Lustrascarpe |
Museo etnografico |
Ma sì, confermo che la vista di quello che è rimasto dello scheletro di Lucy mi ha davvero emozionato e quindi rimanersene seduti per una decina di minuti nel giardino del museo, che al contrario del museo stesso, sembra puttosto curato, con una schiera di giardinieri e giardiniere che si rincorrono con le palette e le scope in mano, ti lascia il tempo di riflettere un po' sull'argomento, mantre aspettiamo Lalo che è andato a fare una commissione. Quando arriva, però, bisogna filar via velocemente che in fondo il tempo per vedere le cose più importanti di Addis è poco. Dunque eccoci al Museo Etnografico dell'Università che occupa quasi due piani del palazzo che già fu dell'imperatore Hailé Selassié e poi di Graziani durante l'occupazione e bisogna ricordare che fu proprio dopo un fallito attentato proprio in questo palazzo, che si scatenò la cosiddetta Strage di Addis Abeba che in tre giorni provocò migliaia di morti ed altrettante case date alle fiamme, dopo di ché la strage continuò in tutto il paese, in uno dei più selvaggi tentativi di genocidio possibili e per fortuna possiamodire che nel bene e nel male noi italiani non riusciamo mai a concludere niente, fino alla fine. Questo palazzo ha assunto dunque anche per gli avvenimenti successivi, con il colpo di stato del 1960, una notevole importanza storica per il paese.
Hotel Taitù |
A parte l'interessante parte agiografica dedicata all'imperatore ed alla sua famiglia, particolarmente importante dal punto di vista artistico è l'esposizione di un gran numero di icone di tutti i periodi storici del paese; la penombra dalla quale ti fissano i grandi occhi dei santi e delle madonne ha qualche cosa di magico. Un bello spazio poi, è dedicato anche alla figura della famosa regina Taitù, moglie dell'imperatore Menelik II, una figura celeberrima anche durante il ventennio. Mi rimane il netto ricordo di mia mamma che, parlando di una vicina che esibiva spesso toilette ricercate, diceva sottovoce: "Isa, as vistìss cmè la regina Taitu, sa ca sas crëd d'esi!" (quella si veste come la regina Taitù, cosa si crede di essere!). Di certo fu una figura storicamente rilevante, opponendosi all'arrivo dell'occidente e della modernizzazione che arrivava prepotentemente dall'Europa. Si dice che fu lei in persona a curare le versioni del trattato di Uccialli, in cui nella parte italiana, l'Abissinia accettava di diventare protettorato, mentre nella versione in Amarico, si diceva l'esatto contrario, cosa che divenne poi il pretesto per la guerra che si scatenò sucessivamente. Sembra che avesse un'influenza decisiva sul marito, contraddicendolo spesso in occasioni ufficiali, tanto che un'altra espressione italiana per indicare un uomo debole ed inetto, era a tempi: Sembra il marito della regina Taitù.
La hall dell'Hotel Taitù |
Inoltre divenne regina solo dopo quattro precedenti matrimoni falliti e dopo la battaglia di Adua, passò la leggenda che si aggirasse personalmente sul campo di battaglia a castrare i soldati italiani morti e feriti. La demonizzazione del nemico è cosa comune a tutte le epoche. Insomma un personaggio mica da ridere. Tanto per rimanere in tema, un'altra visita interessante è quella dell'Hotel Taitù, che ha sede nella cosiddetta Piassa (nome rimasto, assieme a diversi altri), che fu anche nel 1907, il primo albergo della città, costruito appunto per volere della regina per ospitare gli stranieri. Ricostruito dopo un incendio, l'albergo rimane comunque un interessante esempio della architettura dell'epoca, in stile coloniale, con ampie verande dove si respira ancora un'aria di altri tempi. Fermarsi al ristorante rappresenta un tuffo nel passato. Una pianista attempata suona in continuazione,su un piccolo piano nero, sempre lo stesso motivo malinconico, che fa da sottofondo. Ha una pettinatura elaborata anni trenta e grandi orecchini d'oro, ma lo sguardo triste e dimesso. Improvvisamente si ferma, mentre un tizio con cappello e sigaretta penzolante tra le labbra le si avvicina, si appoggia al pianoforte e le dice qualche cosa; lei lo guarda con occhi languidi, sembra la sceneggiatura di un film, gli attori non potrebbero essere più bravi.
Al mercato |
Il parquet sul pavimento è di certo d'epoca, completamente consumato e molte appliques che vedi in giro stanno cadendo a pezzi. Intanto le cameriere si aggirano con fare stanco a raccogliere le ordinazioni; gli stessi clienti hanno un'aria antica. Bisogna dire che ogni cosa è perfettamente intonata e tutta questa sensazione di inarrestabile decadenza retrò, sembra costruita appositamente come il set di un film di spionaggio. Però accidenti le lasagne sono buonissime, sarà che è un mese che buttiamo giù injera e lenticchie! Ma la visita più classica ed imperdibile è quella del Merkato, anche questa è una denominazione che abbiamo lasciato noi. Ovviamente la sensazione è quella di una grandisima confusione, soprattutto se cerchi di penetrarlo in macchina, come abbiamo fatto noi. Comunque la parte coperta, che comprende anche una serie di banchetti con i famigerati souvenir per turisti è anche la meno interessante, false icone, riproduzioni di croci e altri oggetti religiosi, qualche cosa delle tribù, scialli da preghiera e compagnia bella. Fuori invece c'è una confusione pazzesca, con un trafico convulso di uomini e mezzi che si spostano trasportando ogni cosa da e per il mercato stesso. Come sempre puoi apprezzare il colore della parte alimentare con carni, pesce, frutta e verdura. Però bisogna dire che hai la sensazione che circolino un sacco di brutte facce e le incitazioni a stare attenti al portafoglio da parte di Lalo, potrebbero anche avere un senso pratico.
San Giorgio |
Insomma un bel giro di colore africano, tanto per dare completezza alla nostra esperienza etiope. Intanto finalmente è venuta l'occasione di acquistare il famoso caffè che poi costa attorno ai 90 birr al mezzo chilo e già che ci siamo proviamo anche il famigerato infuso di moringa, l'albero della salute, panacea di tutti i mali, avrete notato che ogni paese del mondo ne propone una tutta sua. Poi in accordo al fatto che la religione è uno dei punti cardine dell'Etiopia, bisogna visitare almeno un paio degli edifici religiosi più importanti. La chiesa di San Giorgio, è interessante, intanto per il suo piccolo museo, che contiene i consueti pezzi religiosi antichi, mentre il custode vuole fare riferimento continuamente al passato italiano, cercando di non affondare troppo il coltello sulle parti più cruente degli eventi, appena saputa la nostra nazionalità. L'edificio è stato costruito naturalmente da un architetto italiano, come si nota bene dalle sue linee tardo rinascimentali ed ha il suo principale interesse nel fatto che fu fatto erigere dall'imperatore Menelik II nel 1896 per festeggiare la vittoria di Adua sull'esercito italiano e tutto nell'edificio vuole ricordare questo fatto storico, inclusi i grandi affreschi che raffigurano la battaglia ed il trionfo imperiale, tra l'altro unico esempio di guerra vittoriosa da parte di uno stato africano contro le potenze colonizzatrici.
Gli affreschi sulla battaglia di Adua |
Inoltre viene sottolineata sempre la generosità mostrata dall'imperatore sui prigioneri vinti che vennero liberati senza condizioni e rimandati a casa dal porto di Massaua, in contrasto con le crudeltà della parte italiana. Diciamo un monumento di chiara valenza politica, tanto è vero che durante l'occupazione del 37 fu subito data alle fiamme dagli squadristi. Insomma la visita della capitale è soprattutto un ripasso della storia dell'ultimo secolo e del rapporto contastato tra i nostri due paesi. Rimane dunque l'edificio più importante da vedere, la cattedrale della Trinità, edificata all'inizio del secolo scorso in legno e poi nel '31, sostituita dall'attuale in muratura, che fu poi terminata nel 44 e dedicata ai martiri delle stragi compiuti dagli italiani. L'edificio è davvero imponente con tre ampie navate ed una grande cupola, che stranamente presenta una pianta a croce latina classica, con il fondo mutato successivamente ad iconostasi ortodossa ed è circondato da un famoso cimitero in cui sono seppelliti i personaggi più illustri del paese, inclusi i resti di molte vittime della strage di Addis Abeba e dei militari giustiziati durante il golpe comunista del '60. Mentre arriviamo sul sagrato è in corso la cerimonia funebre di un importante religioso, a cui partecipano i personaggi più in vista della città, con gran sfoggio di macchine dilusso e di vestiti da cerimonia importanti.
La tomba di Hailé Selassié |
Tutto si svolge all'esterno dell'edificio ed anche i preti officiano al di fuori della porta della chiesa stessa. Molti piangono, ma la cerimonia è ormai giunta al termine e quando la gente comincia a sfollare riusciamo ad entrare nella chiesa che comunque era già vuota. Un prete ci accompagna a vedere, come di consueto, gli oggetti sacri più importanti e la tomba di Hailé Selassié e della moglie, due imponentissimi sacrari in marmo scuro, mentre le altre tombe della famiglia sono racchiuse nella cripta sottostante. Dopo un'occhiata al piccolo museo contenente le consuete antichità storiche e religiose, è venuto il momento di ornare in albergo, caricare le valigie e fare un'ultima sosta alla vicina gelateria, quasi volessimo assaporare già il gusto di casa, ma anche per spendere gli ultimi birr prima della solita lunga e fastidiosa attesa in aeroporto. Stai lì sulle scomode sedie del'aerostazione, che alla partenza non sembravano affatto così scomode e non senti più l'eccitazione dell'arrivo, ma soltanto la molle accettazione del ritorno. L'adrenalina si è scaricata completamente, adesso viene il tempo di ragionarci su e di mettere insieme i cocci dell'ultima esperienza maturata per farne un bel ricordo, da portare con sé per sempre. Da domani tiriamo le somme. E intanto è arrivato anche il momento per fare i progetti per una nuova meta. Il mondo è così grande!
Cerimonia funebre |
SURVIVAL KIT
Al mercato |
Museo etnografico - Piazza Hailé - Detto anche Palazzo Guenete Leul, contiene una serie dei reperti esposti è davvero interessante, a partire da un gran numero di oggetti sacri antichi, di icone splendide ed una bella collezione di strumenti musicali. Inoltre molto spazio è dedicato alla figura dell'ultimo imperatore di cui viene conservata in buono stato la camera da letto. Una visita consigliata e molto intressante.
Case in perenne costruzione |
La moschea |
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Il cimitero |
Un prelato |
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