martedì 6 agosto 2019

Central India 37 - Il bagno di folla


Verso il bagno

Il bagno
Stalli dei mendicanti
Turisti in giro se ne vedono pochissimi, sarà per la diluizione, anche fossero mille, in una folla di milioni di persone non li noti, sarà, che attorno al Khumb c'è una letteratura pregiudiziale di morti schiacciati e compagnia bella, per cui molte persone preferiscono rinunciare. Il fatto è invece che questo tipo di atmosfera è assolutamente irripetibile e per me imperdibile. Più volte vi ho detto come io sia attratto morbosamente da queste concentrazioni religiose di folla, proprio per l'aria che vi si respira, camminando tra questi volti ispirati, avvolti da un sentimento di fede che si palpa fisicamente. Quanto darei per poter andare alla Mecca! Comunque, pensare di incontrare qualcuno qui è impensabile, qualcuno penserà all'opposto che invece tra questa popolazione esagerata che potrebbe da sola formare una nazione, sia facile perdersi, magari irrimediabilmente. In realtà non è così, perché l'area dove si svolge il tutto, si abbraccia praticamente con un colpo d'occhio da qualunque punto appena leggermente sopraelevato e basta prendere qualche punto fisso di riferimento, uno dei ponti o la riva del fiume e ti raccapezzi immediatamente sulla zona dove ti trovi. Certo puoi perdere di vista quelli con cui ti accompagni, ma basta darsi un appuntamento fisso o alla disperata ritornare la campo e capisci che perdersi è impossibile. Magari fai anche incontri imprevisti. Ieri sera alla grande tenda dove c'è il buffet della cena, tra i pochi occidentali presenti, una quindicina di persone, vedo una faccia che devo avere già incontrato da qualche parte. 

Distribuzione del cibo
Barbetta incolta e pochi capelli, che tra l'altro, guarda verso di me con la stessa intenzione. Accidenti. ma certo che ci siamo già incrociati, più o meno un anno fa nel deserto della Dancalia, mentre salivamo verso la caldera dell'Erta Ale, il vulcano col lago di lava attiva al suo interno! Una bella combinazione, col tizio, romano, ci scambiamo qualche impressione, qualche dritta per il giorno dopo ripromettendoci di incontrarci alla fine dell'esperienza. Non l'ho più visto e tra l'altro non so neanche come si chiama, ma capita così, ti sfiori, poi le porte scorrevoli si aprono e ognuno sfila nel suo universo parallelo. Belin! Sono pensieri che vanno e vengono, mentre cammini seguendo più o meno una linea rettilinea che conduce verso la zona dove i due fiumi si uniscono. Man mano che ci si avvicina a queste che sono zone di preghiera, anche se c'è una grandissima confusione, lungo i bordi della continua processione di gente che cammina, mendicanti di ogni tipo hanno steso la loro coperta a terra, nel punto dove passeranno la notte e questa nella maggior parte dei casi è coperta di riso o di altre donazioni che i passanti vi gettano sopra. Prima c'erano ovviamente i venditori che fornivano appunto i pacchetti del riso in questione, per il vero di non eccelsa qualità, che si acquista proprio per questa sorta di distribuzione ai poveri, una manciata per uno lungo il cammino che conduce all'acqua. Una specie di carità preventiva per ingraziarsi il divino. E' vero che poi il bagno cancellerà i peccati, ma la donazione ai bisognosi aumenta sicuramente i meriti, pur rimanendo un atto di puro egoismo. Non si dona per com-passione verso il disperato, che anzi si disprezza, dato che di certo nella sua vita precedente deve essere stato un farabutto per meritarsi lo stato attuale, ma per avere meriti.

Il sadhu tra le spine
D'altra parte questo sentimento, (come pure mi sembra nel sentire buddista) è contraccambiato dall'altra parte. Il beneficiato, specialmente poi se è un religioso, non ha dovere di ringraziarti o di esserti in qualche modo grato. In fondo è lui che fa un favore a te consentendoti di liberarti dei tuoi peccati. Naturalmente in queste situazioni, vengono messe in mostra appositamente le situazioni più perfide della vita, per stimolare l'offerta, dalle deformità fisiche, alle malattie visibili e le lesioni dei lebbrosi sono le più indicate alla bisogna, oppure da parte dei sadhu, la dimostrazione dell'offerta del sacrificio e del dolore fisico, eseguita sul proprio corpo come dono alla divinità, cosa che stimola ovviamente l'ammirazione delle genti che sfilano di fronte, stimolandone l'elemosina in cambio di una benedizione. Ecco là, steso a terra su una grande coperta un vecchio sadhu, almeno così sembra dalla rugosità della pelle ricoperta di cenere, che giace nudo, avvolto da un cespo di rami dalle spine lunghe almeno cinque centimetri, molte delle quali conficcate nella carne, che trema tutto, non certo per il freddo, in una specie di trance mistica con gli occhi rovesciati al cielo, le labbra che si muovono appena forse biascicanti un mantra. Un ragazzino gira intorno con un pentolino raccogliendo monetine che i passanti radunati attorno gli concedono facilmente. Qualcuno prega, qualcuno rimane in ginocchio e alzale braccia al cielo insegno di venerazione, pochi tirano via indifferenti, verso altre miserie, altri spettacoli. In una piccola tenda arancione, un altro sadhu magrissimo, sta appoggiato ad un trespolo, il corpo da un lato, le braccia e la testa dall'altro in modo che il tutto sia per così dire in bilico e sembra dormire. 

Fedeli
Un cartello specifica che il tipo, da quattro anni non si corica e non si siede, ma rimane così in piedi, appoggiato a quei pali, sia che dorma, sia che mangi o che faccia qualsiasi altra funzione. Anche qui contorno di adoranti. Intanto è arrivato mezzogiorno e davanti ai recinti di quelle che sono i molti rifugi delle varie sette o più semplicemente dei seguaci di qualche uomo in odore di santità, cominciano a formarsi lunghe file per la distribuzione del rancio gratuito. Le file, passatemi l'ovvietà, indiane, sono molto ordinate anche se lunghissime e ognuno aspetta con pazienza l'arrivo dei volontari, giovani aderenti di quel gruppo che passano con grandi secchielli e distribuiscono su piatti di foglie assolutamente ecosostenibili, prima i chapatti, poi una mestolata di dal e poi altre vivande, paratha, pakora, palline di verdure, samosa o altri cibi, cucinati nelle retrovie in grandi pentoloni. Ognuno aspetta silenziosamente di essere servito, poi tutti mangiano in silenzio prima di procedere nel proprio personale pellegrinaggio. Qualcuno dorme, stanco forse del viaggio, appena trovato un angolo a terra dove lasciarsi andare, altri riposano accosciati o in quella curiosa e per noi scomodissima posizione, sui talloni, cosa che solo se completamente privi di pancia si riesce a mantenere a lungo. La maggior parte ti sorride, come fosse contento di vedere qualcuno diverso da sé che prende parte alla sua stessa esperienza. Sotto un tendone stanno truccando due ragazze avvolte in bellissimi costumi, rossi e blu, carichi di specchietti e lucide paillettes. Il tucco sta già andando avanti da un po', ma la stesura del bistro attorno agli occhi e tutti gli altri tocchi di colore necessari richiede un certo tempo.

Sita
Khrishna
Poi, accompagnate da un uomo già truccato che aspettava a lato, le ragazze salgono su una sorta di palchetto sopraelevato e si esibiscono in una danza che racconta un brano del Ramayana, forse quello di Rama che incontra la bella Sita nel bosco. Grandi altoparlanti neri sparano musica a palla. Gli spettatori guardano rapiti, mentre una specie di speaker illustra la scena. Ce ne andiamo facendoci trascinare dalla folla che scorre come un grande fiume, proprio verso l'altro grande fiume la madre Ganga, letto di purificazione che sta lì ad accogliere tutti. Appena arrivati al limitare dell'acqua quasi tutti si liberano dei vestiti rimanendo con un piccolo straccio attorno alla vita, le donne invece ancora fasciate nei sari leggeri e scendono i due o tre gradini, immergendosi fino alla vita nelle acque fangose. Qualcuno si immerge completamente, qualcuno rivolto verso il disco pallido del sole, prega a mani giunte verso l'alto, qualcuno si versa l'acqua sulla testa, tutti al termine delle orazioni, ne bevono qualche sorso, almeno tre volte, risputandolo poi, prima di tornare bagnati fradici ma felici verso la riva ad asciugarsi il corpo con qualche straccio lasciato su apposite transenne che hanno anche la funzione di impedire, come sulle gradinate degli stadi, la ressa e le pericolose spinte dettate dalla furia di raggiungere l'acqua. Una cosa di certo interessante da valutare è che di norma nei paesi occidentali, il limite di colibatteri fecali che le acque devono avere per essere classificate balneabili (non potabili, eh) è di 500 per litro. Analisi fatte in questa zona del Gange o più avanti a Varanasi parlano di almeno un milione di questi batteri per litro. 

Il bagno
Tuttavia la cosa strana, nonostante questa acqua venga copiosamente bevuta (e deve essere bevuta, se no il bagno non vale) e tutti si portino a casa un contenitore, una tanichetta, una bottiglia di questo prezioso liquido, gelosamente raccolta e conservata da usare poi per successive abluzioni e consumi, sembra che i casi di infezioni intestinali, enterocoliti, per non parlare del colera e simili, siano piuttosto rari. Non so dirvi di più, la fede è la fede, d'altra parte quante nostre zie hanno conservato gelosamente sul comodino da notte una bottiglietta a forma di madonnina contenente l'acqua di Lourdes e in Etiopia il nostro accompagnatore, rigidamente ortodosso, ha raccolto con cura una bottiglia di acqua sacra che stilla dal soffitto della chiesa rupestre del monastero di Neakutoleab, vicino a Lalibela. In fondo questa, della virtù purificatrice e guaritrice delle acque benedette, è piuttosto comune a tutte le religioni, quindi non dobbiamo stupirci più di tanto. Intanto ripercorriamo la strada verso  il nostro campo. Camminando così alla fine ti fai un sacco di chilometri ma la folla attraversata, la gente che ti ha sfiorato, i volti che ti hanno fissato almeno per un attimo, sono una specie di panacea contro la stanchezza. Quando il sole comincia a scendere sulla riva opposta del fiume, le figure che scendono a bagnarsi rimangono ombre nere che spiccano tra i raggi dorati che brillano sull'acqua. Un gruppo di ragazze a mollo si schizza, tra risa e sbeffeggiamenti. La leggera stoffa bagnata disegna le forme dei loro giovani corpi in trasparenza. Sul ponte una coda infinita di gente in cammino traversa il fiume per arrivare in tempo. Domani all'alba si verificherà la congiunzione astrale perfetta per il grande bagno collettivo. Meglio andare a dormire presto per essere pronti.



Il bagno

Predicazione
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