domenica 13 aprile 2025

Sudamerica 48 - Uruguay addio

Montevideo - Uruguay - novembre 2024


Il Banco Republica

Abbiamo ancora tutto il pomeriggio per goderci la città e non ci sono dubbi che quando la percorri in compagnia di chi ci risiede da anni, è tutta un'altra cosa, in questo modo riesci a vedere e ad apprezzare anche i particolari meno appariscenti che spesso sono anche i più interessanti e che facilmente sfuggono al turista frettoloso. Le nostre carissime accompagnatrici, oltretutto ci hanno messo a disposizione per il pomeriggio addirittura un pulmino tutto per noi con una esperta guida della città, Mirta, che ci spiega con dovizia di particolari ogni risvolto storico dei luoghi da cui passiamo. Una tappa assolutamente imperdibile ad esempio è il Museo del Gaucho y la Moneda, che è stato sa poco riaperto nella maestosa sede del Banco Republica, un edificio grandioso dalle immense colonne nere scanalate che incutono rispetto. Le collezioni, materiali che attengono alla storia e alla cultura dei Gauchos, i cavalieri allevatori delle pampas del Sudamerica, con quadri e sculture degli artisti più famosi, si alternano alla storia numismatica del paese, con l'esposizione di tutte le monete e le banconote emesse, via via nel paese. Tutto è esposto nel monumentale salone della banca che già da solo è uno spettacolo a sé stante. Nello spazio centrale del salone, in un apposito ambiente puoi assistere ad un magnifico filmato avvolgente che racconta appunto la storia e gli usi di questo particolare personaggio iconico che vivendo a contatto continuo con le mandrie di bestiame ha costruito e sviluppato una delle  principali ricchezza del paese. 

La Biblioteca

Occorre però prenotare la visita in quanto il museo consente l'ingresso di soli 80 visitatori alla volta.  Arriviamo poi alla grande piazza in fondo alla Avenida Libertador, dove è posizionato il complesso del Palazzo Legislativo, sede del Parlamento. Noi siamo prenotati per la visita guidata del pomeriggio, che dura un'oretta e consente la visita delle due aule parlamentari, di tutti gli ambienti ed i cortili che le congiungono, le varie sale, inclusa quella famosa dei cosiddetti passi perduti, e soprattutto quelle della famosa biblioteca, un capolavoro assoluto di ebanisteria, completamente foderate di sette preziosi legni, prodotti e lavorati in Italia e poi spediti qui, dove sono stati attentamente assemblati secondo il progetto originale. Date un'occhiata al sito che contiene anche la possibilità di una visita virtuale. Un passaggio obbligatorio è poi quello che conduce allo Stadio del Centenario, che sta per essere proclamato Patrimonio Unesco. Qui bisogna dire due parole sull'indissolubile legame tra il gioco del calcio e tutto il Sudamerica. L'importanza storica dell'impianto viene dal fatto che esso fu costruito nel 1930 per disputarvi la prima coppa del mondo di calcio quella famosa Coppa Rimet, che l'Italia vinse due volte prima della seconda guerra mondiale. 

lo stadio

Qui la squadra Uruguayana si affermò in quella prima edizione davanti a quasi 100.000 spettatori contro la rivale Argentina per 4 a 2 e questo contribuì a rendere il luogo quasi sacro. Ma l'evento che più può servire a farvi comprendere quanto ho affermato prima, avvenne venti anni dopo, nel campionato del 1950, organizzato invece dal Brasile, allora la più forte compagine del mondo. La finale avvenne quindi al famoso Maracanà costruito appositamente per l'evento a Rio de Janeiro, con la certezza che il favoritissimo Brasile a cui bastava anche solo un pareggio per essere proclamato campione, avrebbe sicuramente vinto. Già da giorni i giornali osannavano alla vittoria certa, mentre i giocatori acclamatissimi avevano già firmato migliaia di autografi con la dicitura "Brasile campione del mondo" e quando davanti a quasi 200.000 persone (tale era la capienza dello stadio più grande del mondo), negli ultimi minuti della partita, l'Uruguay segnò il gol del 2 a 1 che ne decretò la vittoria, sullo stadio calò un silenzio irreale. Al termine dell'incontro, nello stadio 10 persone morirono di infarto e due si suicidarono buttandosi dagli spalti. Tutte le autorità lasciarono lo stadio e la grande cerimonia di premiazione pronta da mesi, il cui discorso era stato preparato solo in portoghese, non si svolse e il sig. Rimet consegnò quasi di nascosto la coppa al capitano della Celeste, così viene chiamata la squadra uruguayana. 


Parmesan

Nel paese venne proclamato un lutto nazionale di 3 giorni e innumerevoli furono i suicidi compreso quello tentato dal giocatore Danilo e il portiere, Barboza, per gli altri cinquanta anni della sua vita fu ritenuto responsabile di questo disastro, addirittura essendo considerato portatore di sfortuna non veniva lasciato entrare alle partite del Brasile a causa di questa epocale sconfitta, ricordata come il Maracanazo. Gli stessi Uruguayani la presero male e cercarono quasi di scusarsi con i vicini che non perdonarono mai questa sconfitta. Tutto questo per ribadire quanto conta il calcio da queste parti e ha quindi un senso che passare davanti a questo stadio sia un poco, per ogni Uruguayano che si rispetti, come recarsi in pellegrinaggio ad un santuario. Lo vediamo solo da fuori e poi via che il tempo stringe e bisogna fare almeno un salto al mercato cittadino che offre tutti i prodotti nazionali e non solo, con grande sfoggio di ogni tipo di frutta e verdura, slumi e formaggi, tra cui spicca ovviamente il famoso e famigerato al tempo stesso Parmesan, fonte di diatribe commerciali senza fine. Un'occhiata all'obelisco che campeggia anche qui come a Baires e poi via verso la costa. Ma un'altra delle attrattive della città sono le grandi aree verdi che sono disposte di fronte al mare, facendo da corona alle spiagge che si alternano con lunghe lune di sabbia dove corre la Rambla per oltre venti chilometri. In uno dei più belli, che però è al centro della città, proprio nel grande parco verde che circonda lo stadio, c'è il famoso monumento della Carretta del Gaucho, altro tributo a questo personaggio che sottolinea ancor di più la particolare importanza che il paese gli attribuisce nella storia economica e delle tradizioni dell'Uruguay. 

La carretta del gaucho
Si tratta di una grande opera in bronzo a grandezza naturale che rappresenta la Carretta, trainata da tre coppie di buoi e seguita da altri animali, con il Gaucho a cavallo che la accompagna. Questa era la casa sua e della sua compagna quando per mesi si spostava nelle immense solitudini del territorio del Sudamerica e la grande scultura le rende omaggio. Questi parchi sono molto frequentati dalla popolazione cittadina, in particolare quelli sulle spiagge, che specialmente durante l'estate australe sono popolatissime a somiglianza di tutte le altre metropoli che si sono sviluppate sul mare. Ma bisogna, da bravi turisti fare un ultima tappa d'obbligo per chi viene in questa città. Al di là della baia di Montevideo infatti, in un altro grande parco che si estende su un piccola altura a ridosso delle spiagge, c'è la famosa scritta con il nome della città in lettere cubitali dove pare sembri d'obbligo fare le foto di rito con lo sfondo della sfilata dei palazzi che fanno da corona alla baia al tramonto. Tradizione a cui, se se si vuol tornare, non possiamo certo sottrarci. Poi proseguiamo in centro dove trascorreremo un paio d'ore a casa delle nostre gentilissime ospiti che con il resto della famiglia, non sanno più come coccolarci. Si parla del paese, di come ci si vive, tutto sommato bene, anche traversando tutte le crisi economiche a cui è continuamente soggetto il Sudamerica, un'area del mondo così ricca che non si riesce a comprendere come mai non sia riuscito a porsi al centro dell'economia mondiale. 

Il senato

Così finiamo la giornata in uno dei più bei ristoranti della città, il Manzanar, sul mare ad una decina di chilometri dal centro, dove ci ha raggiunto tutta la famiglia ed abbiamo trascorso una bellissima serata conversando di estancias, di allevamenti e agricoltura, visto che ci siamo trovati tra agronomi, di vita uruguayana. Davvero un peccato, domattina doversene andare, ma questa è la dura vita del viaggiatore. Così il giorno successivo riusciamo a stento ad ingurgitare l'ultima ricchissima colazione e i gentilissimi Jorge e Maria José ci portano in aeroporto, dove ci aspetta il volo di ritorno che ci porterà docilmente  a casa. Lasciare gli amici anche se da poco conosciuti, è sempre doloroso e in questo caso ancora di più visti i legami familiari  che ci sono tra di loro e chi viaggia con noi. Lasciarsi quando non si ha la certezza di rivedersi a breve, è terribile; ci si lascia commossi tra grandi promesse di ritrovarsi presto, una speranza sempre avverabile e auspicata, anche se la nostra età, non dovrebbe invogliare mai dare certezze in questo senso. Però sognare non costa nulla e quindi grazie ancora cari amici e a presto, dunque. Anche questa volta il viaggio è finito, quando sonnecchiando compaiono le bianche cime della catena alpina, che in un attimo di smarrimento quasi scambiavo per quelle Ande, a lungo sognate e adesso ormai lontane dietro di noi.

Il parlamento

SURVIVAL KIT

Volo Montevideo - Milano - Con Iberia, scalo a Madrid - IB0170 - 14:15 - 06:10  e IB0671 - 7:30 - 9:45.  a € 435,60 con bagaglio in stiva

Alpi

Museo
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La Camera






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