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lunedì 10 giugno 2024

India 33 - Aria tibetana

Ricevendo braccialetti benedetti - McLeodganj - Himachal Pradesh - India - aprile 24


Il paese è pieno di turisti che si aggirano nelle vie del bazar, che corrisponde al centro, in cerca di occasioni mirabolanti che traspaiono dalle decine di negozietti nati attorno agli edifici religiosi e che offrono, appunto, roba per turisti. La notorietà del Dalai Lama, porta quaggiù un gran numero di stranieri ovviamente e qui trovi proprio quella fauna tipica dei luoghi più frequentati del subcontinente, che non vedevi da giorni. Certo che le motivazioni che ti portano da queste parti, sono diverse dal desiderio generico di vedere meraviglie architettoniche o spettacoli naturalistici, qui la pulsione è soprattutto la curiosità sull'argomento religioso o quantomeno misterico che aleggia in questi ambienti e che come vi ho detto più volte, rappresenta il file rouge di questo viaggio nel cuore del Bharat. Oltre a ciò, la tematica tibetana è particolarmente ricca di questi aspetti, un po' favoleggiati, un po' resi leggendari, proprio dall'isolamento di questa terra lontana ed inaccessibile, dall'atavica solitudine dei suoi eremi, dall'ambiente estremo che porta i suoi cultori a comportamenti favoleggiati, anche se secondo alcuni possibili, come i digiuni di mesi, corroborati solamente da abbondanti tazze di thè al burro o manifestazioni non provabili del pensiero. 

Al bazar

Ma qui in città, di monaci ne girano un sacco e sarà forse possibile vedere o quantomeno percepire qualche fenomeno paranormale di quelli che qualcuno racconta. Io, da buon curioso dell'inconscio, ho posto particolare attenzione a questo aspetto, dando un occhio nei recessi più celati della cittadina. Ebbene non ci crederete, ma in un negozietto molto nascosto in fondo al bazar, un ambiente oscuro che avrebbe potuto passare inosservato se non ci avessi messo il naso dentro direttamente, spinto proprio dalla curiosità, seguendo un vecchio monaco dalla barbetta grigia con gli occhi vispi, ho avuto modo di assistere direttamente ad un fenomeno di telecinesi e qui voglio raccontarvelo, anche se non ci vorrete credere. Le scansie polverose del bugigattolo erano piene di pacchetti misteriosi, recanti caratteri hindi, cinesi, tibetani e anche in molte altre lingue della galassia indiana, qualcuna totalmente sconosciuta, forse chissà, di altri mondi. C'erano anche numeri che, al di là del loro significato esoterico, potevano anche corrispondere a prezzi. Profumi di essenze esotiche aleggiavano nell'aria, diffuse da bastoncini fumanti. Il monaco stava seduto davanti al venditore, un altro vecchietto come lui che stava appollaiato su un trespolo dietro al bancone con gli occhi semichiusi, mentre io, fingendo noncuranza, davo un'occhiata tra gli scaffali. 

Telecinesi

I due quasi non si parlavano, come comunicassero con la mente se non con segni convenzionali delle loro mani rugose dalle nocche ingrossate, come quelle del monaco, le cui dita uscivano dai mezzi guanti di lana grezza che lo proteggevano dal gelo notturno delle grotte nelle quali certamente viveva e per mesi meditava e che poi per comodità si tolse. Aveva messo sul banco un paio di pacchetti ed i suoi occhi opachi, come se ci vedesse poco, anche se apparivano come abituati a delineare ombre nell'oscurità, sembravano persi nel vuoto. Le labbra mormoravano qualche cosa, un mantra ripetuto all'infinito forse, una richiesta muta, una benedizione o chissà cosa altro. Tuttavia l'altro vecchio disse qualcosa, in risposta alla frase che scatenava il fenomeno, anzi forse ne era proprio il suo catalizzatore e qui prese corpo la cosa. La mano del monaco scivolò sotto il saio rosso cupo e ne estrasse l'oggetto, certamente magico o quanto meno dotato di quei poteri paranormali a cui ho fatto cenno e lo rivolse verso un altro omologo strumento del venditore e qui, dopo che era stato puntato su un mandala quadrato, ricco di puntini bianchi e neri, un segno magico di certo, che aveva il potere di scatenare il tutto, la telecinesi avvenne sotto i miei occhi e in un istante assolutamente inavvertibile, con un semplice tocco, avvenne il passaggio di denaro dal conto del monaco e quello del venditore. Tra l'altro in questo modo si ottempera anche all'obbligo dei monaci di non toccare con le mani il denaro.

Mulini di preghiera

Poi il religioso ripose il telefonino, prese il suo pacchetto e silenzioso scomparve nella strada. Ancora stordito da quello che avevo visto presi anche io un pacchetto di quel thè certamente miracoloso e tuttavia incapace di scatenare quei fenomeni, come tutti gli anziani ancora ancorati al cash, pagai con solide banconote la transazione. Il vecchio mi diede il resto con un sorriso forse di compatimento, forse di compiacenza, mentre un altro fricchettone appena entrato prendeva il suo pacco e pagava appoggiando solo l'orologio. Un clic appena accennato e via per la sua strada. Il mondo va avanti e se stai fermo, in pratica stai andando indietro. E' il relativismo bellezza. Questi sono i fatti, intanto fuori ormai era calata la sera e nel piccolo tempio tibetano tra le due vie principali del bazar, non c'era quasi più nessuno, salii al piano superiore dove potevi ammirare la statua del grande Buddha dall'alto, buttando lo sguardo oltre le terrazze contornate di simboli dorati che guardavano la valle oscura. Passammo ancora al tempio principale prima di tornare all'albergo, ma a quell'ora il grande edificio era quasi deserto, i monaci da qualche altra parte a pregare o chissà in meditazione in qualche pub del mercato. Questo allora andavo anche io meditando, mentre allungavo la masticazione di una magra coscia di pollo tandoori, che mi arrossava le labbra, non solo per il colore della marinatura, ma per l'infiammazione lasciata dalla potenza del chilli di cui era cosparso. 

Dalla terrazza del tempietto

La notte avrebbe attutito ogni cosa e reso sogni i pensieri e le ipotesi. La mattina dopo il tempo è chiaro e si vedono le montagne, sempre così quando abbandoni un luogo, che dovevi assaporare per i suoi paesaggi monumentali. Gurgeet intanto scalda la macchina e ha l'occhio umido. Non riesce a resistere e mi mostra sul telefonino, sempre il magico strumento che ormai è diventato la bacchetta magica tuttofare per i tutti gli aspiranti maghi in ogni parte del mondo, il filmato della sua dolce bambina che ieri ha avuto il suo primo giorno di scuola, un appuntamento importante nella vita di un bimbo. Ride, seppure un po' amaro, assaporandosi la gioia ed i saluti della piccina, che non vedrà ancora per tre lunghi mesi. Dura la vita dell'autista. Prima di partire rimane ancora da vedere il complesso dei molti edifici del governo tibetano e soprattutto il grande museo che racconta la storia recente dell'irredentismo di questo  piccolo popolo, visto che ieri era chiuso. Naturalmente interessante la parte folklorica con costumi e oggetti, ma il focus dell'esposizione è posto sulle vicende che hanno portato il paese all'occupazione cinese, la fuga  in esilio del governo e tutte le atrocità avvenute in questi anni, con le distruzioni dei monasteri e dei roghi a cui si sono sottoposti centinaia di monaci e normali cittadini per protestare sullo stato di fatto. La documentazione fotografica è ricchissima e assolutamente impressionante e pone come è logico in evidenza le ragioni di questa parte, al momento soccombente. 

Monti

La responsabile del museo, ci adocchia immediatamente e ci accompagna per tutto il giro, sottolineando tutto quanto ritiene degno di attenzione sull'argomento, raccomandandosi come ovvio di riportare a casa con noi, il messaggio che il museo stesso propone e di spingere la causa tibetana anche nel nostro paese. Il problema è come sempre complesso e non esistono semplici e facili soluzioni e naturalmente andrebbe esaminato con l'attenzione che le spinte di parte impediscono di valutare con mente chiara e sgombra di pregiudizio. Cosa molto difficile, già quando parliamo di problemi di casa nostra dei quali dovremmo conoscere tutto, figuriamo per le cose d'altri, per di più da noi così lontane o peggio estranee. Passeggiamo a lungo tra i palazzi che ospitano le varie funzionalità governative di uno stato teoricamente inesistente; al centro la grandissima biblioteca che contiene larga parte dell'attuale pensiero storico religioso tibetano e passiamo davanti al grande gompa che recenti donazioni hanno condotto sulla strada del definitivo completamento. Tra non molto potrà essere aperto al culto. Intorno passeggiano un gran numero di monaci pensosi, chissà quanti di loro sono spie cinesi? Questo è il primo pensiero che ti viene alla mente. Noi allora scendiamo verso valle tra tornanti e saliscendi che ci condurranno verso Dalhousie, un'altra stazione di montagna in questo Himachal Pradesh che non finisce mai di stupire, a pochi chilometri dal vicino Kashmir.. 

SURVIVAL KIT

Il grande mulino

Museo del Tibet - McLeodganj - A circa 2 km dal centro, nel complesso di edifici che ospitano il governo tibetano in esilio, vicino ai ministeri, la biblioteca, il centro di cultura e medicina tibetana, il museo di astrologia ed il tempio. Apre dalle 10 alle 17, comprende una parte folkloristica che racconta la vita tibetana, mentre la sezione principale è dedicata al racconto dell'invasione cinese del territorio dagli anni '50 del secolo scorso e di quanto subito dal clero tibetano oggi in esilio. Sull'argomento viene proiettato un film. Molto importante la sezione fotografica. Disponibili molti libri in tutte le lingue sull'argomento. Ingresso gratuito con eventuale offerta. Di certo una informazione completa sul punto di vista tibetano. Calcolate almeno un'ora.

Grande scimmia



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mercoledì 5 giugno 2024

India 32 - Sensi religiosi

Il tempio  - McLeod ganj - Himachal pradesh - India - aprile 2024


Inutile dire che qui, a Dharamsala, siamo venuti esclusivamente per l'attrattiva della questione tibetana, che fa di questo centro un punto nodale che vuole mantenere l'attenzione del mondo su questa diatriba irredentista, che per la verità ha moltissimi appassionati in tutto il mondo. Il luogo funge da cassa di risonanza per la propaganda in materia e qui tutto ruota intorno a questo argomento. Sbaglia quindi chi viene fin quaggiù in cerca delle atmosfere magiche che ci sono a Lhasa o nel Ladakh, i luoghi veri dove vanno ricercate queste sensazioni, le solitudini dei deserti d'altura, la pace dei cieli indaco punteggiati da nuvolette, simili a quelle che trovi nelle tankhe dei templi bianchi dai tetti spioventi. Qui trovi solamente un agglomerato politico burocratico, venuto su negli anni '60 e che anche dal punto di vista costruttivo, non ha nulla di architettonicamente interessante o che ricordi anche in minima parte la bellezza pura e sedicente incontaminata che trovi nelle terre tibetane. Ovviamente non è colpa di nessuno se con i soldi e le offerte arrivate si è messo insieme quanto possibile, magari utile allo scopo preposto, ma ripeto non siate delusi se qui non trovate qualche cosa che pur lontanamente ricordi il Potala o qualcuno dei meravigliosi gompa che vi aspettavate di vedere. 

Il grande tempio non è altro che una serie di stanzoni di cemento con qualche statua, adatti bene alla preghiera comune e ad accogliere le migliaia di visitatori e fedeli che comunque arrivano in pellegrinaggio da tutto il mondo, organizzati per raccogliere le offerte, quelle sì che sono utili alla causa.  In effetti c'è un sacco di gente, in particolare di nepalesi che arrivano fin qui per dare il loro apporto morale e materiale e per riunirsi a pregare. Di fronte al tempio, il palazzo dove risiede il Dalai Lama, quando non è in giro per il mondo. Per la verità, avendo ormai 89 anni, si muove molto meno di una volta e si avvicina il momento in cui bisognerà pensare alla successione, anche se come sapete certo, il lungimirante anziano ha pensato bene di annunciare che con lui, finirà il tradizionale sistema utilizzato nei secoli passati, in quanto ha confermato con decisione di non avere nessuna intenzione di reincarnarsi secondo i metodi tradizionali, per cui si dovrà pensare ad un altro sistema per scegliere il nuovo capo, probabilmente con un modo elettivo, una sorta di Conclave insomma, che metta fuori gioco le intenzioni di Pechino di trovare un reincarnato che faccia loro comodo come già è accaduto per la figura minore del Panchen Lama, praticamente scomparso dai radar subito dopo la nomina, da parte delle autorità cinesi. 

Comunque sia qui la giostra va avanti spedita e genera un bel giro di presenza. Intanto io seguo la folla che si assiepa davanti al cancello della sede centrale. Di certo non speravo di essere ricevuto al cospetto del venerato, anche in udienza collettiva, per ottenerne le opportune benedizioni che non sono mai sufficienti, ma qui pare che da un po' non si veda in giro e data l'età, mi sembra cosa del tutto comprensibile. In pieno svolgimento invece, una strana cerimonia di cui cerco di capire lo svolgersi convulso. Infatti la grande folla che spinge proprio davanti al cancello principale, si agita sventolando bigliettini gialli numerati. Un gruppo di addetti al di là delle barriere dà retta ai questuanti nella gran confusione, ma come capirete, il concetto di coda ordinata in Oriente è un ossimoro non risolvibile. Comunque quando si riesce ad arrivare alle robuste sbarre che separano il giardino del tempio da quello del palazzo, qualcuno prima o poi ti prende il bigliettino giallo e lo scambia con un oggetto che sta impilato su un grande tavolone e lo consegna al possessore della contromarca. Vicino a me c'è una ragazzina che è appena riuscita a fare lo scambio e sta fuoriuscendo dalla calca con aria compunta ma soddisfatta. 

Quindi attacco bottone per primo, venendo a sapere che arriva da Katmandu, in pellegrinaggio con la famiglia: Anche i suoi nonni sono profughi tibetani della prima ondata e sono qui proprio per rendere omaggio al Santo Padre. Dunque il  meccanismo funziona in questo modo. Voi, il giorno prima, andate ad un apposito ufficio lì vicino, fate la vostra offerta per la libertà del Tibet e consegnate un oggetto che vi siete portati da casa. Questo verrà benedetto direttamente dal Dalai Lama e vi verrà riconsegnato appunto il mattino dopo dietro presentazione del famoso bigliettino giallo numerato che lo identifica e tutti se ne vanno a casa felici e contenti. Certo un tempo si veniva benedetti direttamente dal Dalai Lama in persona, ma al momento, vuoi per il numero di richiedenti, vuoi per l'età avanzata, questo non è più possibile, quindi bisogna contentarsi della benedizione per procura. La ragazza mi mostra la scatola che ha ricevuto, contiene un centinaio di quei fili gialli che si legano al polso e vanno tenuti fino a quando si spezzeranno, garantendo fino ad allora la protezione spirituale. Si affretta a regalarcene tre con un grande sorriso sulle labbra, che racconta della sua fede incrollabile. Gli altri li porterà a casa da distribuire a parenti e amici che li attendono speranzosi. Pensatela come volete, ma sono cose che male non fanno e nel mondo serve di più l'amore dell'odio. Specialmente di questi tempi. 

L'Ashram

L'atmosfera, del luogo è comunque piacevole e non molto confusionaria, nonostante la gente. Il rumore di fondo che arriva dalla sala di preghiera, una sorta di basso continuo, scandito a tratti dal tintinnio delle campanelle o dal battito dei tamburi, comunica in ogni caso un senso di tranquilla serenità. Ce ne andiamo tra il via vai di monaci e di fedeli che sciamano nelle vie del paese. Oggi il museo è chiuso e lo vedremo domani, giriamo quindi un po' per il mercato, prima di andare a vedere la chiesa di San Giovanni nel deserto, la prima chiesa protestante del Nord dell'India, costruita in pietra nera, in un cupo stile gotico nel 1852, ma con una curiosa finitura in legno sul campanile centrale che ne costituisce la facciata. E' ben nascosta nel bosco e devo ammettere che con questo suo aspetto ossianico, celata tra tronchi centenari, ti immette subito in un racconto di Poe, mood aumentato dal vicino cimitero abbandonato di tombe sfatte e coperte di muschio che guardano la valle. Il fatto che il sole se ne sia andato non aiuta certamente a migliorare l'umore, non oso pensare a quei poveracci che quasi 200 anni fa venivano a campare da queste parti per fare grande il loro impero. I suonatori di vecchi strumenti a corda che stazionano lungo la strada che torna in paese, fanno miagolare le corde dei loro attrezzi aumentando se possibile il senso di straniamento che ti prende a queste quote. 

Bum chair - 10 R.

Sarà la carenza di ossigeno, sarà il crocevia religioso che confonde le idee, sarà il tempo un po' uggioso che ti penalizza la soddisfazione che avevi messo in conto nella speranza di ammirare le vette dei cinquemila che circondano queste valli. Così sempre per rimanere in tema e speranzosi che il tempo migliori, saliamo ancora di quota per raggiunger un famoso view point delle vicinanze, un sentiero che a mezza costa porta fino ad un famoso ashram, quello, pare frequentatissimo, di una nota santona locale, tale Mataji Nirmala Devi, che propone una soluzione molto sincretistica per raggiungere la pace interiore, assicurando l'apertura dei chakhra, condendo al tutto anche con un po' di biofuffa che oggi va per la maggiore, quindi guai a rinunciarci. Infatti il tempio annesso riporta i segni di diverse religioni oltre ai classici stigmi induisti, dalle croci, alle stelle di David e chi più ne ha più ne metta, oltre ai segnali buddisti e ci mancherebbe che qui si gioca in casa. Tutto il percorso di avvicinamento all'ashram è disseminato di cartelli con frasi celebri della santa, che dovrebbero predisporre il tuo animo perverso alle meglio cose che poi conseguirai durante la permanenza nel sito. Una roba un po' anni '60, che tuttavia sembra avere ancora i suoi cultori, d'altra parte le anime sono contorte e faticano a trovare pace, hanno sempre bisogno di un aiutino insomma. 

Non sembra che ci sia molto affollamento attorno alle costruzioni dove volendo si viene ospitati, tranne qualche residuato hippy di lungo corso, ma più che altro la gente che arriva fin qui passeggiando lo fa per la bellezza della vista sulle montagne che oggi purtroppo ci è un po' preclusa. Lungo la via infatti c'è tutta una serie di banchetti che offrono generi di conforto ai passeggiatori, binocoli per ammirare le cime lontane, oggi fanno lo sconto visto che si può vedere solo lo strapiombo nella valle e soluzioni fantasiose per tirare su qualche soldo sfruttando il via vai della gente. Ecco ad esempio un vecchietto che ha messo sul baratro una specie di panca con tre schienali a forma di culo, e per sole 10 rupie offre la possibilità di fotografarcisi sopra. Dai la Bum chair è un'idea che da sola vale il prezzo richiesto! Bisogna premiare l'imprenditorialità. Scendiamo fino al laghetto che segna l'inizio del sentiero, un paciasso alpino che mi ricorda quello dei miei monti, ma che qui è popolato da famigliole che godono del refrigerio montano a loro evidentemente sempre negato nelle assolate pianure gangetiche. Tuttavia il luogo ha una fama oscura, di posto maledetto, infatti guai a prendere o peggio mangiare i numerosissimi pesci che sguazzano grassocci e ben visibili. Ma qui intorno è tutto un susseguirsi di proposte naturalistiche e anche se trascuriamo per ovvi motivi i tanti sentieri di trekking in altura che vengono proposti ai visitatori della valle, non possiamo fare a meno di concederci le cascate di Bhagsu, anche se in questa stagione non sono nel loro aspetto più spettacolare. 

Questo si manifesta durante i monsoni come ovvio, anche se si sconsiglia di venire in quella stagione per evidenti motivi. Comunque, per arrivare alle cascate dal paese la strada è erta e impegnativa. Le ragazze giustamente si precipitano e il nostro Gurgeet, da prode scudiero come si sente, vuole accompagnarle assolutamente. Per la verità c'è un bellissimo caffè proprio di fronte, che consente, dalla terrazza sulla valle, una prospettiva perfetta per apprezzarle. Si dice che sia impossibile bagnarsi nei laghetti che formano alla base dei salti, talmente gelata è l'acqua, cosa a cui vi prego di credere senza prove. C'è una vera processione di gente che sale fino al punto più vicino al fianco del salto maggiore, gradini scoscesi e dirupo compresi, ma la vista dalla terrazza è assolutamente convincente, ve lo posso assicurare, oltretutto un bell'espresso bollente costa 1 euro e addolcisce il cuore. Anche il vicino tempietto di Baghsunag dedicato a Shiva non presenta architetture degne di nota, salvo le diverse piscine di acque termali assolutamente curative ancorché sacre, dove bagnarsi, qua intorno pare sia  una costante. Inoltre tutto è facilitato al visitatore, ecco infatti vicino alle pozze di acqua calda, un bel cartello per le offerte, munito di codice Qr, casomai non aveste cash al seguito. Insomma il mondo cambia e ci si aggiorna; torniamo in paese, va che è meglio.

SURVIVAL KIT

Il grande mulino di preghiera del tempio

Da vedere a McLeodganj - Il complesso della zona tibetana, che comprende il grande tempio Namgyal, la residenza del Dalai Lama Tsuglagkhang, il museo storico della persecuzione tibetana, le scuole buddiste, la grande biblioteca, i palazzi dei ministeri del governo in esilio e il nuovo tempio in costruzione, questo con una forma più rispondente alla tradizione. Il bazar del centro dove c'è anche un altro piccolo tempio tibetano molto grazioso e colorato con l'ingresso dalle due vie parallele del mercato. Fuori paese, la cattedrale di S. Giovanni col cimitero, la cascata di Bhagsu, il tempio hindu di Baghsunang con le terme, la passeggiata al view point con il laghetto Dal. Da qui se la giornata è bella c'è una gran vista sull'arco di montagne. Naturalmente vasta possibilità di trekking guidati nei dintorni.


Carredrale
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martedì 4 giugno 2024

India 31 - A MacLeodganj

fedeli induisti - India - marzo 2024

McLeodganj

Dharamsala è un luogo del tutto particolare, anche per l'India, che di stranezze ne annovera moltissime. Intanto è necessario che vi ricordi ancora una volta che questo viaggio è stato studiato proprio per unire quasi con secchi tratti di matita, i più importanti aspetti religiosi di questa terra, crogiuolo antico di pensiero e di ricerca di trascendenza e non c'è dubbio che sia proprio la religione, il filo di pensiero filosofico che ha caratterizzato i fondamentali di questo mondo, attraverso una evoluzione che unisce tradizioni, leggende, spiritualità, superstizione. Di qui è nato tutto, ci è passato tutto e tutto è stato accolto, rimuginato, assimilato, digerito, rielaborato, creando scuole di pensiero ed allo stesso tempo manifestazioni popolari che hanno contribuito anche e fondamentalmente, ad uno sviluppo artistico senza pari. Così nel nostro itinerario anche simbolico, abbiamo attraversato, il mondo folle e chiassoso dell'induismo, sfiorando poi, come ricorderete, il suo avversario assoluto, quell'Islam che si mostra forte e orgoglioso appena al di là dei cancelli del confine, pur ancora minoranza problematica, che per la verità avrebbe solamente voglia di starsene in pace e senza grane, presente all'interno del paese; poi il mondo Sikh, il vento nuovo e pur combattivo che si proponeva, come tutte le rivoluzioni di pensiero, di mutare i rapporti di convivenza di una società statica e classista, tornando alla purezza delle origini, come tutti i movimenti riformatori, per arrivare infine a quella forma apparentemente silente e meditativa, che anch'essa in tempi lontani aveva tentato la sua rivoluzione, il buddismo, al fine di completare in questo modo un cerchio quasi perfetto. 

La valle del Beas

Il buddismo, pur essendo nato proprio qui anch'esso, era poco presente sul territorio, relegato all'estremo Ladakh, che fisicamente è molto più vicino al Tibet stesso, non per nulla la Cina ne ha sempre contestato gli attuali confini. Certo, questa religione è forse troppo cerebrale e interiorizzante rispetto alle più facili spiegazioni del panteismo hindu, che vede il sacro in ogni cosa, volendola personalizzare con nomi e volti che meglio riescono a spiegare l'esoterismo a masse illetterate oppure al contrario, alla militanza sotto la guida di una entità quasi senza nome che le comprende tutte. Ma era ben presente, sotto varie forme naturalmente, perché ogni religione, non appena passa dalle mani del suo clero, tende immediatamente a dividersi in mille rivoli contrapposti e litigiosissimi (e di norma piuttosto violenti nel volersi affermare come unica verità tra le altre), visto che guarda caso, il potere interessa molto, considerato l'aspetto più terra terra delle cose di questo mondo, nel resto dell'Asia, portato in giro proprio da sapienti e pensatori indiani. In particolare in Tibet, dove si era affermata una vera e propria teocrazia, quella detta del Veicolo di diamante, la cui maggiore o minore autonomia, sotto varie sfumature era stata tollerata dall'impero cinese per quasi mille anni. 

Monaci tibetani

Poi, dopo il brevissimo interregno seguito alla caduta dell'ultimo imperatore all'inizio del '900, in cui la Cina precipitò nel caos, il potere dei Cappelli gialli, che detenevano il comando dopo aver eliminato tutti i concorrenti, si auto dichiarò indipendente, pur non essendo riconosciuto da nessun altro paese del mondo, una situazione un po' simile a quello di Transnistria o Abkhazia. Quando il maoismo arrivato al potere, si riprese il Tibet invadendolo negli anni '50, il Dalai Lama ed il suo seguito politico/religioso, fuggì nella vicina India nel 1959, che li accolse ben volentieri, dando loro lo status di governo tibetano in esilio. Concesse loro una piccola porzione di territorio tra i monti dell'Himachal Pradesh, stato di nuova creazione, nato sulle ceneri della frammentazione del grande Punjab britannico, luogo che per la sua altitudine poteva avere una qualche similitudine con il Tibet, con la libertà di strutturarsi come governo provvisorio, in modo da creare una bella spina nel fianco al nemico cinese. Così questa area, curiosamente ha subito proprio gli eventi storici del file rouge religioso di cui vi ho appena parlato. Riportata infatti già nei racconti dei libri sacri induisti, a partire dal Mahabaratha, la regione fu conquistata successivamente dall'espandersi dei Moghul che vi imposero l'Islam, quindi, alla disgregazione di questo impero si impose il potere dei Sikh, scalzati poi dai Gurkha nepalesi che lasciarono il posto al potere britannico. 

Per le strade di McLeodganj

Dopo la sua fine e la successiva spartizione, Nehru, concesse ufficialmente nel 1960 l'ospitalità al governo in esilio tibetano, che qui si stabilì definitivamente dando vita a questo insediamento, che mantiene tutt'oggi una forte valenza politica e assertiva ed è anche il centro propagandistico del movimento tibetano nel mondo. Così è sorta sulle alture dietro a Dharamsala, ad oltre 2000 metri, nel sobborgo di McLeod Ganj, che era un piccolo agglomerato che aveva preso il nome dal luogotenente Mc Leod, governatore del Punjab, che qui aveva fissato la sua residenza estiva, quattro case coloniali e che oggi si è trasformato in una vera e propria città che contorna le strutture sorte per ospitare questa comunità che ha costruito negli anni, palazzi di governo, ministeri, la casa/reggia del Dalai Lama e del suo clero, una grande monastero, con templi e tutte le altre strutture che caratterizzano una sorta di Vaticano sui generis, con le stesse caratteristiche dal più al meno. Naturalmente questo è servito da punto di aggregazione per tutti quei tibetani, seguaci del Dalai Lama e di quello che a tutti gli effetti è un partito politico di stampo religioso, fuggiti a loro volta in seguito, che auspicano l'indipendenza tibetana e il ritorno della teocrazia al potere. O

Ovviamente tutto ciò ha contribuito, con il forte potenziamento turistico che ne è seguito, a rivitalizzare la stanca e sonnolenta cittadina di montagna di Dharamsala, diversamente condannata all'oblio perenne. Risalendo infatti le stradine che conducono alla parte più alta della collina, noti subito una decisamente forte presenza di stranieri che circolano per i vicoli e le centinaia di negozietti che questa presenza si porta automaticamente dietro, mescolati ovviamente a gruppetti e singoli monaci avvolti nel classico saio rosso scuro. La prima impressione è ovviamente, quella di una stazione turistica di montagna, circondata com'è da alti picchi coperti di neve e la temperatura gradevolissima. I segni della presenza tibetana sono dovunque, dalla serie di negozi e baracchini vari nel centro, che è poi un grande bazar, agli innumerevoli tempietti, dai chorten, segni di una presenza religiosa che marca costantemente il territorio. Ci rifugiamo nel nostro albergo tra gli alberi, rimandando a domani l'esplorazione approfondita. Ormai è scesa la sera, rimane solo il tempo per un giretto nel mercato, non sia mai che ci comprino tuti i ninnoli ed i braccialettini prima di domani, lasciandoci senza e l'occasione di una parca cena in un localino di tendenza, noblesse oblige e il turismo d'assalto moderno anche, pur se ammantato da motivazioni culturalreligiose.

Piantagioni di thè

SURVIVAL KIT

Il giardino dell'albergo

Hotel D'S Casa - Club house road - McLeodganj - Bella struttura , nuova, in un bel giardino, al centro del paese, molto vicina al tempio. Molto tranquillo e silenzioso. Camera spaziosa e pulita. Bagno nuovo e ben fornito ed attrezzato. TV, frigo, free wifi in camera, AC, riscaldamento, phon, bollitore per thè caffè, colazione inclusa. Molto gentili, ci comunicano subito che la camera de Luxe ci viene upgradata a Super de Luxe. La posizione è molto comoda per raggiungere a piedi tutti i centri di interesse. Consigliatissimo. La doppia tra i 40 e i 50 € a seconda della stagione.

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