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Sarcofaghi antropomorfi - Museo archeologico Beirut - marzo 2'23 - foto T. Sofi |
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Tripoli |
La pioggia ci coglie violenta quando stiamo attraversando il giardino brasiliano. Troviamo rifugio sotto gli alberi, mentre il cielo grigio si fa via via più buio e non promette niente di buono. L'immenso spazio del parco è desolatamente vuoto. Un'auto lontana ne attraversa il confine esterno verso il mare. Hai la sensazione di essere in uno di quei film in bianco e nero degli anni '60 che facevano perno sull'incomunicabilità e la stanchezza di vivere. I palazzi lontani del quartiere di al-Minà sono rischiarati dalla luce livida della sera, l'ultimo rigurgito del sole basso che passa sotto le nubi sul mare. Le costruzioni non finite, appoggiate allo spazio verde come fossero istallazioni di un artista folle, rimangono immobili come spettri inamidati in attesa di qualcuno che sappia interpretarli o semplicemente trasformarli in attività viventi e fruibili. Un luogo davvero straniante, dove per fortuna dopo un po' l'intensità della pioggia scema di un poco, permettendoci una fuga a passo da pensionato, verso il lontanissimo ingresso dove George ci aspetta guardando il cielo preoccupato. Arriviamo bagnati come oche dallo stagno e passiamo dopo poche centinaia di metri ad un locale acconcio a mettere qualche cosa sotti i denti, visto che potremmo anche avere già smaltito tutto quanto è stato via via ingollato durante il giorno, tra assaggini qua e là nel suq.
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Spiedini |
Il locale è molto grande e moderno e anche piuttosto affollato. Comunque tra i suggerimenti di George e Marie Jo, riusciamo a farci strada nella infinita serie di antipastini che rappresentano sempre la caratteristica fondamentale dei ristoranti libanesi. Ma non starò qui a tediarvi con i racconti dettagliati delle nostre cene per evitare di venire accusato di porre troppa attenzione al cibo, così diamolo per fatto e dopo aver salutato caldamente la nostra deliziosa guida, dormicchiamo col capo reclinato sul sedile dell'auto mentre percorriamo per l'ennesima volta la strada che ci riporta a quella che ormai chiamiamo casa. Il traffico sulla litoranea è intensissimo, in pratica coda continua di quasi due ore, così quando arriviamo a Beirut è ormai buio pesto ed è giunta l'ora del meritato riposo. Come vedete cerco di allungare il brodo il più possibile, perché la storia racconta che domani sarà il nostro ultimo giorno libanese e come sempre, ti senti già quasi pronto a fare bilanci ed a rimpiangere di non aver programmato quei due o tre giorni in più che forse ti avrebbero permesso di goderti meglio e un po' più a fondo tutte quelle imperdibili cose a cui hai dovuto rinunciare. Naturalmente non è così ma ti fa piacere pensarlo, chiacchierando amabilmente ed osservando il passaggio dei clienti dell'hotel che non si decidono ad andare a dormire.
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Il museo nazionale |
Forse è perché proprio in questa città spira un'aria che invoglia a perdere il tempo, alla chiacchiera e al ragionare attorno ad una tazza di caffè scuro e forte. Comunque sia, la notte passa in fretta e il nostro George arriva puntualissimo, con la sua risata grassa e coinvolgente. Trascorreremo tutto il giorno ad esplorare la città cercando di conoscerla un poco più intimamente di quanto non abbiamo fatto nei giorni scorsi, tentando così, tanto per usare una frase pomposa, di assorbirne l'anima visto che molto probabilmente non la vedremo mai più, per quanto sia presuntuosamente possibile in un tempo così breve e in una visita che per forza di cose è destinata a rimanere superficiale. La giornata sarà lunghissima visto che ho programmato il volo di ritorno in piena notte, ma per noi giooovani, sacco in spalla, questi sbattimenti sono cose normali. Dunque veniamo alla prima imperdibile tappa che è il Museo nazionale archeologico, da vedere assolutamente di mattina, come consigliato da Joelle, vista la quasi sicura possibilità di qualche interruzione della corrente elettrica, che ne condizionerebbe la visita. Il grande edificio neoclassico, domina un'incrocio di viali spaziosi che attraversano la città e il suo ingresso, segnato da quattro altissime colonne, immette nei tre piani della esposizione più importante del paese.
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Mosaico romano |
Questo museo contiene collezioni di straordinaria importanza e pezzi con uno stato di conservazione tale da poter essere apprezzate in tutta la loro rilevanza, oltre che alla loro intrinseca bellezza. I reperti sono esposti con cura senza essere affastellati, ma mantenendo i giusti spazi che li valorizzano appieno e al contempo ne rispettano il susseguirsi temporale. Statue, epigrafi, mosaici e stele, sarcofaghi e bassorilievi, addirittura tombe interamente ricostruite con affreschi splendidi e corpi mummificati, fino alla spettacolare sfilata nel sotterraneo di dodici sarcofaghi antropomorfi che spiccano, moltiplicati all'infinito da una accorta disposizione di specchi, con i loro visi che riproducono evidentemente le reali fattezze del defunto. Un colpo d'occhio veramente impressionante, di certo il più notevole dell'intero museo. Ma poi ecco la infinita successione di preziosi gioielli e delle figurine che le tombe contenevano, le famose maschere d'oro che riportano alle culture Micenee, gli oggetti di vita comune dei corredi funerari, insomma ce n'è di che stare per ore a guardare con le apposite lenti le fattezze, sorprendentemente moderne e assolutamente attuali di collane, orecchini, bracciali. Il materiale di alta qualità è davvero moltissimo e non potrebbe essere diversamente visto che qui non c'è cultura che non abbia lasciato il suo segno dal neolitico in poi, passando per tutti i mesopotamici, i greci e i romani e poi bizantini, crociati e tutte le dinastie arabe prima e turcomanne.
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La tomba affrescata |
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Il museo Sursock |
Insomma una impagabile orgia di pietra e di storia direi assolutamente imperdibile. Durante la nostra visita ho notato un sacco di scolaresche, segno che il passato viene tenuto nella giusta considerazione. La seconda tappa prevedeva la visita del secondo museo in ordine di importanza della città: la villa che ospita il Nicolas Sursock museum. Si tratta di un magnifico palazzo circondato da un ampio giardino in stile veneziano-ottomano, l'ultimo di questo tipo rimasto, in pieno centro cittadino, di proprietà del ricchissimo aristocratico libanese Sursock che, alla sua morte, ha voluto trasformare l'abitazione contenente le sue collezioni d'arte, comprendente centinaia di artisti libanesi ed internazionali moderni, in uno splendido museo aperto al pubblico. Purtroppo riusciamo a goderci solamente la vista della splendida villa, in quanto il museo, pesantemente danneggiato dall'esplosione del porto del 2020, che ha distrutto anche alcune delle opere contenute, è ancora in restauro. Così i gentili guardiani ci consento solamente qualche scatto della facciata e quindi lasciamo il magnifico quartiere pieno di belle case e ville evidentemente ricchissime, con le cosiddette pive nel sacco. Intanto la mattinata è filata via molto in fretta, complice il tempo passato tra le pietre dorate del Museo nazionale e tenuto conto che la luce elettrica è andata via solo una volta e per poco tempo, possiamo dire di essercelo goduto appieno, quindi è ora di provare un'altra delle specialità assolute che ancora non abbiamo testato.
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Mangiando kebab |
E allora via di corsa per le vie congestionate del centro cittadino, fino al quartiere armeno dove c'è il negozio del kebabbaro più famoso di Beirut, il Basturma Mano. Evidentemente deve essere una istituzione cittadina perché la folla degli avventori è davvero tanta, una vera e propria coda, tenendo conto che si tratta comunque di un take away, e fuori ci sono solamente tre o quattro sgabelli dove posare le terga se li trovi liberi. Dalla porta del negozio è un andirivieni continuo di clienti che si affollano alla cassa e si incrociano con quelli che escono con pacchi e cartoni contenenti le specialità del locale. Dentro è tutto un affaccendarsi concitato di inservienti in divisa che si avvicendano attorno a tre grandi spiedi verticali. che girano lentissimi, scalcandone ritmicamente sottili fettine che si ammucchiano alla base, nel piatto metallico dove è infisso il marchingegno. Così dovevano certamente essere gli addetti baffuti che servivano, con compunta serietà ed evidente piglio professionale, alla corte dei sultani ottomani o almeno questa è la sensazione. Il primo spiedone, rosso fuoco è di Basterma (o Pastirma, ma chiamato anche con molte altre varianti) la caratteristica carne secca di manzo stagionato all'aria, propria del mondo culinario ottomano.
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Al taglio |
Il suo gusto a mio parere, rimane troppo intenso per i nostri palati e non troppo gradevole se mangiato in purezza, così vi consiglierei di soprassedere. Il secondo è di carne di montone, il più tipico e comune tra le scelte, che possiamo assimilare al classico kebab da noi conosciuto e che è anche evidentemente il più gettonato, visto che attorno si avvicendano in due o tre a preparare, quasi in catena di montaggio, saporosi involti da consegnare agli avventori che si affollano attorno in attesa. Il terzo infine a mio parere il più goloso, è di pollo speziato, da cui verranno prelevate le parti destinate al nostro pranzo. Paghi alla cassa e scontrino alla mano aspetti davanti allo spiedo. Il baffuto addetto ti squadra e poi si mette subito all'opera ed i ritagli profumati e fragranti cadono in basso come foglie di rosa ai piedi di una coppia di sposi, lui prende e aggiunge, taglia e condisce, preparandoti un bel cartoccio rigonfio che alterna i ritagli di carne rosolata ad una serie di deliziose salsine, in cui l'aglio è presenza distintiva ma non usurpante, direi di dolcissima ad avvolgente essenza, quasi a costituirne l'anima. Una bontà assoluta, Anche per gli amanti del kebab nostrano, direi che non c'è assolutamente paragone e sbocconcellarsi il fagotto, appollaiato sul trespolo sotto gli occhi incuriositi ma incoraggianti dei molti avventori che si alternano al bacone, non ha prezzo come si dice, ma è una esperienza mistica imperdibile. Grazie George. Adesso possiamo pure andare.
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Maschera d'oro |
SURVIVAL KIT
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Sarcofago antropomorfo |
Express - 32 Road - al-Mina - Tripoli - Ristorante famoso frequentato particolarmente dai locali, che serve cucina tipica libanese di ottima qualità, in particolare una ricchissima serie di antipasti e stuzzichini che potrete vedere anche esposti al bancone degli ordini, così da evitare i dubbi e facilitare l'ordinazione. Comunque il menù è anche in inglese. Appartiene evidentemente ad una catena per cui credo si trovi anche a Beirut o in altre città. Noi abbiamo avuto diversi assaggi tra i quali delle squisite verdure impastellate e fritte e come piatto forte degli ottimi spiedini con verdure grigliate. In 6 cena per 32 $.
Museo Archeologico Nazionale - In pieno centro sulla Pierre Gemayel. Il museo raccoglie tutto il meglio dei reperti archeologici del paese ben esposti in ordine cronologico, con ampi spazi e relative spiegazioni. Il pezzo forte è il sotterraneo con i sarcofaghi antropomorfi in marmo del IV secolo a.C. e la tomba romana rinvenuta a Byblos e ricostruita perfettamente con i suoi spettacolari affreschi. Altrettanto famosi i gioielli e le maschere d'oro. Guardando con calma calcolate un paio d'ore. Negozio vendita souvenir ben fornito all'ingresso. E possibile fotografare. Ingresso sui 5 $.
Sursock Museum - Villa privata aperta al pubblico e contenete le collezioni di arte moderna libanese e straniera, del proprietario. Al momento il museo è chiuso in seguito ai danni avuti durante l'esplosione del porto. Dovrebbe riaprire alla fine di maggio del 2023.
Basterma Mano - Borj Hammoud, Nahr - Beirut - Nel quartiere armeno tra gioiellerie e traffico. Il tipico kebab libanese, incluso quello per noi poco conosciuto al manzo essiccato (Basterma). 32 $ per 5 pezzi con 5 bibite. Assolutamente da provare. servizio velocissimo e molto coreografico. Il giusto intermezza a pranzo.
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Le mummie |
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I cavalli opposti |
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