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Un Sadhu |
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Trasporto |
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Tempio di Shiva |
Certo Varanasi non è soltanto i gath, dietro in fondo, davanti a voi c'è una città di più di tre milioni di abitanti, tanto per cambiare, dove magari vale la pena fare un giro, tanto per togliersi dall'odore di carne bruciata che c'è vicino al fiume e considerate anche che qui sono quasi tutti vegetariani. Il centro comunque è ancora tutto bloccato per la festa di Shiva e le transenne sono ancora piene di fedeli in ordinata fila, in attesa di accedere al tempio. Per arrivare alla macchina bisogna farsi un bel pezzetto a piedi. Diciamo comunque che i punti di interesse nel resto della città sono piuttosto scarsi a cominciare dal tempio della madre India, che consiste in una costruzione abbastanza recente che all'interno ospita una grande pavimento coperto da una sorta di mappa tridimensionale del territorio del subcontinente, attorno al quale abbiamo subito una discussione col nostro accompagnatore sulla posizione del Bhutan. Insomma o l'hanno spostato un po' oppure la prospettiva ci fa babau. Comunque poi facciamo un salto al nuovo tempio di Shiva, più che altro un'occasione per percorrere il grande quartiere universitario, praticamente un quartiere intero della città con ampi viali e bei giardini. Varanasi è diventata una città piuttosto importante per quanto riguarda gli studi e moltissimi studenti convergono qui da ogni parte del paese. In molti passeggiano a gruppetti lungo i viali con i libri sotto il braccio, sembra quasi di essere in un campus americano. Sul tempio, molto grande, non c'è molto da dire, una costruzione abbastanza nuova senza particolari caratteristiche da segnalare. Se poi nelle vicinanze ti becca il cagotto, consueto da queste parti, ci sono anche ampie toilettes pubbliche a disposizione.
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Blocco |
Più interessante invece il tempio di Durga, completamente colorato di rosso come si compete a questa Dea piuttosto nervosa, in particolare sotto la sua forma di Kali, quando non si fa troppi problemi a danzare sui cadaveri dei nemici ed a portare collane di teschi. Tuttavia questa è una divinità molto amata o temuta che dir si voglia e in molti convergono alla soglia di questo, tutto sommato piccolo tempio di periferia a portare le loro offerte. Di turisti qui non se ne vedono, tutti impegnati a scorrazzare su e giù per i gath. Questo è quindi un tempio per amatori. Gli stessi fedeli, stupiti della vostra presenza vi faranno spazio per poter arrivare facilmente all'interno, chiudendo un occhio sul divieto di fotografare, in fondo tutto quanto fa spettacolo, anzi qui le richieste di selfies aumentano esponenzialmente. Sulla via del ritorno facciamo ancora una sosta dal classico magazzino per turisti che propone tessili di varia natura, dai sari, alle coperte, alle pashmine. Il sussiegoso addetto che si profonde in spiegazioni già udite mille volte, esibendo un paio di finti telai per mostrare ai possibili clienti la genuinità del materiale offerto, cerca di imbonirci senza grossi risultati. Sapendo di non comprare nulla alla fine rifiutiamo il thé e le bibite cortesemente offerte. Questa è una situazione praticamente inevitabile quando vi troverete a viaggiare in questo paese. Non fatevene un cruccio esagerato. In fondo il vostro autista è praticamente obbligato per contratto a fare una sosta con le scuse più varie, in questi magazzini trappola, dove di solito la sua agenzia di viaggio ha una cointeressenza, al limite spera in qualche mancia da parte del venditore se comprate qualche cosa. Ma non crucciatevi più di tanto.
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Al mercato |
Date un'occhiata a quanto vi viene proposto, magari è anche roba bella anche se un po' più cara del solito, poi, dolente declinare e via. Nessun problema. Tornare verso il centro dopo aver passato la solita infinita periferia di case seminuove alternate a baracche, mercati e officine, è poi un'altra odissea. Alla fine rimaniamo definitivamente imbottigliati in una coda infinita bloccata da militi con fischietti in bocca che tentano di convogliare le auto ed i mezzi a motore verso gli anelli esterni. Inutile tentare di impietosire il graduato che ti squadra e poi fa trillare implacabilmente il suo fischietto di plastica rumorosissimo, indicando imperiosamente la direzione laterale. Un paio di blocchi li sfanghiamo, al terzo non c'è pietà, bisogna abbozzare. Per fortuna riconosciamo le strade del centro e anche sbarcando qui, non dovremmo essere troppo lontani dalla nostra guest house, per cui dopo aver tranquillizzato il nostro uomo, terrorizzato dall'ansia di averci abbandonato nel caos della folla, contrariamente agli ordini ricevuti di non mollarci mai, pena il licenziamento, ci incamminiamo attraversando una zona commerciale piena di negozi e bancarelle, cosa sempre divertente. Dall'aumento del numero di gruppi con barelle in spalla col morto, si capisce che ormai non siamo lontano dal fiume. In ogni caso hai davvero la sensazione di una città completamente ingolfata di gente che vagola in tutte le direzioni. Diciamo che a questo punto, prima che cali la sera rimane il tempo per fare un bel giro nel mercato dei turisti nel Deshbandhu Chittaranjan Park, una grande piazza adiacente al gath principale, completamente circondata di negozietti con tutto quanto il turista desidera anzi pretende per potere sfogare la bramosia dell'acquisto a tutti i costi.
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Aarti Ganga |
Ci facciamo uno stallo dopo l'altro, contrattando alla morte, per il solo gusto di farlo. Alla fine abbiamo in saccoccia il consueto numero di giargiattole, chincaglieria varia e paccottiglia inutile che fa la gioia del turista di ogni parte del mondo. C'è modo anche di chiacchierare del più e del meno con i vari negozianti, mentre la consorte rovista accanitamente nelle scatole che contengono gioielli di squisita fattura dei quali non si può fare a meno. Un bel ragazzo dalle basette pronunciate mi fa un peana laudatorio dell'attuale primo ministro che tanto sta facendo per l'induismo in generale, cosa ovviamente graditissima ad una città che fa del turismo religioso la sua ragione di esistenza. Devo dire che molti interpellati sono su questa lunghezza d'onda. D'altra parte se vince le elezioni vuol dire che la massa lo vota. Le signore invece gigioneggiano tra le bigiotterie più varie, cercando di strapparle a concorrenti coreane e indiane che se li disputano fino all'ultimo pezzo. Intanto arriva la sera ed i gath si illuminano delle fioche luci delle lampade delle offerte. Torniamo al gath dell'Aarti, questa sera sembra che ci sia ancora più gente di ieri. Non si trova più neppure posto sui gradini. Ma non tutto il male viene per nuocere perché questo ci costringe a fare un giro nella parte meno popolata di turisti, con un bel punto di vista dal fiume dei Pandit che agitano le loro lanterne fiammeggianti, mentre gli altoparlanti sparano a palla gli inni sacri. C'è tutto un mondo che si muove nella penombra lontana dal luogo della cerimonia. Ancora tanta gente che si bagna nel fiume pregando.
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Ciclorisciò |
I venditori di fiori e di lumini da lasciare andare nella corrente del fiume, sono assediati dai clienti che si scelgono le migliori, le più ricche e colorate. Più in là dove scemano il rumore ed i suoni della festa, vedi corpi infagottati sotto una coperta leggera che si sono ormai sistemati per la notte e sadhu immobili, a gambe incrociate di fronte al fiume che meditano ad occhi semichiusi. C'è un mondo sui gath, che prega, che vive e commercia, che spesso muore. Lontano i fumi dei roghi sembrano essersi calmati e nell'oscurità che è ormai scesa sull'acqua sono diventati bianchi, da neri ed oscuri che erano. Non si brucia di notte, anche la schiera di intoccabili dalit, finito il compito giornaliero di chi si deve prendere cura dei morti altrui, si ritira nei suoi tuguri, dietro alle cataste di legna, a compiere la propria vita e quella delle proprie famiglie. E' un carosello destinato a non fermarsi mai, di canti, di preghiere, di morte; una ruota continua così sovrapponibile alla samsara dell'alternarsi delle rinascite continue che contribuiscono a mantenere e perpetuare questo meccanismo infinito. In fondo la morte per gli uni è la vita per gli altri. Tamburi lontani battono il ritmo del cuore di questa città, tonfi sordi che la mantengono in vita, mentre una umanità dolente ma contenta, fluisce come una linfa immarcescibile attraverso i tanti vicoli stretti dalle case fatiscenti. Così risali lentamente verso il mercato e anche se è ormai scuro, rimane il tempo per la cosiddetta ultima cena in un bell'hotel sulla Dashashwamedh Gath Road. Qui è pieno di turisti ricchi, anche indiani per la verità, che si disputano portate fumanti tra camerieri bardati a festa. Questa è davvero una città unica al mondo.
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Tempio di Durga |
SURVIVAL KIT
Restorant Hotel Ganges Grand - All'incrocio tra Luxa Road e Bansphatak road - Godowlia crossing - Bell'albergo nuovo, con ristorante piuttosto elegante. Buona scelta di piatti anche internazionali. Portate con i soliti prezzi sui 150/250 Rp. Ho mangiato un ottimo pollo al vino. Personale molto gentile. Free wifi.
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La puja |
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Telaio |
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