martedì 31 marzo 2020

Recensione: S. Zweig - Momenti fatali




Un autore importante, Zweig, storico, oltre che scrittore e poeta, in fuga dal nazismo e suicida in Brasile nel '43, che ha lasciato parole premonitrici, oggi tremendamente attuali: "Il grande monumento dell'unità spirituale d'Europa è andato in rovina, i costruttori si sono smarriti, esistono ancora i suoi merli, ancora si ergono sopra il mondo confuso i suoi codici invisibili, tuttavia senza lo sforzo comune, manutentore e perseverante, essa cadrà nell'oblio", e già allora la gente invece di rimanere inorridita da questa prospettiva ne gioiva stolidamente. E poi ancora "l'Europa ha sconfitto la ragione lasciando trionfare la brutalità selvaggia: La vera patria che il mio cuore si era eletto, l'Europa, è perduta". Era stato abituato a vivere nella Austria felix, colta e serena del fine '800 nella quale: "Era dolce vivere in una atmosfera di tolleranza, dove ogni cittadino, senza averne coscienza, veniva educato a essere supernazionale e cosmopolita". Cento anni dopo tutto si sta ripetendo con incredibile implacabilità, mentre folle sempre più folte ululano la loro adesione fatta di assenza di dubbi, sotto i balconi virtuali dei social, le nuove casse di risonanza dell'idiozia generalizzata, Eco docet. La macchina della propaganda più becera, le varie Bestie sono in azione sistematica da tempo e gli utili idioti ne moltiplicano all'infinito le fake sempre più sofisticare, in modo che l'avvelenamento dei pozzi contamini sempre di più la popolazione del villaggio globale, ottenebrando le deboli menti. 

Da vecchio bolso sono trascinato a dire, come capita irrimediabilmente di pensare a chi raggiunge l'età mentale del catastrofista, mala tempora currunt, ma non vorrei cadere in questa trappola, Accadrà come sempre quello che deve succedere e tra qualche decennio si scriverà, ma come poteva la gente non sapere, non capire, quando tutto era lì sotto gli occhi, evidente e spaventoso. Mentre meditate su tutto ciò, se vi capita, date un'occhiata a questo lavoretto di Zweig, pubblicato nel '43 poco prima del suo suicidio: Momenti fatali, in cui esprime bene la sua vena di scrittore storico. Si tratta di quattordici quadri storici di momenti topici della vita di personaggi famosi, che ne hanno sublimato l'esistenza, radunando in pochi giorni o addirittura ore, un momento fondamentale nel loro passare alla storia e nel modificarne il suo corso generale. Si va da Balboa che raggiunge il Pacifico, a Napoleone a Waterloo, al ritorno di Lenin in Russia, alla fine di Tolstoi o all'arrivo di Scott al Polo sud. Ognuno di questi sottolinea l'unicità del momento che consegna all'universalità storica, un gesto, un'idea, la perseveranza irremovibile che muta per sempre il destino di un'uomo e dell'Uomo. Lettura interessante in questi momenti di grandi cambiamenti.



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lunedì 30 marzo 2020

Recensione: G. Durrell - La mia famiglia e altri animali

La mia famiglia e altri animali


Il libro del '56, è il primo di una trilogia nella quale lo zoologo Durrel racconta della sua infanzia trascorsa nel '35 nell'isola di Corfù, dove la famiglia,dopo la morte del padre si trasferì dall'Inghilterra. E' un elegiaco raccontare della scoperta della natura e al nascere della sua smodata passione per gli animali di ogni genere, dai cani agli insetti, che ha poi contribuito a segnare il futuro dell'autore e a portarlo ad occuparsi di animali per il resto della sua vita. Divertente soprattutto nella caratterizzazione dei vari personaggi principali e secondari, visti con l'occhio del bambino affascinato dal mondo nuovo che lo circonda. L'opera è assai famosa e da questa è stato tratto un film nel 2005 e una fortunata serie televisiva già al quarto anno. Devo dire che non essendo il mio genere, ho fatto un po' fatica a entrare nel mood, poi mi ha abbastanza acchiappato soprattutto per lo stile british alla Jerome e per il racconto dell'isola, che mi ha riportato ad una mia lontana estate, del '76, in particolare il capitolo della spiaggia dei gigli nella laguna di Antiniotissa che è rimasta indelebilmente impressa nella mia memoria assieme a quella di Paleocastriza. Piacevole lettura per sognare mondi lontani, giornate di luce chiara, mare di cristallo, rimpiangendoli assai, in questi momenti un po' bui.



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domenica 29 marzo 2020

Annapurna sud

Annapurna - Nepal - Gennaio 1976
Mamma mia come ero giovane! A trenta anni, neanche ancora compiuti, pensi di poter spaccare il mondo e allora 44 anni fa, di mondo da spaccare ce n'era così tanto. Dalla balconata naturale di Ghandruk, la cima dell'Annapurna è lontana all'incirca cinque chilometri e con il suo vicino minore, l'Himachuli ti guarda con quell'occhio tumido della bella che sembra volerti dire, sono qui, prendimi se sei capace. Io non ho mai avuto le velleità della vetta, però stare sotto a questo gigante ti dà una scarica di emozioni che poche altre volte. Ce l'hai proprio lì a portata di mano, quasi che allungando la tu la possa afferrare, quella montagna immensa che torreggia sopra di te, anche se sei già tu così in alto, quasi a 4000 metri, da sentire il fiato mozzo per la fatica del camminare su un banale sentierino. Erano straordinarie giornate di gennaio, col cielo terso  color cobalto che pareva un tappeto di velluto. L'aria frizzantina, ma non fredda ancora a quelle quote, che dobbiamo considerare basse se proporzionate a quello che avevi davanti. 

Avevamo lasciato il villaggio da poco per raggiungere questo punto di osservazione prima discendere poi e attraversare la valle, un su e giù, già allora mortale per le mie gambe sedentarie, ma rimanemmo seduti a lungo a guardare questo spettacolo sbocconcellando un chapatti che ci aveva regalato una donna, che li stava cuocendo su un fuoco davanti alla sua casa di pietra. Mi sembrava vecchissima, ma forse le rughe potenti che le solcavano il volto erano il frutto di quel sole feroce che mordeva la pelle. Il marito invece pareva ancora atletico mentre spaccava legna, con un lungo coltellaccio, protetto da un vecchio maglione sdrucito, residuo di quando ancora militava nei Gurkha dell'esercito inglese. Gli unici rumori erano quei colpi sul ceppo ed il crepitare del fuoco sotto la piastra di ghisa. Poi solo il refolo di vento che muoveva le foglie degli alberi di rododendro portando in alto il profumo dei fiori. Non ho mai visto altri 8000 così da vicino, perché non è mai stato nelle mie priorità; io preferisco le pendici, l'ambiente che circonda il santuario e soprattutto la gente che le abita. 

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sabato 28 marzo 2020

La slitta



Che giornate del cavolo. E' pur vero che alla fine ci è stato chiesto di salvare il paese stando seduti sul divano e non di andare in trincea sotto le bombe, ma queste giornate malinconiche scivolano via silenziose lasciandosi dietro una bava di lumaca sdrucciolevole e velenosa. Dal televisore è tutta una litania di morti e di contagiati, se non peggio e ti tocca anche di subire gli sproloqui di chi, odiando il suo paese e cercando tutte le strade per farlo cadere nel burrone per poi prendere il potere e chi se ne frega dei cocci, lancia maledizioni su tutti minacciando appena potrà di uscire da quell'Europa che lenta e miope, bisognerebbe invece ricondurre, con lungimirante intelligenza e con paziente lavoro ai fianchi, e mai momento è stato più propizio di questo, visto che siamo in buona compagnia, sulla strada della graduale eliminazione dei sovranismi. Così restiamo in attesa di vedere, quando finirà il momento della conta dei morti, quale sarà l'entità del disastro economico che si preannuncia epocale. Ce n'è davvero tanta per cadere in depressione, anche da sdraiati sul divano ad aspettare che passi e certo non aiuta vedere la dolente figura del Papa solo, in una piazza mai così nuda, livida e piovosa, che benedice muto una folla che non c'è più, forse ansimante sulla paglia di uno dei tanti lazzaretti sparsi per il mondo. Pure l'auspicio bisogna farlo. Che chi può, visto che non è stato fatto, ma qualcuno si può permettere di gettare la croce su chi doveva prevedere e non ha previsto, avrebbe dovuto fare e non ha fatto, in una situazione così unica, nuova ed inaspettata e che, se mai per illuminazione divina, avesse fatto, sarebbe stato criticato ancor di più, preso come pazzo, visto che altrove hanno sentenziato proprio così, benché ormai fosse chiaro quanto stava succedendo, che chi può, dicevo quindi, abbia la chiarezza di visione di programmare il futuro in maniera acconcia, non solo il prossimo ma anche quello un po' più lontano, cosa difficile certo da chiedere ad un politico,  lo capisco. Che faccia quello che bene illustra un antico proverbio russo, che mi ha ricordato ieri l'amico Gianni, compagno di merende di quei tempi lontani, quando ancora calcavo le steppe della Sarmazia. La slitta si prepara in estate. Cià, faccio ancora un solitario e poi finisco di controllare le bozze del mo ultimo libro sulla Cina, e non si tratta di un instant book.


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giovedì 26 marzo 2020

Cronache di Surakhis 88: L'amore ai tempi del virus

Viaggio al centro del virus: com'è fatto SARS-CoV-2 Università ...
Immagine dal web

Paularius raccolse sulle ginocchia la grande e caldissima coperta di pelo vulvare, ricordo dei bei tempi in cui era responsabile generale e pontefice massimo di tutti i bordelli del sistema di Arcturus. Aveva ricominciato a fare freddo su Surakhis e ancora di più sulle montagne della cordigliera, dove si era ritirato subito dopo lo scoppio dell'epidemia. Come tutte le altre, era arrivata sottotraccia, forse da qualche pianeta secondario di quei bracci periferici di Andromeda da dove saltavano fuori tutte le porcherie dell'universo, schiavi che scappavano dai commercianti di organi, gentaglia che voleva sottrarre i nipoti dal pagamento dei debiti dei bisnonni, femmine di ogni specie renitenti al periodo obbligatorio di leva nei diversi templi del sesso, asociali insomma di tutti i tipi, gente che turbava l'armonia della società, rompendo le scatole a tutti e a tutto. Il virus aveva però avuto una penetrazione strana, colpendo dapprima i lavoratori delle miniere a cui faceva cadere i tentacoli, dando così la scusa a quegli scansafatiche di non lavorare, ma poi si era esteso rapidamente a tutta la società, uccidendo con sistematica precisione tutti quelli che beneficiavano dell'assistenza sociale, la famosa scodella di acqua e materiale organico, un sottoprodotto delle centrali a merda che per fortuna continuavano a funzionare, pur se a singhiozzo. 

Le Felpe Verdi che avevano preso il potere tra le ovazioni della folla, lo avevano lasciato circolare liberamente, convinti che questa decimazione sarebbe stato uno straordinario regalo per l'Istituto Nocumento Perpetuo della Socialità, che si incaricava della distribuzione, che finalmente avrebbe potuto utilizzare quei crediti per ristorare un poco le finanze delle Partite Istituzionali del Volere Astratto, una congregazione, esentata da sempre dagli obblighi fiscali, ma che si riteneva comunque ingiustamente vessata dall'obbligo di giustificare ogni mese le attività in nero con una autodichiarazione. Quando però il contagio si diffuse a macchia d'olio e anche gli aracnidi di Betelgeuse, diventavano verdi e cominciarono a perdere le zampe davanti, chi poteva se la filò nelle valli più nascoste della montagna e anche Paularius pensò che era arrivato il momento di levare le tende. Tuttavia continuava a tenere le fila del potere a distanza, maneggiando tramite la rete a 12G un androide che lui chiamava Mullet eye al quale faceva sparare a muzzo belinate sovraniste, spargendole coi droni nell'atmosfera,nella speranza che mescolandosi al virus entrassero meglio nella testa delle persone, tanto per mantenere alta la tensione. Aveva purtroppo perso definitivamente il controllo del suo altro androide preferito, a cui un algoritmo impazzito faceva fare dichiarazioni opposte un giorno sì e l'altro no.

Il giovedì bisognava chiudere tutto, mentre il giorno prima bisognava aprire anche le case chiuse, cosa che aveva provocato anche grande sconcerto tra le maestranze, in alternanza gli avatar dell'androide stesso dicevano alternativamente il contrario di quanto sbandierava lui. Il difetto dell'algoritmo era che questo dava la prevalenza al fatto che facendo allo stesso tempo dichiarazioni opposte, si aveva sempre ragione. Paularius, dapprima si era innervosito con i progettisti e ne aveva fatto impalare un paio, ma poi, quando aveva constatato che questo modo di ragionare aveva grande successo tra la folla che più cazzate diceva, più ne faceva crescere il consenso, aveva lasciato fare, anche perché essendo scemato l'interesse per le astronavi-barcone di Andromediani che ormai arrivavano sempre più di rado, mettendo anche in crisi il mercato degli schiavi, non c'erano più argomenti per fomentare la folla, dopo che anche le scie luminose che rendevano ciechi avevano perso di interesse. Così si sistemò meglio la coperta e si mise a guardare vecchie serie di ologrammi, bisognava lasciar fare al virus, quando la popolazione si fosse ridotta del 90% avrebbe pensato a come ricucire le fila del discorso e ci sarebbe stata meno gente da convincere. Suonò il campanello per richiamare le sue due multivulvate di Capella IV e si versò un succo di mango, di quelli più succosi, quelli della varietà Mamela da freira.


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Inchieste

martedì 24 marzo 2020

Un po' di geopolitica



Finirà, finirà anche questa, tutto finisce e poi si ricomincia, tuttavia con quella scia di dolore inestinguibile per chi dovrà piangere i suoi morti e per chi si troverà di fronte alle macerie economiche che tutto questo avrà lasciato. Tutto il resto, come il supposto disagio di starsene a casa sul divano, è noia direbbe Califano. Tuttavia posto che alla fine stare sdraiato tra i guanciali non è poi così diverso che stare sdraiato su una spiaggia dei mari del sud, cosa che avevo giusto programmato per oggi, al di là del giramento di cabbasisi per il grano perduto, conduce alla possibilità dell'utilizzo del neurone che ancora ti rimane attivo, ancora per poco certo, in un lavoro di speculazione filosofica o di problematica generale, legate naturalmente a quanto ci sta accadendo  in questo momento. Detto in soldoni, via libera alla chiacchiera da bar, in solitudine naturalmente visto che al bar non ci si può andare. 

Dunque veniamo al punto, dopo un terremoto di questo genere, lasciando stare la parte medica e morale, quale potrebbe essere la situazione geopolitica di questo mondo, dopo? Non si tratta di un aspetto secondario, perché finita la conta dei morti e subito dopo quella dei soldi persi, ci si ritroverà circondati dai cocci di una economia in frantumi su cui lavorare e a questo punto poi sapete che, come in tutti i dopo tragedia, guerre, calamità naturali, terremoti, accanto ai disastri, nasceranno anche montagne di nuove opportunità che i più bravi a riconoscerle o i più pronti e forti, potranno cogliere contribuendo poi alla fine alla rinascita generale, certo magari con dei cambiamenti di equilibri. 

Facendo allora un discorso macroeconomico, possiamo senza dubbio confermare che gli attori mondiali in gioco siano ancora gli stessi tre. Gli Stati Uniti, che anche se fiaccati dall'approccio miope del biondo, rimangono sempre la potenza numero uno del mondo. Una potenza che tuttavia ha mostrato negli ultimi anni una tendenza irrevocabile a piegarsi su se stessa, a richiudersi sempre di più in un solipsismo disinteressato alle realtà del resto del mondo, convinta di essere sufficiente a se stessa e con la sola eventuale necessità di difendersi da minacce esterne (e il fatto di averlo votato sottolinea che questa è il reale pensiero dell'americano medio). Questo atteggiamento è di norma sempre perdente e comunque destina chi lo persegue ad un irreversibile declino, sia che duri anni o decenni, spostando il centro del mondo verso altri lidi. E' accaduto per tutti gli imperi in tutti i tempi, la fase di decadenza è sempre coincisa con il richiudersi in se stessi, sia che questo sia successo per volontà propria e illanguidimento delle proprie forze come all'Impero Romano, sia quando questo ripiegamento sia avvenuto per preponderanza di forze esterne come per l'impero Britannico, sia per cedimento della forza propulsiva interna come per gli imperi Mongoli o quello di Alessandro Magno, che basavano  il loro successo sulla forza di pochissimi. 

La seconda potenza mondiale è inoppugnabilmente la Cina, quella che più prepotentemente e più rapidamente è riuscita a risalire dal fondo della classifica in cui era finita nell'800 e che dall'orlo del quarto modo, dove l'aveva spinta l'ideologia maoista, che negli anni '60 aveva prodotto decine di milioni di morti per fame, in 50 anni, liberatasi nella pratica dall'orpello ideologico, mantenendo invece il controllo totalitario più completo e applicando una pragmatica economia di liberismo primario, unito ad un efficacissimo dirigismo centralistico, l'ha portata ad essere l'economia più vivace ed innovativa esistente. Sottovalutata da tutti, ricordate quando si diceva che era gente solo capace a copiare (qualcuno ingenuamente lo crede ancora adesso), ha lavorato duro e al momento si stava preparando al sorpasso definitivo, apertissima soprattutto all'esterno, esattamente al contrario degli USA, proprio come è accaduto in passato a tutte quelle economie che poi hanno dominato il mondo. Ma dopo il virus? Beh, bisogna dire che il paese, dopo i primi tentennamenti propri dei regimi totalitari, ha reagito benissimo, non solo essendo prossimi, forse alla soluzione del problema, ma anche essendo forse il primo paese ad uscirne. Questo potrebbe provocare una serie di combinazioni molto favorevoli che metterebbero la Cina ancor di più in corsa per il sorpasso definitivo. Avere, forse risolto questo dramma, nel sentiment generale, cancellerà o attenuerà di molto gli errori iniziali ed al contrario contribuirà a dimostrare che il sistema generale cinese, punto di critica fondamentale da parte del resto del mondo, a causa delle deprivazione delle libertà per noi irrinunciabili, risulta vincente nelle situazioni di crisi ed è superiore al nostro. Inoltre la ripartenza economica del paese, che sarà, vedrete, imponente, contribuirà a far guadagnare ulteriore spazio dappertutto, proprio perché di fronte si troverà le nostre indebolitissime economie, molto ben disposte ad afferrare qualunque mano, anche se avvelenata, sia loro tesa per agganciare qualsiasi segnale che porti ad una timida ripresa, proprio mentre l'avversario numero uno continua a ripiegare su se stesso, ritirandosi, anzi spesso scappando dalle caselle del Risiko che prima occupava in forze, vedi tutto il settore mediorientale, avendo già da tempo rinunciato all'Africa e all'Asia. 

La terza potenza mondiale, se pur così distaccata da non poter neppure pensare allo scudetto, è la Russia. Il paese, un tempo secondo assoluto, pur a distanza siderale dalla vetta, anche se si illudeva di esserne alle calcagna, dopo essersi autoprecipitato nel baratro per almeno un ventennio, ben aiutato a farlo da mani "amiche", si è messo nelle mani di una dittatura "semidemocratica", sull'invidia della vicina Cina, ma mancando completamente della dedizione umana del suo ingombrante vicino, è riuscita a mantenere la posizione, un po' perché mancano altri attori di quella rilevanza e un po' grazie alla inesauribile disponibilità di materie prime, grazie alle quali riesce a mantenersi malamente a galla e mentre la Cina conquista spazi, invitata e blandita da chi ne è poi invaso, il suo tentativo di riprendere rilevanza in quei territori perduti al tempo del disfacimento, ha successo solo con l'uso della forza e delle armi, vedi Ukraina, Caucaso, Siria. Questo metodo la condanna ad un sempre esagerato spreco di forze, già scarse e all'irrilevanza nell'economia secondaria e terziaria. 

Rimarrebbe un quarto attore in questo teatro, l'Europa. E si tratta di un attore che avrebbe tutti i mezzi per partecipare alla recita. La storia e le capacità delle sue genti, la struttura economica produttiva e finanziaria, il livello della sua qualità e innovazione, la dimensione, l'esperienza ed il numero di abitanti. Come mai invece, non solo non sembra neppure partecipare alla corsa, ma ne vuole rimanere ostinatamente fuori? Nel momento della sua creazione, i padri fondatori, gente di grande lungimiranza, miravano certamente a diventare protagonisti assoluti e la strada era stata tracciata con una certa perspicacia, attraverso step successivi che dovevano condurre ad una unificazione graduale con progressiva cessione di sovranità, che avrebbe dovuto condurre, attraverso il progressivo miglioramento economico e alla successiva abolizione delle frontiere ad una completa e definitiva Unione, che avrebbe avuto tutte le armi per poter primeggiare di fronte alle altre. Cosa si è messo di traverso a procurare quello che potrebbe condurre al fallimento di questo sogno? Non si è fatto conto purtroppo della pochezza della natura umana del popolo, degli egoismi interni, dei via via crescenti nazionalismi, che si credevano ingenuamente morti dopo il grande conflitto e che invece sono via via risorti, conducendo ad una crescita imperiosa di quegli ideali sovranisti, vero cancro indistruttibile dell'umanità, che uscendo dalle fogne della storia dove erano stati cacciati, hanno cominciato ad erodere sempre di più le fondamenta della costruzione. Chi poteva facilmente distruggerli ai loro albori, procedendo a tappe forzate lungo il cammino, non li ha subito stroncati alla nascita come sarebbe stato necessario, timoroso, di perdere consensi da un lato e dall'altro perché anche lui aveva nelle vene questo virus malevolo che ha impedito di proseguire lungo la strada tracciata dai padri, proseguendo con unità fiscali, in materia militare e in tanti altri settori, che avrebbero segnato la strada per le definitive e sacrosante cessioni di sovranità che i nazionalismi avrebbero ucciso nella culla. Così ci troviamo a questo destino di decadenza irrimediabile, spezzettati in paesetti, alcuni un po' meglio messi, altri con le pezze al culo, ma tutti ugualmente irrilevanti nello scacchiere mondiale, governati da ominicchi e quaquaraquà. Il dopovirus potrebbe aprire a nuovi scenari? Certo, ma ci vorrebbero uomini di grandi idee che segnassero una strada di prospettive ambiziose fregandosene del voto di domattina o di quello che gridano nelle piazze sollevate dai populismi più beceri. Invece, temo, si cercherà di dare un colpo al cerchio e uno alla botte, facendo qualche concessione da una parte, sempre timorosi che i vari Felpa Pig, Occhi di Triglia e Tronco di Pina, sparsi in tutta l'Europa, non prendano troppo spazio, condannando quindi il sogno europeo alla morte oppure ad una lunga ed irrilevante agonia, mentre l'impero di mezzo governerà il mondo.


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lunedì 23 marzo 2020

Recensioni: M. Ainis - Demofollia




Raccolta di tre anni di articoli che il noto e raffinato costituzionalista ha via via pubblicato sull'Espresso e La Repubblica. In pratica una serie di appunti su una grande molteplicità di argomenti politici, tutti via via rivisti ed attualizzati e trattati con la sua consueta arguzia e spirito critico, sempre tuttavia ironico a mai violento anche se spesso graffiante. Correnti, partiti, giudici, referendum, inchieste, autonomie, populismo sono solo alcune delle tante accezioni, quasi si tratti di un vocabolario di attualità politica che vengono via via investigati, sempre con l'occhio attento ed il riferimento alla Costituzione, cardine inamovibile che rimane il faro a cui si rivolge il suo discorrere, il metro di giudizio con il quale tutto si deve misurare. Una lettura veloce che si scorre con piacere, sia che si concordi in tutto o in parte, grazie alla verve della scrittura e all'arguzia dell'argomentazione.


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domenica 22 marzo 2020

Recensione: M. Montanari - Il mito delle origini


Giusto perché abbiamo tempo, in questo momento di riflessione, ecco qua un libricino tutto sommato gradevole, un centinaio di pagine da leggere in un fiato, scritte da questo storico della cucina e del cibo che va ad investigare appunto storia ed origine di uno dei piatti cult della cucina italiana, gli spaghetti al pomodoro. La parte più interessante è il punto di chiarificazione definitiva sulla disputa dell'origine della pasta, con le note leggende sul fatto che gli spaghetti siano stati portati in Europa da Marco Polo al ritorno dal viaggio. Il libro, documentatissimo, spazza via ogni dubbio su questa storia, il nostro nel suo Milione neanche ne parla, se non come riferimento ad una pasta di sago che ha trovato a Sumatra, raccontando la lunga storia della pasta in generale, che era già ben conosciuta dalle civiltà mesopotamiche, il suo sviluppo tra i greci (la famosa tria, ancora presente nel Salento, ciceri e tria) e tra i romani con le loro lasagne (lagana), arrivando infine agli spaghetti portati dagli arabi in Sicilia, terra in cui già nel XII secolo, esisteva una vera e propria attività industriale di esportazione. Il secondo focus è naturalmente sul pomodoro che ha aspettato qualche secolo dopo l'arrivo dall'America per aggiungersi allo spaghetto; unione compiutasi attorno al '700 proprio in quella Napoli che del "maccherone" è diventata poi la patria indiscussa. Si sottolinea anche il fatto del parmigiano, compagno antico e ideale, il cui uso sulla pasta allora bianca (maccheroni et similia) è documentato già dal Boccaccio nel suo paese della Cuccagna e precedenti. Da notare come il basilico  si sia aggiunto solo in tempi recentissimi. Interessante, soprattutto per la documentazione e buon appetito.


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sabato 21 marzo 2020

Giramento

Risultato immagini per coronavirus

Mi girano, certo che mi girano, diciamo pure che mi girano parecchio. Intanto in questo momento dovrei essere con le chiappe avvolte da un morbido sedile di aereo, guardando dal finestrino, mentre ronzano i motori, un oceano che scorre sotto di me e le palme lontane di un'isola tropicale che mi stavano aspettando da mesi. Ma anche lasciando stare questo aspetto, diciamo così, futile, c'è, di ben maggiore consistenza, il grano anticipato e la compagnia aerea che se lo è preso (la TAP Portugal, tanto perché lo sappiate e che vi regoliate in futuro) che, assieme al sito su cui i biglietti ho suo tempo acquisito, non si degnano neppure di rispondere alle mie reiterate richieste di rimborso, anzi, non solo non dà cenno di vita, ma ha addirittura staccato il telefono a cui rivolgersi nella sezione contatti. Il sito MyTrip.com, poi, ha addirittura mandato una mail in cui consiglia caldamente di non rompere le scatole con le telefonate perché in questo periodo hanno troppo da fare. Non solo, entrambi mi hanno inviato, beffa suprema, una mail in cui mi consigliano di fare ilCheck-in on line per guadagnare o acquisire altri servizi, anche se il volo da Malpensa, è stato sospeso!!!! Tutto questo senza avermi minimamente comunicato che i voli sono stati sospesi naturalmente. E non dovrebbero girarmi? Devo dire che sono davvero colpito, quando vengo a sapere che anche le compagnie lowcost più scalcagnate e spesso criticatissime, hanno provveduto a rimborsare in qualche modo i biglietti, cosa tra l'altro in questo caso obbligatoria per tutte le leggi internazionali. Memoria per il futuro. Così va il mondo direte voi e come sempre, secondo l'articolo quinto, chi ha il grano in mano ha vinto, come diceva sempre il mio professore di diritto. Ecco perché mi girano violentemente. 

Ma voi mi direte, ma con tutto quello che sta succedendo, non puoi darti un'occhiata intorno e considerare la pochezza di questo tuo problema rispetto al disastro sanitario, alla perdita di vite umane, alla condizione della gente che si sta prodigando oltre ogni sacrificio personale, rischiando la vita ogni giorno per limitare i danni del paese e come se non bastasse dello sfacelo dell'economia? Avete tutte le ragioni, queste sono cose di ben altro livello ed io, che sono nelle privilegiate condizioni di starmene a casa senza problemi di sorta col solo cruccio di far passare la buriana, dovrei essere l'ultimo della terra ad avere gli zebedei in giostra. Eppure, anche in questo frangente, non posso fare a meno di dolermi, nel girare la testa intorno e vedere oltre al solito, ma atteso spettacolo degli sciacalli immondi che girano in cerca di carogna, unicamente per fare ulteriore danno al mio paese, quasi non ce ne fossero già abbastanza di problemi (ma tanto chi nasce sciacallo non sarà mai leone), anche le pretese ragioni o i menefreghismi di chi non si vuole assoggettare alle ordinanze e alle restrizioni che una situazione tanto grave hanno imposto, al punto di rendere simpatico e gradito anche un governo che non lo era affatto. Vorrei capire, ma non ci riesco, come mai gente che non ha mai fatto un belino, se non guardare la partita alla TV, adesso sta male se non va a correre nel parco, se non va dieci volte al giorno al supermercato a comprare un barattolo di nutella o se non continua a girare in tondo come una una  trottola con un povero cagnolino che non ne può più e vorrebbe solo dormire un po' sul suo cuscinotto in soggiorno. 

Il problema forse è che l'italiano, come molti altri, eh, non è come il tedesco, che spesso ammira, il giapponese, il cinese, il coreano. Questi, se esce una legge, una ordinanza, un editto, lo studiano bene per sapere come fare ad osservarlo alla lettera e nel migliore dei modi e se dalla finestra vedono un vicino che non si comporta in stretta ottemperanza, corrono a denunciarlo alla forza pubblica. Anche noi lo leggiamo con attenzione, anzi con moltissima attenzione, ma solo per cercare di individuare tra le pieghe dello scritto un  modo interpretabile, che ci consenta di non fare quanto ordinato o almeno che ci permetta di avere una personale esenzione dallo stesso. Indipendentemente dalla sostanza del testo, l'italiano istintivamente si arroga il diritto insindacabile di fare al contrario, perché in ogni caso sente di avere il diritto di discuterla, la legge, di contestarla. E subito trova, essendo l'Italia la patria del diritto e quella col maggior numero di avvocati pro capite del mondo, cavilli, eccezioni e anche giuste ragioni per evidenziare incongruenze e imprecisioni, sempre ovviamente presenti in procedimenti di urgenza e generalizzati. Niente da fare, siamo fatti così, contestiamo a priori l'autorità, perché l'unica autorità che riconosciamo siamo noi stessi e tutti gli altri sono a prescindere degli imbecilli, mentre noi siamo virologi, commissari tecnici, economisti che danno pareri sul MES e così via. Sono certo che se uscisse un'ordinanza che obbliga a fare una corsetta quotidiana di una ventina di minuti, ci sarebbe una universale corsa all'esenzione per i più svariati e giustificati motivi. E' una battaglia persa e poi mi dite che non devono girarmi.

venerdì 20 marzo 2020

Recensione: C. Lucarelli - L'estate torbida




Prolifico giallista, noto anche in ambiente televisivo, vi ricordo per gli amatori, l'ispettore Coliandro, procede per serie. Questo era il suo secondo lavoro, pubblicato nel 1990, della serie del Commissario De Luca, costituita dai suoi primi tre romanzi e ripresa recentemente con altri tre. Il merito del libro risiede soprattutto nell'ambientazione, il fosco e violento dopoguerra in cui si regolavano i conti di un passato recente e doloroso, ben tratteggiata, nelle situazioni e nei personaggi del periodo. Per il resto niente di particolare da segnalare, una vicenda di misteri ingarbugliati da dipanare, che si risolve rapidamente in un centinaio di paginette che leggerete velocemente in questo periodo di isolamento. La storia lascia poco dietro di sé se non la voglia di sapere cosa succede poi al commissario, al di là della conclusione della vicenda. De Luca è uomo probo e laico, invischiato nella melmosa situazione di violenza tra i residuati repubblichini e quelli partigiani che ancora è lontana dal risolversi, trascinato in una contesto dal quale vorrebbe essere fuori e che probabilmente era stata realtà per molta gente comune a quei tempi. Senza infamia e senza lodo.



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martedì 17 marzo 2020

45 Motivi +1 per visitare Taiwan


Tramonto a Tamsui

Ed infine eccovi l'elenco delle cose salienti che più mi hanno colpito durante la sola settimana che ho potuto dedicare all'isola di Taiwan e che configurano i consueti motivi sufficienti a consigliare una visita, anche veloce, di questo piccolo paese.

  • Constatare la facilità di spostamenti e la poca burocrazia necessaria in questa parte di Asia
  • Perdersi tra la sterminata zona pedonale di XiMenDing night market
  • Guardare giocolieri e musicanti di strada bevendosi un bubble tea senza strozzarsi
  • Girare per negozi tra una folla sterminata di giovani senza comprare nulla
  • Bagnarsi nella nuvola di umidità del parco delle cascate di Shih Fen
  • Camminare per un'ora nella via del antico centro di Jufen 
  • Bersi un succo di guava facendosi largo tra la folla dei turisti
  • Ammirare lo spettacolo del panorama della costa nord di Taiwan
  • Percorrere la strada lungo il mare che circonda la punta estrema dell'isola tra piccoli golfi e insenature
  • Incantarsi a guardare le onde dell'oceano infinito che si frangono sugli scogli
  • Gustarsi un piatto di granchi dai tre occhi tra la gente venuta apposta per la stagione
  • Aggirarsi tra le rocce a fungo del Geopark di Yehliu in cerca della testa di Elisabetta
  • Godere di uno spettacolare tramonto sull'estuario di Tamsui
  • Conoscere da vicino i segreti della metro di Taipei
  • Mangiarsi una bistecca e spaghetti nello Shilin night market
  • Trovare chiuso il tempio di Confucio e scoprire invece il vicino tempio di Dalongdong Boan
  • Interpretare i responsi delle mezzelune tra i fedeli del tempio di Longshan
  • Assorbire i profumi della via delle erbe medicinali
  • Girare per Taipei tra vecchi quartieri, templi e mercatini facendosi aiutare dai passanti
  • Assistere al cambio della guardia al Ciang Kai Shek memorial sotto la pioggia battente
  • Fare tutta la linea Brown fino allo zoo per vedere la città dalla sopraelevata
  • Rimanere col naso all'in su di fronte alle dimensioni della torre Taipei 101
  • Guardare le monache del Falungong che pregano immobili sotto la pioggia
  • Orientarsi senza problemi nella città della stazione centrale per trovare il proprio treno
  • Aggirarsi tra i locali trend ed i murales del Peer 2 ammirando lo skyline della KaoHsiung lontana
  • Attraversare tutta la città a piedi tra grattacieli e zone commerciali
  • Farsi tutto l'itinerario a piedi consigliato di Tainan e molto di più tra templi e palazzi antichi
  • Comprare un vestito in un mercatino tanto per sedersi e riposare i piedi gonfi
  • Assistere ad una cerimonia in un tempio taoista tra canti e campanelle
  • Guardare gli artigiani restauratori nel museo confuciano del signore della guerra
  • Rimanere estasiati di fronte ai fregi esagerati, alle statue e alle sculture del tempio della dea Matsu
  • Camminare tra le antiche case ed i magazzini coloniali olandesi dietro al forte Zeelandia ad Anping
  • Aggirarsi tra le antiche tombe di un cimitero su una collinetta di fronte al mare
  • Mangiare golosamente due piattoni di deliziose fettine di carne allo Shabu Shabu dietro a casa
  • Prendere il ferry per l'isola di Cijin e raggiungere il faro 
  • Ammirare la città dall'alto del forte e le navi che entrano nel porto
  • Farsi chilometri a piedi nel parco gustandosi il mare, le spiagge nere e il museo delle conchiglie
  • Scegliersi due bei pesci e due seppie da fare alla griglia con una bella birra ghiacciata al porto
  • Girare tutti i templi sulla riva del parco del Lotus pond tra statue kitsch e karaoke
  • Vedere le vecchie mura della città e ascoltare due anziane monache che cantano nell'oscurità del tempio
  • Guardare tartarughine e uccelli acquatici nascosti tra le foglie e i fiori di loto
  • Ritornare a Taipei gustandosi il paesaggio tra mare e colline dal treno a bassa velocità che ferma ad ogni stazione
  • Vedere  il tempio di Confucio finalmente aperto e provare a fare esercizio di scrittura
  • Passare la serata nei night market tra gelati bizzarri e bistecche fumanti
  • Trascorrere una mattinata di ansia tra visti che non ci sono e accorgersi con orrore di star per sbagliare aeroporto
e infine
  • Scoprire che tutto è facile, anche attraversare Shanghai di notte tra metro e bus per arrivare al proprio aereo
E con questo direi che abbiamo finito



Le rocce di Yehliu

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63 - Lotus pond
62 - L'isola di Cijin

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