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Turista a Jeonju - Corea del sud - ottobre 2023 |
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Il villaggio originale |
Ma sì, Jeonju sarà anche un po' finta ed un po' troppo oleografica, ma alla fin fine è meglio stare a passeggiare in un luogo bello e piacevole che in un posto squallido e bruttarello, avrebbe detto quel tizio della banda di Quelli della notte. Però, quando ne hai abbastanza di girare nei vialetti tra dignitari e damine, giri verso la collina e vai a dare un'occhiata ad un quartiere tra gli alberi del bosco che, cosa ormai comune da molte parti, da zona povera e degradata, col tempo è stata invasa da artisti ed artigiani, trasformandosi in un rione di intellettuali con tutte le pareti ricoperte da murales, cosa che ormai distingue per antonomasia queste aree. E' evidente poi che non tutte queste espressioni artistiche sono di qualità eccelsa, trovi anche delle porcherie o delle banalità, ma girellare per i vicoli davanti ad una sfilata di grandi dipinti che ricoprono i muraccioli un tempo ricoperti di calce bianca, è pur sempre interessante. Qui a Jaman, diversamente da quelli di Seul, che mi erano apparsi un pochino deludenti, vedi una sfilata di opere piuttosto carine ed interessanti, una pop art espressiva e ricca di colore e di vigore intellettuale, così almeno mi è sembrato, ma io sono mentalmente un contadino di bocca buona, e poi sono tantissimi e ci puoi passare anche un'oretta facendo un bel giro tra le case.
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Il portale del palazzo |
Poi con calma, se non vuoi salire in cima al monte per goderti il panorama dall'alto, puoi ridiscendere in paese e rimescolarti tra la folla, la cui attività principale mi sembra sia quella di nutrirsi in abbondanza. Code infinite davanti ai negozi su strada che vendono di tutto, dalle già citate cialde al formaggio agli spiedini di carne o di frutta caramellata, a molti tipologie di dolci per i quali sembra la città sia nota ed infine agli onnipresenti fritti. Poichè il tempo è bello e abbiamo ancora qualche ora di luce buona andiamo al centro del villaggio dove sorge l'ampio parco cittadino con quello che era il castello, disposto come gli altri già visti, all'interno di un'ampia aerea verde, con diverse costruzioni lignee e dipinte, adibite alle necessarie funzioni di un palazzo reale, ambienti per le vita privata del re e delle principesse, sale di ricevimento pubblico, tempietti per la vita religiosa, porte di accesso ornate e maestose. Tutto costruito sulla base di colonne prodotte in grandi tronchi di albero dipinti di rosso che sorreggono tetti coloratissimi all'interno, ricoperti di tegole di terracotta nera o blu. Dentro al palazzo l'atmosfera è più calma e rarefatta e puoi tranquillamente sederti su qualche panchina a guardare i gruppetti di persone che si dispongono davanti alla sale di ricevimento per farsi le foto di rito.
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Il ritratto del re |
Il Gyeonggijieon è una bella sala tra gli alberi che ospita il più prezioso ritratto di Seonggae, il primo re della dinastia Joseon, un bellissimo dipinto del 1400 che lo ritrae vestito dei suoi paramenti regali, su uno sfondo dorato. L'opera ha una fissità quasi bizantina, sottolineata dall'assenza di corporeità del personaggio, il cui grande vestito nero preclude ogni plasticità e volume, accentuando invece la bidimensionalità dell'ornato e dei fregi del pavimento. Un interessante esempio dell'arte e degli stilemi di quel periodo. Appena fuori sorge invece l'imponente cattedrale cattolica dei primi del '900, disegnata dallo stesso architetto di quella di Seul a Myeongdong, caratterizzata soprattutto dalla imponente facciata con l'altissimo campanile centrale che ne sottolinea la verticalità ed i richiami, propri del periodo, alle mescolanze di stili, dal romanico al bizantino. Poi è tutto un tentativo di perdersi per le vie della città che però essendo perfettamente squadrata, si rivela cosa impossibile. Finiamo in una sala da thé a mangiucchiare dolcini alla frutta ed alla pasta di fagioli rossi, non prima di aver comprato un paio di porzioni di una famosa torta al cioccolato, specialità della città, come da tanto di cartellonistica esposta sulla pasticceria centrale che si arroga la primogenitura di questo dolce.
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Damine nel palazzo |
Infatti davanti c'è la fila per comprarla e tutti escono rigorosamente con il loro pacchettino in mano, da sbocconcellare sulle panchine dei dintorni. Intanto basta sedersi per osservare il passaggio e subito vieni abbordato da qualche turista, che vuol sapere da dove vieni e dove vai. Gli occidentali rimangono comunque merce rara e gli italiani fanno sempre premio. Insomma ci esibiamo per una serie infinita di selfie. Alla fine però bisogna pur tornare a casa che è quasi buio. Usciamo per cena e fedeli al consiglio del nostro taverniere, andiamo nel vicino ristorantino che pare offra il miglio Bibimbap della città. Inutile discutere, se è di rito per chi viene fin qui bisogna provarlo assolutamente. Si tratta di piatto composito. Vengono servite nove scodelline diverse contenenti, come ovvio per primi i famigerati kimchi, poi alghe con condimento in rosso, carne cruda arricchita di salsa al glutammato, una specie di gianchetti bianchi in salmoriglio, che tuttavia secondo me si muovono ancora, spinaci bolliti con aglio e melanzane brasate, fagioli in nero di seppia e un altro paio di più difficile interpretazione. Poi ti viene servito un ciotolone contenete abbondante salsa piccante, germogli, alghe, insalata, un uovo ed una cazzuolata di riso bollito. Se la salsa non basta, sul tavolo ci sono diverse bottigliette per aumentarne il mordente, compresa quella di pesce fermentato, una sorta di garum dei latini, oggi diremmo colatura di alici, frequentissima in oriente.
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Il bibimbap |
Ci versi dentro il contenuto delle ciotoline nella proporzione che più ti aggrada e mescoli il tutto per bene e poi te lo pappi. La signora ci riceve con degnazione, visto che siamo stati mandati da amici e ci fa accomodare in un buon posto dopo che ci siamo liberati delle scarpe, come si usa in questi locali. Quindi comincia il rituale, ma ça va sens dire che, al nostro gusto e data la piccantezza estrema di quasi tutti i componenti, risulta del tutto immangiabile. C'è poco da fare, io sono prevenuto e il mio palato è poco incline ad accetttare questi sapori, comunque alla fine pilucchiamo l'uovo, le verdure e ci riempiamo del riso, dopo aver evitato di mescolarlo alle salse più immonde. Alla fine viene servito un bel brodo di riso con altro riso bollito dentro, che come si dice in Piemonte disnausia e rientra appieno nella nostra cultura di amatori dei bolliti. Insomma abbiamo fatto buon viso a cattivo gioco e la signora, che comunque non ha battuto ciglio ritirando i piatti quasi pieni, si profonde in mille inchini e ci fa anche lo sconto, visto che ci mandano gli amici degli amici. Un bel 20.000 W in due con la birra, che almeno quella è buona. All'uscita fa un po' freddino e ci intabarriamo nelle nostre giacche a vento per raggiungere la nostra stanzetta dove ci consoliamo con la torta al cioccolato comprata nel pomeriggio, almeno quella sì che ti riscalda il cuore e ti prepara al sonno.
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I murales |
SURVIVAL KIT
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Frutta caramellata |
Jeonju - Cittadina molto turistica a circa 2,30 ore di bus a sud di seul Seul o 3 ore ad ovest di Busan. Cercate alloggio il più vicino possibile al centro storico cosicché potrete visitare tutto quello che la città offre a piedi, meglio ancora all'interno del villaggio in un hanok tradizionale dal costo proporzionato, per provare una esperienza esotica. Possibile affittare anche monocicli e più fino a sei posti, elettrici, per girare più comodamente, ma costano fino a 30.000 W all'ora. Gli Hambok per girare vestiti da damina si affittano da 10.000 fino a 30.000 W a seconda della bellezza o degli accessori. Potete mangiare street food in città e alla sera scegliere un ristorante per gustare il piatto tipico di Jeonju, il bibimbap. Da vedere: il castello, con galleria completa dei ritratti dei re (al momento della nostra visita era in restauro), la chiesa cattolica, la scuola confuciana, il Jaman mural village, i musei del ventaglio, del soju (liquore locale) e della calligrafia. Inoltre girate per la città per godervi gli ambienti, i cortili ed i gardini fioriti. Non stupitevi per la folla dei visitatori, aumentata fino ad 8 milioni all'anno dopo che Jeonju è stata nominata come International slow city, proprio per questa sua atmosfera rilassata e piacevole. D'altra parte mille anni fa questa era la capitale spirituale della dinastia Joseon. Se avete voglia di camminare spingetevi in cima alla collina dopo il Jaman, fino all'Omokdae in cima, luogo consacrato dove il primo re della dinastia festeggiò la riconquista, dopo una delle tante invasioni giapponesi. Di qui si ha una magnifica vista della città sottostante. Meglio calcolare un paio di notti.
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