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Piazza Nejmeh e torre dell'orologio - Beirut - marzo 2023 |
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Piazza Nejmeh - L'Etoile |
Siamo alla fine ed ogni ora che passa ci porta verso quel varco temporale che vede nella scaletta dell'aereo, il portale quantico che ti riconduce nella tua galassia lontana lontana. Ma rimane da vedere, da sentire, da vivere, quello che probabilmente rimane la zona più iconica di Beirut, il Distretto centrale, o downtown, chiamato qui anche Solidere, dal nome della compagnia che ne ha gestito il tentativo di ricostruzione. Non starò qui a descrivervi i singoli punti, luoghi, palazzi e monumenti che in gran numero sorgono in questa parte della città e che troverete facilmente sul web, magari date un'occhiata qui, ma cercherò di passarvi le sensazioni che inevitabilmente si provano passeggiando in questo luogo a mio parere assolutamente unico nel suo genere. Questo quartiere che in tutto il '900 e di certo anche prima, è stato il centro pulsante della città, ne racchiude completamente la storia e la sa raccontare attraverso i suoi edifici, che espongono qua e là anche le rimanenze più antiche, dai fenici in poi, mostrando nei diversi punti, affioramenti di ruderi che la raccontano. Ma è la parte più recente, diciamo il centro del centro, eretto in maniera estremamente omogenea attorno alla Etoile centrale, negli anni '30 del secolo scorso, che si sviluppa tutta la storia recente.
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In restauro |
Questo quartiere durante la guerra civile dopo il '75. è stato completamente devastato, molti dei suoi palazzi resi inabitati ed inabitabili, in pratica abbandonato, mentre intorno, le varie milizie si massacravano lungo la linea verde e la piazza dei Martiri che ne forma uno dei lati di confine. Attualmente tutto questo centro che ripercorre la pianta della città romana scandita come di consueto, da cardo e decumano, è diventata una amplissima zona pedonale, che appunto si cerca di fare ritornare ai fasti del passato, mantenendovi intanto i palazzi del potere, come il Parlamento e la Presidenza. Tuttavia dovete considerare che vi si accede attraverso varchi presidiati dall'esercito e le barriere ed i cavalli di Frisia, disturbano mentalmente chi vuole entrarvi per prendere posto ai tavolini dei bar e dei locali elegante che qualche volenteroso sta cercando di aprire. Quindi, specialmente nelle ore del primo pomeriggio passeggi per queste splendide vie, larghe e spaziose, circondate da palazzi monumentali, tutti in uno stile vagamente razionalista, per arrivare all'ampia piazza centrale con la torre dell'orologio (Rolex), in una solitudine assoluta. I palazzi, per la maggior parte appaiono completamente disabitati, come abbandonati a se stessi, le vetrine del pianterreno per la maggior parte sono piene di macerie e vetri rotti e gli ingressi sbarrati. Passeggi in un silenzio irreale, esattamente il contrario di quello che dovrebbe rappresentare il centro pulsante di una città moderna, in un ambiente che richiama quadri metafisici, con archi vuoti e colonne erette nel nulla in una luce tersa ma completamente vuota.
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Palazzi Nell'Etoile |
Un paio di soldati presidiano il Parlamento, anche loro così immobili da sembrare finti. Alle spalle della torre, circondata da alberi, il palazzo delle Generali (avete notato che in ogni piazza centrale delle capitali del mondo, c'è un qualche palazzo su cui troneggia il leone della nostra più importante compagnia assicuratrice?), dove aveva anche sede l'ambasciata italiana, si erge vuoto e solitario, in un'atmosfera straniante, che non riesco a definire diversamente che aliena. Diciamo che questo luogo meriterebbe almeno una giornata intera per essere visto nella sua complessità, godere dei vari monumenti e comprenderne la storia millenaria, ma rimanere seduti al centro ad assorbirne l'atmosfera irreale, passeggiare lungo questi portici infiniti, osservare gli androni ancora pieni di macerie o percorrerne il perimetro tra murales contro la guerra e colonne romane smozzicate, te ne riporterà comunque l'emozione principale. E soprattutto la spettacolare uniformità del quartiere, delle costruzioni, della pietra ocra con la quale sono state erette. La chiesa ortodossa che dà sulla piazza centrale, poi, è un vero gioiellino, sorta sul solito tempio romano, più volte distrutta e ricostruita, bruciata infine durante la guerra civile e restaurata nel '95, mantiene all'interno la sua sacralità avvolgente.
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Bagni romani |
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Cattedrale maronita |
Risaliamo la strada fino al giardino dei bagni romani, vasta area dove completamente scoperte, ne apprezzi le fondamenta e le dimensioni che danno la caratura della città dei primi secoli dopo Cristo. Completiamo il perimetro che costeggia la piazza dei Martiri, col suo lugubre monumento appena ingentilito da un colorato murales, anche questa museo all'aperto della storia natica e recente. Mentre scendiamo in direzione del vicino porto, a destra intravedi lontana, la fila degli alberi che contrassegnavano la linea verde, a sinistra i palazzi ricoperti di graffiti alla base che attendono la ricostruzione, qualcuno già attivo, come un gigantesco golem che muove i primi passi di una nuova vita, qualcuno che ancora sta vivendo l'ansia dell'attesa, con staccionate divelte, travi sconnesse, portoni sbarrati. Dalle traverse, chiuse accora dalle barriere di filo spinato, con le garitte dei militari magari deserte, ma ancor di più per questo, inquietanti, simbolo incontrovertibile di ansia e di morte, invece intravedi in basso, scavi che mostrano colonne di antichi templi, volute ardite di capitelli o residui fenici ancora più antichi, archivolti bizantini più in superficie, residualità di eserciti crociati. mentre il fonde delle strade riportano sempre a quella centrale piazza Nejmeh, che con la sua torre quadrata ne rappresenta il cuore, un tempo pulsante.
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Piazza Hariri |
Sul perimetro altri importanti edifici religiosi, le moschee, la cattedrale greco-cattolica, quella maronita, e lontana la caratteristica cupola di quella armena. Infine la grande moschea che occupa l'angolo sulla piazza dei Martiri, prima del monumento centrale, con i sottili minareti che svettano verso il cielo azzurro. Ne percorriamo la scalinata nella speranza di trovare uno spiraglio per entrarci e goderne l'interno, ma non c'è neppure nessuno a cui chiedere, solo un vecchio con una barba imponente sta seduto sulla cima della gradinata, così immerso nei suoi pensieri da rendere difficile il volerlo anche solamente disturbare. Di qui il quartiere continua fino alla Corniche e questa parte effettivamente sembra ritornata ai fasti di un tempo con negozi e locali completamente restaurati e la gente che la affolla e la fa rivivere. Ma l'immagine che ti rimarrà a lungo assieme all'atmosfera, è quella di piazza Neijmeh, con le facciate mute che la circondano, con le infinite fughe di portici deserti che da lì si dipartono, in attesa muta che qualcuno venga a riportarli alla vita.
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Beit Beirut |
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In restauro |
Ancora una sosta a meno di un chilometro verso sud e siamo arrivati alla Beit Beirut, una bellissima casa storica della città, completamente devastata dalla guerra, oggi trasformata in museo e volutamente lasciata con la sua facciata completamente ricoperta dai fori delle pallottole dai colpi di cannone, con le pareti e le finestre sfondate perché il ricordo di cosa significhi una guerra civile, permanga nelle testa della gente, pensiero lodevole, proposito da perseguire anche se purtroppo la storia ha mostrato essere completamente inutile. La memoria umana è sempre troppo corta e a poco servono le icone dimostrative che raccontano la storia. Certamente un'altra delle immagini della città che contribuiscono a rendertela indimenticabile. Su questo e su tutto quanto abbiamo visto in questi giorni ragioniamo nel giardino di un bel locale storico del centro sorbendoci l'ultima limonata, tendando di immaginarla negli anni '60 nel periodo in cui tutti la consideravano la ricca Svizzera del Medio Oriente, cercando di assorbire, assimilare, digerire, oltre alle immagini, le emozioni che il viaggio ti presenta e ti consente di portare via con te. George ride ancora prima di lasciarci, è stato un buon auriga in questa carrellata cittadina che finisce davanti a un piatto imperiale di costolette di agnello, che ci sembra comunque enorme, anche se il cameriere sembra piuttosto rammaricato dal fatto che rappresenti comunque una mezza porzione. Niente doggy bag quindi, mentre lasciamo la città, pochi minuti e già sei all'aeroporto. Tocca infine ritornare a casa.
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Beit Beirut |
SURVIVAL KIT
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Central district |
Cose principali da vedere a Beirut - Le elenco sommariamente, considerando che difficilmente riuscirete a vederle tutte in un giorno, per cui meglio se vi ritagliate anche qualche puntata qua e là, se non avete tempo per esplorarla dettagliatamente. Dunque abbiamo detto Il Distretto centrale (Solidere) del quale attraverso dettagliati percorsi a piedi, potrete vedere la parte di rovine antiche (fenici, ellenistici, romani, bizantini e crociati) di cui i bagni romani ed il foro sono i principali punti di interesse; quindi gli edifici religiosi di ogni tipo, in alcuni dei quali è possibile entrare; il centro anni '30 con piazza Nejmeh e la torre Rolex, Piazza dei Martiri con la linea verde e le vie dei dintorni a nord fino al porto. Tutta la Corniche a partire dal porto di cui potrete vedere le rovine e poi la parte degli alberghi, fino alle Pigeons Rocks, dove potrete trovare anche i ristoranti più eleganti. La Beit Beirut almeno dall'esterno, il Museo Archeologico, almeno un paio d'ore e il museo Sursok. Infine il quartiere Armeno con la sua confusione e il quartiere Gemmayze, con le case antiche ed i locali di tendenza. E naturalmente girando per la città avrete l'opportunità di vedere tutte la parti ancora devastate dalla guerra e quelle semidistrutte dall'esplosione, i murales che la arricchiscono dappertutto, oltre ai quartieri nuovi che definiscono l'ultimo volto di questa città millenaria e non facilmente dimenticabile.
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La Corniche |
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Negozi |
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La chiesa greco ortodossa |
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Tempio |
1 commento:
Hai ragione unico nel suo genere ma un po’ inquietante
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