lunedì 7 aprile 2025

Sudamerica 43 - Arrivo a Buenos Aires

Puerto Rawson - Patagonia - Argentina - novembre 2024
 

Atlantico
Quando il viaggio si avvicina alla sua fine, prevale sempre un senso di rilassatezza generale. In fondo i punti chiave dell'itinerario sono stati fatti, non ci sono stati imprevisti di sorta a turbare l'andamento e si tratta solo di chiudere il cerchio senza troppi problemi, pensando solo a quelle che vengono dette considerazioni finali. Certo non è ancora il momento di tirare le somme, ma si cominciano ad allineare i fogli prima di riporli. Così dopo l'ultima povera colazione al nostro hotel City, raccogliamo i dollari per il pagamento cash, meno male che ne avevo portati parecchi, che qui si marcia in questo modo e il contante fa premio sempre dove infuria la crisi, poi carichiamo la macchina per l'aeroporto anche se mancano ancora molte ore. Rimane comunque il tempo per andare a fare un giro fino alla spiaggia di Trelew, Puerto Rawson che è ad una decina di chilometri dal centro, una località essenzialmente marina, dove negli ultimi anni gli Argentini della capitale, hanno fatto sorgere una vera e propria fungaia di villette e piccoli condomini di vacanza lungo i diversi chilometri di spiaggia che danno direttamente sull'Oceano. Dal nucleo originario del paese, che è fatto di poche case di fronte ad una lieve insenatura della costa, si diparte la strada che, arrivata al mare si divide in due parti, quella di Playa Union a sinistra e quella di Playa Magagna a destra.

Spiagge

Questa è un po' più selvatica e poco popolosa, chi sa, forse nomen omen, ma a mio parere è certo destinata a un futuro fiorente sviluppo, mentre la prima è costituita da un paio di strade parallele alla costa o poco più, che allineano la fila infinita delle nuove costruzioni. Un grande corso davanti le separa dalla spiaggia vera e propria, larga più di un centinaio di metri, con uno spazio verde antistante fatto di palme, giardinetti, parchi gioco per i bambini e casotti di servizi per le attività balneari, cabine, localini, offerte di servizi di sport acquatici e così via. In questo momento tutto è ancora desolatamente chiuso e anche se la giornata è bella, al mattino è quasi sempre così, l'ambiente ha l'aspetto triste della riviera adriatica di inverno, che ancora attende la posa degli ombrelloni a segnare l'avvio della stagione. Lontano, un vecchio sta dipingendo i casotti di legno di uno stabilimento balneare, con lentezza misurata, tanto di tempo ce n'è ancora molto prima che si presentino i bagnanti chiassosi con famigliola al seguito. Ogni tanto una rotonda esibisce un monumento alle toniñas, i delfini bianchi e neri che ravvivano la spiaggia con la loro simpatica presenza, visto che rappresentano l'animale simbolo di questo mare.

Puerto Rawson

Le costruzioni isolate in mezzo alla sabbia, forse posto di vigilanza dei bagnini, segnano le distanze e danno al luogo un aspetto immobile di quadri metafisici, da qualunque parte li guardi. Ancora ai crocicchi si vedono monumenti che ricordano il tasto dolente delle Malvinas con riferimento ai tanti caduti, glorificati anche per tentare di giustificare quella follia e dargli comunque un senso, si sa che l'amor di patria e la glorificazione del coraggio di fronte al bieco nemico esterno stringe la coorte e fa dimenticare i problemi veri interni, mentre poco più in là, scritte apocrife e di certo sgradite al potere. compaiono di tanto in tanto sui muriccioli che separano la spiaggia dal corso, facendo riferimento alle Abuelas de Paza de Mayo, le anziane donne che ancora si riuniscono periodicamente protestando contro il potere stesso e ancora a distanza di decenni, pretendendo di ritrovare i nipoti rapiti durante la dittatura, dopo l'uccisione dei loro genitori. Una spina velenosa che non si è mai riusciti a cancellare completamente, specialmente oggi che qualcuno tenta addirittura di far sbiadire questo inquietante passato di orrori e di morte, come se nulla fosse accaduto. Ne vedremo tracce ancora più consistenti nella capitale. 

Intanto, dopo aver toccato un ultima volta le gelide acque dell'Atlantico, (ma come mai si farà a fare il bagno quaggiù tra qualche mese? ), prendiamo la strada verso l'aeroporto un po' in anticipo, visto che dobbiamo ancora consegnare la macchina. Tutto si svolge senza problemi anche se manca una mezza tacca di benzina, anzi la ragazza dice che non importa, salvo poi, arrivati a casa trovarmi in discussione molto antipatica via mail,con la compagnia che mi ha addebitato addirittura di default, un mezzo pieno! Memento. Ricordatevi di riempire sempre  il serbatoio prima di riconsegnare! L'aereo è come al solito in perfetto orario e sollevandosi hai la piena vista della penisola con la sua steppa desertica che si rimpicciolisce sotto di te, mentre il velivolo vira decisamente a nord per la nostra ultima tappa in questo paese. Quando arriviamo, la giornata è ancora soleggiata e sotto di noi hai subito la sensazione di quanto sia immensa questa capitale, una delle più importanti del Sudamerica. I quartieri si stendono per chilometri lungo l'immenso estuario del Mar del Plata. Una megalopoli, come tutte, assediata dalla gente che arriva dalle campagne in cerca di opportunità, di fuga dalla povertà e dalla miseria, solo per ritrovarsi in un altro girone di quartieri poverissimi e agglomerati di baracche e malavita, con altri problemi spesso ancora più grandi di quelli appena lasciati. 

Recuperati i bagagli cerchiamo di raggiungere il nostro albergotto che ho prenotato in centro. L'autista è il classico spolpaturisti che subito contesta sulla strada, il prezzo concordato. Lo accontento per non litigare subito e lungo la strada cominciamo, tanto per cambiare, a chiacchierare del disastro economico in cui versa il paese. Lungo la strada mi mostra dei quartieri di periferia, fatti di baracche e case fatiscenti dove tutti si attaccano abusivamente ai pali della luce pubblica, non essendo in grado di reggere le normali bollette. Insomma tutti aspettano tempi migliori, il problema è che lo fanno da decenni passando da una crisi all'altra, con ogni governo che si è succeduto, per una infinita serie di anni in cui è stata via via dilapidata la grande ricchezza di cui questo paese disponeva, visto che attirava gente da tutto il mondo in cerca di fortuna. Passiamo per il grande corso principale, l'Avenida 9 de Julio, girando attorno al famoso obelisco, praticamente il centro della città, del quale avevo il ricordo netto quando ci ero venuto quasi 25 anni fa e l'amico che mi accompagnava, proprio qui sotto mi raccontava già allora dei grandi problemi economici del paese, ma ricordo bene che le sue speranze di risoluzione degli stessi erano assai scarse. A suo parere la responsabilità di tutto viene proprio dagli argentini stessi, sempre inclini a seguire l'ultimo capopopolo, quello che più promette e che alla fine riesce a distruggere anche quel poco che è rimasto. Il fatto è che anno dopo anno il fondo del barile è sempre più raschiato e non se ne esce, mi sembra. 

Buenos Aires

Chissà se è ancora vivo il senior Gullermo, pensate che voleva portarmi fino a Ushuaia, dove grazie all'apertura di una zona speciale esentasse, stavano allora istallando una fabbrica di tappi che aveva bisogno di nuovi stampi alla cui fornitura potevamo ambire. Il fatto è che aveva necessità soprattutto dei soldi che non aveva e quindi non se ne fece nulla e per vedere la fin del mundo, dovetti aspettare i successivi 25 anni. Comunque sia, eccoci qui, arrivati davanti alla porticina del nostro Hotel che è posizionato nel quartiere di Balvanera, una zona antica del centro, tutti palazzi inizio secolo, certamente fatti allora con una certa grandezza di mezzi, ma che oggi mostrano tutta l'usura del tempo. La casa all'interno doveva essere una dimora di un certo prestigio, ma adesso mostra un'apparenza molto trasandata e bisognosa di cure. La reception è stata fortunosamente posizionata sulla scale dell'ingresso e la nostra stanza è su una balconata interna con un grande lucernario di vetri consunti. L'impressione tuttavia è quella di abitare in una casa fin de siècle, quale probabilmente era nell'epoca d'oro della capitale. Il gestore tuttavia è gentilissimo e provvede a tutta una serie di consigli per fare un giro in centro nelle vie dello shopping e anche per andare in serata a vedere uno dei tanti e famosi spettacoli di tango disponibili in città, quindi possiamo chiudere un occhio sul bagno tristanzuolo e apprestarci a trascorrere al meglio la nostra unica serata porteña, visto che lui provvede a chiamarci un Uber.

Buenos Aires

SURVIVAL KIT

Empanadas

Volo Trelew - Buenos Aires - Con Aerolineas Argentinas - AR1807 - 13:25 - 15:20  a 107 € con bagaglio di 15 kg in stiva. Con questo ultimo volo la compagnia ha confermato una ottima impressione, sia per il servizio che per la puntualità. 

Taxi dall'aeroporto - All'uscita dove stazionano i taxi c'è un'organizzazione con qualcuno all'inizio della fila che vi chiede dove dovete andare e vi calcola la tariffa corretta, che viene passata al vostro taxi ed alla quale "dovrebbe" attenersi. Meglio confermarla subito bene prima della partenza. Noi abbiamo pagato 30.000 pesos per il centro.

Hotel La barca - 2448 Adolfo Alsina - Buenos Aires - 2 stelle ben posizionato in centro. Non presenta molto bene con un aspetto piuttosto in disarmo che tuttavia corrisponde al prezzo pagato 29 $ per una doppia molto grande con addirittura 4 letti di cui uno king, TV, riscaldamento , AC, wifi free, frigo. Colazione inclusa servita in camera. Servizio cortese. Tuttavia sistemazione piuttosto rumorosa durante la notte con andirivieni.

Puerto Rawson

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