venerdì 14 febbraio 2020

Cina 51 - Degustare il thé


In estate

Dall'alto
Certo che i 2000 gradini della salita sono molto romantici e contribuiscono molto a magnificare la bellezza del luogo. Non per niente il concetto di ascesi, nelle religioni orientali è sempre legata anche a questo concetto fisico di salita su scalinate impervie e faticose. Su questo concetto non ci sono dubbi, tutti i monaci sono sempre in marcia su scalinate infinite tenendosi il mantello con una mano per non pestarlo mentre salgono su per alti scalini, ma è anche certo che salire con la cabinovia ti dà l'opportunità di goderti il panorama da un altro punto di vista più alto e distaccato, insomma un po' come trovarsi a cavalcioni di un drone, che adesso tra l'altro va tanto di moda ed alla fin fine le risaie dall'alto sono davvero un bel colpo d'occhio. Naturalmente noi abbiamo scelto la stagione sbagliata. Nessuna delle quattro situazioni spettacolari che vengono spacciate nelle pubblicità turistiche,  bianche per la neve, azzurro a specchio per le acque, verde smeraldo delle piantine appena cresciute, giallo oro delle messi. Noi ci siamo beccati il marrone sporco della terra nuda in attesa della semina che avverrà tra un paio di mesi. Che ci vogliamo fare, per aspettare l'immissione dell'acqua avremmo dovuto attendere anche il coronavirus, dunque a conti fatti, meglio così, direi. In ogni caso il colpo d'occhio quando si arriva alla balconata superiore è davvero superbo. I terrazzamenti che si estendono a perdita d'occhio ti costringono a girarti continuamente da ogni parte. Continuamente vieni preso da un nervosismo compulsivo che ti fa girare in qua e in là nel timore di perderti il punto di vista migliore, invece di startene tranquillo a guardare e basta. 

In costume Miao
Terrazze
Intorno a te c'è lo stesso movimento frenetico da parte di quanti sono saliti e stazionano lì intorno in attesa del raggio di sole che tanto non verrà, perché il turista deve essere punito della sua arrogante e pretenziosa presenza che vuole arrivare sempre nel posto giusto al momento giusto per fare il selfie della vita da condividere subito sul suo social di riferimento. Però qui nessuno sembra dispiacersi più di tanto del fatto che le risaie non siano nel loro momento migliore, l'importante è essere lì e scattare magari dopo essersi bardati in costume Miao, preso in affitto dalla vecchia lì accanto che passa il suo tempo a vestire ragazzette pigolanti che poi corrono subito a mettersi in posa con la schiena ad arco sulla balconata sostenendo una gerla piena di fiori di plastica, mentre l'amica dà indicazioni sulla posizione della gamba. Chi sa se c'è qualche influencer cinese che approfitta dell'occasione per monetizzare. In realtà a nessuno frega niente della situazione del panorama, perché intanto c'è il tizio che alla partenza della funivia fa la foto a tutti su sfondo neutro, cosìcché all'arrivo tu ti trovi già la tua foto esposta con l'opzione stagionale, con la neve o con l'acqua che desideri alle spalle. Quindi perché aspettare la stagione giusta? Intanto una bambina deliziosa mi fa ampi sorrisi aggiustandosi il cappello corona bardato di pendagli argentati. La saluto con la mano, ma lei vezzosamente, non se ne accorge neppure, sorrideva al telefonino della mamma che intanto scatta senza posa. Rimaniamo un po' sulla balconata ripercorrendola anche nei suoi dintorni, meno frequentati. Poi cominciamo a scendere, opzione scelta da pochi e che ti consente un bel percorso attraverso boschetti di giunchi e caanneti e che sbuca continuamente in terrazze aggettanti su vallette laterali dalle quali le gradinate delle risaie paiono salire verso il cielo.

Tranquillo che non ti mangio
Donne Yao
Da vicino puoi meglio apprezzarne la fantastica progettazione che percorre tutti i fianchi delle colline seguendo le isoipse di livello, quasi tu stessi ammirando una carta topografica. Che spettacolo l'immenso lavoro che quasi puoi toccare con mano. Quanti anni, decenni, secoli saranno stati necessari per trasformare questi dirupi altissimi e scoscesi in ordinate gradinate che risalgono il monte, tutte ordinatamente collegate tra di loro, in modo che quando l'acqua sarà rilasciata, le percorra tutte, una dopo l'altra, senza lasciarne nessuna in secca a completare un lavoro di protezione alle piantine tenere e appena germogliate che non sopporterebbero i rigori invernali. Una conoscenza delle tecniche idrauliche davvero incredibile, che mostra in tutta la sua complessità quanto l'agricoltura sia totalmente artificiale e quanto sia lontana, sic et simpliciter, dal concetto fasullo di "natura" come vuole essere fatto intendere dalla vulgata della moda odierna. Lasciamo perdere che se no mi innervosisco. Sarebbe interessante sapere se anche qui coltivano il Golden rice OGM, alla faccia di chi vorrebbe riportare il mondo alle carestie medioevali. Non trovo nessuno tra i campi, intento a lavorare per cercare di chiedere qualche cosa. Mi piace sempre parlare con i contadini locali quando riesco, sentire i loro punti di vista, che in generale sono sempre gli stessi in ogni parte del mondo. Sono sicuro che anche tra questi campetti, losanghe ricurve di terra dove a stento riesci a camminare tanto sono stretti, stando attento a non cadere nella lista disotto, ce l'avrebbero col governo, magari qui a mezza voce, che mantiene i prezzi del riso troppo bassi o del fatto che non piove mai nel momento giusto, che un po' d'acqua ci vorrebbe, che la terra è troppo secca qui, ma che non piovesse nel frutteto però dove la fioritura sta per arrivare.

Come sono bella!
In alcuni punti, tra una terrazza e quella superiore, c'è un dislivello di oltre un metro, per salirci, dei gradini scavati nella terra viva, da ripristinare con lavoro paziente ad ogni stagione. In una, un po' più larga, dove il terreno si spiana un poco, vedi le file ordinate dei vecchi cespi di riso mietuti, che mani delicate e schiene ricurve sotto il soleo sotto l'acqua, avevano impiantato nel fango mesi fa. Riso amaro? Chissà se invece da queste parti il governo non contribuisca con robuste sovvenzioni affinché questo territorio e questo sistema di coltivazione non venga abbandonato per evidente diseconomicità, mentre al contrario è una vera gallina dalle uova d'oro, che consente ben altra raccolta di messi, visto l'esercito di vacche da mungere che in ogni momento dell'anno transumano qui da ogni parte del paese e, noi ne siamo la testimonianza, anche dall'estero. Intanto piano piano arriviamo alla base della scalinata, dopo aver attraversato le vecchie costruzioni di legno di paesetti di agricoltori che ormai hanno cambiato evidentemente ragione sociale, vista la fioritura, tra le antiche mura, di locali e alberghetti di ogni tipo. I ragazzi che erano con noi arrivano poco dopo, gambe buone ed allenate evidentemente, visto che noia salire con la funivia ci avevamo messo solo venti minuti. Così, verso le tre e mezza, salutate un po' di donne Yao  dalla crocchia maestosa e protrusa che penzola sulla fronte, che stanno ricamando pezze di stoffa in attesa di qualche turista benevolo e un cagnolino dall'aria triste in cerca di qualche cosa da mangiare, timido ad avvicinarsi forse perché attento più che altro a non essere a sua volta mangiato, prendiamo la mesta strada del ritorno. 

Coltura di thé
Lungo la via tutta curve che torna verso Guilin, ci si ferma in una azienda che dal '68 coltiva thé e che propone un assaggio. L'azienda è simile alle tante già viste in altre parti, ma l'interesse della visita è concentrato su una ricca degustazione fatta in un bel locale con mobili antichi che utilizza tutti gli strumenti del caso. La ragazza che propone gli assaggi parla un ottimo inglese e spiega con dovizia di particolari, oltre che i sistemi di produzione utilizzati in azienda per ottenere le diverse tipologie di thé, bianco, nero, fermentato e così via, anche la tecnica della cosiddetta cerimonia del thé. Soprattutto la grande attenzione riposta ai quattro punti fondamentali: la qualità del thé, dell'acqua, del contenitore e della corretta temperatura, ognuno dei quali incide rigorosamente sul risultato finale. Quindi assaggiamo sei tipi di thé, il primo bianco, appena raccolto, delicatissimo e profumato, il secondo, dall'aroma particolare, con parti di osmanto, la pianta tipica che dà anche il nome alla città di Guilin, il terzo con parti di litchi, il dolce frutto rosso comune in tutto il sud della Cina, che conferisce all'infuso una delicata dolcezza. Passiamo poi ad un quarto assaggio di Oulong, il più noto thé verde cinese di qualità e ad un quinto di Pu'er, un thé lungamente fermentato con note di affumicato, infine il sesto assaggio, che è un thé caratteristico delle genti Yao e che proviene da una particolare miscela di foglie che crescono nei boschi sulle colline. Una varietà di sapori e di bouquet diversi davvero interessanti, preparati e versati con cura nelle piccolissime tazze di porcellana fine, la cui apparente preziosità ti fa apprezzare ancor di più questa esperienza mistica. 

Degustazione
Tutto intorno una sorta di museo delle attrezzature da thé, porcellane finissime, servizi e teiere antiche, strumenti di corno per raccogliere le foglie, per mescolare, per gustare questa bevanda che è spesso diventata anche filosofia di vita. La degustazione termina, qui si vola alto, ma naturalmente i vari thé a disposizione per la vendita costano più dei gioielli firmati, da 150 a 400 yuan all'etto, solo per quelli da battaglia, preparati in bellissime scatole di legno, anch'esse opere d'arte, non parliamo delle rarità esposte nelle teche sotto vetro. Si parla di Pu'er invecchiatissimi da 2/3.000 Y o più al pacchettino. C'è il solito momento di imbarazzo per chi come noi se la vuol filare senza comprare, per fortuna qualcuno dei ragazzi che è con noi, compra senza troppo guardare al portafoglio, vista l'opportunità difficilmente ripetibile di scegliere tra tanta qualità, poi comunque si paga col telefonino e non te ne accorgi neanche. Torniamo in città che è già tardi e rinunciamo alla solita scappata in centro. In albergo sono ben felici, con un centinaio di yuan, di darci un po' di roba, noodles al ragù (sic) e una similpizza con patate fritte. Qui ormai impera la cucina fusion. Poi bisogna fare i conti con gli yuan rimasti, perché domani è il nostro ultimo giorno in Cina e bisogna considerare le spesa da fare e quelli da conservare per il ritorno. Un calcolo complesso che alla fine non viene mai. Meglio andare a letto. Ci penseremo domani, tanto avremo ancora tutta la mattinata per operare le dolorose scelte e decidere cosa vedere in città e cosa invece trascurare, lasciandolo irrimediabilmente e per sempre indietro, perduto per sempre.


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