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giovedì 1 ottobre 2020

Luoghi del cuore 62: Le gole di Samaria

Gole di Samaria, Creta - Grecia - Agosto 1985


Al bar

Stava lì come una statua moderna, un vecchio con una faccia immobile, ricoperta di rughe profonde, come scavate dalla mano del diavolo, un cappelluccio di paglia sgualcito di traverso, gli occhi semichiusi, un po' per l'ora antelucana, un po' perché forse era quello il suo atteggiamento, rimanere lì seduto su una sedia di paglia al lato di una porta con l'uscio di legno sgangherato semiaperto a rimuginare ricordi, quando forse era in giro per il mondo su qualche nave a sognare la sua isola, oppure a fare avanti e indietro su qualche traghetto in una monotonia scandita solo dagli arrivi in porto sempre uguali, ma in fondo più vivi di quel vegetare stanco. Oppure era rimasto sempre lì, col bicchierino di ouzo sul tavolo di legno scuro un po' traballante, tra olivi e carrubi a seguire un asino dal basto carico ed i sogni invece erano di altra natura, quelli di abbandonarla quell'isola maledetta, prigione dorata, mangiando fichi maturi e dolcissimi e mescolando olive alla feta acidula. Difficile capire. Le storie della gente sono misteri profondi e stimolanti se li immagini oppure banalità se te le raccontano, ma quel vecchio immobile, lo sguardo perso nella polvere della strada, faceva tenerezza tra le quattro case del paesino in cima alla montagna. Poco più in là cominciava il sentiero stretto che conduceva all'inizio della valle, una spaccatura nel monte che scendeva prima a precipizio tra scalette ripide e scivoli scoscesi e poi prendeva un andamento a zig zag perdendo quota rapidamente, tra i profumi forti della resina dei pini marittimi e quelli del rosmarino che annunciavano comunque la vicinanza al mare. Una Creta segreta quella, in bilico tra il desiderio di scoprirne l'interno aspro e montagnoso e la voglia di mare che comunque sarà sempre vicino anche se non lo vedi. Il Mediterraneo è profumo e piacevolezza sempre, ogni senso avverte quella promessa di un piacere fisico che subito ti rasserena la mente. 



Le gole di Samaria sono uno dei percorsi che sottolineano meglio questo aspetto di terra sospesa 

Un mulino a vento

tra cielo e mare. Ci eravamo arrivati col primo autobus del mattino, per cominciare la discesa col fresco e non arrivare poi alla meta stremati. Tuttavia quelle quattro case dove ti lasciava la corriera ti davano la voglia di fermarti a fare colazione sotto le frasche, a parlare con quel vecchio ed ascoltare le sue storie; le cicale non avevano ancora cominciato il loro sottofondo continuo che continuava poi per tutto il giorno come un acufene imposto dalla consuetudine, quasi un obbligo divino che gli dei obbligano al mortale per differenziarsi. Forse sono ancora qui intorno, il sacro monte Ida  non è lontano e chissà se è ancora rifugio degli dei pastori di un mondo sorpassato ma che forse è sempre stato presente nelle profondità di questa terra. Sulla strada per raggiungere il punto di partenza avevamo attraversato altri paesini, mulini con le quattro vele delle pale esposte al vento del crinale, in lento movimento. Qui tutto scorre con lentezza, quasi volendo tenere conto del peso di vivere quassù o della fatica di vivere in generale. Nel silenzio del bosco cominciammo la discesa. La bambina era ancora piccola, ma si predispose al cammino con un certo entusiasmo, la temperatura, di primo mattino, era ancora fresca e il panorama talmente spettacolare che faticavi a stare attento a dove mettevi i piedi. Quando segui questi percorsi, comunque non puoi fare a meno di sentire i millenni che stanno sotto i tuoi piedi e che emergono vivi ad ogni passo, ad ogni svolta del sentiero. Che sia uno stazzo di capre del secolo scorso, o qualche sbrecciato muro di pietra veneziano o le tracce di antichi insediamenti come Aghia Rumeli all'arrivo, l'antica Tarra citata addirittura da Omero, oppure le caverne che si aprono nelle pareti verticali con i loro insediamenti paleolitici. 

La costa

Man mano che scendevamo e le ore passavano, la temperatura si faceva sempre più fastidiosa, specie col sole a picco, quando uscivi dal bosco e cercare riparo all'ombra delle pareti di roccia, diventava un gioco necessario più che voluto. Ci fermammo a metà strada tra le antiche case del villaggio di Samaria al centro delle gole, anche per tirare un po' il fiato e poi via per ponticelli di legno che attraversavano il torrente, sotto gli occhi interrogative delle capre abituate ormai a questa sfilata, anche se allora la gente era poca. Gli occhi sempre in movimento alternato, un po' giù per non inciampare, un po' su per cercare lo spazio ristretto del cielo tra le pareti a strapiombo di 700 metri alle Porte di ferro. Più in giù quando eravamo ormai nel primo pomeriggio, la bambina crollò, erano ormai cinque o sei ore che camminavamo di buona lena e gli ultimi tre chilometri, dove tuttavia la strada si spiana e corre quasi rettilinea sul greto sassoso del torrente, volle farli a cavalluccio sulle mie spalle, ma quando fummo sul punto di arrivo e quasi si scorgeva la spiaggia sassosa di Aghia Rumeli, ebbe un moto di orgoglio e volle fare l'ultimo tratto coi suoi piedini, prima di buttarsi tra le onde a trovare refrigerio. Ecco queste gole, dove parti da quasi 1500 metri e arrivi fino al mare che ti aspetta, amico e sodale, sono un poco un'epifania della vita, una gestazione in attesa di una rinascita tra le onde spumeggianti del mare, liquido amniotico che ti attende dopo una lunga strada di metempsicosi, un ritornare in questo mondo dopo aver attraversato un Ade pieno di promesse, col profumo di salsedine che ti aspetta al termine del vecchio giorno o all'inizio di uno nuovo. Certo Creta è spiagge, Cnosso, arte e città antiche, ma queste gole guai a perdersele.

La vegetazione

SURVIVAL KIT

Nella gola

Gole di Samaria - Una delle principali attrazioni naturalistiche di Creta (ingresso al momento 5€). Si parte dal villaggio di Omalos al centro dell'isola a quasi 1500 metri. Ci sono moltissime escursioni pronte. Per i fai da te, prendete invece il primo autobus per Omalos per arrivare il più presto possibile tenendo conto che il sentiero (in discesa) che arriva fino al mare a Aghia Rumeli è di quasi 18 chilometri e dovete calcolare almeno 6/8 ore, per farvela tranquilli, tenendo conto che farà di certo molto caldo. Anche chi ha una macchina propria, deve scegliere il pullman, in quanto, arrivato al mare,  dovrebbe poi tornare indietro e questo è impossibile. Dalla spiaggia prendete il servizio di barca (l'ultima dovrebbe essere alle 18) per tornare a Chora in circa 1 h, sulla costa il bellissimo villaggio di Loutro. Le gole si battono con quelle del Verdon in Francia, per la palma delle più lunghe d'Europa e nel punto più stretto hanno pareti verticali di quasi 700 metri, con passaggi di 3/4 metri. Nessuna difficoltà, solo una bella camminata. I punti clou sono il villaggio di Samaria, le Porte di ferro, la chiesetta di S. Nicola, costruita su un antico tempio. Dappertutto grotte preistoriche, rovine veneziane e saracene. Potendo, cercate di andare ad aprile/maggio o a settembre/ottobre, lo dico nel vostro interesse. Ricordate cappello, creme solari e acqua. 


Una grotta
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giovedì 28 maggio 2020

Luoghi del cuore 2 : Parga


Parga - Grecia - agosto 1976


Parga
Avevo appena cominciato a mettere il naso fuori dai confini, anche se avevo capito da tempo quale fosse quel fuoco che si agitava dentro di me, ansioso di scoprire cosa ci fosse di là del mare. Così decidemmo di passarlo quel mare misterioso per raggiungere le coste omeriche. Appena passata Corfù e non ancora arrivati ad Itaca, sulla strada che conduceva il Laerziade a casa, non certo definitivamente come vuole la vulgata successiva, si percorreva una costa ancora piuttosto selvatica e poco investigata da un turismo ancora bambino. Così quando si aprì davanti a noi il piccolo golfo di Parga con i suoi tre archi lunati di spiaggia successivi, sottili strisce bianche che scandivano il verde dei pini dal blu scuro del mare, rimanemmo quasi immobilizzati dalla sua bellezza tenera e primitiva. Anche la spiaggetta antistante l'abitato era semi deserta nonostante l'agosto caloroso e potevi starci la mattina, quando ancora il sole non era troppo feroce, per andare a cercare poi tra i vicoli una taverna dove avevano già imparato a servire grandi orate che sapevano di mare pulito, mentre il retsina spargeva profumi di resine antiche nell'aria a mitigare l'odor di fritto ed a pulire la bocca dai lasciti delle mussacà e degli involtini di foglie di vite. Poi ti arrampicavi sui sentieri, appena fuori del paese per arrivare sul punto più alto del promontorio che si allungava sull'acqua dominando da su lo zaffiro scuro che ti circondava. Rimanevi allora a lungo seduto sulle mura dirupate di un antico castello a guardare lo specchio del mare.

La spiaggia
In mezzo all'insenatura due piccole isolette, che poi a ben vedere erano una sola, collegata da un basso istmo quasi invisibile dalla riva, coperte di macchia mediterranea fitta, quasi inestricabile. In mezzo una chiesetta bianca con uno puntone di campanile sulla minuscola facciata, solo un sostegno per una campana anch'essa minuscola, che suonava una volta al giorno, forse proprio per ricordare al mondo la sua esistenza. Ci si poteva arrivare facilmente a nuoto, dato che l'isolotto non dista dalla riva che un paio di centinaio di metri, sempre troppi però per il ferro da stiro che è in me, tuttavia ugualmente raggiungibile tramite l'affitto di un pedalò azzurro che un vecchio dalla pelle rugosa , un pescatore prestato temporaneamente a quella attività che sarebbe col tempo diventata primaria, affittava con sussiego al mattino presto. Raggiunta la spiaggetta sassosa e compiuti pochi passi lasciavi alle tue spalle anche quel minimo senso di civiltà che davano le case bianche ammassate dietro il molo e ti perdevi in quel Mediterraneo primordiale cantato dall'Odissea. Procedere oltre la riva non era facile, i sentierini poco o nulla percorsi erano cosparsi di rovo, ma che profumi c'erano nell'aria, di origano selvatico, di lentischi, di resina che colava dai tronchi dei pini che allungavano i rami sull'acqua. Poi si tornava a riva e si stava a lungo in quell'acqua fresca, blu e verde carico,  comunque ristoratrice, nonostante ci fosse il caldo agosto della Grecia ad arroventare l'aria. Ci rimanemmo per tre o quattro giorni indimenticabili.

Dal castello

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giovedì 2 aprile 2020

Una costa sconosciuta

Corfù - agosto 1976

Avevamo trent'anni, giovani e belli. Il sole caldo delle isole del Mediterraneo, l'aria piena di profumi, di essenze di origano e di mirto. Era l'alba ed il sole sorgeva prepotente dietro le montagne della costa albanese che stava lì di fronte a noi, così vicina che pareva potersi toccare solo allungando la mano. Seduto sulla roccia coperta di rovi la guardavamo come il luogo misterioso ed inarrivabile che era in quel momento, almanaccando come si potesse in qualche modo raggiungerla. Cosa è questa smania irresistibile che si agita dentro le persone, quando sei in un posto già di per se stesso bellissimo e che hai guadagnato a fatica, ma ti fa desiderare di andare più in là, oltre, di superare una barriera immaginaria o reale per andare a vedere cosa c'è, a scoprire scenari che immagini ancora più stupendi ed imperdibili? Perché quella certezza che se c'è un luogo proibito o irraggiungibile, di certo questo nasconde la bellezza assoluta e quindi diventa oggetto di desiderio irrealizzato e frustrante? Eppure quanti di questi momenti nella vita di chi ha questo malessere impiantato nel DNA, o forse semplicemente costruitosi nel tempo per casuale affastellarsi di avvenimenti, letture, conoscenze. Avrei dovuto aspettare 38 anni per scavalcare quella barriera e percorrere le montagne selvagge del paese delle Aquile e guardare finalmente proprio da quelle creste, l'isola finalmente di fronte a me; ma allora seduto su quella scogliera, mentre la brezza del mattino me ne portava i profumi lontani, ho sognato a lungo cosa si nascondesse dietro quella quinta scura di montagne segrete e misteriose, prima di scendere alla spiaggia di sabbia fine dove crescevano i gigli bianchi e delicati della nostra gioventù. 


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martedì 14 luglio 2015

Ipotecare il Partenone

Risultati immagini per Partenone
immagine dal web


Visto che non riesco ad andare in montagna, proseguiamo ancora con le menate greche. Intanto c'è stato l'accordo sulle cose da fare, ma calma e gesso, se le cose non vengono fatte, la Grecia deve approvare in 2 giorni riforme che non sono riusciti a fare in 10 anni e i parlamenti dei vari paesi (più quello greco) lo devono ancora approvare, questo rimane carta da toilette. Ciò detto rimane il fatto che, a mio parere, questa soluzione, a prescindere dal contenuto è molto meglio della paventata Grexit e questo per tutti. Per il popolo greco che sarebbe sprofondato davvero nella cacca, per i creditori che avrebbero perso il 100%, per l'Europa per cui si sarebbe aperta una falla di impensabili conseguenze, per l'occidente, perché l'intervento inevitabile della Russa avrebbe spostato equilibri delicati dalle conseguenze imprevedibili, per il mondo intero perché tutto questo avrebbe potuto essere un nuovo cerino che dava fuoco ad un reinnesto di una crisi economica mondiale, data la fragilità della situazione economica globale. Quindi meno male che. Quanto ai giudizi specifici dei dettagli, vediamo i singoli attori. 

Il popolo greco è stato umiliato e sconfitto e questo è male. La speranza è che almeno abbiano capito. ma dubito, che dopo la sbronza della demagogia populista dell'inutile, anzi dannoso, referendum, rimane solo il mal di testa. Tsipras si è dimostrato un pessimo governo anche se paragonato ai già pessimi a lui precedenti. In pochi mesi ha portato il paese da un PIL in ripresa del 2,8% ad una previsione di un -3%, affossando forse definitivamente ogni possibile futura possibilità di soluzione del problema. Se l'austerità era una ricetta che conteneva degli errori, quella di Tsipras si è dimostrata ancora peggiore. Il peggio lo ha toccato col referendum, che se poteva essergli utile a fini di aumentare il consenso interno, fondato com'era sull'orgoglio nazionalista, gli ha notevolmente peggiorato la credibilità con coloro ai quali andava a chiedere altri soldi. Questo dovrebbe essere un bel monito per coloro che vedono con simpatia i vari Podemos, altri disastri vaganti per l'Europa che di problemi ne ha già tanti. 

Male anche per i duri dell'Eurogruppo, Germania in testa, che stizziti e proni al loro elettorato interno che manderebbe volentieri i Greci a spannocchiare meliga, li hanno umiliato troppo con un trattato che contiene clausole che quasi sembrano esserci per essere impossibili da eseguire (vedi i 3 gg per le riforme e il fondo di garanzia, in cui la faccenda del Partenone, sembra proprio citata per spernacchiarli). Bisogna dire che (a sentire le indiscrezioni) il fondamentale intervento italiano dietro le quinte, è servito ad evitare la costituzione del fondo in Lussemburgo ed altre limature di spigoli, in cui Draghi ha dimostrato di essere davvero l'unico personaggio di spessore politico con una visione larga, che ci sia in circolazione. Quindi diciamo: 3 all'Europa, 3 alla Grecia, 8 al fatto che si sia trovato comunque un'intesa e 10 a Draghi. 

Vedremo cosa succede adesso, perché la storia è ancora lunga e io penso che l'interesse generale sia comunque non stare tanto dietro a quanti soldi si perderanno nella questione (perché comunque se ne perderanno) ma evitare scenari molto più foschi che vanno dal'esplosione di una nuova crisi economica globale, all'arrivo di colonnelli, che in questi casi si fanno sempre vivi come soluzione, a guerre non più solo fredde od economiche, ma vere e reali come quelle che stanno lì in attesa alle porte, vedi Ukraina. Per quanto riguarda la Grecia, nessuno deve farsi illusione. Rileggetevi il bell'articolo della Stampa di qualche giorno fa, qui. Il primo default la Grecia lo fece nel IV secolo a.C. Il grano lo aveva prestato l'oracolo di Delo, la banca dell'epoca, per finanziare le guerre persiane. Anche allora i problemi erano principalmente geopolitici. Risultato: default con perdita dell'80%. Già allora erano sempre le banche a prendersela nello stoppino, altro che. Poi dal 1821 ad oggi la Grecia ha fatto almeno 5 default e il debito è stato via via ristrutturato almeno una decina di volte fino ad oggi e probabilmente così continuerà. Il resto sono solo chiacchiere.

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venerdì 3 luglio 2015

Grexit?


Visto che ho dovuto tornare in questa fornace per motivi vari di cui magari vi parlerò, approfitto del fatto che il calore fa funzionare meglio le (poche) cellule cerebrali che ancora mi rimangono prima dell'inevitabile decadenza senile, per fare un punto di chiarezza sul caso Grexit, visto che non se ne può più di sentire proclami in giro. Va bene che chi parla dal pulpito ha solo meri interessi a carpire voti nostrani partendo dalle disgrazie altrui, ma c'è un limite alla decenza. Quindi vedo di affrontare il problema il più asetticamente possibile visto che non cerco voti e non sono a libro paga di qualcuno (comunque se qualcuno volesse mettermici, si faccia avanti e ne parliamo). Intanto come tutti gli argomenti economici, per capirci qualcosa, questi non vanno affrontati mescolandoci i problemi etici, non bisogna fare confusione, intanto in quanto a morale, ognuno ha la propria come la religione e non ci si discute. Se vogliamo esaminare questo caso, invece, bisogna innanzitutto rinfrescare gli avvenimenti storici per partire da basi inoppugnabili. 

Tutto comincia, per farla breve, dalla introduzione dell'Euro, che è stata senza alcun dubbio la più straordinaria occasione economica accaduta in Europa da tempo, che ha offerto al contesto europeo quindici anni di incredibile stabilità monetaria accompagnata da tassi bassissimi e inflazione ai minimi. Mai si è potuto avere di meglio per lo sviluppo economico, tutto questo offerto anche a paesi in difficoltà e con le finanze che da sole non avrebbero mai potuto avere questa opportunità. Chi dice il contrario o è in malafede o è davvero a digiuno di economia spicciola. Naturalmente le cose non sono mai tutte positive ma si portano sempre assieme qualche difetto, qualche errore, qualche difficoltà, che i capaci ed in buona fede cercano di risolvere o minimizzare, pur di poter approfittare dei grandi vantaggi offerti. In effetti un punto oscuro la moneta unica se la portava dietro. Era arrivata prima di una vera unione politica, che avrebbe significato una (benedetta) perdita di sovranità nazionale, cosa assai invisa ai politici che su questa scemenza ben sanno sobillare la folla, basta sentire i proclami dei vari felpati ruspanti, locuste stellute e fratelli di minchia.. Questo ha impedito che le cose da fare fossero fatte dappertutto con solerzia e onestà. Così i paesi svegli e aggiungo ben governati come ad esempio la Germania, hanno approfittato delle magnifiche opportunità della moneta unica per sistemare le cose in casa, modificando in senso moderno i rapporti di lavoro (con l'aiuto di sindacati pragmatici e lungimiranti) e di sistemare in modo sostenibile il sistema pensionistico, oltre a riuscire con efficacia a far pagare le tasse quasi a tutti quelli che le devono pagare. Per questo sono così odiati, quelli bravi provocano sempre una invidia malevola.

Altri paesi meno virtuosi o semplicemente malgovernati (ma la colpa è completamente del popolo che quei governanti ha voluto e votato) hanno goduto dell'occasione, ma  non hanno voluto provvedere a sistemare in tempo di vacche grasse, quanto faceva acqua: prolungare gradatamente l'età pensionistica, rendere più conveniente il mondo del lavoro, limare la spesa pubblica, facendo aumentare l'avanzo primario e riducendo così gli enormi debiti accumulati incoscientemente, far pagare le tasse agli evasori, che ovviamente hanno premiato che strizzava loro l'occhio. Sono andati avanti sperando che il bengodi continuasse finché la crisi mondiale ha fatto emergere le magagne e chi non aveva fatto le cose per bene si è trovato immerso nella cacca. C'erano da fare delle cose in fretta e furia (che si sarebbero potute fare con calma a suo tempo), con qualche tutto sommato accettabile sacrificio si sono fatti i compiti a casa, anzi infingardamente i politici hanno chiamato a farle qualcun altro. Le hanno approvate all'unanimità, tranne qualche infingardo che, sapendo che sarebbero comunque andate avanti, ha votato contro per potersene poi servire, salvo poi buttare merda addosso a chi aveva salvato il paese dalla catastrofe. Ma ci sta, è il gioco delle parti. Così i vari Irlanda e Portogallo e poi Spagna e poi anche la più infognata Italia si sono quasi messe a posto e adesso se tutti tirassero il carretto dalla stessa parte si potrebbe con fatica risalire la china, ma in Spagna invece di ringraziare la buona stella votano Podemos e in Italia qualunque cosa si tenti di fare provoca resistenze tali da renderle quasi impossibili. 

La Grecia invece no. Non contenta di avere sciupato l'occasione insperata che avevano avuto e di aver sperperato anche la seconda, le Olimpiadi, che per tutti quelli che le hanno fatte sono state una ottima occasione di rilancio e di crescita, hanno continuato ad andare in pensione a 50 anni, avere una pletora di statali e soprattutto a non far pagare le tasse quasi a nessuno, per alcuni, tipo gli armatori, addirittura per diritto costituzionale. Va da sé che poi i debiti non sono in grado di pagarli. Il popolo greco che si è scelto consapevolmente i politici che lo hanno messo in queste condizioni ben contenti di avere questi che ormai si possono definire privilegi, hanno nuovamente scelto, non chi dice di fare le cose necessarie ed obbligatorie, ma chi ha fatto promesse elettorali insostenibili, convinti che qualcun altro pagherà al posto loro. Normalmente chi si è messo in una posizione debitoria insostenibile, ha solo due soluzioni. O alza le mani e dice non pago e nell'immediato risolve un problema ma si caccia in uno molto più grosso, perché da quel momento nessuno gli fa più credito e quel che ha bisogno lo deve pagare in anticipo e più caro degli altri, oppure dice fatemi delle dilazioni e io poco per volta cercherò di ripagare il tutto. E' ovvio che questa soluzione è più gradita al creditore che nel primo caso perderebbe tutto mentre nel secondo può sperare di riavere il suo anche se con fatica  e tempo. Però in questo caso il debitore deve dare una dimostrazione di buona volontà e dimostrare nei fatti che questi nuovi soldi che chiede non se li va di nuovo a giocare alle macchinette, ma li usa per ripartire. Quindi il minimo che possano fare i creditore è chiedere alla Grecia che mandi la gente in pensione come tutti gli altri, che riduca la macchina statale e che faccia pagare le tasse alla gente. 

Se invece questa gente va a chiedere soldi e in più ti sputa in faccia, riassume i 750 addetti alla pulizia del ministero delle finanze e di tasse non se ne parla, ti vien voglia di dire subito, ma allora vai a farteli prestare da Grillo che te li dà lui i soldi. Vero è che nella sua mano di due di picche per mantenere il bluff, Tzipras qualche arma ce l'ha, in primis quella di buttarsi nelle braccia accoglienti di Putin che non aspetta altro per fare breccia nella Nato, sempre comunque da verificare se sia disposto a tirare fuori la quarantina di miliardi necessari che anche lui, complice il prezzo del petrolio non naviga in acque cristalline. Inoltre l'uscita della Grecia dall'Euro potrebbe aprire scenari pericolosi, tali da consigliare obtorto collo, i negoziatori europei a mandar giù l'aglio e dire che è dolce. Tuttavia, tutto questo, in mancanza di seria volontà dei Greci di mettersi a posto, prolungherebbe solamente l'agonia spostando continuamente il problema in avanti come una mina vagante, il che vorrebbe dire ancora altri soldi  e altri ancora, visto che il malato non smette di andarsi a giocare i soldi alle macchinette. Anzi probabilmente vederebbe la cosa come una bella vittoria da esibire al suo furfantesco elettorato e l'ultima cosa che farebbe è scontentarlo con misure antipopolari. Questi non sono statisti sono burattinai, bisogna capirlo. Certo che la tentazione di dire a quella faccia di bronzo di sedicente ministro motociclista: allora affogate pure nella vostra merda, ce l'avranno in continuazione a Bruxelles (con l'appoggio sicuro della loro opinione pubblica). 

Il referendum è stata l'ultima mossa di chi, vile, non ha il coraggio di fare le cose, plaudito ovviamente dal populismo più becero e indecente. Non conosco purtroppo la costituzione greca ma questo referendum dovrebbe essere naturalmente anticostituzionale, come lo sarebbe in Italia. Ma benedetti ragazzi, qualunque padre costituente lo sa a memoria che non puoi dare alla gente la possibilità di dire non pago le tasse o non pago i debiti, perché la folla se ne frega dell'economia e di qualunque cosa, la colpa è sempre degli altri e devono sempre essere gli altri a pagare. D'altra parte gli stati debitori senza speranza, hanno sempre avuto una sola soluzione al problema. dichiarare il default, fare una nuova moneta, una bella ipersvalutazione e i debiti non ci sono più. Ci rimette il creditore, che sono o gli stati che ti hanno prestato i soldi (come nel caso della Grecia), o i tuoi stessi cittadini risparmiatori che hanno comprato i tuoi titoli di stato (come sarebbe il caso dell'Italia) inoltre tutti i percettori di pensioni o di redditi fissi che se li vedrebbero ridotti ad un potere di acquisto quasi nullo, cioè la maggioranza dei cittadini, perché alla fine sono sempre questi ultimi che pagano. 

L'importante è che se ne rendano conto quelli che in Italia vorrebbero uscire dall'Euro, non i politici che lo propongono, quelli lo sanno benissimo cosa succederebbe, ma tanto peggio tanto meglio. Poi ci sono anche quelli (pochi) a cui converrebbe, eh!? Ad esempio i grandi ricchi che da tempo hanno spostato i capitali su altre valute o in accoglienti porti lussemburghesi o singaporini, oppure gli industrialotti incapaci di fare e di innovare, già falliti mille volte se non avessero avuto le svalutazioni competitive a catena che sono state l'inizio del nostro declino, oppure qualche giovinotto senza lavoro, né volontà di cercarlo, che spera nel casino generale. Tutte le soluzioni a qualcuno convengono. Comunque intanto vediamo cosa succede. Adesso vado a bere, che ho caldo. 


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sabato 23 luglio 2011

La fontana di Trevi.

L'estate fa scendere sulle cose una sottile mano di pigrizia, come un decoratore che passi una vernice trasparente e protettiva sullo steccato del giardino, quasi a difendere un'intima voglia di far niente. Tutto si adegua a questa china, cominciando lieve alla fine di giugno per precipitare poi ad agosto nella totale abulia di corpi e menti. La televisione si adegua per prima a questa linea e ripesca a piene mani nel calderone delle cose morte e inguardabili, con acquisti massicci dalla televisione tedesca o nordica in generale. Qualche volta ed è la salvezza, ripesca nell'infinita produzione dei film d'annata e ricompare, come un frutto insperato tra il marciume del sottobosco qualche fragolina profumata ad esempio dalla serie dei film di Totò. Uno dei miei preferiti è quello in cui tentano la vendita della fontana di Trevi al turista di passaggio. E' un topos famoso ma sempre irresistibile quella del pacco rifilato al maccus di turno delle Atellane, personaggio che non ci è per niente simpatico e che anzi vediamo gabbato con piacere perché in fondo è certo che se lo merita, oltre che ignorante è sicuramente di poco valore e i soldi deve averli fatti senza merito. 

Uno dice, beh, sono situazioni che vengono esagerate per dare divertimento proprio grazie alla loro estremizzazione. Mica vero, in realtà se si vuole guardare con attenzione i fatti di tutti i giorni, non è difficile ritrovare continue ripetizioni degli stessi eventi apparentemente incredibili. Partendo dal post di ieri, dove ho voluto evidenziare il fatto che sarebbe bene anche indagare come vengono spesi i soldi della ricerca, voglio anche oggi tornare a parlare di economia, argomento importante ancorché noioso. Infatti il cardine di queste giornate convulse per i mercati è stato il salvataggio della Grecia, banco di prova della capacità dell'Europa di fare fronte al più potente attacco all'Euro che sia mai stato fatto. Per una economia esangue come quella americana devastata da un decennio di errori politici con i conseguenti risvolti economici che hanno incrinato la stabilità mondiale, l'euro è un potente avversario, la cui debolezza, se sfruttata, potrebbe contribuire forse a salvare i conti della prima potenza mondiale. L'incapacità di trovare una vera unione politica, minata dai particolarismi nazionali sta dando una mano notevole ad andare in questa direzione e la speculazione lo ha capito molto bene. 

Il noto detto che se il mercato crede che tu abbia un problema, tu hai un problema, è sempre valido, ancor più in questa situazione. Comunque stavolta pare che si sia riusciti a convincere la Merkel che il salvataggio greco conviene soprattutto alla Germania stessa e il resto dei riottosi nordici ha dovuto obtorto collo, accodarsi. Qualcuno però, come sempre, ha voluto distinguersi. Qualcuno, i Finlandesi, probabilmente consigliati dalle stesse teste fini, scelte tra i ricercatori economici di cui vi ho parlato ieri, hanno dichiarato che in fondo la Grecia possiede un patrimonio naturale ed artistico notevole e che quindi, come riportano i giornali, avrebbe dovuto dare in garanzia del prestito, alcune isole e soprattutto il Partenone e le rovine di Olimpia, valutando il pacchetto a circa 300 miliardi. Se questo è l'andazzo, ragazzi, possiamo comprare i nostri BOT di futura emissione più a cuor leggero e cominciare a preparare i nostri ganci vicino al Colosseo e agli Uffizi. Alla fontana di Trevi direi di no, magari hanno visto il film. Recita la Stampa che attualmente il governo finlandese è in mano ad una destra che si potrebbe definire Leghista. Non avevo dubbi.


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