anche in compagnie titolate e non solo per i furbastri lowcost che cecano di succhiarti il sangue a un euro alla volta. Volo senza sorprese, ma le ore notturne da passare in aeroporto in attesa del transfer, anche se ti garantiscono maggiore sicurezza che la valigia non vada persa e che eventuali ritandi non ti facciano perdere la coincidenza, sono molte e lunghe da passare quando non hai più l'età; alla fine infatti, tra arrivo, partenza e attese, finisci per stare in ballo quasi 24 ore.


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sabato 28 ottobre 2023

Corea 1 - La sedimentazione delle emozioni


 Ed eccoci qua, dopo quasi un mese di latitanza, a ritrovarci per fare consuntivi, che, essendomi trovato al mio felice arrivo, di colpo calato nel pieno di un'altra guerra, non bastassero quelle che già sono in atto, come non mai questa, pericolosa e foriera di nuvole sempre più nere che oramai non sono solamente più all'orizzonte ma stanno occupando tratti sempre più vasti di cielo, fanno apparire tutte la altre considerazioni che avevo in mente, il tirar delle somme che sempre ti viene di fare alla fine di un viaggio, come operazioni futili e forse per qualcuno addirittura fastidiose. Però questa è la mia natura e mi ci rispecchio appieno. Così ho aspettato un paio di giorni per raccogliere le idee prima di cominciare il racconto di questa mia ultima scorribanda in estremo oriente. Anche perché diciamoci pure la verità, impiego sempre più tempo a tirare il fiato, compiuto lo sforzo e mentre sono ancora qui che boccheggio mi è d'obbligo considerare quanto, ogni anno che passa, ogni mese che passa, diventi sempre più impegnativo percorrere strade che un tempo mi vedevano arzillo e financo molesto nel volerle continuamente rinnovare, progettandone sempre di nuove e più complesse. Era il tempo nel qual il cor non si spaùra, come direbbe il poeta, e bastava l'idea per lanciare il cuore oltre l'ostacolo, adesso invece bisognerebbe fare altre considerazioni,invece pensi sempre di avere venti anni e poi, che cavolo, l'assicurazione sanitaria, l'hai fatta, comprende financo il rientro della salma e cosa altro cerchi, babbione?

Però è sempre così, quando il viaggio è finito rimani lì per un po'in una sorta di limbo atarassico, che da un lato puoi interpretare come una sorta di momento di sedazione necessaria alla mente per assorbire le esperienze, metterle in fila, a seconda dell'importanza e catalogarle, cercando di trarne profitto, assaporando meglio la fortuna di poterle avere vissute, mentre dall'altro può semplicemente significare che stai tirando il fiato e cerchi di recuperare le forze anche mentali necessarie a cominciare un racconto. Già, perché ricordare e compiacersi per cose viste e vissute, non è la stessa cosa che raccontarle, magari banalizzandole in una serie di oh! di meraviglia e di stucchevole autocelebrazione per averle prima immaginate, poi programmate ed infine vissute. Ecco perché continuo a girarci in tondo, lo avrete capto che per me menare il can per l'aia è un invito a nozze, un modo di rimandare all'infinito il punto di inizio, il la che dà il via al concerto sperando di avere accordato tutti gli strumenti in maniera corretta prima del primo attacco. Direte voi, va bene le somme tirale magari alla fine, adesso taca banda, come si dice e parti dall'inizio, quando quasi un mese fa attraversavi la piana vercellese, dove il riso cominciava a cadere sotto gli aspi impietosi delle mietitrebbie, dove la nebbiolina del mattino cominciava a dominare le grandi camere quadre delle risaie nascondendone gli argini lontani alla vista, già con la mente ad altre risaie, lontane immensamente lontane, che hanno chiamato perché ci si potesse fare un paragone, improvvido certo e senza significato particolare se non quello di catalogare, di inserire in un elenco, una lista. 

Già perché questo viaggio, questa meta così lontana ed esotica, è nata decisamente per caso, motivata dal fatto che un altro progetto era fallito, spero non definitivamente per motivi vari, in massima parte economici, ripescando antiche voglie che stavano da anni in un cassetto, completando così l'opportunità di riempire un altro piccolo buchetto sulla carta geografica e dalla casualità di un volo trovato ad un prezzo ancora accettabile, se così si può dire. Così era nata l'idea, semplice e barocca al tempo stesso, in quanto il territorio da esplorare non è tanto, ma le modalità sono quelle che la mia età e la mia condizione fanno apparire sempre meno consigliabili e praticabili. Preparare un viaggio in completa autonomia, con la mia copilota, come sempre motivatissima e che ha contribuito in maniera sostanziale ad annullare i dubbi di fattibilità, non è più facilissimo, perché prevedere molti spostamenti in un paese di cui non conoscevamo assolutamente nulla, con una lingua respingente, senza appoggi e neppure un mezzo di trasporto, che è sempre una gran soluzione per potersi spostare su un territorio incognito, mi era sembrato cosa complessa e tale da motivarmi qualche preoccupazione soprattutto per la parte riguardante gli spostamenti, zaino in spalla, col valigione, che ragazzini proprio più non siamo. Questo andavo ragionando mentre Italo mi sfrecciava di fianco ai trecento all'ora nella sua ansia di raggiungere Milano e consegnare i suoi pendolari ad una giornata produttiva, generatrice di contributi per sostenere l'esangue sistema pensionistico di questo disgraziato paese. 

Il proplema è proprio questo: hai troppo tempo per pensare, considerando tutte le attese che si sommano quanto ti avvii alla partenza. Forse sarebbe diverso se non appena maturata la decisione, potessi salire su quella benedetta scaletta e trovarti già in un attimo a destinazione senza batter ciglio. Invece ore e ore a prepararsi, a percorrere chilometri, lasciar la macchina in luogo sicuro e ormai consueto, arrivare in aeroporto ore prima che non si sa mai, constatando invece che tutto va via come liscio come l'olio. Ormai mostri a malapena il passaporto, dispiaciuto di non essere stato capace di fare il checkin on line, ormai cosa non si fa on line, e invece pare che se hai comprato non direttamente dalla compagnia, i due sistemi confliggono e non ti lasciano fare, boh, misteri dell'informatica, e constatare come Air China, sia decisamente lasca per quanto riguarda i vari problemi di peso e misure e numero bagagli che ormai hanno reso certe compagnie dei cerberi malevoli pronte a succhiare anche qualche ultimo eurino pur di angariarti al massimo, capirà dopo il Covid... Invece le considerazioni sono lampanti, gli aerei sono strapieni, zeppi come agnolotti del plìn, sempre, i servizi sempre meno invece, quindi o il numero dei passeggeri è aumentato in numero esorbitante o le compagnie hanno rottamato gli aeromobili, in ogni caso hanno trovato le scuse giuste e stanno guadagnando come non mai. Questo è il borborigmo dell'utente incavolato che considera il costo dei biglietti andato ormai alle stelle, capisco, ma con qualcuno dovremo pure prendercela, noi poveri viaggiatori vessati. 

Sta di fatto che adesso siamo lì in attesa davanti agli imbarchi, pronti (pronti?) a questa nuova avventura nella quale forzosamente ci siamo trovati in mezzo raffazzonatamente e quindi maturando meno aspettative del solito, cosa sempre buona, ve lo assicuro, così alla fine si gode di più. Certo dovremmo essere qui ad almanaccare le varie cose da fare all'arrivo, la scaletta da non sbagliare proprio nel caso dei viaggi in autonomia, per non trovarsi poi con le sorprese e gli imprevisti che già ci saranno comunque ed invece eccomi qua alle prese con lo zaino che si è completamente sfasciato alla prima presa fatta con una certa energia. Partiamo bene, il famoso zaino in spalla che dovrà caratterizzare questo viaggio giovanilista all'insegna di ostelli e guesthouses, il fondamento basilare attorno al quale si appoggia tutta la filosofia dell'itinerario, ancor prima di salire sull'aereo, ha già uno spallaccio staccato e le zip delle chiusure rotte e completamemte inutilizzabili. Inutile elencarvi la sequela dei te l'avevo detto, ma non mi stai mai a sentire, ecc. ecc., ma ci stanno tutte, fatto sta che siamo qui a tirarci dietro l'ingombrante cadavere e già chiamano per l'imbarco e ovviamente, dato che siamo ormai terzo mondo, anche se i primi della lista, il morto va trascinato non per il breve tratto del braccio mobile, ma lungo le scale fino allo sbuffante autobus, che ci farà percorrere tutta la pista pigiati come acciughe in salamoia per arrivare all'ultima piazzola dove è parcheggiato il nosto passaggio per la via della seta, spargendo come meglio non si potrebbe, poco qui, porco là, i suoi indispensabili contenuti ai quattro venti. Sbattuto alla meglio nella cappelliera tra i ni hao compiti delle gentili addette, stia lì il maledetto che la strada è lunga e magari prima di arrivare si aggiusterà da solo, figuratevi se Marco Polo si preoccupava della tenute delle sue bisacce da cammello prima di arrivare a Samarcanda!


SURVIVAL KIT

Parcheggio Malpensa - Ceriapark da Mariuccia - Malvaglio , Via Pozzi 43. E' leggermente più lontano degli altri (15 min), ma imbattibile sui prezzi per le lunghe soste (Scoperto, 45 Euro + 1 Euro al giorno, è aumentato dopo il Covid). Se dovete partire molto presto c'è anche la comodità dell'albergo adiacente con ristorante. Consigliatissimo.

Assicurazione sanitaria - Ho optato di nuovo per Globy rosso plus - RAS Allianz, in quanto è l'unica (almeno che io conosca) che copre la mia fascia di età e, importantissimo, le malattie pregresse. In particolare sembra essere efficace (ma per fortuna non ho mai avuto modo di sperimentare) sul famoso rientro in aereo sanitario in caso di estrema necessità, unica copertura direi davvero importante per la pelle. Costo, una botta di € 160 a testa per 24 gg. appartenendo La Corea del sud alla categoria Mondo.


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giovedì 26 ottobre 2023

Taste of Lebanon 43


sul piatto bianco   

fette di pomodoro 

stille di verde



mercoledì 25 ottobre 2023

Taste of Lebanon 42


 fragole rosse   

profumano la stanza – 

che nostalgia


martedì 24 ottobre 2023

Taste of Lebanon 41


 lenticchie verdi  

scodella saporita  -  

vegetariano ?



lunedì 23 ottobre 2023

Taste of Lebanon 40


 

la bouganville  

 riempie tutto il viale  - 

esplode il rosa



domenica 22 ottobre 2023

Taste of Lebanon 39

 

tra i faraglioni   

si spezza l’onda lunga  -  

guizza una pinna



sabato 21 ottobre 2023

Taste of Lebanon 38


 

maschera d’oro  

d’un principe o d’un re – 

la morte uguaglia




venerdì 20 ottobre 2023

Taste of Lebanon 37

 

rumori antichi  

nel caravanserraglio – 

c’è Marco Polo?

giovedì 19 ottobre 2023

Taste of Lebanon 36



datteri freschi   

son grossi come prugne  - 

dono di Dio



mercoledì 18 ottobre 2023

Taste of Lebanon 35


i rapanelli    

stan come un muro rosso – 

che pizzicore!



martedì 17 ottobre 2023

Taste of Lebanon 34

 

nella scarpata   

aspettano gli ulivi – 

stride il frantoio



lunedì 16 ottobre 2023

Taste of Lebanon 33


una spruzzata  

sopra le cime alte – 

a scioglie il sole



domenica 15 ottobre 2023

Taste of Lebanon 32


sulla collina   

lunga fila alberata – 

come i soldati



sabato 14 ottobre 2023

Taste of Lebanon 31


 orto sassoso   

ai piedi d’un muretto 

la terra è bassa



venerdì 13 ottobre 2023

Taste of Lebanon 30

 

mura sbrecciate  - 

brucano greggi bianche    

da sempre uguali



giovedì 12 ottobre 2023

Taste of Lebanon 29

 

vino sincero  

nelle piccole botti – 

fatica antica



mercoledì 11 ottobre 2023

Taste of Lebanon 28


 nero cipresso  

il tronco è ancora forte -  

un ramo secco



martedì 10 ottobre 2023

Taste of Lebanon 27

 

antico cedro   

dai grandi rami verdi –

sciolta è la neve


lunedì 9 ottobre 2023

Taste of Lebanon 26


nell’erba secca   

un sarcofago antico – 

vive il ricordo

domenica 8 ottobre 2023

Taste of Lebanon 25


pesci ordinati   

nelle cassette piene -  

che esposizione!




sabato 7 ottobre 2023

Taste of Lebanon 24


fuma il caffè -  

la cuccuma d’ottone 

scotta le dita 



venerdì 6 ottobre 2023

Taste of Lebanon 23

 


mandorle e miele   

dolcissimo piacere – 

lecco le dita


giovedì 5 ottobre 2023

Taste of Lebanon 22

 



fave e fagioli  

i sacchi sono pieni   - 

ma digerirli?



mercoledì 4 ottobre 2023

Taste of Lebanon 21


 

la corda vibra   

dolce carezza al cuore – 

suono d’estate



martedì 3 ottobre 2023

Taste of Lebanon 20



 

limoni gialli   

sul carretto al mercato – 

profuma l’aria



lunedì 2 ottobre 2023

Taste of Lebanon 19

 


teglia fumante   

miele e formaggio dolce – 

ma quanto costa?



domenica 1 ottobre 2023

Un'altra in meno

immagine da RaiNews


 Così un'altra nazione è scomparsa, negletta da tempo, dimenticata da tutti, semplicemente ignorata, dai media ovviamente e dai governi a cui fa comodo far finta di niente. Naturalmente assieme alla nazione perduta scompaiono anche i suoi abitanti, quei 120.000 armeni destinati a subire una sorte ormai consueta per questo popolo disgraziato, un po' come gli ebrei, che tutti i vicini hanno sempre cercato di eliminare fisicamente, come si chiama già? Ah sì, pulizia etnica, così ci sono un po' di migranti in più da stipaare in qualche campo profughi magari chiedendogli il pizzo, che mica ti possiamo mantenere a gratis o a marcire per decenni, fino a quando non scompariranno del tutto, comunque sempre utili al più a quei partiti politici che hanno bisogno, per coprire le proprie incapacità, di pompare qualche pericolo esterno e raspare qualche voto in più dalle menti più deboli di ogni territorio. Ce ne sono in giro per il mondo di questi popoli disgraziati, che portano con sé l'imprinting dell'essere odiati a prescindere e che alla fine la storia conduce sempre allo stesso epilogo. I più veloci o i più fortunati o quelli più disponibili a rinunciare alla loro identità culturale, riescono a sgusciare via in anticipo, altri appena un attimo prima che che si scateni il pogrom, altri infine, gli ultimi, chiamiamoli "fortunati" addirittura durante il momento del massacro finale, pescando gli ultimi biglietti della lotteria della via. E i momenti del macello di susseguono nel tempo, perché l'uomo pervicacemente resiste all'essere sterminato, non vuol cedere, non si rassegna a quello che sembra essre il suo inevitabile destino. 

Così dopo l'opera di macelleria sistematica dell'inizio del '900, come mi raccontava a lungo con le lacrime agli occhi il mio caro amico Sarkis, nipote di una donna raccolta al largo di Cipro da una nave francese e di lì finita a Parigi e poi in Italia, dove lui poi era nato e cresciuto, altri eventi si sono susseguiti per un secolo. Pensate un po' allora erano i Francesi che giravano per il Mediterraneo a salvare vite e portarle a Marsiglia e il transito Italia-Francia quella volta era avvenuto al contrario. Eravamo ancora in clima belle époque e il clima generale non risentiva ancora del furore distruttivo che si stava addensando sul continente per esplodere solo pochissimi anni dopo e forse questi non erano ancora valutati come problemi. Però anche dopo quel macello che sembrava definitivo, la diaspora continuà per altri decenni prima della II guerra mondiale, quando il Sangiaccato di Alessandretta passò alla Turchia ad esempio, creando nel vicino Libano, da sempre terra di arrivo per i transfughi di tutto il Medioriente, importanti comunità, addirittura nuove città di profughi.. E' sempre così, quando il tuo storico persecutore si ingrandisce allargandosi oltre i suoi confini, la fuga deve riprendere, perché anche quel luogo che sembrava la salvezza, diverna terra bruciata per te e la tua disgraziata famiglia. Ma per questi popoli odiati da Dio, evidentemente, sorgono sempre nuovi nemici, vicini potenti a cui pesi e che a poco a poco, dal malsopportare la tua presenza diventano vogliosi di predazione e decidono prima o poi di utilizzare qualche vario tipo di soluzione finale. 

Così è morto anche il Nagorno Karabag, i suo poveri abitanti, fuggiti tutti attraverso il confine, destinati ancora a qualche scampolo di vita miserabile, ma almeno vivi, mentre gli artefici dell' "operazione militare speciale", questa volta avvenuta con successo secondo le modalità credute possibili per l'altra, più grande, festeggiano alla grande spalleggiati dal Grande Protettore che li ha benedetti, ma soprattutto ottenuta grazie alla totale indifferenza del mondo che questa volta non saprebbe davvero più dove andarsi a cercare il gas. Capirà, adesso arriva di nuovo l'inverno e un gasdotto dall'Angola è un po' un problema e poi gli italiani mica li voglioni i rigassificatori, sporcano, sono pericolosi e poi che li facciano a casa degli altri, noi dobbiamo già discutere dello spot della pesca. E poi questi sono talmente lontani  e chi lo ha capito, signora, dove e soprattutto cosa cacchio è questo Nagorno Karabag? Così va il mondo, facciamocene una ragione e poi Stepanakert, manco l'abbiamo mai sentita nominare. Inoltre diciamo pure la verità, 'sto stato non era stato riconosciuto proprio da nessuno e se lo zar dà il permesso ai vicini assatanati e carichi di odio di invaderlo, facciano pure a chi vuoi che freghi qualcosa. Una cacca di mosca (con la m minuscola naturalmente, absit iniuria verbis) sui libri di storia. Quindi addio a questa piccola enclave armena in territorio azero e pensare che l'avevo inserita come tappa nel viaggio del 2020, poi saltato a carsa del Covid. E comunque tranquilli il gas continuerà ad arrivare e quest'inverno staremo coi piedi al calduccio.


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